Una notte di follie: Harmony Destiny
Di Joss Wood
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Una notte di follie - Joss Wood
successivo.
1
Simpatico. Fisico prestante. Sexy. Spiritoso, oh, tanto spiritoso. E poi gentile, appassionato, sicuro di sé...
Insomma era un concentrato di tutto ciò che ogni donna potesse desiderare da uno di quegli incontri mordi e fuggi.
Ciò premesso, Brodie Stewart era consapevole che c'era almeno un miliardo di donne al mondo pronte a prenderla a schiaffi per ciò che stava per fare, e non poteva biasimarle.
«Ehi, piccola, mi hai sentito? Ti ho chiesto se ti va di venire di sopra con me» le sussurrò Kade languido a un orecchio, mentre le teneva la mano posata sulla schiena e con il pollice le sfregava sensualmente l'esterno del seno destro.
Brodie si umettò le labbra, apprezzando il sapore di lui sulla lingua, e inalò l'aroma di cedro e spezie della sua pelle, piegando la testa da un lato per consentirgli di baciarla sul collo. Per la miseria, ci sapeva fare...
Doveva fermarlo, doveva porre fine a tutto ciò!
Erano tre settimane che se lo ripeteva.
Tanto per incominciare, non avrebbe dovuto aspettarlo, la mattina presto, all'ingresso di Stanley Park, per fare jogging insieme, né sentire le farfalle nello stomaco mentre lo osservava avanzare a lunghe falcate verso di lei, con quella montagna di muscoli celebri che si allungavano e flettevano magnificamente.
Non avrebbe dovuto ridere alle sue battute, rispondere al suo corteggiamento.
Di sicuro non avrebbe dovuto accettare l'offerta di seguirlo a casa sua per una tazza di caffè a luci rosse, dopo dieci chilometri di corsa nel parco.
E, per quanto curiosa di sapere cosa fosse in grado di fare quella bocca carnosa, decisamente non avrebbe dovuto baciarlo.
Aveva pensato di avere la situazione sotto controllo, di poter gestire la faccenda, di poter gestire lui. In fondo, non aveva più fatto sesso dopo Jay. Aveva avuto delle storie – be', solo un paio di flirt – dopo l'incidente.
Sulla carta, Kade era perfetto. L'ex giocatore di hockey sul ghiaccio dei Vancouver Mavericks, ora amministratore delegato della società, era un single conclamato. E, diversamente dalla maggior parte delle donne della sua età, lei non voleva mutare il suo status civile.
In effetti, uno dei motivi per i quali aveva accettato quel caffè a casa sua era che sapeva esattamente ciò che lui voleva dalla vita, e non era fidanzarsi con lei.
Perché, allora, non buttarsi? Perché non dimenticarsi, per un momento, di tutte le angosce e concedersi una rovente rotolata fra le lenzuola con uno schianto di uomo come Kade Webb?
Forse perché c'era qualcosa in lui che stuzzicava troppo la sua curiosità, al di là dello strepitoso involucro. Forse perché i suoi baci erano intensi e travolgenti e la facevano tremare al minimo sfiorare di labbra.
Lui le rievocava l'amore, l'intesa fisica ed emotiva che si poteva stabilire con un uomo.
Ed era l'ultima cosa che voleva ricordare.
Brodie si liberò dal suo abbraccio e gli posò un bacio fugace sul mento, accostando le labbra alla mascella ispida. Rotolò giù dal divano di pelle, si alzò in piedi e si diresse verso l'enorme vetrata che affacciava sul terrazzo.
Appoggiò un palmo contro il vetro e guardò fuori. Dal lussuoso attico di Kade, si godeva una vista spettacolare su False Creek, l'insenatura situata nel cuore di Vancouver che separava il centro dal resto della metropoli canadese, e su due dei tre grandi ponti che l'attraversavano, il Granville e il Burrard Bridge. Mentre ammirava il panorama, si prese tutto il tempo per elaborare una risposta.
