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Il matrimonio del greco: Harmony Collezione
Il matrimonio del greco: Harmony Collezione
Il matrimonio del greco: Harmony Collezione
E-book169 pagine3 ore

Il matrimonio del greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Tabby Glover, indipendente e dotata di una lingua tagliente, era pronta a tutto pur di convincere Acheron Dimitrakos a sostenere la sua richiesta di adozione della bambina di cui Ache è co-tutore, ma l'ultima cosa che si aspettava era la scioccante proposta di matrimonio che il milionario greco le ha appena fatto.

Ache non ha scelta: se vuole mantenere il controllo della sua compagnia deve sposarsi entro un anno, e nel momento stesso in cui si trova di fronte l'agguerrita Tabby intravede la soluzione perfetta per entrambi.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830520592
Il matrimonio del greco: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Il matrimonio del greco - Lynne Graham

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Dimitrakos Proposition

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2014 Lynne Graham

    Traduzione di Laura Pagliara

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-059-2

    1

    «Considerando l’espansione e il successo che ha avuto la società, è un testamento molto ingiusto» dichiarò in tono grave Stevos Vannou, l’avvocato di Ash, rompendo il silenzio teso e mantenendo lo sguardo fisso sull’uomo alto e poderoso all’altro lato dell’ufficio.

    Acheron Dimitrakos, Ash per gli amici, miliardario greco e fondatore della DT Industries, non disse nulla. Preferiva non farlo. Di solito il suo controllo era assoluto. Ma non oggi. Di suo padre Angelos si fidava come si fidava di chiunque altro, il che valeva a dire non molto, ma non avrebbe mai pensato che il vecchio sarebbe arrivato a mettere a rischio la società, che lui aveva costruito da solo, con quel testamento bomba. Se Ash non si fosse sposato entro l’anno, avrebbe perso metà della DT e le quote sarebbero andate alla matrigna e ai suoi figli, che erano già adeguatamente garantiti dai termini del testamento. Era inconcepibile. Era una richiesta brutale e ingiusta, che andava contro gli scrupoli e gli alti principi che Ash un tempo credeva fossero cari al padre. Non faceva che dimostrare, come se Ash ne avesse mai dubitato, che non ci si poteva fidare di nessuno e che erano sempre le persone più vicine e più care quelle che ti pugnalavano alle spalle quando meno te lo aspettavi.

    «La DT è la mia società» disse Ash, a denti stretti.

    «Non agli atti, purtroppo» replicò Stevos. «Non ti sei mai fatto intestare le quote di tuo padre. Anche se è indubbio che la società l’hai costruita tu.»

    Di nuovo, Ash non disse nulla. I freddi occhi scuri, contornati da lunghissime ciglia nere, fissavano lo skyline della City di Londra dall’ampia vetrata dell’ufficio nell’attico. I lineamenti asciutti e attraenti del volto erano tesi mentre si sforzava di mantenere l’autocontrollo. «E un lungo processo per contestare il testamento danneggerebbe gravemente l’attività commerciale della società» pronunciò infine.

    «Prendere moglie sarebbe di certo il minore dei mali» suggerì l’avvocato con una risatina cinica. «È la sola cosa che ti rimane da fare, se vuoi riportare tutto alla normalità.»

    «Mio padre sapeva che non avevo intenzione di sposarmi. L’ha fatto apposta» disse Ash fra i denti. La rabbia aveva preso momentaneamente il sopravvento, all’idea della donna a cui il padre, evidentemente impazzito, aveva pensato per lui. «Non voglio una moglie. Tantomeno dei figli. Non voglio farmi sconvolgere la vita da queste cose!»

    Stevos Vannou si schiarì la gola, osservando preoccupato il suo datore di lavoro. Non lo aveva mai visto tradire rabbia, né, a dire il vero, alcun genere di emozione. Il miliardario e titolare delle DT Industries era sempre freddo come il ghiaccio, se non di più, ad ascoltare le tante storie delle amanti scaricate senza il minimo scrupolo e riportate dalla stampa scandalistica. Il suo approccio distaccato e razionale, la sua riservatezza e la mancanza di sentimenti umani erano ormai diventati materiale utile per racconti ai limiti del leggendario. Girava voce che quando, durante una riunione del consiglio di amministrazione, a una delle sue assistenti personali erano iniziate le doglie, lui le aveva ordinato di rimanere e finire la riunione.

    «Scusa se mi comporto da ottuso, ma direi che qualunque donna farebbe la fila per sposarti» sottolineò l’avvocato, pensando alla propria moglie, che andava in delirio ogni volta che vedeva Acheron, anche solo in fotografia. «La vera sfida è scegliere una moglie, più che trovarla.»

