Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Un indagine eccitante
Un indagine eccitante
Un indagine eccitante
E-book224 pagine3 ore

Un indagine eccitante

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Leggendo il profilo di Daniel Cassidy, l'investigatore privato Lisa McCabe non ha dubbi: ha trovato il suo uomo ideale. Daniel è una vera bomba sexy, peccato che la Hot Guys Trading Card che ha in mano non appartenga a lei, ma alla donna che l'ha assunta per investigare sul passato del dottore. Lisa sa che durante la sua indagine deve mantenere un atteggiamento il più possibile professionale, e di certo trascorrere una notte di passione fra le braccia del dottor Bollore non è stata una mossa azzeccata. Soprattutto perché Daniel ha sicuramente qualcosa da nascondere.



Miniserie "Trading man" - Vol. 2
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2016
ISBN9788858949436
Un indagine eccitante
Autore

Jo Leigh

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Jo Leigh

Autori correlati

Correlato a Un indagine eccitante

Titoli di questa serie (1)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Un indagine eccitante

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Un indagine eccitante - Jo Leigh

    successivo.

    1

    Lisa McCabe si assicurò che non vi fosse nessuno nelle vicinanze prima di rispondere alla telefonata del fratello. «Che c'è, Logan?»

    «Dove sei?» le chiese. «E perché stai bisbigliando?»

    «Mi trovo alla clinica Moss Street, nel Bronx. Una struttura sanitaria che offre assistenza gratuita.» In piedi sulla soglia lasciò vagare lo sguardo sulla sala d'attesa gremita di gente. «Sono venuta a controllare una persona per quella nostra cliente del gruppo Uomini Super Offresi

    «E che mi dici del divorzio, il caso Murphy? Ho assoluto bisogno di chiuderlo oggi. Andranno in aula la settimana prossima.»

    «Ti ho stampato il rapporto ieri. La cartella è sulla tua scrivania.» L'ingresso di un uomo alto, in tenuta ospedaliera attirò la sua attenzione e lei si affrettò a tirare fuori dalla borsa un foglio piegato.

    «Non la vedo.»

    «Hai guardato nel contenitore della tua posta?» Per essere un uomo che era sul punto di portare la propria agenzia investigativa a un livello del tutto nuovo grazie alla difficile operazione che stava coordinando, il fratello era un vero disastro nella parte cartacea e amministrativa del lavoro.

    Scuotendo la testa, guardò la fotocopia della scheda descrittiva del dottor Daniel Cassidy e intanto ascoltava distrattamente il rumore di fogli che Logan spostava con notevole impazienza.

    Aveva già dedotto che l'uomo alto, comparso per chiamare in visita una paziente, non era l'oggetto della sua indagine. Cassidy aveva un aspetto molto più piacente. Be', era innegabilmente bello. I capelli neri, lisci e folti dal taglio impeccabile lo facevano apparire serio e professionale, ma quegli occhi color cognac erano maledettamente sexy.

    Se lei fosse stata iscritta al club Uomini Super Offresi, una sorta di club per appuntamenti piuttosto selezionati, si sarebbe impadronita di quella scheda basandosi soltanto sui dati estetici. E questo era piuttosto imbarazzante da ammettere, dato che si era sempre sforzata di dimostrare che non era soltanto un bel corpicino ma aveva anche un cervello. Tuttavia la verità era che, potendo, quel tizio se lo sarebbe fatto all'istante.

    Percorse con la punta delle dita la linea delle labbra sulla fotocopia. Piene ma meravigliosamente mascoline con un accenno di...

    Logan borbottò qualcosa.

    Lisa si raddrizzò di scatto, l'impressione di essersi lasciata scoprire nella sezione luci rosse del negozio di videonoleggio. «Come scusa?»

    «L'ho trovata. Rimani in linea mentre ci do un'occhiata.»

    «Va bene.» Tornò a studiare la fotografia del medico. In particolare la bocca sensuale che contrastava in modo meraviglioso con la mascella squadrata. L'immagine lo ritraeva sino alle spalle ma era pronta a scommettere che anche il resto del fisico fosse uno schianto.

    Girò la scheda e rilesse per l'ennesima volta le note caratteristiche. Al dottor Cassidy sarebbe piaciuto sposarsi, preferiva i pasti cucinati in casa alle cene al ristorante, aveva una tendenza naturale ad aiutare le persone e un cuore grande e generoso. Il tutto secondo Josephine Suarez, la donna che aveva presentato il suo nome e relativa foto. Se fosse stato il diretto interessato a fornire quelle informazioni, ci sarebbe stato di che preoccuparsi e farsi accapponare la pelle, ma non era così che funzionava il club Uomini Super Offresi.

