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Ricominciare da un bacio: Harmony Collezione
Ricominciare da un bacio: Harmony Collezione
Ricominciare da un bacio: Harmony Collezione
E-book159 pagine2 ore

Ricominciare da un bacio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Credeva fosse solo uno scherzo. Ma quelle labbra erano ancora ben stampate nella sua mente...



Il bacio di uno sconosciuto. Durante l'addio al nubilato della sorella. Insomma, il classico gio-co senza importanza che si fa in certe occasioni. Solo che lo sconosciuto non è più tale quando Sarah Halliday se lo ritrova di fronte, per uno strano scherzo del destino, pochi giorni dopo.

Lorenzo Cavalleri ha più di un buon motivo per sfruttare quella fortunata coincidenza, così decide di conquistare la fiducia di Sarah per raggiungere il proprio scopo. Ma così facendo, le cose finiscono con lo sfuggirgli di mano, portandolo laddove non avrebbe mai più creduto di potersi ritrovare dopo la fine del suo matrimonio.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2017
ISBN9788858973110
Ricominciare da un bacio: Harmony Collezione
Autore

India Grey

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ricominciare da un bacio - India Grey

    1

    Uno scapolo d’oro.

    Sarah si arrestò al centro del parcheggio, serrando nella mano la busta.

    Doveva trovare uno scapolo d’oro per una caccia al tesoro!

    Non essendo riuscita a trovarne uno nella vita reale, le possibilità di successo quella sera sembravano assai limitate.

    Al di là della fila di lucenti Mercedes e BMW parcheggiate all’esterno del pub più alla moda dell’Oxfordshire, i campi, i ruscelli e i boschi cedui fra i quali era cresciuta si estendevano sotto il sole estivo basso sull’orizzonte. Guardandoli, con la busta ancora stretta fra le dita, sentì scorrere l’adrenalina nelle vene.

    Nessuno la costringeva a entrare, né a partecipare a quella stupida caccia al tesoro per l’addio al nubilato della sorella. Non doveva per forza essere lo zimbello di tutti: Sarah, quasi trentenne e ancora sola. No, conosceva bene quei campi e ricordava parecchi buoni nascondigli.

    Sospirò, passandosi la mano fra i riccioli arruffati. Avrebbe preferito nascondersi su un albero che entrare in un pub e cercare uno scapolo d’oro, ma a ventinove anni la cosa non era socialmente accettabile. Tutti le dicevano che doveva tornare a uscire e affrontare di nuovo la vita, per il bene di Lottie. I bambini avevano bisogno di entrambi i genitori, no? Prima o poi avrebbe dovuto almeno cercare qualcuno che colmasse il vuoto improvviso lasciato da Rupert.

    La prospettiva la raggelò.

    Più avanti, forse. Per il momento doveva...

    La porta del bar si spalancò, lasciando uscire un gruppetto di ragazzi di città che ridevano e si davano pacche sulle spalle. Non la guardarono nemmeno mentre le passavano accanto, ma almeno l’ultimo, quasi per un ripensamento, le tenne aperta la porta.

    Al diavolo. Ormai doveva entrare, o l’avrebbero scambiata per una tipa un po’ stramba la cui idea di una piacevole serata era ciondolare in un parcheggio. Balbettò un ringraziamento ed entrò nel locale in penombra, infilando con mano tremante la busta nella tasca posteriore dei jeans.

    Negli anni in cui era stata lontana dall’Oxfordshire, il Rose and Crown era cambiato completamente.

    Il piccolo pub di campagna con le sue stampe di caccia sbiadite appese alle pareti macchiate di nicotina era stato trasformato in un tempio del buongusto, con pavimenti di quercia, mattoni a vista e una moderna musica in sottofondo che aveva lo scopo evidente di mettere a proprio agio la clientela di avvocati e agenti di borsa.

    Su Sarah ebbe l’effetto opposto e all’improvviso si sentì vecchia.

    Stava per voltarsi e uscire di nuovo, quando l’orgoglio la fermò.

    Era assurdo, pensò, spazientita. Era abituata a cavarsela da sola. Compilava la denuncia dei redditi senza alcun aiuto e cresceva da sola una figlia. Sicuramente era capace di entrare in un bar e ordinare da bere.

    Mormorando qualche scusa, si fece strada fra la calca fino al bar e si guardò nervosamente intorno.

