Londra, l'amore... e tu! (eLit): eLit
Di Linda Miles
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Anteprima del libro
Londra, l'amore... e tu! (eLit) - Linda Miles
successivo.
1
«No.»
Era la quinta volta che Barbara rifiutava l'offerta di Charles e la quinta volta che rileggeva la stessa pagina di Il rumeno per tutti. Seduta sulla poltrona davanti alla finestra del salotto di sua madre, sperò ardentemente che Ruth e Charles la lasciassero in pace, permettendole di concentrarsi sul passato remoto di quella lingua strana ma affascinante.
«Non capisco perché.»
«Mamma, ti ho già...»
«Secondo me è un'idea fantastica e dovresti essere molto grata a Charles per aver proposto questo lavoro a te e non a un'altra.»
Barbara emise un sospiro esasperato. Gettò un'occhiata fulminante a sua madre, quindi incenerì con lo sguardo l'uomo seduto accanto a lei.
«Cara, prova a riflettere» continuò quella, testardamente. «È meraviglioso che tu abbia tanti interessi, ma a volte ho l'impressione che dovresti dedicarti a una sola cosa alla volta e portarla fino in fondo. A cosa ti serve sapere così tante lingue straniere se le sfrutti soltanto dieci giorni al mese? Se accettassi l'offerta di...»
«Mamma!»
«Ruth ha ragione» si intromise a quel punto Charles, rivolgendo alla donna un sorriso disarmante, lo stesso che negli ultimi quindici anni aveva fatto cadere ai suoi piedi ogni donna gli fosse capitata a tiro.
L'altra ricambiò il sorriso con affetto. Considerava Charles alla stregua di un figlio, e non le pareva vero che proprio lui avesse offerto alla sua bambina un lavoro ben pagato e stimolante.
Barbara, però, la pensava diversamente. Quindici anni prima, quando Charles si era trasferito a casa loro per frequentare l'ultimo anno di superiori, lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Aveva dodici anni, e quel ragazzo di diciotto le aveva letteralmente sconvolto la vita.
Ora ne aveva ventisette e non avrebbe più permesso a quegli occhi verdi e penetranti di ottenebrarle la mente. Sapeva ciò che voleva dalla vita, e lavorare per Charles Mallory non era una di queste.
Non riuscì a soffocare la tentazione di fissare per l'ennesima volta lo sguardo su di lui. Era molto cambiato, doveva ammetterlo. I suoi lineamenti si erano induriti, troppo, gli occhi si erano fatti più freddi e penetranti, la mascella più volitiva, la linea delle labbra più sensuale, anche se più cinica. Solo l'incredibile arroganza della sua espressione era rimasta la stessa.
«Barbara, ripensaci. Sei l'unica persona adatta a questo lavoro, l'unica di cui mi fido ciecamente.»
Ruth gongolava, ma la figlia non pareva esserne altrettanto colpita. Che il proprietario e presidente della Mallory Software volesse proprio lei non le faceva né caldo né freddo.
«L'Europa dell'Est è un immenso mercato potenziale. Non è sufficiente essere i migliori per accaparrarselo, bisogna essere i più veloci. Per questo non posso permettermi di buttare sei mesi alla ricerca di qualcuno con le giuste credenziali per farmi da segretaria e da assistente. Non quando ho la persona adatta sotto il naso.»
Ruth annuì. «Naturalmente no, mio caro.»
«Conquistare quei mercati equivarrà a una corsa contro il tempo o, se preferisci, a un giro continuo sulle montagne russe. Ho bisogno di qualcuno che mi conosca e sappia come affrontare i ritmi forsennati di questa operazione.»
«Barbara sarebbe perfetta.»
Ruth non se ne accorse, ma ricevette dalla figlia un'occhiata contrariata che solo per un pelo non la incenerì.
«Tua madre ha ragione» insistette Charles. «Saresti perfetta, l'unica sulla quale poter contare al cento per cento.»
Stavano davvero esagerando entrambi. Barbara gettò il fascicolo sul pavimento e si alzò in piedi di scatto. «Siete tutti sordi? Ho detto che non lavorerò mai più per te, e questo è quanto. Non mi interessa, non lo voglio fare, non lo farò mai!»