    Ciascuna donna che vi era iscritta doveva proporre almeno un soggetto che conoscesse abbastanza bene tanto da poter garantire per lui. Però Lisa aveva saputo che non tutti gli uomini erano al corrente del fatto di essere stati scelti come potenziali compagni di flirt, avventura o addirittura futuri mariti.

    Chissà se il nostro dottor Daniel Cassidy ha dato il suo consenso...

    «Buon lavoro. Nemmeno un errore di battitura questa volta» disse Logan. «Ora, che ci stai a fare in quella clinica?»

    «Primo, va' a quel paese in merito agli errori. Secondo, ieri sera non hai ascoltato una sillaba di quel che ti ho detto, vero?»

    Una specie di grugnito seccato. «Non hai accennato affatto a una clinica che offre assistenza gratuita.»

    Una donna la spinse inavvertitamente e lei rimise in fretta il foglio nella borsa. «Non sapevo ancora che il soggetto delle mie indagini lavorasse qui» rispose tenendo bassa la voce. «In teoria non dovrebbe neppure esserci. Proviene dai piani alti, ha frequentato Harvard con risultati molto al di sopra della media. Potrebbe esercitare in strutture di prestigio guadagnando fior di bigliettoni e invece è volontario a tempo pieno in una piccola casa di cura nel Bronx. Inquietante, non trovi?»

    «Cinica fino in fondo, eh? Potrebbe semplicemente essere un individuo molto per bene e altruista.»

    Lei aveva tutte le ragioni per essere cinica e Logan lo sapeva perfettamente. Ma la stava prendendo in giro con l'unico e perenne scopo di farle abbassare la guardia. «Come no! Perché sono davvero tanti i clienti che ci assumono per indagare su individui molto per bene e altruisti.»

    «Un punto a tuo favore, ma renditi conto che questa cliente non paga abbastanza per meritare una visita sul posto» ribatté il fratello. «Per quello che ci ha versato, non dovresti fare altro che andare su Google o LinkendIn.»

    «Il dottore non è su LinkedIn.»

    «È strano, ma non così tanto da spingerti a dargli la caccia.»

    «Invece è quello che sto facendo. Licenziami.»

    «Allettante.» Le giunse lo scricchiolio della sedia. «Parlo sul serio, sorellina, non sprecare troppo tempo lì, per favore. Credo che domani potremmo avere un altro caso di custodia di cui occuparci.»

    Lisa gemette frustrata. Erano gli incarichi che odiava di più.

    «Lo so cosa stai pensando, ma ricordati per favore che sono proprio queste faccende spiacevoli e ambigue che contribuiscono a pagare l'affitto.»

    «Purtroppo hai ragione» concordò. «Ecco perché sto pensando di indagare più a fondo sull'affare di queste schede a sorpresa che vengono proposte alle donne in cerca di un uomo, compagno di merende o marito.»

    «Da quanto ne so, gli uomini che si offrono vengono prima esaminati. Nel senso che non sono emeriti sconosciuti, ma sono presentati da donne appartenenti al club.»

    «Infatti. Solo che penso che là fuori esistano altre cercatrici d'oro, come la nostra signora Heather, che non hanno intenzione di disturbarsi per qualcuno che non guadagna abbastanza denaro.» Sentì che Logan spostava carte e documenti e capì che non la stava più ascoltando. Del tutto comprensibile, dato che il caso dei trafficanti di esseri umani su cui stava lavorando era senza dubbio più interessante di quello che lei gli stava descrivendo. Era invidiosa, per la miseria! «Devo andare» gli disse. «Ne parliamo più tardi.»

    «Certo. Con piacere.»

    Le sfuggì un grosso sospiro. Logan non aveva tutti i torti sul fatto della perdita di tempo. Sapeva perfettamente che stava solo soddisfacendo la propria curiosità ma si prendeva in giro definendola diligenza. Tuttavia, per la stessa ragione, intendeva veramente portare altre clienti come Heather all'agenzia del fratello. Forse avrebbe dovuto iscriversi al club Uomini Super Offresi. Il che significava farsi raccomandare da una socia effettiva del gruppo. Heather era l'unica che conoscesse e al momento soltanto una cliente. Non che alla signora sarebbe importato. In fin dei conti stava infrangendo le regole perché si poteva scegliere solo una scheda alla volta. Invece Heather le aveva inviato una fotocopia anche della scheda di un altro medico.

    E poi, per entrare a far parte del club, era necessario presentare un bel maschione in gamba. Le sue amiche avevano sempre pensato che Logan fosse un gran figo. Però lui non era disponibile né per appuntamenti né tanto meno per sposarsi. Ma se lo avesse proposto solo per l'opzione una notte di follia? Chissà, forse sarebbe stato al gioco.