    Ash serrò la bocca a mo’ di acida replica, ben consapevole che quell’uomo non poteva capire fino in fondo e che stava solo cercando di aiutarlo, sebbene fosse un po’ semplicistico sostenere l’ovvio. Sapeva che per trovare una moglie gli sarebbe bastato schioccare le dita, con la stessa facilità con cui avrebbe trovato una donna da portarsi a letto. E gli era chiaro perché fosse così facile: erano i soldi ad attrarre. Acheron aveva una flotta di jet privati e case sparse in tutto il mondo, per non parlare del personale che lo serviva e riveriva. Pagava bene per avere un buon servizio. Era anche un amante generoso, ma ogni volta che vedeva la brama di dollari negli occhi di una donna, si spegneva immediatamente. E gli accadeva sempre più di frequente, tanto che ormai evitava il sesso più spesso di quanto avrebbe voluto. Aveva bisogno del sesso come dell’aria che respirava, e non riusciva a capire perché trovasse così profondamente repellenti l’avidità e il tentativo di manipolarlo delle donne che gli si concedevano. Evidentemente, da qualche parte, dentro di sé, sepolta così a fondo da non riuscire a sradicarla, si celava un’ipersensibilità che lui non sopportava e che aveva fatto di tutto per sopprimere.

    Ma il peggio era che sapeva cosa c’era dietro a quel testamento. L’incapacità del padre di capire che la donna che cercava di propinargli era un anatema per lui lo sbigottiva. Sei mesi prima della morte di suo padre, avevano litigato furiosamente, e da allora Acheron aveva evitato di andare a trovarlo. Aveva cercato di parlarne alla matrigna, ma sembrava che nessuno fosse disposto a mostrare un briciolo di buon senso, meno di tutti il padre, sempre più convinto che la ragazza che lui stesso aveva cresciuto fin dall’infanzia sarebbe stata una moglie ideale per il figlio e che insieme sarebbero stati una coppia perfetta.

    «Certo, forse potresti ignorare il testamento e acquistare la quota societaria della tua matrigna» suggerì l’avvocato con nonchalance.

    Ash gli lanciò uno sguardo sardonico. «Non pagherò ciò che è mio di diritto. Nel frattempo ti ringrazio per la tua disponibilità.»

    Colto l’inequivocabile invito a congedarsi, Stevos si alzò per uscire, intenzionato a informare immediatamente i colleghi, per decidere insieme un piano d’azione. «Metterò le migliori menti dell’azienda a lavorare sulla questione.»

    Ash fece un cenno col capo, sebbene nutrisse poche speranze di poter trovare una scappatoia. L’esperienza gli diceva che il padre si era rivolto senza dubbio a un consulente legale e che non avrebbe mai inserito quella clausola vincolante, senza la certezza che fosse praticamente a prova di bomba.

    Una moglie, rifletté Ash cupo. Fin da piccolo sapeva che non si sarebbe mai sposato, che mai sarebbe diventato padre. Non voleva un figlio da crescere a propria immagine e somiglianza, che seguisse i suoi passi, e tantomeno desiderava trasmettergli l’oscurità che serbava chiusa a chiave dentro di sé. E poi i bambini neppure gli piacevano, lo sporadico contatto che aveva avuto con loro aveva solo avvalorato la convinzione che fossero chiassosi, difficili da gestire e fastidiosi. Perché una qualsiasi persona sana di mente dovrebbe volere un essere da accudire ventiquattr’ore al giorno, che non ti procura altro che notti insonni? E allo stesso modo, perché un qualsiasi uomo dovrebbe accontentarsi di una sola donna nel proprio letto? La stessa donna, notte dopo notte, settimana dopo settimana. Ash rabbrividì all’idea di un vincolo sessuale tanto rigoroso.

    Comunque, doveva prendere una decisione e doveva farlo in fretta, prima che la notizia di quel ridicolo testamento si diffondesse e danneggiasse la società su cui aveva investito la sua intera vita.

    «Nessuno vede il signor Dimitrakos senza appuntamento e previo suo consenso» ripeté freddamente la longilinea segretaria. «Se non se ne va, signorina Glover, sarò costretta a chiamare la sicurezza e farla allontanare dall’edificio.»

    Per tutta risposta, Tabby si lasciò ricadere pesantemente nella lussuosa poltroncina della reception. Seduto davanti a lei, dall’altra parte della stanza, un uomo stava studiando dei documenti e parlava rapido al cellulare in una lingua straniera. La consapevolezza di trovarsi in un ambiente estremamente lussuoso e di avere un aspetto orribile non era d’aiuto all’autostima e alla sicurezza di Tabby, ma era un pezzo che lei non dormiva una notte intera, non aveva più abiti decenti ed era disperata. Solo la disperazione l’avrebbe potuta portare alla DT Industries, nella speranza di poter avere un colloquio con quell’abominevole uomo, che aveva rifiutato di assumersi la responsabilità della bambina che lei amava con tutto il cuore. Acheron Dimitrakos era un porco egoista e arrogante, e leggere delle sue imprese da donnaiolo in una rivista scandalistica di una cliente non aveva fatto che confermare l’opinione che aveva di lui. L’uomo che aveva più soldi di re Mida aveva voltato le spalle ad Amber, senza neppure esprimere, in qualità di suo co-tutore, la volontà di incontrare Tabby, o, per lo meno, di verificare la situazione della bambina.

