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Vendetta contro la principessa: Harmony Destiny
Vendetta contro la principessa: Harmony Destiny
Vendetta contro la principessa: Harmony Destiny
E-book151 pagine2 ore

Vendetta contro la principessa: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Lui vuole la sua vendetta.

Hanno condiviso una notte di passione, ma al mattino lei non c’è più. E Bobby Callahan

non riesce a dimenticare Jane Hefner. Tanto che, quando la rivede, non vorrebbe più lasciarla andare.

Poi però scopre chi è lei realmente. Un membro della famiglia reale Al-Nayhal, che anni prima ha rubato le terre di suo padre distruggendo così la sua vita. Per questo lui aveva giurato vendetta e ora sa come ottenerla: seducendo un’altra volta la bella Jane per poi abbandonarla.

Ma ogni cosa di quella donna, dal suo aspetto al suo carattere dalla sua sincerità alla sua passione, portano Bobby a intraprendere una guerra con se stesso che non avrà né vinti né vincitori.
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2016
ISBN9788858947852
Vendetta contro la principessa: Harmony Destiny
Autore

Laura Wright

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Vendetta contro la principessa - Laura Wright

    successivo.

    1

    Jane Hefner non poté impedirsi di sorridere mentre entrava nell'atrio della Rolley Estate, accompagnata dal ticchettio dei suoi tacchi sul marmo bianco. Un mese prima, la grande residenza texana dei Turnbolt l'avrebbe intimorita. Ma a quell'epoca era solo una ragazza residente in una modesta casa bifamiliare, in una tranquilla strada di una ancor più tranquilla cittadina costiera della California. Una ragazza che lavorava come chef in un ristorantino pittoresco per un salario appena dignitoso... e che sognava, un giorno, di guadagnare abbastanza da aprire un suo locale.

    Un mese prima, quando era semplicemente Jane Hefner, non Jane Hefner Al-Nayhal, principessa di un piccolo ma ricchissimo paese chiamato Emand.

    Con alle spalle solo quattro settimane di lezioni di bon ton, Jane si mescolò alla folla che si aggirava per il salotto dei Turnbolt facendo incetta di antipasti vari e di aperitivi a elevato contenuto alcolico.

    La Rolley Estate era un'imponente dimora che sorgeva in cima a una collina alta circa quattrocento metri, circondata da duemila ettari di verde allo stato selvaggio. Ad appena trenta minuti dalla cittadina di Paradise, Texas, la tenuta Rolley, con la sua aspra bellezza, appariva come un mondo lontano anni luce dalla grande metropoli. Jane aveva saputo dal fratello che i proprietari, Mary Beth e Hal Turnbolt, avevano acquistato la tenuta cinque anni prima e non avevano perso tempo a trasformarla da oasi di pace in un moderno resort turistico, completo di tre dependance per gli ospiti, un lago artificiale, un gazebo, un teatro e un eliporto.

    Jane andò a sedersi in un angolo abbastanza tranquillo accanto al camino. Una lieve brezza le scaldava la schiena, lasciata nuda dalla generosa scollatura del vestito di seta color verde smeraldo. Oddio, com'era bello essere sole. Anche soltanto per poche ore. Adorava i fratelli e la cognata, Rita, ma nelle ultime quattro settimane non era stata impegnata in conversazioni a scopo didattico o in un qualche genere di dovere regale unicamente quando era a letto... e anche allora l'attività onirica non era stata meno intensa della sua vita quotidiana.

    «Gamberetti?»

    Jane alzò la testa e, mentre sorrideva al cameriere, ricordò il motivo per cui aveva accettato l'invito al party dei Turnbolt, e cioè studiare cosa offriva Dallas nell'ambito dell'organizzazione di buffet, dalla qualità delle pietanze a quella del personale di servizio e degli chef. Doveva, infatti, elaborare un menu e assumere il personale di servizio per il party di benvenuta al mondo alla piccola Daya Al-Nayhal. Mancavano soltanto tre settimane, e Jane era decisa a far restare a bocca aperta Sakir e Rita.

    Servendosi di una porzione di gamberetti, Jane notò una piccola ciotola di salsa. «Cos'è?»