    Mise via il cellulare ed entrò nella sala d'attesa. Per fortuna qualcuno aveva lasciato una sedia libera poco lontano dal suo punto di osservazione. La clinica in se stessa non sembrava molto grande. C'era quella stanza sovraffollata con file disordinate di sedie di plastica spaiate che riempivano quasi l'intero spazio. Nel corridoio si aprivano gli ambulatori e forse un paio di uffici, da quanto era riuscita a sbirciare.

    Il posto nel suo insieme dava l'impressione di una mescolanza di cose raffazzonate. Le mura esterne erano coperte di graffiti tranne la pesante porta d'ingresso. Non la sorprese affatto scoprire che era a prova di pallottole. Le pareti interne erano tutte dipinte in colori pastello. Una, ricoperta interamente di disegni fatti da bambini, sembrava lo sportello di un frigorifero gigantesco.

    Le persone sedute ad aspettare apparivano totalmente diverse. Alcune erano curate, vestite in abiti da ufficio, altre sembravano vagabondi senza casa. Nessuno comunque si preoccupava dei due giovani coperti di tatuaggi che parlottavano in mezzo a loro.

    Anche il personale pareva messo insieme a casaccio. C'era un unico dottore stipendiato che vi lavorava stabilmente. Gli altri erano tutti professionisti volontari che si davano il cambio a rotazione. Vi lavoravano due infermiere fisse a tempo pieno, un assistente e alcune ragazze che frequentavano la scuola infermiere nell'ospedale vicino e venivano per fare esperienza e guadagnare crediti. Così come gli studenti tirocinanti o gli specializzandi ma in numero inferiore. Almeno questo era quanto c'era scritto sul sito della Moss Street Clinic.

    Lisa si volse verso la donna afroamericana seduta accanto a lei. Aveva occhi acuti che si posavano attenti su ogni persona presente. Labbra serrate, piccoli cenni di disapprovazione con il capo, sopracciglia inarcate molto espressive che non nascondevano nulla di ciò che pensava.

    Se c'era qualcuno che poteva essere al corrente di pettegolezzi o verità scomode a proposito del dottor Cassidy era la sua vicina di posto. «Mi scusi» incominciò in tono cortese. «È la prima volta che vengo qui. Mi sa dire qualcosa sul dottor Cassidy?»

    La donna si girò a fissarla. L'occhiata che le rivolse fu piuttosto fastidiosa. «Perché le interessa?»

    «Sono venuta da lui per un esame.»

    «Intende un test? È una studentessa di medicina del Lincoln Hospital

    «No. Una paziente.»

    L'altra si tirò indietro, squadrandola con attenzione. «Non mi pare abbia nulla di sbagliato né tanto meno sembra malata. È una giornalista?»

    «Assolutamente no. Perché? La stampa s'interessa al dottor Cassidy?»

    «E io che ne so! Come si chiama?»

    «Lisa Pine» rispose senza pensare, colta di sorpresa quando si udì pronunciare il cognome da signorina di sua madre. Non c'era alcun motivo per usare un nome di copertura. Anche se l'idea tutto sommato non le dispiaceva. «E lei?»

    «Signora Alexis Washington.»

    Le tese la mano. «Piacere di conoscerla. Non mi sento molto a mio agio quando arrivo in un posto nuovo in cui non conosco nessuno.»

    La signora Washington esitò un istante ma alla fine le strinse la mano. «Dove abita?»

    «Al momento alla Days Inn accanto allo Yankee Stadium. Sarei dovuta andare al Lincoln Hospital ma ho sentito qualcuno parlare del dottor Cassidy. Dicevano che è un neurologo. Molto bravo tra l'altro. Così, dato che non ho un'assicurazione sanitaria...»

    «Mi creda, è venuta nel posto giusto. Io non ho mai avuto bisogno di lui ma la mia vicina Iris ne è entusiasta. Giura che è veramente gentile. Ascolta tutto quello che lei dice, non la interrompe mai, non si occupa di qualcos'altro mentre lei parla. Capisce quello che intendo dire?»

    «Perfettamente. È così difficile adesso. Nessun medico vuole stare ad ascoltare. Vogliono che uno entri ed esca e soprattutto che non dimentichi di pagare quando se ne va.»

    La signora Washington scoppiò a ridere di gusto e fu come se le avesse appena concesso il timbro di accettazione. «Ha proprio ragione.» Poi si fece più vicina, abbassando la voce. «È veramente carina. Per caso è amica di uno degli Yankees?»

    Le ci volle qualche secondo per capire cosa le stava domandando. «Oh, no, no! Sono single. Nessun lavoro e troppi mal di testa.»