Con riluttanza si girò e si appoggiò contro il vetro, le mani dietro le natiche. Il cuore e la libido le gridavano di rituffarsi fra le braccia di quell'uomo meraviglioso per saggiarne di nuovo i muscoli possenti, assaporare la sua pelle, infilargli le dita fra i biondi capelli schiariti dal sole e perdersi nei suoi occhi fiammeggianti di passione.
La ragione, tuttavia, ebbe il sopravvento, indicandole che era meglio tagliare la corda prima che la situazione le sfuggisse di mano.
Kade poteva pensare che avesse voluto prendersi gioco di lui, in realtà non era così. Stava solo cercando di proteggere se stessa.
Si sentì i suoi occhi addosso e abbassò lo sguardo, fissandosi i piedi chiusi nelle scarpette da ginnastica.
Sapeva che lui stava aspettando che gli spiegasse le ragioni di quel repentino cambiamento, come mai fosse passata dai baci appassionati a quell'improvvisa freddezza.
Lei, però, non poteva rivelare all'uomo con cui aveva condiviso qualche ora di jogging nel parco e che non sapeva nulla di lei, a parte il nome, che, anche se le piaceva da impazzire, anche se lo desiderava con tutta se stessa, l'idea del sesso, in modo particolare con lui, le richiamava alla mente un'intimità che al momento la terrorizzava.
La loro sarebbe dovuta essere una parentesi di svago, un intermezzo spensierato, e invece Kade Webb era riuscito a far emergere delle emozioni da lungo tempo sopite.
Perché, fra tutti gli uomini di Vancouver, proprio lui? Non gli mancava nulla, accidenti! Era bello, ricco, famoso, il prototipo del perfetto rubacuori, insomma. Nel mondo di Jane Austen sarebbe stato considerato il classico libertino, e a più di duecento anni di distanza, l'appellativo gli calzava ancora alla perfezione.
Brodie emise un sospiro, pentendosi di non essersi giocata diversamente le sue carte.
Sapevano tutti che Kade Webb era fissato con la forma fisica e che andava a correre tutte le mattine a Stanley Park. Per un'assurda scommessa con se stessa, aveva voluto scoprire se era in grado di stare al passo con un campione. Tuttavia, invece di corrergli accanto, avrebbe dovuto tenersi a distanza.
All'inizio, lui si era divertito all'idea che una donna potesse eguagliare la sua andatura. Non poteva sapere che era stata una campionessa di corsa veloce ai tempi del college e che aveva ancora energia e resistenza da vendere. Quando si era reso conto che era un osso duro, aveva iniziato a stuzzicarla.
E così, dopo svariate corse e tante chiacchiere, erano arrivati a quell'invito a casa sua per una piccante pausa caffè.
Brodie aveva trovato così piacevole conversare con lui che si era praticamente dimenticata di fare jogging con lo scapolo più ambito della città. Per lei era solo un tipo simpatico con un piacevole senso dell'umorismo, un'intelligenza vivace... e un corpo super sexy. Corrergli accanto non era stato un sacrificio e doveva ammettere che le avevano fatto piacere i suoi complimenti.
Purtroppo, si era illusa di riuscire a tenere la situazione sotto controllo anche quando aveva accettato l'invito a casa sua per quel caffè, alla stregua di tante donne moderne e disinibite.
«Hai cambiato idea, vero?» La voce di Kade echeggiò pastosa alle sue orecchie, mentre i raggi del sole danzavano sul parquet.
Brodie alzò lo sguardo verso di lui e provò un senso di sollievo quando si accorse che non era arrabbiato.
«Scusami, non so cosa mi sia preso. Credevo di farcela.»
«È colpa mia? Ho fatto qualcosa che non hai gradito?»
«No, no, tu sei fantastico. Baci benissimo, lo sai, e sono sicura...» Il rossore le salì alle guance. «Sono sicura che sai fare bene anche tutto il resto.»
Kade accavallò le gambe e si appoggiò comodamente contro lo schienale del divano. I muscoli delle braccia si contrassero mentre congiungeva le mani dietro la testa.
Brodie riusciva a distinguere gli addominali scolpiti sotto la maglietta sportiva elasticizzata di una prestigiosa marca. Sapeva che sotto il tessuto si nascondeva una formidabile tartaruga.
