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Unica regola: non innamorarsi del capo: Harmony Collezione
Unica regola: non innamorarsi del capo: Harmony Collezione
Unica regola: non innamorarsi del capo: Harmony Collezione
E-book144 pagine2 ore

Unica regola: non innamorarsi del capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una volta, la sua stella splendeva come poche altre.

Ora, invece, l'immagine di Freya Carpenter, bellissima attrice, è stata offuscata dal suo vendicativo ex marito, e solo l'abilità di un mago delle relazioni pubbliche può regalarle, forse, nuovo smalto.

Non mescolare lavoro e vita sentimentale.

È la regola fondamentale di Nash Taylor-Grant, noto PR di alto livello. Per lui, quello, non dovrebbe essere né più né meno che un semplice incarico. Ma più conosce Freya, più gli risulta difficile tenerla a distanza. Dal suo letto, e dal suo cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858953136
Unica regola: non innamorarsi del capo: Harmony Collezione
Autore

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

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    Anteprima del libro

    Unica regola - Maggie Cox

    successivo.

    1

    «Nash! Sono felice di vederti, amico mio. Grazie per essere venuto così in fretta. So bene che sei molto impegnato.»

    L'uomo, un gigante dagli occhi scuri con tanto di barba, gli aveva parlato stringendogli la mano e Nash Taylor-Grant gli aveva risposto con un sorriso. «Non c'è problema. Faresti meglio a dirmi di che si tratta.»

    «Dico alla mia segretaria di portarci un caffè.»

    «Se non ti dispiace, lo prendo un'altra volta» replicò Nash sfilandosi il costoso soprabito e accomodandosi su una sedia di pelle situata davanti a una immensa scrivania. «Sto cercando di limitare la caffeina» spiegò in tono laconico.

    Nash non conosceva Oliver Beaumarche da molto, ma da quando avevano iniziato a frequentarsi, gli era apparso subito evidente che il ricco e famoso ristoratore sarebbe diventato un suo buon amico. Avendo cenato in entrambi i suoi esclusivi ristoranti di Londra, sia per motivi di lavoro che per piacere, Nash non aveva esitato a consigliare quei locali alla sua nutrita cerchia di amicizie.

    Oliver si era rivolto a Nash per chiedergli il suo aiuto professionale e sebbene quest'ultimo non avesse esitato a dichiararsi pronto a fare tutto ciò che era in suo potere pur di aiutarlo, ora si stava domandando con una certa perplessità come mai avesse bisogno di lui e del suo lavoro. Riparadanni, ecco l'appellativo col quale Nash era conosciuto nel mondo delle pubbliche relazioni. In altre parole, si preoccupava di ricostruire la reputazione in crisi dei VIP agli occhi della gente. Era con quell'attività che Nash era riuscito a fare fortuna.

    Sebbene Oliver Beaumarche fosse un uomo rispettato, e un nome noto nel campo della ristorazione, non si poteva certo affermare che fosse una celebrità, a meno che recentemente non fosse incappato in qualche scandalo che aveva messo a rischio la sua reputazione e pertanto avesse bisogno di aiuto.

    «Bene» proruppe Oliver sedendosi a sua volta. Prima di cominciare, emise un sospiro. «Una persona che mi sta molto a cuore sta attraversando il periodo più nero della sua vita e ha bisogno di aiuto. Purtroppo non è una cosa che posso gestire da solo. Ecco perché mi rivolgo a te.»

    Nash aggrottò la fronte e si mosse sulla sedia fissando l'omaccione seduto dall'altra parte della scrivania. «Spero non me ne voglia, ma suona tutto un po' misterioso. Tu sai bene che tipo di lavoro faccio... In che cosa potrei aiutarti?»

    «La persona della quale ti sto parlando è mia nipote, la figlia unica di mia sorella Yvette. Stravedo per lei sin da quando era in fasce, e dal momento in cui è rimasta orfana del padre, a soli sei anni, credo di aver assunto nella sua vita il ruolo della figura paterna.»

    «Questo non mi aiuta molto a capire» replicò Nash sospirando a sua volta. Nonostante il rispetto che nutriva per quell'uomo, e nonostante desiderasse aiutarlo, in ufficio lo aspettava una lunga serie di appuntamenti, al termine dei quali sarebbe seguita una cena con un altro cliente di un certo rilievo. Passandosi una mano tra i folti capelli biondi, Nash si allungò sulla sedia.

