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Una difficile conquista: Harmony Destiny
Una difficile conquista: Harmony Destiny
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E-book167 pagine2 ore

Una difficile conquista: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

I SEGRETI DEL CATTLEMAN'S CLUB - L'affascinante pediatra Parker Reese è abituato a ottenere ciò che vuole, soprattutto in fatto di donne, e ora ciò che vuole è Clare Connelly, la strepitosa caposala del suo reparto. Ma Clare, benché attratta da lui, decide di respingere ogni avance per salvaguardare la propria reputazione in ospedale. Nessuna donna, però, può resistergli e Parker ne è tanto convinto da scommettere con il suo migliore amico che nel giro di un mese avrà l'irreprensibile infermiera nel suo letto. E quando finalmente ci riesce, l'esperienza è così significativa da temere di rovinare tutto. Anzi, di aver già rovinato tutto, perché appena Clare saprà della scommessa...
LinguaItaliano
Data di uscita19 giu 2017
ISBN9788858966778
Una difficile conquista: Harmony Destiny
Autore

Michelle Celmer

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una difficile conquista - Michelle Celmer

    successivo.

    1

    Il dottor Parker Reese sapeva di avere molte qualità.

    Era un uomo educato, affabile, alla mano, onesto e sempre disposto ad aiutare gli altri. Inoltre aveva un grande senso dell'umorismo. Manteneva sempre la calma durante una crisi ed era un leader nato. Viveva in Texas da soli tre mesi e non sapeva nulla di bovini e cavalli, eppure era stato ammesso al prestigioso Texas Cattleman's Club.

    Parker era uno di quei rari individui che vanno d'accordo con ogni persona che incontrano. Tutti i cittadini di Royal lo amavano e lo rispettavano.

    Be', quasi tutti.

    Osservò la donna seduta a pochi tavoli da lui. Clare Connelly. Si trovavano nella mensa dell'ospedale e Clare stava mangiando mentre ascoltava la musica con le cuffie. Probabilmente non voleva essere disturbata. Parker la trovava affascinante. Era caposala del nuovo reparto di pediatria ed era intelligente e preparata, l'infermiera più brava con cui avesse mai lavorato. Dirigeva il reparto con polso fermo e i suoi colleghi la stimavano moltissimo.

    Ma, per qualche motivo, lei sembrava trovarlo antipatico.

    Lucas Wakefield, primario di chirurgia e membro del Texas Cattleman's Club, si sedette accanto a Parker. «Ti dispiace se mi unisco a te?»

    Parker fece un sorrisetto. «L'hai appena fatto.»

    Se non fosse stato per Luc, Parker non si sarebbe mai trasferito in Texas. Si erano conosciuti a un convegno quando erano ancora due studenti di medicina. A quei tempi, Parker puntava a diventare un chirurgo plastico per celebrità. Era l'unica carriera che il padre considerasse alla sua altezza. Era un magnate della finanza e si aspettava che il figlio si dedicasse a una professione altrettanto redditizia. Parker sapeva che, se avesse scelto quella strada, non sarebbe mai stato orgoglioso di sé. Il padre era un uomo egoista e aveva sempre messo al primo posto i propri valori, senza pensare alla felicità del figlio.

    Luc lo aveva convinto a seguire la sua vera passione, la pediatria. Per la prima volta nella vita, Parker si era opposto alla volontà paterna. Ne era seguito un furioso litigio e l'uomo aveva minacciato di diseredarlo. Parker era stato disposto a correre quel rischio e alla fine il padre aveva ceduto. Parker si era sentito indipendente e libero dal suo controllo. Il litigio aveva formato una crepa nel loro rapporto, ma erano riusciti a riconciliarsi prima della morte del padre, avvenuta l'anno precedente.

    Alla fine Parker era arrivato a ottenere la sua approvazione. E grazie all'eredità poteva fare tutto ciò che desiderava. Era rimasto a New York solo per poter stare vicino al padre malato. A parte il lavoro e qualche amico fidato, non c'erano motivi per cui non avrebbe dovuto trasferirsi. E così era giunto il momento di voltare pagina.

    Di punto in bianco, Luc l'aveva chiamato per offrirgli un lavoro a Royal. Il dottor Mann, il neonatologo dell'ospedale, era sul punto di andare in pensione e cercava qualcuno che lo sostituisse. Lo stipendio non era granché, ma per Parker non era un problema. Aveva le spalle coperte dall'eredità.

    E così si era trasferito in Texas.

    Era stata la decisione migliore della sua vita.

    «Allora, hai chiamato la ragazza che hai conosciuto al negozio di articoli da regalo?» gli domandò Luc, versandosi dello zucchero nel caffè.

