Audaci fantasie: Harmony Collezione
Di Miranda Lee
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Info su questo ebook
Ma per Laura, che da due anni lavora con lui, le cose stanno diversamente. Lei non ha tempo da perdere con uomini come lui: affascinanti, sì, ma allergici alle relazioni durature e ai sentimenti. Questo è quello che ha pensato di lui fin dal primo incontro, e il tempo trascorso da allora non le ha fatto cambiare idea. Quando però è proprio Ryan a correre in suo soccorso per una ragione molto personale, Laura scopre di non essere così immune al suo fascino come credeva, ma soprattutto che quell'interesse sembra essere ricambiato.
Miranda Lee
Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!
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Anteprima del libro
Audaci fantasie - Miranda Lee
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Man Every Woman Wants
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Miranda Lee
Traduzione di Silvia Zucca
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-664-6
1
Ryan Armstrong non mischiava mai gli affari con il piacere.
Il suo era il caso di chi è rimasto scottato una volta e sente la bruciatura per sempre, tendendo a battere in ritirata. Non che battere in ritirata fosse una frase che si addiceva alla sua personalità. Piuttosto, si poteva dire che fosse diffidente.
Ryan era diffidente nei confronti delle complicazioni e conseguenze che derivavano dalla mescolanza di affari e piacere. Molto diffidente.
Da giovane, quando ancora non era entrato nel mondo degli affari, non c’era stato bisogno di resistere alle tentazioni del sesso più gentile. Quando si era sentito attratto da una ragazza, non si era mai soffermato a pensare prima che i suoi ormoni maschili si fossero messi in azione. Madre Natura lo aveva dotato di uno di quei corpi, alti, atletici, dalle spalle larghe per cui le donne sbavavano e che lo aveva fatto diventare uno dei migliori e meglio pagati portieri del mondo. Dai ventitré ai ventinove anni, tempo durante il quale aveva giocato a calcio in diversi club europei, aveva contato più ragazze nel suo letto che gol parati.
Quando un infortunio lo aveva costretto a ritirarsi, raggiunti i trent’anni, e, ritornato a Sydney, aveva aperto la sua compagnia sportiva, sfortunatamente per lui, Ryan non aveva sviluppato la buona abitudine di controllare o ignorare i suoi desideri sessuali. Era uscito con una ragazza, una sportiva come lui, e aveva pensato che il loro fosse solo un flirt casuale, ma lei aveva iniziato a insistere per volere di più. E quando lui aveva rotto, lei aveva fatto di tutto per distruggergli gli affari. Ne era uscito vincitore, alla fine, ma ce l’aveva fatta per il rotto della cuffia. Tremava ancora quando ripensava a quanto poco c’era mancato per perdere tutto ciò per cui aveva lavorato. Da lì era nata la regola del non mischiare affari e piacere. Attualmente usciva solo con donne mature, sensibili, e che non avevano nulla a che fare con la Win-Win Sports Management Agency. Si teneva alla larga da clienti e impiegate. La ragazza che frequentava al momento si occupava di relazioni pubbliche per un’agenzia di cui non si era mai servito. Erica era bionda, trentacinque anni, divorziata, senza figli e dotata di un’ambizione spietata. E fortunatamente non era più interessata di lui al matrimonio. O a innamorarsi, per quel che importava. Era intelligente, attraente e sexy. Negli anni, Ryan aveva scoperto che le carrieriste di solito erano delle tigri tra le lenzuola e non si lasciavano prendere dallo sconforto, quando lui decideva di passare oltre.
E Ryan passava oltre dopo pochi mesi. Ogni tanto, qualche relazione durava un po’ di più, ma di solito si consumava in poche settimane. Ryan aveva l’abitudine di troncare, se sentiva che la situazione poteva creare dei problemi. Aveva raggiunto una certa età – al prossimo compleanno sarebbero stati trentotto – per cui molti altri avevano appeso al chiodo il cappello dello scapolo in favore del matrimonio e della famiglia. Tutti i suoi amici ora erano sposati, anche i più insospettabili.
Perciò Ryan capiva perché le esponenti del sesso opposto lo vedessero come un bersaglio ideale. Lui non parlava mai del suo passato, e loro non erano al corrente della decisione che aveva preso tanto tempo prima di non diventare mai un marito e un padre. E non aveva mai cambiato idea in proposito.
