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LA FAVOLA DI PHOEBE: Harmony Collezione
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LA FAVOLA DI PHOEBE: Harmony Collezione
E-book141 pagine2 ore

LA FAVOLA DI PHOEBE: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

L'intrepida Phoebe è convinta di avere trovato la casa dei propri sogni per sé e per i nipotini. Presto scopre che la villa in realtà appartiene a Mitch Ryan, un affascinante uomo d'affari. Lei non è certo il tipo che si arrende di fronte alle prime difficoltà! Mitch è colpito dal suo coraggio, si offre così di darle una mano proponendole dapprima una nuova abitazione, un posto di lavoro, e aiutandola poi a portare alla luce il suo talento di scrittrice. Che si tratti solo di generosità? Oppure è arrivato il momento per entrambi di deporre le armi dell'orgoglio e degli affari e abbandonarsi al grande amore?

LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2013
ISBN9788858914670
LA FAVOLA DI PHOEBE: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    LA FAVOLA DI PHOEBE - Linda Turner

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Christmas Lone-Star Style

    Silhouette Intimate Moments

    © 1998 Linda Turner

    Traduzione di Lucilla Negro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-467-0

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Quando il telefono squillò, alle due e mezza di notte, immaginò che non si trattasse di una buona notizia. Non lo era mai, nel cuore della notte. Svegliatosi all’istante, Mitch Ryan rotolò sul fianco e afferrò la cornetta. «Pronto?»

    «Mitch! Grazie al cielo sei in casa! Temevo che fossi partito per uno di quei tuoi viaggi di lavoro e non avrei saputo come rintracciarti...»

    Dal tono della voce, capì subito che la zia era in preda al panico, e Mitch sentì le viscere stringersi in una morsa. Alice Truelove era una di quelle rare persone che vivevano la vita con una leggerezza e spensieratezza ammirevoli. Quando gli altri si affannavano e perdevano la testa, lei manteneva la calma e restava un punto di riferimento per tutti. Quindi, se era così sconvolta, doveva essere davvero successo qualcosa di grave.

    Sedendosi, Mitch accese la lampada sul comodino. «Sta’ calma, Alice» la tranquillizzò. «Ci sono qua io. Che cosa è successo?»

    «Si tratta di Glen» spiegò la donna con voce strozzata. «Ha avuto un incidente. Ha appena chiamato Emily.»

    A quelle parole, il viso di Mitch assunse un’espressione fosca. «È grave? Emily era con lui? E il bambino?»

    «No, per fortuna erano tutti e due a casa. Un furgone gli ha tagliato la strada, colpendo l’auto sulla fiancata.»

    Mitch imprecò sottovoce. «È grave?»

    «Si è rotto una gamba e ha una spalla fratturata, ma non è tutto. Ha sbattuto la testa contro il finestrino, sfondandolo, e potrebbero esserci danni cerebrali» disse in lacrime. «Devo andare, Mitch. Dal bambino. Emily ha bisogno di me.»

    Era ovvio. Emily era una delle cugine preferite di Mitch, e lui sapeva che non era abbastanza forte per affrontare una situazione critica. Necessitava di una spalla a cui poggiarsi quando aveva un problema, e con il marito fuori combattimento per chissà quanto tempo, per non parlare di un bambino di soli due mesi da accudire, l’unico sostegno che le restava era la sua famiglia, sua madre principalmente.

    «Hai bisogno del mio aereo personale, per caso? Posso portarlo a San Antonio fra un paio di ore, così tu potrai essere a Los Angeles prima del sorgere del sole.»

    Alice si calmò un po’ a quella pronta offerta ed emise un sospiro tremante. «Ti ringrazio, caro. So di poter contare sempre sul tuo aiuto, ma ho già prenotato un posto per il volo delle sette e trenta. Solo che non so cosa fare con il Social Club. Starò via per un bel po’ di tempo, e questo potrebbe creare qualche problema...»

    «L’unica cosa di cui devi preoccuparti, ora, sono Emily e Glen» la rassicurò Mitch. «Resta con loro quanto ti pare. Il Social Club esiste da secoli. Non gli succederà niente in tua assenza.»

    «Ma tu volevi che avviassi i lavori di ristrutturazione dell’attico» gli ricordò lei, «e non ho avuto neppure il tempo di parlarne con l’architetto. E gli inquilini? Non posso lasciarli lì senza nessuno che se ne occupi. E se dovesse verificarsi un problema, un’emergenza? E chi provvederà a riscuotere gli affitti? Qualcuno deve stare lì.»

    «Cercati un sostituto. O delega tutto a un’agenzia di servizi per il periodo della tua assenza.»

    «Non c’è tempo. E non posso lasciare le chiavi a uno sconosciuto. Deve trattarsi di una persona affidabile, referenziata, da ricercare tramite un colloquio preliminare, e non posso fare tutto questo dalla California.»

    Era più che evidente che Alice voleva che fosse lui a sostituirla a San Antonio. Ingoiando un grugnito, il primo impulso di Mitch fu quello di dirle che poteva scordarselo. Il vecchio Applebee, suo rivale in affari, era lì in agguato, pronto a sfoderare i suoi abituali trucchetti. Non poteva lasciare Dallas, così, di punto in bianco, e rischiare un tracollo finanziario.

