Un Natale con il capo: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Il giovane milionario Chaz Monroe si è appena regalato un nuovo giocattolo: un'agenzia pubblicitaria potenzialmente redditizia, ma con qualche difficoltà. Per capire cos'è che non funziona, si assegna il ruolo di vicepresidente, senza svelare la sua vera identità. Ora può controllare da vicino l'operato di Kim McKinley, la più dotata, e carina, delle pubblicitarie. Peccato che lei lo veda come il fumo negli occhi, convinta che le abbia soffiato la promozione che le spettava di diritto. Oltretutto il nuovo capo vuole a tutti i costi che Kim lavori a un'impor-tante campagna natalizia, mentre lei detesta quel particolare periodo dell'anno. Ma la resistenza della ragazza ha vita breve: come può impedire al fascino magnetico di Chaz di stregarla? Forse, per la prima volta, Kim vivrà un caldo, fantastico Natale.
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Recensioni su Un Natale con il capo
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Anteprima del libro
Un Natale con il capo - Linda Thomas Sundstrom
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Boss’s Mistletoe Maneuvers
Harlequin Desire
© 2014 Linda Thomas-Sundstrom
Traduzione di Lara Zandanel
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-437-0
www.harlequinmondadori.it
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1
Chaz Monroe sapeva apprezzare un bel fondoschiena femminile quando ne vedeva uno. E la bionda che camminava lungo il corridoio davanti a lui era incredibilmente vicina a un dieci.
Snello, tondeggiante, sodo e femminile, il suo mirabile fondoschiena ondeggiava sensibilmente mentre si muoveva, sotto una stretta gonna nera che faceva poco per nascondere un meraviglioso paio di gambe. Lunghe, affusolate, avvolte in sottili collant neri che terminavano in un paio di comode scarpe...
Le scarpe furono una delusione, un lieve intoppo nel giudizio complessivo, considerato quanto fosse sexy.
Era un tipo da tacchi a spillo, decise Chaz. Tuttavia, anche se la donna era un piacere per gli occhi, non era né il luogo né il momento per una distrazione di quel genere. Non con un’impiegata.
Mai con un’impiegata.
Indossava un morbido maglione grigio che modellava il suo busto snello. La sua camminata era sicura, professionale e quasi arrogante considerato il modo in cui avanzava nello stretto corridoio.
Chaz la seguì finché svoltò a destra. A quel punto, dirigendosi a sinistra verso il suo nuovo ufficio, fu pervaso da una folata di profumo. Non una tipica fragranza floreale. Qualcosa di impercettibile, quasi dolce, che avrebbe deciso il suo destino lì e subito, se lui fosse stato un altro tipo d’uomo, con un progetto diverso. Però doveva pensare e comportarsi come il proprietario di un’agenzia pubblicitaria nel cuore di Manhattan.
Occuparsi di quel nuovo business richiedeva tanto di quel tempo da escludere ogni relazione, compresi appuntamenti e avventure. Negli ultimi due mesi era diventato quasi un monaco, dato che non aveva nemmeno un’ora di tempo per le distrazioni, se voleva risollevare quella compagnia in un tempo ragionevole.
Era quella la priorità. Lì aveva investito i suoi soldi.
Fischiettando, Chaz superò Alice Brody, l’elegante e, appena ereditata, segretaria di mezza età. Entrò nel suo ufficio attraverso una porta a vetri su cui era ancora riportato il nome del vicepresidente che aveva licenziato per aver permesso alla società di scivolare dal vertice alla mediocrità. Una gestione fiacca non era accettabile in un’azienda dove non sembrava esserci niente di sbagliato nel lavoro del resto dello staff.
«C’è un’altra persona da vedere oggi» gli disse Alice.
«Ho bisogno di qualche minuto per sbrigare alcune faccende» rispose Chaz. «Può portarmi i documenti che ho richiesto?»
«Arrivo subito.»
Qualcosa nel tono di Alice lo spinse a chiedersi cosa stesse pensando. Sentiva i suoi occhi su di lui. Quando la osservò, gli sorrise.
Chaz scacciò quel pensiero. Era abituato a piacere alle donne. Ma era suo fratello il vero, buon partito. Come primo della famiglia ad aver fatto strada diventando milionario, otteneva titoli sui giornali e si lasciava alle spalle schiere di donne.