    Le porte aperte davano sulla terrazza e riconobbe Angelica e le sue amiche sedute intorno a un grande tavolo al centro. Impossibile non notarle. Perfino in quel posto, il loro era il gruppo più chiassoso e affascinante, e attirava l’attenzione di ogni maschio presente. Indossavano tutte delle magliette procurate dalla prima damigella d’onore di Angelica, una ragazza flessuosa di nome Fenella, che lavorava come PR e aveva avuto l’idea della caccia al tesoro. Sul davanti delle magliette era stampata in rosa la scritta l’ultima scappatella di Angelica, e Fenella le aveva fatte fare tutte di taglia piccola.

    Di nascosto, Sarah tirò la sua, cercando disperatamente di nascondere la striscia di pelle nuda sopra la cintura dei jeans troppo aderenti. Forse, se si fosse mantenuta a dieta, ora sarebbe stata seduta con loro a ridere, bere cocktail e fare collezione di scapoli d’oro. Al diavolo, se fosse stata più magra probabilmente non avrebbe avuto nemmeno bisogno di uno scapolo, perché in tal caso Rupert non avrebbe sentito il bisogno di fidanzarsi con un’algida analista bionda di nome Julia. Ma troppe notti trascorse sul divano mentre Lottie dormiva, con la sola compagnia di una scatola di biscotti e una bottiglia di vino, non le avevano permesso di perdere nemmeno un paio di chili.

    Dirigendosi verso il bar, Sarah si ripromise di provarci prima del matrimonio, che avrebbe avuto luogo nella fattoria che Angelica e Hugh avevano acquistato in Toscana e stavano restaurando.

    Immaginava già le amiche di Angelica che gironzolavano per i giardini nei loro abiti di seta mentre lei si nascondeva in cucina con un grembiule.

    Fenella le passò accanto in quel momento, portando un vassoio di bevande multicolori da cui spuntavano ciliegie e ombrellini. Le lanciò un’occhiata divertita. «Eccoti, finalmente! Avevamo quasi perso la speranza. Che cosa bevi?»

    «Oh... ehm... solo del vino bianco secco» rispose Sarah. In realtà, avrebbe preferito dell’acqua tonica, ma, al diavolo, aveva bisogno di qualcosa che l’aiutasse a superare il resto della serata.

    Fenella rise, gettando indietro la testa ed emettendo un suono di gola che fece girare tutti gli uomini vicini. «Scordatelo. Guarda nella busta... è la prova successiva.» Con un sorriso affettato, si diresse verso la porta.

    Sentendosi mancare il cuore, Sarah tirò fuori la busta e lesse le successive istruzioni.

    Dalle labbra le sfuggì un gemito costernato.

    Il giovanotto biondo dietro al bancone lanciò una occhiata nella sua direzione e, con un lieve cenno del capo, la invitò a ordinare. Con il cuore in gola e le guance in fiamme, Sarah aprì la bocca.

    «Vorrei un Orgasmo strepitoso, per favore.»

    La voce che le uscì dalla gola secca era bassa e stridula. Il ragazzo inarcò sdegnosamente le sopracciglia.

    «Un cosa?»

    «Un Orgasmo strepitoso» ripeté disperata Sarah. Altra gente spingeva per farsi largo fino al bar. Con le guance in fiamme, sentiva gli sguardi su di sé. Le amiche di Angelica avevano smesso di civettare e la osservavano attraverso la porta aperta, soffocando le risate.

    Be’, almeno loro trovavano divertente la cosa. Il cameriere biondo la osservò con lo sguardo spento.

    «Che cosa sarebbe?» domandò in tono piatto.

    «Non lo so.» Sarah sollevò il mento e sorrise per nascondere la crescente disperazione. «Non l’ho mai provato.»

    «Mai provato un Orgasmo strepitoso? Allora, se permette...»

    La voce maschile risuonò vicino al suo orecchio ed era totalmente diversa da quella dell’abituale clientela allegra e chiassosa del Rose and Crown.

    Profonda e intensa come cognac d’annata, aveva un accento che Sarah non riuscì a identificare, e sembrava leggermente divertita.

    Sarah si girò di scatto. Nella ressa era impossibile osservare bene l’uomo che aveva parlato. In piedi appena dietro di lei, era così alto che davanti agli occhi Sarah vide solo il colletto aperto della sua camicia, che rivelava il triangolo di pelle olivastra della gola.

    Provò uno strano turbamento quando l’uomo si protese in avanti per parlare con il barista.

    «Una dose di vodka, Kahlua, Amaretto...»

    Italiano. Sarah lo capì dal modo in cui pronunciò Amaretto, come se fosse un’intima promessa. Sentì i capezzoli irrigidirsi sotto la maglietta.

    Che cosa stava combinando? Sarah Halliday non si lasciava offrire cocktail nei pub. Era una donna adulta con una figlia di cinque anni, e le smagliature a dimostrarlo. Era stata innamorata dello stesso uomo per quasi sette anni. Non era nel suo stile provare desiderio per degli sconosciuti nei bar.