Qualcuno bussò bruscamente alla porta, interrompendo il corso dei suoi pensieri e facendogli lanciare un’occhiata all’orologio. Le tre esatte, pensò con una punta di irritazione. Ammirava la puntualità. Detestava perdere tempo ad aspettare le persone. Allora perché non ammirava anche questa puntualità delle tre del pomeriggio?
«Avanti, Laura» disse a denti stretti.
Lei entrò. Aveva l’aspetto curato di sempre. Un completo di sartoria nero, capelli neri trattenuti in uno chignon alla francese. Niente trucco. Né gioielli, né profumo.
Mentre la donna attraversava la stanza per prendere posto sulla sedia che occupava sempre durante i loro incontri settimanali, Ryan la osservò e si chiese perché facesse tutto quello a se stessa. Che pensasse di dover avere quell’aspetto totalmente privo di femminilità per poter essere considerata un buon avvocato?
Chiunque avrebbe potuto vedere che sarebbe stata una donna attraente, se ci avesse provato. Aveva una bella figura e un viso interessante, con zigomi alti e occhi grigi, dal taglio esotico. Doveva ammettere che quegli occhi di solito erano freddi come un cielo artico, specialmente quando fissavano lui.
Perciò Ryan trasalì quando i loro sguardi si incontrarono e vide non la solita glaciale indifferenza, ma una specie di rimpianto doloroso. Laura si fermò persino un attimo per guardarlo.
«Cosa c’è?» le chiese.
«Niente» replicò lei, scuotendo la testa. «Scusa. Andiamo subito al sodo, ti va?» Si sedette e incrociò le gambe per poi sporgersi in avanti e prendere il primo dei contratti che erano appoggiati sulla scrivania di lui per il suo controllo.
Era un contratto lucrativo che Ryan aveva negoziato personalmente e riguardava una nascente stella del tennis maschile, che la Win-Win era stata tanto fortunata da accaparrarsi il mese precedente. Molto del lavoro di Ryan consisteva nel negoziare contratti, tutti venivano controllati dai migliori cervelloni legali di Sydney, e Laura era una di questi.
Non era un’impiegata della Win-Win. Ryan non aveva bisogno di un avvocato che lavorasse per lui full-time. Laura lavorava per Harvey, Michaels e Associati, uno studio americano che aveva una sua ramificazione a Sydney, e nella fattispecie nello stesso edificio in cui Ryan gestiva i suoi affari.
Quando Ryan era diventato cliente, diversi anni prima, era stato un uomo, un giovane avvocato – come Ryan aveva richiesto – a occuparsi delle sue pratiche, ma questi era stato un pessimo guidatore e aveva finito per abbracciare un albero con la sua macchina tre anni prima. Quando lo studio aveva suggerito che il suo posto venisse ricoperto da una donna, Ryan era stato perplesso all’inizio, soprattutto quando aveva scoperto che la donna in questione aveva trent’anni ed era single. Ma non appena aveva incontrato Laura, Ryan aveva capito che non avrebbe corso alcun pericolo di invaghirsi di lei. E viceversa.
Ancora oggi, lei non era un problema. Ma comunque riusciva a irritarlo. Ryan non era abituato a essere trattato con tanta palese indifferenza dai membri del sesso opposto. Pungeva il suo ego maschile, che era piuttosto pronunciato. Ogni tanto il disinteresse di Laura sembrava sfiorare la vera e propria antipatia. A volte, Ryan aveva anche pensato che non fossero gli uomini a interessarle, ma non aveva prove al riguardo. Era più probabile che le sue passate esperienze glieli avessero fatti odiare. Le cose dovevano stare così, altrimenti non doveva aver mai incontrato un uomo capace di sciogliere il suo cuore di ghiaccio.
Una volta, un paio di settimane prima, quando era stata particolarmente gelida con lui, Ryan aveva sentito l’impulso improvviso di prenderla tra le braccia e baciarla, solo per vedere che reazione avrebbe avuto.
Non aveva dato ascolto all’impulso, ovviamente. Ryan sapeva che facendolo si sarebbe fatto un clamoroso autogol che lo avrebbe precipitato in un mare di guai.