«Barbara!» Ruth non aveva mai visto la figlia scaldarsi a quel modo.
Charles, invece, non batté ciglio. «Perché no?»
«Perché sei egocentrico, presuntuoso, insopportabile e dispotico, ecco perché.»
Dopo quella coraggiosa sparata, nella stanza calò un silenzio di tomba. La prima a romperlo fu Ruth, la quale credeva di aver allevato una ragazza docile ed educata, e ora si ritrovava a che fare con una scaricatrice di porto.
«Barbara! Chiedi subito scusa.»
«Non ci penso proprio» la sfidò l'altra. «Quello che ho detto non solo corrisponde a verità, ma potrebbe da molti essere giudicato un eufemismo bello e buono.» Le costava dire quelle cose dell'unico uomo che avesse mai amato in vita sua, ma quella era la verità. Che a sua madre piacesse o no.
Charles pareva divertito dalla situazione. «Mia cara, so bene che non è un lavoro adatto a donne fragili di nervi, ma proprio per questo...»
«E nemmeno a persone che abbiano a cuore buona educazione, rispetto, cortesia, spirito di collaborazione e gentilezza. Caro Charles, ti consiglio di cercarti qualcun altro e di lasciarmi in pace una volta per tutte.»
«Non capisco perché la cosa ti ripugni. In fondo hai lavorato per me ventiquattrore soltanto» le fece notare lui, senza staccarle gli occhi di dosso.
«Decisamente un giorno di troppo, credimi»
Lui non si lasciò smontare. Non era il tipo. «Le circostanze erano totalmente differenti, allora. In questo periodo l'atmosfera che aleggia alla Mallory è di grande fermento e creatività. Sono sicuro che ti divertiresti un sacco.»
Barbara lo fissò con sguardo truce. Chi credeva di ingannare? «Intendi dire che ti occuperai personalmente dei lavori più sporchi?»
Charles accavallò pigramente le lunghe gambe. «Non capisco.»
«Scaricherai tu stesso le decine di ragazze con cui esci senza costringere la tua segretaria a mentire dicendo loro che sei in riunione?»
La cosa non parve toccarlo. «Esagerata! Non ricordo con chi uscissi in quel periodo, ma non mi pare di averti mai coinvolto nelle mie rotture. Dico sempre alle mie donne di non chiamarmi in ufficio. Sanno perfettamente che sono troppo occupato per le telefonate personali. Riferire che sono in riunione non mi sembra altro che una bugia gentile, ma se la cosa ti disturba potrai raccontare la verità. Ti lascerò una lista di persone con le quali non desidero parlare.»
Barbara trattenne un sospiro di sollievo nel constatare che Charles Mallory ancora non aveva trovato la donna della sua vita. Non che questo facesse alcuna differenza per lei.
Non lo aveva mai fatto, sin dai tempi in cui lui si era trasferito da loro, quindici anni prima.
Tre giorni dopo il suo arrivo, il telefono di casa Woodward si era fatto rovente. Barbara non ne era sorpresa. Charles Mallory era il diciottenne più attraente che lei avesse mai conosciuto e tutte le ragazze della scuola erano pazze di lui. Apparentemente anche lui lo era di loro.
La verità, però, era un'altra. Abitando nella stessa casa, alla ragazzina non sfuggivano gli sbuffi di noia e le occhiate rivolte al cielo ogni volta che Pamela, Carla, Alison, Martha lo chiamavano. Quante volte lo aveva visto sbadigliare o piegare le labbra in smorfie annoiate, rispondendo a monosillabi mentre con il telecomando si sintonizzava sulle partite di football.
A volte capitava che fosse Barbara stessa a rispondere al telefono. Dall'altra parte una ragazza le avrebbe chiesto in tono casuale se Charles era in casa, e lei avrebbe risposto: «Vado a vedere».
Quante volte, dopo che lei gli aveva riferito il nome della malcapitata, lui aveva scosso il capo o fatto pollice verso, lasciando a lei il compito di mentire. A ripensarci adesso, la facilità con la quale si stancava della loro adorazione e le scaricava le metteva quasi paura.