Smettila di pensare al suo corpo da sballo...
«Forse ti sentiresti più a tuo agio se ti dicessi che puoi stare tranquilla con me, che non ti costringerei mai a fare quello che non vuoi» dichiarò Kade in tono rassicurante.
Ecco perché, in primis, si sentiva così attratta da lui. Al di là del fascino indiscusso, era un uomo gentile che sapeva farla sentire protetta, al sicuro. E quello era un aspetto di lui che probabilmente la maggior parte della gente ignorava.
In qualche modo, le ricordava Jay e di conseguenza la persona che era lei stessa prima che la sua vita andasse sottosopra. Una ragazza spensierata, solare, che amava la vita. Una giovane donna che aveva il mondo ai suoi piedi.
Ed era proprio questo che la spaventava di più dello stare con quell'uomo.
Aveva paura che il sesso con Kade le piacesse troppo, che la facesse stare bene, la rendesse felice. E la felicità era un qualcosa che non riusciva a gestire. Non quando sapeva con quanta rapidità poteva esserti strappata.
Si mordicchiò le labbra e sollevò le mani in aria, scuotendole. Intravide un'ombra di frustrazione attraversare il volto di Kade.
«Allora non capisco. Mi sembravi coinvolta tanto quanto me.»
Era mortificata. «Lo so, sono un disastro. È difficile da spiegare, tuttavia ti prego di credermi se ti dico che è solo colpa mia, tu non c'entri.»
«Non ti preoccupare, non è la fine del mondo.»
Di certo non lo era, non per lui. Quante donne si erano viste sfilare al suo fianco da quando, appena diciottenne, aveva iniziato a giocare con i Mavericks. In sedici anni, ne aveva cambiate di partner. Gli sarebbe bastata una telefonata, un SMS per rimpiazzarla in dieci minuti.
L'unico risvolto positivo di tutta la faccenda era che non sarebbe diventata una delle tante, un nome in più nella lista delle sue conquiste.
Stava per andare via quando Kade ricevette una telefonata.
«Stanno arrivando Quinn e Mac» annunciò, dopo aver chiuso la comunicazione lampo.
Brodie sapeva bene di chi stava parlando. Quinn Rayne e Mac McCaskill erano i migliori amici di Kade, oltre che ex compagni di squadra e attuali soci. Ebbene, non ne andava fiera, ma doveva ammettere che, come la maggior parte dei fan dei Mavericks, seguiva le loro imprese sulle riviste di gossip e sul web. Gli amori, le donne, gli scandali...
Brodie sgranò gli occhi sul suo orologio da polso. Le sette e trentasei minuti di un sabato mattina.
«Mattinieri i tuoi amici, eh?»
«Già.» La fronte leggermente increspata, Kade si alzò in piedi e andò a prendere due bottigliette d'acqua dal frigorifero, porgendogliene una. «Vuoi bere?»
Lei annuì e afferrò al volo la bottiglietta che lui le lanciò. «Sì, grazie» disse, e indicò la porta. «Allora, io vado. Scusami ancora» aggiunse, guardando il divano.
«Un giorno, magari, mi spiegherai.» Si udirono dei passi fuori la porta. «Sono arrivati i ragazzi.»
«Tolgo il disturbo.»
Kade andò ad aprire ai suoi amici. Brodie schiuse la bocca per salutarli, e rimase pietrificata di fronte ai loro visi pallidi e agli occhi cerchiati e arrossati.
«Che cosa è successo?» chiese Kade, allarmato.
I due gli appoggiarono una mano sulla spalla.
Brodie capì subito che stavano per dargli una brutta notizia. Avevano la stessa espressione di zia Poppy quando le aveva comunicato che i suoi genitori, la sua migliore amica Chelsea e il suo vecchio amico, nonché da poco fidanzato, Jay, erano morti nel pauroso incidente stradale, insieme ad altre sei persone. Un incidente che aveva coinvolto la loro vettura mentre andavano a cena a festeggiare il suo compleanno. Lei si era salvata.
Forse la sorte aveva pensato di farle dono gradito