    Ma sapeva quanto Alice ci tenesse al Social Club. Come tutta la famiglia, d’altronde. Fin dai tempi dopo la guerra civile, quando Gertrude Ryan, la sua trisavola vedova, fondò il Lone Star Social Club nella sua casa sulle rive del fiume San Antonio. Lì, i cowboy della città potevano conoscere graziose signore in un ambiente decoroso e, per un certo numero di anni, Gertrude Ryan non solo riscosse un enorme successo, ma fu anche molto famosa in città. Solo che, in seguito, i club passarono di moda e lei fu costretta a mettere la casa in vendita. E per anni la famiglia cercò di riprendersela.

    Così, quando la vecchia casa vittoriana ritornò sul mercato una decina di anni prima, lui non aveva esitato a comprarla, per una manciata di dollari, l’aveva ristrutturata e trasformata in otto appartamenti tipici, affidandone la gestione alla zia. Alice amava la casa e ne conosceva la storia come il palmo della sua mano. Così, Mitch non era sorpreso che, nella lista delle sue preoccupazioni, il Lone Star Social Club venisse subito dopo un’emergenza familiare.

    «Non preoccuparti per il Social Club» la redarguì. «Tu pensa a Glen e a Emily. Mi occuperò io di tutto a San Antonio.»

    «Personalmente, vuoi dire? Ti recherai lì, allora?»

    «Non appena avrò sistemato certe faccende qui» le assicurò. «Poi cercherò qualcuno che possa seguire il club in tua assenza. E, non temere, sarà una persona a cui darai l’approvazione tu stessa, non un’agenzia di servizi. Va bene?»

    «Ma... la ristrutturazione? Non voglio che venga rimandata a causa mia. Giacché ci sei, perché non ti rivolgi a un architetto per il progetto? Di sicuro sarai più ferrato di me.»

    Rassegnato, Mitch sospirò. «D’accordo, zietta. Parlerò con un architetto, un imprenditore, chi ti pare.»

    Rassicurata, Alice rise e, per un istante, tornò a essere la donna tranquilla e spensierata di sempre. «Grazie, caro. Sapevo di poter contare su di te. Sei sempre così dolce.»

    Applebee e altri soci d’affari di Dallas si sarebbero fatte delle matte risate a sentire qualcuno che lo definiva così. Spietato? Sì. Tagliente come una lama di coltello? Senza dubbio. Ma dolce? Solo con le persone a cui voleva bene.

    «Parti pure, Alice» le ordinò in tono asciutto, sorridendo. «Ci sarà chi si occuperà del Social Club in tua assenza.»

    1

    Mitch non aveva mai visto nulla del genere in vita sua. Il portico del Lone Star Social Club era così stipato di persone che la folla straripava fin sulle scale e nel cortile. Pigiati come sardine, inviperiti sconosciuti sgomitavano per conservare la loro posizione e si rifiutavano di muoversi di un millimetro per non perdere il loro vantaggio verso la porta d’ingresso.

    Curvando davanti al vialetto principale, l’autista si gettò un’occhiata alle spalle e inarcò un sopracciglio guardando Mitch. «È sicuro che è questo il posto dove vuole andare, signore? Mi sembra un gran putiferio. Per caso, stanno distribuendo biglietti della lotteria gratis?»

    Gli occhi di Mitch si restrinsero pericolosamente su un tipo alto e ossuto, genere figlio dei fiori, che aveva appena sceso le scale della casa stringendo tra le braccia uno specchio antico. Mitch imprecò tra sé. «Non lo so, ma intendo scoprirlo.»

    Dopo aver depositato nella mano del tassista i soldi della corsa, senza dimenticare di lasciare una generosa mancia, afferrò la sua valigetta e spalancò la portiera. Qualche istante dopo, si aprì un varco a spallate tra la folla. «Scusate. Fatemi passare. Devo solo...»

    «Ehi, rispetti la fila, signore!»

    «C’eravamo prima noi!»

    «Non so chi diavolo ti credi di essere, bamboccio, ma sono due ore che aspetto di entrare in questo dannato posto. Se pensi di arrivare tu, fresco fresco, e passare davanti a tutti, ti sbagli. La fila inizia al marciapiede.»

    Borbottii di rabbia e occhiatacce lo colpirono da tutte le direzioni, tuttavia lui li ignorò e avanzò con determinazione. Raggiunto il portico, si sentì come una nuova recluta che aveva appena subito la sua prima punizione, e si riteneva fortunato di essere ancora tutto intero.

    Ma se pensava che il gruppo nel cortile fosse ostinato, scoprì ben presto che quello sul portico conferiva un nuovo significato alla parola inamovibile. Con i piedi piantati per terra, quando lui chiese loro di spostarsi rimasero tutti fermi come i blocchi di granito a Stonehenge.

    Esasperato, Mitch sbottò: «Che diavolo sta succedendo? Sono il proprietario di questo stabile, e se qualcuno non mi dice in fretta che cosa state facendo qui, chiamerò la polizia».

    «La polizia!» ansimò, indignata, una donna anziana in mezzo alla folla. «Perché? Provaci soltanto, giovanotto, e ti troverai davanti a un giudice! Per tua informazione, siamo qui per una vendita patrimoniale. Hanno pubblicato l’annuncio sul giornale di questa mattina» aggiunse con sufficienza. «Leggilo tu stesso, se non ci credi.» E gli sbatté sul petto il giornale delle inserzioni, aperto sulla pagina dov’era stampato l’annuncio. Vendita Patrimoniale: Lone Star Social Club, Appartamento 2C. Giovedì, dalle ore 9 alle 18.

    Sottraendole il foglio accartocciato, Mitch digrignò i denti in un’imprecazione. Nella sua ultima telefonata di martedì sera, Alice aveva menzionato che la vecchia Lindsay, dell’appartamento 2C, era deceduta all’inizio del mese, e che la sua famiglia doveva

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