Non glielo aveva mai fatto capire, però. Si era limitata a prenderlo in giro, proprio come avrebbe fatto una sorellina minore. Lui non pareva esserne infastidito. Tollerava Barbara, la prendeva in giro a sua volta, e lei era sicura che a modo suo le volesse bene. Perlomeno lei non gli parlava con un sorriso adorante e idiota costantemente stampato in viso.
«Non credere che sia l'unico lato del lavorare con te che non ho apprezzato, Charles» gli ricordò lei dopo essersi lasciata i ricordi alle spalle. «Il lavoro che mi offri mi terrebbe occupata dei mesi, mentre io detesto fare la stessa cosa per più di un mese di fila. Dopo trenta giorni di lavoro filato sento il bisogno di prendermi una vacanza, e solo con un'occupazione interinale riesco a permettermelo. Come vedi non c'è nulla che tu possa dire o fare per convincermi a cambiare idea.»
«Ne sei sicura?»
«Naturalmente. Tu cosa avevi in mente?»
Lui rise. «Denaro, naturalmente.»
Anche Barbara rise. «Non so quanto tu abbia intenzione di offrirmi, ma sappi che non sarà mai sufficiente. Ho prenotato una breve vacanza in Sardegna, il prossimo mese, e niente e nessuno mi costringerà a rinunciarvi.»
«Quanto vuoi?»
«Non te lo potresti permettere, quindi lascia perdere.»
«Barbara!» Ruth ne aveva abbastanza. Non aveva mai udito sua figlia rivolgersi in modo così scortese a nessuno, tantomeno a un caro amico di famiglia come Charles. «Charles ha bisogno del tuo aiuto e dargli una mano mi sembra il minimo che tu possa fare. Rimandare il tuo viaggio non mi sembra chiedere molto, ti pare? Dovresti essere contenta di aiutarlo.»
Barbara scrollò le spalle. «Pensavo di essere l'ultima persona dalla quale Charles desiderasse una mano. L'ultima volta che l'ho fatto non lo ha apprezzato granché.» Gli lanciò un'occhiata colma di sfida, ma Charles non la raccolse.
«Non è affatto vero, mia cara. Non sarei dove sono ora se non fosse stato per te» riconobbe sincero.
«Questo significa che non ti devo nulla» ribatté lei, che non avrebbe mai dimenticato ciò che era accaduto quindici anni prima.
«Non esagerare. Sarai sempre in debito con me per ciò che hai combinato.»
«Te lo concedo» ammise lei riluttante. «Ma non capisco perché dovrei ripagarti per forza lavorando per te.»
Lui abbozzò un sorrisino ironico. «Perché sai stenografare più di centottanta parole al minuto?»
«Sbagliato. Migliaia di persone ne sono capaci.»
«Perché sei velocissima al computer?»
«Hai sbagliato di nuovo.»
«Forse perché parli sette lingue straniere e io ho bisogno di una segretaria poliglotta? Sono certo che saresti in grado di imparare la lingua bantù durante le tue pause pranzo, se solo volessi.»
«Peccato che tu non conceda pause pranzo, mio caro Charles.»
«Ok, ti dirò come stanno veramente le cose» si rassegnò lui. «La conquista del mercato dell'est comporta una serie di problemi logistici che non ho il tempo materiale di affrontare. Comunicare con più persone di nazionalità diverse, chiamare al telefono i potenziali acquirenti, assicurarsi che tutti ricevano le informazioni riguardanti l'affare in modo chiaro e veloce, senza doversi preoccupare che A non abbia capito B, o che a entrambi non siano chiare le mie proposte. Voglio delegare questo tipo di responsabilità a qualcuno di cui mi fidi totalmente e che abbia già dimostrato di sapersela cavare egregiamente senza perdere la testa a ogni minimo intoppo. Cioè a te.»
Barbara lo ascoltava attenta, gratificata da un lato, irritata dall'altro. Non era con i complimenti che Charles avrebbe ottenuto ciò che voleva.
«Soprattutto non posso permettermi un'assistente che non sappia come mantenere il nostro rapporto di lavoro su un livello puramente