    Come previsto, la telefonata della segretaria alla sicurezza fu fatta di lì a poco, a voce alta e decisa, con l’evidente intenzione di spaventare Tabby e indurla ad andarsene prima dell’arrivo delle guardie. Tabby non si mosse, il corpo esile rigido per la tensione, mentre cercava di pensare freneticamente a un’altra strategia. La sua idea di intrufolarsi nell’ufficio di Acheron, a quanto pareva, non stava funzionando. Non che avesse avuto altra scelta. La situazione era davvero molto grave, rifletté, se una persona così insensibile era diventata la sua ultima speranza.

    E poi ci fu un’inattesa svolta, e per una frazione di secondo Tabby si ritrovò a fissare l’uomo alto e imponente che fino a quel momento aveva visto solo sulle foto patinate delle riviste, e che stava attraversando la reception seguito da due uomini in completo. Balzò in piedi e gli corse dietro. «Signor Didmitrakos... Signor Dimitrakos!» lo chiamò, incespicando sulle sillabe di quel cognome maledettamente complicato.

    E nell’istante in cui la sua altissima e autoritaria preda si arrestò accanto all’ascensore, con un’espressione incredula, le andarono incontro le guardie della sicurezza, letteralmente di corsa, borbottando ferventi scuse all’uomo davanti a lei!

    «Sono l’altro tutore di Amber, Tabby Glover!» spiegò con rapidità febbrile, mentre i due uomini la afferrarono per le braccia, allontanandola da lui con uno strattone. «Devo vederla... Ho tentato di ottenere un appuntamento ma non ci sono riuscita, anche se è assolutamente indispensabile che le parli prima del fine settimana!»

    Gli uomini della sicurezza dovevano essere rimpiazzati, se avevano permesso a una pazza di raggiungere l’ultimo piano del suo edificio e metterlo all’angolo, rifletté Ash esasperato.

    La giovane indossava un giaccone liso, jeans e scarpe da ginnastica altrettanto logore, e i capelli chiari erano raccolti in una coda alta: non il tipo di donna che avrebbe attratto la sua attenzione. Tuttavia non aveva potuto fare a meno di notare gli straordinari occhi blu, di un’insolita sfumatura viola, che campeggiavano sui lineamenti tirati.

    «La prego!» disse Tabby affannata. «Non può essere così egoista! Il padre di Amber era un membro della sua famiglia...»

    «Non ho famiglia» le comunicò secco Ash. «Accompagnatela fuori» disse agli agenti di sicurezza, che presero in consegna Tabby dalle guardie del corpo, continuando a trattenerla, anche se lei non aveva reagito. «E fate in modo che non accada più.»

    Presa alla sprovvista dal fatto che quell’uomo non le avrebbe concesso neppure cinque minuti del proprio tempo, e che non aveva dato mostra di riconoscere il nome di Amber, Tabby rimase per un istante senza parole. Poi imprecò furibonda contro di lui, usando un linguaggio che non le era mai uscito di bocca prima di allora. La violenta ostilità riflessa negli occhi scuri e luminosi di Dimitrakos la scioccò. Evidentemente, la facciata distaccata che quell’uomo esibiva nascondeva delle profondità molto più torbide.

    «Signor Dimitrakos...?» si interpose un’altra voce. Tabby voltò la testa e vide l’uomo che era seduto davanti a lei nella sala d’attesa.

    «La bambina: si ricorda la richiesta di tutela che lei ha respinto un paio di mesi fa? Da parte di un suo lontano cugino?» Stevos Vannou avanzò veloce verso Acheron Dimitrakos, per poter continuare a voce bassa.

    Un ricordo insignificante riecheggiò in un angolo remoto del cervello di Ash e gli fece corrugare le sopracciglia nere e dritte. «E con questo?»

    «Brutto bastardo egoista!» lo apostrofò Tabby, indignata per la sua mancanza di reazione e per le conseguenze che quell’indifferenza avrebbe causato al destino di Amber. «Vado dalla stampa a raccontare la storia... lei non merita altro. Tutti quei dannati soldi e non può fare nulla di buono!»

    «Siopi! Faccia silenzio» le ordinò Acheron con severità, prima in greco e poi in inglese.

    «E sarà lei a costringermi a farlo?»

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