    «Siamo andati a cena fuori» rispose Parker.

    «E poi?»

    «L'ho accompagnata a casa.»

    «Casa tua o sua?»

    «Sua.»

    «Ti ha invitato a entrare?»

    Parker sospirò. Tutte le ragazze con cui usciva lo invitavano a entrare. Sapeva che, inevitabilmente, la serata si sarebbe conclusa in camera da letto. Un paio di mesi prima avrebbe accettato l'invito senza pensarci su due volte. Tuttavia nell'ultimo periodo quelle relazioni occasionali gli erano sembrate vuote e prive di significato. «Sì, ma ho rifiutato.»

    Luc sbuffò. «Mi fai morire! Io sono sposato e faccio più sesso di te!»

    Parker aveva trentotto anni e ormai iniziava a perdere interesse nei confronti delle ventenni con cui usciva di solito. Cercava qualcuno al suo stesso livello. Una donna che gli stimolasse mente e corpo. Il suo sguardo si posò di nuovo su Clare.

    Luc alzò gli occhi al cielo. «Lasciala perdere! Quante volte le hai chiesto di uscire?»

    Parker fece spallucce. Aveva perso il conto. Di sicuro una decina di volte. All'inizio lei era stata gentile, però lo aveva rifiutato con fermezza. E poi era diventata sempre più scostante. Lavoravano spesso insieme e la tensione era salita alle stelle. Lui non se ne preoccupava. Sarebbe stata un'esperienza ancora più soddisfacente quando l'avesse portata a letto. Era certo che avrebbe ceduto. Lo facevano tutte.

    «Secondo te perché mi trova così ripugnante?»

    «Forse perché non sai accettare un no come risposta» ribatté Luc.

    «Clare mi vuole. Te lo garantisco.»

    Lei teneva gli occhi fissi sul piatto, ma Parker sapeva che era consapevole del suo sguardo. Se lo sentiva. Clare era sulla trentina ed era più matura delle ragazze che frequentava. Era una cosa che lo affascinava.

    «Non riesci proprio a sopportarlo, vero?» esclamò Luc.

    Parker si voltò verso di lui. «Che cosa?»

    «Che Clare non si pieghi alla tua volontà come tutte le altre.»

    Parker era certo che la reticenza di Clare non sarebbe durata a lungo, però doveva ammettere che era abituato a donne che cascavano ai suoi piedi. In realtà non era così piacevole come pensavano tutti. «Clare cambierà idea. Devo solo beccarla al momento giusto.»

    «Quando il cloroformio farà effetto?» scherzò Luc.

    Parker non riuscì a trattenere una risata. «Ti racconto una storia. Quando ero piccolo c'era una bambina che veniva a scuola con me, si chiamava Ruth Flanigan. Non sapevo perché, ma mi aveva preso di mira.»

    «Sei stato vittima di bullismo per colpa di una ragazzina?» rise Luc. «Il karma ti stava punendo per come ti saresti comportato con le donne in futuro.»

    «Può sembrare divertente ora, tuttavia all'epoca è stato traumatico. Mi strattonava, mi dava calci negli stinchi, mi tirava i capelli e mi spingeva giù dall'altalena. Ho avuto il terrore delle ragazze per anni.»

    «Evidentemente hai superato questa paura» commentò l'amico.

    Parker non ne era così sicuro. Nelle relazioni era sempre lui ad avere il controllo della situazione. Usciva solo con ragazze più giovani e meno intelligenti di lui. Forse c'era un motivo ben preciso dietro quelle scelte.

    «E poi cos'è successo?» lo spronò Luc.

    «Credo che Ruth si sia trasferita all'inizio della seconda elementare. Ricordo solo che un giorno sono arrivato a scuola e lei non c'era. L'ho rivista dopo l'università. Ero a casa per le vacanze e l'ho incontrata alla festa di un amico.»

    «Ti ha tirato un calcio?»

    «No. Mi ha confessato che aveva una cotta per me in passato e che tormentarmi era il suo modo per dimostrarmelo.»

    «Non dirmi che hai intenzione di tirare i capelli di Clare.»

    «No, certo che no.» Se a letto le piace quel genere di cose, glieli tirerò molto volentieri. «Quello che voglio farti capire è che, anche se una donna si comporta come se non le piacessi, non vuol dire che questa sia la verità.»

    «Pensi davvero che Clare finga di trovarti antipatico?»

    Parker scrollò le spalle. «È possibile.»

    «Ci sono moltissime ragazze disposte a uscire con te. Perché ti sei fissato con Clare?»

    Lei era ammaliante e non solo perché sembrava immune alle sue tecniche di seduzione. Era strano, si sentiva attratto da lei come da una calamita. Voleva abbattere le sue difese e scoprire ogni lato della sua personalità.