E poi, ora aveva imparato a tenere a freno il suo testosterone. Almeno in apparenza, ecco. La sua mente, invece, non aveva fatto altro che volare con la fantasia intorno a quella donna infernale per tutto il pomeriggio. Le rivolse un sorriso sghembo nel ricordare quello che le aveva fatto nella sua testa, e con quanta avidità lei gli aveva risposto.
Nei tuoi sogni, Ryan!
«Cosa c’è di tanto divertente?»
Ryan tornò subito in sé a quella domanda caustica, sorpreso. Non era da Laura accorgersi di qualcosa mentre leggeva un contratto. Neppure alzava mai la testa finché aveva finito, il che, ovviamente, non era il caso, visto che era solo alla seconda pagina.
«Nulla che ti riguardi, Laura» mentì. «Stavo solo pensando al weekend che mi aspetta. Vado in vela con alcuni amici, domani.» Era vero. Quel fine settimana Erica era a Melbourne per una conferenza.
Il sospiro di Laura lo sorprese ancora. Sembrava... invidiosa. «Fortunato te.»
«Vuoi venire?» L’invito era fuori dalle sue labbra prima che se ne fosse reso conto.
Lei batté le palpebre prima di tornare con gli occhi sul contratto. «Mi dispiace» disse brusca. «Ho da fare, questo weekend.»
Wow. Per un pelo. Che diavolo gli era venuto in mente di invitarla? Eppure, quella giustificazione blandiva il suo ego. Forse lei non era poi così indifferente al suo fascino come sembrava.
Molte donne erano attratte da lui perché era un bell’uomo e di successo. Ryan odiava la falsa modestia.
Lei non interruppe più la lettura del contratto, ma l’immaginazione di Ryan continuò a galoppare.
Mmh... Laura aveva proprio delle belle gambe. Gli piacevano le donne con le caviglie sottili e polpacci ben disegnati, e i piedi non troppo grossi. E Laura aveva dei bei piedini, piccoli per una ragazza della sua altezza. Peccato che indossasse quelle scarpe orribili.
Anche i suoi capelli erano belli: scuri, grossi, lucidi, e ovviamente lunghi. Dovevano essere favolosi sparsi su di un cuscino...
Oddio, lo stava facendo ancora. Stava avendo di nuovo delle fantasie sessuali su di lei.
Doveva fermarsi. Si alzò e si mise a guardare fuori dalla finestra. Il suo ufficio, così come casa sua, che distava solo due isolati da lì, aveva una splendida vista sul porto.
Quando si era ritirato dallo sport, a mancargli era stata soprattutto la vita all’aria aperta. Odiava sentirsi rinchiuso. Gli piaceva avere uno spazio aperto intorno, guardare il cielo... e anche l’acqua, aveva scoperto. Non era cresciuto amando il mare, soprattutto perché questo non aveva fatto parte della sua vita. I suoi non lo avevano mai portato in spiaggia, da bambino. Aveva imparato a nuotare a vent’anni, e lo aveva fatto solo per via di un incidente che lo aveva costretto a fare riabilitazione in piscina.
Dopo essere tornato a vivere a Sydney, però, si era scoperto attratto dall’acqua, perciò aveva comprato il suo appartamento e affittato il suo ufficio perché avevano la vista sul porto. Di recente aveva sviluppato un certo interesse per la vela e stava pensando di comprarsi una barca. Il cielo blu, dopo due mesi di pioggia, e l’acqua chiara erano invitanti.
I suoi occhi si soffermarono su Bannelong Point, accanto a cui stava passando una grossa e dispendiosa imbarcazione, un giocattolo da ricconi.
Forse me ne comprerò una un giorno, pensò oziosamente Ryan.
Poteva permetterselo.
La Win-Win non era la sola fonte di guadagno per Ryan. Durante la sua carriera di portiere, Ryan aveva imparato a investire i suoi ingenti stipendi. Quando si era ritirato, era proprietario di una dozzina di appartamenti, tutti situati nelle zone migliori di Sydney, dove gli affitti davano un bel margine di guadagno e le case non rimanevano mai vuote troppo a lungo.
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