Chaz aveva molta strada da fare per eguagliare il fratello nei rapporti con il gentil sesso.
Tuttavia prima, doveva finire di gestire i vecchi contratti e fare in modo che tutti fossero coinvolti nel nuovo piano aziendale. Doveva decidere come parlare a una persona in particolare. Kim McKinley, la donna che tutti ritenevano adatta a un’immediata promozione. Quella in corsa per il posto da vicepresidente prima che lui si facesse temporaneamente carico di quel ruolo, entrando sotto copertura nel nuovo business.
Inoltre doveva scoprire perché Kim McKinley aveva una clausola nel contratto che le consentiva di non lavorare alla principale campagna pubblicitaria dell’anno. Natale.
Non riusciva a capire perché un’impiegata che puntava a una posizione di rilievo e che era sempre in prima linea potesse essere esentata da quella campagna.
Si era dato come priorità di scoprire tutto su Kim, che si occupava di quattro dei principali clienti della società. I clienti sembravano amarla e le affidavano i loro soldi.
Poteva tornargli utile avere al suo fianco un tipo del genere, ed era certo di poterla ricondurre alla ragione riguardo alla campagna di Natale. Le persone intelligenti dovevano essere flessibili. Sarebbe stato un peccato dover utilizzare un ultimatum, rischiando che Kim perdesse tutto ciò per cui aveva lavorato così duramente a causa delle nuove regole su dirigenza e contratti.
Era sicuro che il suo appuntamento con Kim McKinley sarebbe andato bene. Avere a che fare con le persone era ciò che gli riusciva meglio.
I problemi dell’agenzia e l’incremento del fatturato erano le ragioni per cui aveva acquistato quella società. Quello e il bisogno irrefrenabile di dimostrare al fratello cosa fosse in grado di fare.
Il bilancio dell’agenzia non era male; aveva solo bisogno di un po’ di cure.
Era quella la ragione per cui era entrato sotto copertura come nuovo vicepresidente. Immaginava che sarebbe stato più facile per gli impiegati trattare con un collega piuttosto che con il nuovo proprietario. Fingersi uno di loro gli avrebbe permesso di approcciare le dinamiche dell’azienda.
Sarebbe stato molto generoso con Kim McKinley e con tutti gli altri che avevano voglia di lavorare, se si mettevano in gioco.
Sperava di guadagnarsi il loro rispetto.
Chaz si voltò quando la porta si aprì, e Alice entrò senza bussare. Gli porse una cartelletta di documenti. Ringraziandola, attese che se ne andasse prima di sedersi. Appoggiando il file sulla scrivania, lesse il nome sulla copertina.
Kimberly McKinley.
Aprì la cartelletta e iniziò a leggere. Aveva ventiquattro anni, si era laureata con il massimo dei voti alla NY University.
Esaminò i suoi riconoscimenti. Era descritta come una lavoratrice instancabile. Una professionista onesta, originale, intelligente e creativa con una buona base clienti. Un’impiegata eccellente proposta per un avanzamento di carriera ai vertici della direzione.
C’era un’altra cosa che voleva verificare tra la documentazione. Il suo stato civile.
I single erano noti per la loro etica di lavoro e le ore di straordinario che potevano garantire. La rapida avanzata di McKinley probabilmente non era dovuta solo alla sua abilità negli affari, ma anche al suo essere disponibile.
Lanciò un’occhiata alla sedia vuota di fronte a lui. Batté le dita sulla scrivania.
Quanto desideri una promozione, Kim?, avrebbe potuto chiederle. La verità era che se avesse ottenuto il posto, sarebbe diventata una delle più giovani vice presidenti donne nella storia della pubblicità.
E a lui stava bene. Le menti giovani erano le migliori, e McKinley incarnava perfettamente il soprannome che le avevano attribuito i colleghi. Wonder Woman.
Anche se conosceva già il numero dei suoi clienti, controllò la lista.
Quelli che aveva classificato come I Grandi Quattro rifiutavano di lavorare con chiunque altro, e di certo anche la McKinley lo sapeva e probabilmente l’avrebbe usato a suo vantaggio, se fosse stato necessario. Quei clienti l’avrebbero seguita nel caso lui l’avesse messa alle strette e costretta ad andarsene?