    «Vuoi che te la presenti? Sono sicuro che nel vederla capirai tutto.» Alzandosi, Oliver si diresse verso una porta situata pochi metri dietro la scrivania e l'aprì. «Va tutto bene, tesoro, puoi entrare» la invitò con calore.

    Il solco tra le sopracciglia che gli conferiva un'aria pensierosa si fece ancor più profondo. Nash non sapeva proprio che cosa aspettarsi prima che la slanciata brunetta dagli occhi di gazzella entrasse nella stanza. Non appena la vide, avvertì una scarica di adrenalina liberarsi nel corpo. Sebbene i lineamenti esotici fossero coperti da un leggero trucco e il completo grigio che indossava con un sottogiacca rossa fosse l'ideale per passare inosservati, la faccia gli fu subito nota. Freya Carpenter, un'attrice in grande ascesa fino a un paio di anni prima, quando la stampa iniziò a scagliarsi contro di lei portando sulle prime pagine di tutti i giornali il fallimento del suo breve matrimonio e la sua dipendenza dall'alcol e forse anche dalle droghe.

    Nash l'aveva già incontrata a un party frequentato da persone importanti. All'epoca, gli era apparsa più che sobria ed era rimasto colpito di come sembrasse un'estranea in mezzo a tutte quelle facce note, quasi non vedesse l'ora di fuggire il più lontano possibile. No... in quella circostanza era stato il marito di Freya a bere più del dovuto, non perdendo l'occasione di farsi notare. Nash si era domandato come una donna bella e di talento come lei potesse essere finita con un fallito come quel tizio. Ma se le chiacchiere sul presunto uso di alcol e droghe erano vere, allora era chiaro che la ragazza avesse fatto un'ottima scelta unendosi in matrimonio a quell'uomo.

    Mentre si alzava in piedi per salutarla con una stretta di mano, gli fu subito chiaro perché quella donna avesse bisogno del suo aiuto. Oltre ai danni derivanti dalle accuse di essere un'alcolizzata e una drogata, negli ultimi due anni Freya aveva dovuto affrontare il peggiore dei divorzi, un fatto che aveva scatenato i giudizi della stampa e che le era costato la parte importante in un film perché i produttori l'avevano ritenuta un soggetto instabile e inaffidabile. Come se non bastasse, nell'ultimo anno era nuovamente finita sulle pagine di tutti i giornali per un incidente d'auto nel quale aveva rischiato di perdere la vita. Anche in quell'occasione, l'ex marito non aveva mancato di metterla in cattiva luce accusandola di essersi messa alla guida in stato d'ebbrezza o sotto l'effetto di qualche stupefacente. La ragione di un comportamento tanto scriteriato era, secondo lui, l'incapacità di Freya di superare la fine della loro unione e il fatto che lui l'avesse lasciata per una modella diciannovenne dalla quale aspettava un figlio.

    Leggendo tra le righe, e rammentando l'espressione seria di Freya a quella festa durante la quale il marito aveva attirato l'attenzione con le sue pagliacciate, Nash era giunto alla conclusione che ci fosse molto di più dietro la storia che era stata pubblicizzata. La giovane donna che gli stava di fronte poteva aver perso la bussola nella vita privata, ma era e restava pur sempre un'attrice di un certo livello. Aveva anche recitato in diversi teatri di Londra guadagnandosi i favori della critica e non poteva certo definirsi l'ultima arrivata nel suo campo. Il vero mistero era la sua relazione con quella nullità di James Frazier.

    L'ultima ingiuria che le era piombata addosso, ravvivando la curiosità della gente sul suo conto, era l'insinuazione che non fosse sana di mente, un'accusa che nelle ultime settimane aveva portato la stampa ad accamparsi fuori dalla porta di casa sua. Si diceva che Freya Carpenter era ormai finita, e che a causa di un forte esaurimento nervoso non sarebbe ritornata più sul palcoscenico o sugli schermi.

    Sì, ora gli era chiaro perché la famosa nipote di Oliver Beaumarche avesse un estremo bisogno dell'aiuto che lui poteva fornirle...

    «Freya, questo è Nash Taylor-Grant» disse Oliver presentandolo alla nipote.