    «Oh.» Il giovane cameriere si morse il labbro, guardando da Jane alla ciotola. «È salsa aromatizzata al cilantro. Una specie di besciamella, credo.»

    Lo credeva?

    Jane fece una smorfia. Se quel tizio avesse lavorato nella sua cucina, si sarebbe preso una solenne lavata di capo. Ma lei non aveva più una sua cucina.

    «Vuole assaggiarla?» C'era un'ombra di ansia nella domanda, come se il cameriere non l'avesse assaggiata e non fosse sicuro al cento per cento della freschezza degli ingredienti.

    «Grazie» rispose lei, servendosi.

    La salsa era squisita, ed era perfetta con i gamberetti. Mentre osservava il suo negligente cameriere allontanarsi, Jane scosse la testa, dispiaciuta per lo chef. Chissà con quale passione il poverino aveva dato alla luce quella deliziosa creazione, e ora, per colpa dell'ignoranza del cameriere, i suoi sforzi rischiavano di essere vanificati.

    Addentando un gamberetto, Jane si chiese se la ricerca di un adeguato servizio di catering non si sarebbe rivelata più difficile del previsto. A giudicare dall'ultima settimana, avrebbe dovuto cominciare a preoccuparsi. Aveva partecipato a tre ricevimenti in sette giorni e solo un cameriere le aveva fatto una buona impressione. Il compito che l'attendeva richiedeva tutte le sue energie, e non avrebbe dovuto lasciarsi distrarre da altri interessi. Il problema era che, negli ultimi tempi, perdeva spesso la concentrazione. Certo, era felice di fare un piacere alla sua nuova famiglia in quell'occasione così speciale, ma quell'impegno era ben lungi dal regalarle le gratificazioni che era solita provare quando lavorava come chef.

    Quando il rumore intorno a lei si placò all'improvviso, Jane si riscosse da quei pensieri. Alzando la testa, vide una donna vicino ai settant'anni, con occhi neri e un naso adunco, avvicinarsi a un palchetto improvvisato. Era la padrona di casa. Mary Beth Turnbolt. La quale fissò la folla con l'aria di chi avrebbe provato un gusto enorme a premere un pulsante invisibile per ridurre tutti al più completo silenzio. Ottenne comunque lo stesso effetto sollevando in alto le mani e increspando le labbra.

    «Signore e signori» esordì con una voce roca ma di una sorprendente cordialità. «Vorrei ringraziarvi per essere qui stasera. È meraviglioso vedere quanto numerosi siano gli amici che sostengono questa causa. Come la maggior parte di voi ben sa, il figlio della nostra governante Beatrice, Jesse, è affetto dalla sindrome di Down, e Hal e io siamo ansiosi di finanziare le differenti ricerche in atto per la scoperta di nuove terapie.»

    Jane vide Mary Beth voltarsi a sorridere a una donna bionda, dalle guance rubiconde, seduta sul divano. Doveva essere Beatrice. Al suo fianco era seduto un uomo, presumibilmente il marito, che la teneva per mano.

    «Stasera abbiamo un ospite d'eccezione» proseguì Mary Beth. «È raro che partecipi a questo genere di eventi, anche se tutti noi cerchiamo spesso di convincerlo.»

    Quel commento fu accolto da diffuse risatine femminili e Jane aggrottò la fronte, confusa.

    Mary Beth si illuminò, con un sorriso tutto denti. «Vi prego, aiutatemi a dare il benvenuto a uno dei miei più cari amici, nonché all'uomo che ha addestrato i nostri nove cavalli, Bobby Callahan.»

    Jane seguì lo sguardo dei presenti, puntato in direzione della porta. Dimenticando gli ultimi tre gamberetti annegati nella salsa, Jane fissò l'uomo che si faceva largo tra la folla e saliva sul podio. Sulla trentina, alto almeno un metro e novanta, atletico e muscoloso, indossava uno smoking nero che gli andava appena un po' stretto.

    Il cuore di Jane iniziò a battere forte, e lei ebbe di colpo l'impressione che le fiamme residue del fuoco alle sue spalle si fossero trasformate in un furioso incendio.