    «Grazie per il suo aiuto» mormorò, «ma posso fare da sola.»

    Lo guardò di nuovo e le si serrò lo stomaco. Era in penombra, ma Sarah intravide capelli scuri, lineamenti spigolosi e una mascella forte ombreggiata dalla barba di qualche giorno.

    L’esatto contrario di Rupert, pensò con un brivido. Affascinante più che bello.

    Poi lui la guardò e fu come se l’avvolgesse nel calore del proprio corpo. Gli occhi socchiusi erano così scuri che non si distingueva l’iride dalla pupilla e indugiarono per un attimo sul suo viso.

    «Mi piacerebbe offrirglielo.»

    Lo disse semplicemente, ma c’era qualcosa nella sua voce che le fece pulsare il sangue nelle vene.

    «No, veramente, non posso...»

    Con le mani che le tremavano, Sarah aprì il borsellino e guardò dentro. A parte una manciata di monete, era praticamente vuoto. Con sgomento ricordò di aver messo l’ultima banconota da cinque sterline nella cassetta delle parolacce di Lottie. La politica di Lottie sulle parolacce era draconiana, e molto redditizia da quando aveva stabilito un sistema di multe.

    Doveva aver ereditato da Rupert l’istinto per gli affari.

    Sarah alzò gli occhi in preda al panico e incrociò lo sguardo impassibile del barista.

    «Nove sterline e cinquanta.» Nove sterline e cinquanta? Aveva ordinato un cocktail, non un pranzo di tre portate. Con quel denaro, lei e Lottie sarebbero vissute una settimana. Inorridita, guardò di nuovo nel borsellino, con la mente in subbuglio. Quando alzò nuovamente lo sguardo, vide lo sconosciuto porgere una banconota al barista e prendere quell’assurdo cocktail.

    L’uomo si allontanò dal bar e la folla sembrò aprirsi come le acque del Mar Rosso davanti a Mosè. Sarah si ritrovò a seguirlo senza nemmeno riflettere e non poté evitare di ammirare le sue spalle ampie sotto la camicia di un azzurro sbiadito. Gli altri uomini nel pub affollato rimpicciolivano al suo confronto.

    L’uomo si fermò sulla porta della terrazza e le porse il cocktail. Sembrava frappé. Un frappé molto costoso.

    «Il suo primo Orgasmo strepitoso. Spero le piaccia.»

    Il suo viso era inespressivo e il tono cortese, ma, quando Sarah prese il bicchiere, le loro dita si sfiorarono e lei provò un brivido.

    Ritrasse così bruscamente la mano che un po’ del liquido le schizzò sul polso. «Ne dubito» osservò seccamente.

    Lo sconosciuto inarcò le sopracciglia in una specie di domanda sardonica.

    «Oddio, mi dispiace» si scusò Sarah, inorridita dalla propria scortesia. «Sembra così ingrato da parte mia, considerato che lo ha pagato lei. È solo che non è il genere di bevanda che sceglierei abitualmente, ma sono certa che sarà delizioso.» Ne bevve un sorso, sforzandosi di dare l’idea di apprezzarlo. «Mmh... buono.»

    Lui continuava a fissarla. «Allora perché lo ha ordinato?»

    Sarah abbozzò un mezzo sorriso. «Non ho niente contro gli Orgasmi strepitosi, in teoria, ma...» Sollevò la busta. «Si tratta di una caccia al tesoro. Bisogna raccogliere diversi articoli su una lista. È l’addio al nubilato di mia sorella, capisce.»

    Sorellastra. Avrebbe dovuto specificarlo. Probabilmente lo sconosciuto si stava chiedendo quale delle belle ragazze sedute là fuori potesse avere dei geni in comune con lei.

    «Lo avevo immaginato.» Diede un’occhiata alla sua maglietta, poi guardò fuori nella calda serata, dove Angelica, Fenella e le loro amiche avevano radunato una vera folla di scapoli e stavano scherzando con loro. «Non mi sembra che si diverta come le altre.»

    «Oh, no, mi sto divertendo.» Sarah si sforzò di sembrare convincente. Bevve un altro sorso di quel cocktail disgustoso, trattenendo una smorfia.

    Lui le prese gentilmente di mano il bicchiere e lo posò sul tavolo alle loro spalle. «Lei è una delle peggiori attrici che abbia mai incontrato.»

    «Grazie. Addio alla mia promettente carriera di star di Hollywood.»

    «Mi creda, era un complimento.»

    Sarah alzò gli occhi su di lui, chiedendosi se non la stesse prendendo in giro, ma la sua espressione

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