    «Okay. Dunque Iris è venuta qui per farsi visitare perché spesso si sentiva svenire. Una volta c'è mancato un pelo che non cadesse al Burger King del Grand Concourse. Ha dovuto sedersi e le hanno dato un bicchiere di acqua fredda. Quando lo ha raccontato al dottor Cassidy, l'ha mandata subito a fare una TAC e diversi esami del sangue. È una faccenda seria. Hanno detto che ha una malattia strana che le fa perdere l'equilibrio e le dà le vertigini, ma che non esistono medicine che la guariscano completamente. Comunque sta bene per la maggior parte del tempo adesso.»

    «Allora pare sia proprio un bravo medico.»

    «Eccome. Sa, è un volontario e non viene pagato. Me l'ha detto qualcuno, ma ora non ricordo chi. Certo non la donna elegante che dà una mano a mandare avanti questo posto. Si chiama Eve e lavora per il padre o il fratello del dottore. È venuta qui qualche anno fa come volontaria, ma tiene la bocca chiusa specialmente quando si tratta del dottor Cassidy. Sono un paio di mesi che lui ha incominciato a prestare qui la sua opera. Solo un paio o di più? Mah... ho troppe cose di cui preoccuparmi nella vita.»

    Lisa annuì. «Spero che non soffra di qualcosa di serio.»

    «Io? No, no. Io sto bene. Sono qui per mio nipote.» Spostò lo sguardo verso un piccolo spazio d'angolo riservato ai bambini con qualche giocattolo e libri. «Oggi è Spider-Man. Tutto l'anno veramente. Deve fare un vaccino.»

    «Un nipotino? Sul serio? Wow! Non avrei mai detto che lei avesse già l'età per poter essere nonna.»

    «Ho avuto i miei figli quando ero molto giovane e lo stesso è stato per i ragazzi.» La signora Washington si chinò di nuovo, chiaramente compiaciuta per il complimento. «Sono tutti gentili qui... per la maggior parte. Non hanno l'attrezzatura moderna di Manhattan ma se c'è qualcosa di brutto nei suoi mal di testa, vedrà, l'aiuteranno a guarire.»

    «Grazie. Mi fa sentire molto meglio.» Lisa tirò fuori dalla borsa il cellulare. «Mio fratello. Vuole scusarmi?» Si alzò in piedi alla ricerca di un angolo più tranquillo.

    In realtà Logan non aveva chiamato, ma voleva raccogliere più di un'opinione sul dottore in questione. Così decise di focalizzarsi sul personale. C'era una fila notevole davanti al banco dell'accettazione e il povero impiegato di turno doveva rispondere al telefono oltre che alle domande dei pazienti. A lei non importava aspettare. Da dove si trovava riusciva a vedere le porte degli ambulatori nel corridoio. Di tanto in tanto qualcuno con il camice o in tenuta da infermiere usciva ed entrava in un'altra stanza. Sperava di vedere il dottor Cassidy ma non ebbe fortuna. Del resto l'avrebbe riconosciuto subito...

    «Posso aiutarla?»

    Lisa si girò verso il banco. «Sono venuta per...»

    Urla provenienti dalla sala d'attesa la interruppero. Due uomini si stavano quasi prendendo per la gola e gridavano talmente forte che non si riusciva nemmeno a capire cosa dicessero.

    L'impiegato lasciò perdere tutto precipitandosi fuori. «È per il volontariato?» le chiese, e lei si trovò ad annuire. «Terza porta nel corridoio.» Dopo di che scomparve insieme ad altri due membri del personale per andare a sedare la rissa.

    Lisa fece per seguirli, ma si fermò in tempo. L'istinto di accorrere in aiuto era qualcosa che non riusciva a ignorare facilmente. Ma non erano affari suoi. Non doveva lasciarsi coinvolgere. Quando uno dei due litiganti spinse con violenza l'altro, una delle infermiere fischiò con tanta forza che il suono dovette sentirsi sino a Brooklyn. E come per magia la carica di elettricità negativa nell'aria si attutì.

    Lei sospirò pesantemente mentre faceva un esame di coscienza. Perché diavolo non si metteva dentro a quella testa dura che non era più un poliziotto? Adesso il suo lavoro era quello di passare inosservata. Farsi invisibile. Liti di quel genere dovevano accadere spesso in un posto simile. E a quanto pareva il personale se la sapeva cavare egregiamente.

    L'impiegato l'aveva scambiata per una volontaria, il che andava alla perfezione. Era qualcosa a cui avrebbe dovuto pensare da sola.

    Si affrettò verso il corridoio dalle pareti color verde chiaro. C'erano due porte chiuse, la terza era aperta e vi entrò senza esitazione. Sembrava più un ambulatorio che un ufficio, ma la presenza di tre grandi schedari sul fondo le fece pensare che probabilmente avevano l'abitudine di parlare con i volontari nella prima stanza che si liberava. Sul muro faceva bella mostra di sé un cartellone con i diritti dei pazienti, un poster pubblicitario di un centro antiviolenza e un altro con una lista delle

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1