    A differenza degli altri uomini presenti in sala, quello che le stava davanti non era un tipo mondano. L'andatura tracotante da cowboy e i lineamenti rudi e marcati sotto i corti capelli castano scuro indicavano che era abituato a lavorare all'aria aperta, e che se ne infischiava di vestiti griffati o di gamberetti in salse elaborate.

    Jane si ricordò di deglutire mentre Bobby Callahan fissava la folla con due occhi azzurri limpidi e sicuri. La sua era una bellezza tutt'altro che classica, ma era indubbiamente l'uomo più sexy della sala.

    Jane rimase a osservarlo mentre regolava il microfono alla propria statura e iniziava a parlare al pubblico in sala. «Prima di tutto, voglio ringraziare Mary Beth e Hal per aver dato questo party in favore dei bambini colpiti da sindrome di Down e il Ranch KC. Li ringrazio anche per avermi concesso l'opportunità di parlare a voi tutti. Soprattutto sapendo quanto sappia essere prolisso.» Bobby fece una pausa e concesse al pubblico un sorriso decisamente malizioso.

    Sentendo le gambe stranamente instabili, Jane si avvicinò al palco.

    «Mio padre era solito dire: ''Se non ti pare che ne valga la pena, probabilmente non la vale''» proseguì Bobby con una marcata cadenza texana. «Queste parole mi sono rimaste impresse nella mente e mi hanno spinto a cercare cosa davvero conta in questa vita.» Respirò a fondo, quindi riprese il discorso con la sua voce profonda. «La maggior parte di voi sa che mia sorella Kimmy è morta un mese fa. Era per me la persona più importante al mondo ed è stata lei a ispirare il Ranch KC. Mi manca tanto, ma il suo ricordo è forte e mi dà una ragione per alzarmi la mattina. Sì, era una ragazza Down, ma non ha mai permesso che questo le fosse di ostacolo. Era un tipo tenace, mi comandava a bacchetta ed era la mia migliore amica.» La sua voce calò di tono e il sorriso svanì. «Alcuni di voi conoscono il Ranch KC, i nostri programmi per insegnare ai bambini ad avere cura dei cavalli, le passeggiate a cavallo in compagnia di assistenti e i campi estivi per chi di loro ha difficoltà di apprendimento o problemi di udito e di vista. Molti di voi sono stati davvero generosi con noi nel corso degli anni, e qualcun'altro potrebbe decidere di diventarlo stasera.»

    Ci furono scoppi di risate, anche se contenute per rispetto alla serietà dell'argomento. Bobby Callahan sapeva come imporsi, conquistando l'attenzione degli uomini con il suo senso dell'umorismo e quella delle donne con parole nobili e piene di sentimento.

    «Sono convinto, e so che mio padre sarebbe stato dello stesso parere, che il Ranch KC vada sostenuto. Spero che lo pensiate anche voi. E ora, vi auguro una buona serata.»

    Dalla sala si levò un applauso scrosciante e Jane notò che alcune donne si tamponavano gli occhi, probabilmente nel tentativo di preservare il loro mascara da cinquanta dollari. Ma lasciò ben presto perdere la folla e, in punta di piedi, cercò di individuare Bobby Callahan.

    Le parole di quell'uomo erano riuscite a riaprire una ferita non ancora cicatrizzata nella sua anima, quella infertale molti anni prima, quando sua madre le aveva comunicato che stava diventando cieca. Era strano. Molte persone in passato avevano tentato di indurla a parlarne, a dare sfogo ai suoi sentimenti e alle sue paure, ma lei si era sempre chiusa in se stessa. Quella sera, invece, per un motivo incomprensibile, Bobby Callahan aveva risvegliato emozioni sepolte da tempo.

    Con il cuore a mille, Jane lo vide stringere la mano a diverse persone al bar prima di afferrare due birre e uscire dalla sala.

    «Una costoletta di maiale in gelatina al porto?» chiese una ragazza sui vent'anni, con un'abbronzatura invidiabile e grandi occhi verdi, porgendole un vassoio. «È l'ideale con il merlot che serviamo stasera.»

    Jane scosse la testa. «No, grazie.» La cameriera era perfetta, per aspetto e professionalità, e

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