Alzò lo sguardo e trovò Alice di nuovo sulla soglia.
«Cosa dirà Kim credendo che io le abbia soffiato il posto?»
«A Kim era stata promessa quella posizione dall’ultima persona che ha occupato quella scrivania. Sarà delusa» rispose Alice.
«Quanto delusa?»
«Molto. È una risorsa per la società. Sarebbe un peccato perderla.»
Chaz annuì pensieroso. «Pensi che potrebbe andarsene?»
Alice scosse le spalle. «È una possibilità. Potrei fare il nome di diverse agenzie in città che vorrebbero averla.»
Chaz osservò la documentazione, pensando che probabilmente avrebbe dovuto trattarla con i guanti.
Se tutti in città la volevano, la tattica della pressione avrebbe funzionato per obbligarla a restare e ad accettare altro lavoro?
«Perché non segue le campagne natalizie?»
«Non ne ho idea. Dev’essere qualcosa di personale» rispose Alice. «Va alle riunioni se necessario, ma non gestisce direttamente il lavoro.»
«Perché pensi che possa essere qualcosa di personale?» insisté Chaz.
«Dai un’occhiata alla sua postazione.»
«C’è qualcosa che non va?»
«Non ha niente che ricordi il Natale. Mancano quindici giorni alla festa e lei non ha nemmeno una penna rossa e verde» disse Alice.
L’immagine della bionda in corridoio gli riempì la mente. Si domandò se Kim McKinley le assomigliasse.
La immaginava come una ragazza testarda e, nel contempo, assennata. Con gli occhiali probabilmente, un abito severo in tweed che la faceva sembrare più vecchia della sua età ma che le dava una certa credibilità.
Chaz si appoggiò alla sedia ed esaminò l’ufficio, pensando che avrebbe preferito essere da qualsiasi altra parte piuttosto che lì, in incognito. Fingere non era il suo forte. Era stato un giovane pubblicitario piuttosto bravo lui stesso, prima di entrare nel business di famiglia e di comprare altre società. Da allora aveva fatto piangere più di un impiegato.
Era responsabile delle decisioni riguardo il grado più alto dell’agenzia. Ma una volta svelato di essere il nuovo proprietario, il futuro occupante dell’ufficio di vicepresidente avrebbe avuto bisogno di più di una recensione su carta e di qualche cliente felice. Trovava inconcepibile che chi ambiva a quella promozione evitasse di lavorare alla campagna che portava i maggiori risultati.
Quando sentì bussare alla porta, Chaz si voltò. Non aspettava nessuno e Alice non si disturbava mai ad annunciarsi.
Bussarono di nuovo e la maniglia si mosse. Sembrava che il suo visitatore non avrebbe atteso il permesso per entrare.
La porta si aprì. Una donna si fermò sulla soglia in controluce.
«Ha chiesto di vedermi?»
Chaz immaginò che potesse trattarsi della famigerata McKinley, dato che era l’unica persona rimasta sulla lista degli appuntamenti del giorno.
La donna sulla soglia non era altri che la bellissima bionda.
Già, quella bionda.
«Kim McKinley?»
Kim era così arrabbiata che riusciva appena a controllarsi. La mano sulla maniglia tremava di irritazione.
«Voleva vedermi?» ripeté.
«Sì. Prego, si accomodi» la invitò da dietro la scrivania che avrebbe dovuto essere sua.
Lei scosse la testa.
«Non posso fermarmi a lungo. Ho un appuntamento tra poco.»
«Non la tratterrò troppo. La prego, signorina McKinley, entri.»
Lei rimase in piedi. «Ho un programma fitto da rispettare, signor Monroe, e sono venuta per chiederle se potremmo avere la nostra riunione più tardi.»
Si aspettava quella chiacchierata con il nuovo vicepresidente, ma non si aspettava proprio il suo aspetto.
Lo shock di vedere l’usurpatore in carne e ossa la metteva in una posizione di leggero svantaggio. In quel momento non avrebbe potuto muoversi dalla porta, anche se avesse voluto.
Per una volta, i pettegolezzi non mentivano. Chaz Monroe