    Clare lavorava in ospedale da dieci anni, ma nessuno la conosceva a fondo. Era una cosa piuttosto bizzarra. Parker trascorreva gran parte del proprio tempo con i colleghi, che erano come una famiglia per lui. D'altro canto, era sempre stato una persona socievole. Clare, invece, non lo era. Mangiava da sola e stava sulle sue quando lavorava. Lui aveva sentito dire che non aveva figli, non si era mai sposata e viveva con una zia nubile sin dai tempi dell'università. Se la immaginava come una bibliotecaria sexy che si nascondeva sotto un completo classico e modesto. Era intenzionato a eliminare gli strati che nascondevano la vera Clare, una donna sensuale che di certo sapeva come divertirsi.

    «Vorrei conoscerla meglio, tutto qui» confessò.

    «Non ti sei mai interessato a una sola donna» replicò Luc. «Sono sconcertato. Mi sembri ossessionato da lei.»

    Parker non riusciva a capire perché si sentisse così attratto. In passato aveva fatto di tutto per evitare rapporti di quel tipo. Adesso invece gli sembrava naturale cercare qualcosa di significativo.

    Lui e Clare lavoravano insieme da molto tempo e Parker sapeva quando lei iniziava i turni, a che ora pranzava o quando esaminava le cartelle cliniche dei pazienti. Conosceva il suo sorriso e la sua voce e non aveva potuto fare a meno di notare il tono irritato con cui gli si rivolgeva. Ciononostante, stava facendo progressi. Prima o poi Clare avrebbe ceduto.

    Forse Luc non si sbagliava. Era leggermente ossessionato da quella donna.

    «Anche se avessi ragione, e lei non ti odiasse davvero, ti direbbe comunque di no. Tutti sanno che non esce con i colleghi» affermò l'amico.

    «C'è una prima volta per tutto» ribatté Parker. «Il mio motto è mai dire mai.»

    «È proprio questo il problema.»

    Luc poteva prenderlo in giro quanto voleva. Parker era certo che avrebbe convinto Clare a uscire con lui. «Cederà in meno di un mese, vedrai.»

    Luc gli rivolse un sorrisetto furbo. «Scommettiamo?»

    «Ti avverto, Luc. Perderai.»

    «Se sei così sicuro di te, allora passiamo ai fatti.»

    Non era la prima volta che lui e Luc scommettevano. «Solita cifra?»

    «Affare fatto» rispose l'amico, battendogli il pugno.

    Il cellulare di Parker iniziò a vibrare e lo estrasse dalla tasca del camice. Era Vanessa, l'assistente infermiera dell'unità di terapia intensiva neonatale. «Mi dispiace disturbarla, dottore, ma abbiamo bisogno di lei. I parametri vitali di Janey sono di nuovo alterati.»

    Parker imprecò sottovoce. Janey Doe era stata abbandonata nel bagno di un'area di ristoro. Era arrivata in ospedale un mese prima e aveva conquistato il cuore di tutto il reparto. Stava ricevendo le migliori cure possibili, eppure non era ancora guarita.

    «Arrivo subito.» Riattaccò e si alzò in piedi, guardando Luc. «Devo andare.»

    «Janey?» chiese l'amico. Parker annuì e Luc s'incupì. «Nessun miglioramento?»

    «Non ha alcun senso. Ho fatto un mucchio di test, ho consultato un'infinità di riviste mediche e non c'è niente che corrisponda ai suoi sintomi. Non so proprio cosa fare. E il suo organismo sta cedendo. Temo che la perderemo.»

    «È una cosa orribile, tuttavia non puoi salvare la vita a tutti.»

    Parker lo sapeva bene. Aveva già perso dei pazienti in passato.

    «È vero... però non smetterò mai di provarci.»

    Clare Connelly era seduta a un tavolo della mensa e non vedeva l'ora che la giornata giungesse al termine. Quella mattina l'auto aveva impiegato un bel po' di tempo prima di partire e si era spenta di nuovo al semaforo, scatenando l'ira delle macchine dietro di lei.

    All'arrivo, dopo aver parcheggiato, si era beccata un acquazzone mentre entrava in ospedale.

    Il giorno prima si sarebbe dovuta recare alla fattoria dei genitori, a un'ora da Royal, per la cena che organizzavano ogni mese. Aveva avvisato i fratelli che forse avrebbe dovuto lavorare, tuttavia loro non avevano smesso di chiamarla da quella mattina. Abitavano nella stessa cittadina, perciò si vedevano quasi tutti i giorni. Lei invece era sempre a Royal e, se saltava una cena, si scatenava il finimondo.

    Tre fratelli e due delle sorelle

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