    Freya stese la mano gelida per salutare l'individuo che le era stato presentato come se avesse dovuto infilarla in una vasca infestata di piraña. Era chiaro che il contatto con un qualsiasi altro essere umano le creava problemi. Benché preoccupato di quella reazione, Nash si sforzò di salutarla con un sorriso. «Ci siamo già incontrati, signorina Carpenter... Tanto tempo fa, a una festa. Ma dubito che si possa ricordare di me.»

    «Ecco perché il suo viso mi era vagamente familiare, anche se non saprei dire a quale party ci siamo visti...» Ritirando in fretta la mano, Freya abbassò lo sguardo e andò ad accomodarsi sulla sedia accanto allo zio.

    Quando anche gli uomini si furono nuovamente seduti, Oliver Beaumarche fissò Nash con aria seria. «Ora capisci perché abbiamo bisogno del tuo aiuto. Finora non ti avevo mai parlato della mia parentela con Freya perché una delle mie preoccupazioni principali è quella di proteggere la sua privacy» dichiarò l'uomo voltandosi in direzione della nipote per lanciarle un sorriso affettuoso. «Freya vorrebbe iniziare a ricostruirsi la carriera dopo l'odissea che ha attraversato, ma non può farlo finché quel bastardo del suo ex marito continua a screditarla agli occhi della gente. Guarda cosa è successo negli ultimi giorni! Freya è stata costretta a rinchiudersi in casa dopo quelle assurdità sulle sue condizioni mentali apparse sui giornali. Come c'è da immaginarsi, quelle chiacchiere sono state messe in giro da quel buono a nulla di...»

    «Non creda che voglia attribuire al mio ex marito la mia attuale mancanza di successo, signor Taylor-Grant.» Freya interruppe lo zio con quel suo tono pacato e un po' roco. «Mi assumo tutte le responsabilità per ciò che è accaduto nella mia vita. È mio zio che ritiene che la mia reputazione abbia bisogno del suo aiuto, sebbene, dopo l'ultimo fiasco, io stessa cominci a credere che sarebbe meglio che mi ritiri dalle scene affinché la gente possa dimenticarsi di me.» Un sorrisino ironico le incurvò le labbra che, pur cariche di tristezza, rivelarono tutta la loro sensualità.

    Come ipnotizzato, Nash le fissò, incapace di distogliere lo sguardo. Poi, agitandosi sulla sedia, mormorò: «Credo che, chiunque abbia letto i giornali o ascoltato la televisione negli ultimi due anni, non possa negare che la sua reputazione abbia subito dei duri colpi... Però, sono anche del parere che ci sia tanta gente che nutre simpatia per lei».

    «Non cerco la compassione di nessuno, signor Taylor-Grant» protestò Freya, risoluta, fissando il suo interlocutore con aria accusatoria. «E non sono una pazza! Sono solo arrabbiata, ma credo di averne tutte le ragioni. Ciò che desidero è riuscire ad andare avanti con la vita senza avere ulteriori interferenze. Riesce a immaginare come ci si sente a essere braccati da uno stuolo di cronisti e fotografi affamati? Se mi venisse un esaurimento, chi potrebbe biasimarmi?»

    «Nessuno. Non deve essere facile vivere in queste condizioni» convenne Nash.

    «Inoltre, perché la gente dovrebbe provare compassione per una persona che si ritiene abbia avuto tutto dalla vita e lo abbia gettato al vento a causa delle sue scelte private? Con tutta probabilità diranno che ho avuto esattamente ciò che mi merito.»

    «Non credo che un incidente quasi mortale e la diffamazione da parte di chi ha dichiarato in passato di amarla sia qualcosa che una persona possa meritare... Non trova?»

    Quelle parole furono taglienti come la lama di un coltello e Freya raggelò per l'ondata di dolore che sentì sgorgare in lei. Ma quell'uomo non poteva sapere di sbagliarsi sul conto di James e del suo amore per lei. Oh, certo, le sue parole appassionate e le sue dichiarazioni d'amore l'avevano convinta della sincerità dei suoi sentimenti, ma ben presto Freya aveva scoperto a sue spese che non erano state altro che bugie, e che James era un maestro di inganno, specialmente quando di trattava di dover soddisfare la sua avida ambizione. Nonostante tutto, Freya si assumeva la sua parte di responsabilità per aver creduto troppo facilmente alle parole di quell'uomo.

    «Freya?» la chiamò lo zio guardandola con occhi carichi di preoccupazione. Era sempre stato così buono

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