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Il vero cuore del capo: Harmony Jolly
Il vero cuore del capo: Harmony Jolly
Il vero cuore del capo: Harmony Jolly
E-book151 pagine2 ore

Il vero cuore del capo: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Amore e lavoro possono andare d'accordo? Certo. Provare per credere!
La prima volta che il milionario Theo Molenaar ha incrociato lo sguardo della sorella del suo socio in affari, Mia Boelens, è rimasto incantato dalla luminosità dei suoi bellissimi occhi.
La seconda dalla sua personalità fiera e combattiva.
E ora... ora ci sono troppe cose che gli piacciono di lei per poter tenere il conto!
A volte le apparenze ingannano, è vero, ma Mia è la prima donna con cui Theo crede che il suo segreto - e il suo cuore! - potrebbero essere finalmente al sicuro.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2021
ISBN9788830527461
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    Anteprima del libro

    Il vero cuore del capo - Ella Hayes

    successivo.

    1

    «Un guasto alla motrice!» esclamò Mia con un tuffo al cuore. «Mio Dio, Ash! Vi hanno detto quanto ci vorrà per ripararlo?»

    «No, ma ho una brutta sensazione...»

    Mia lanciò un'occhiata all'orologio che portava al polso. L'una e un quarto! Non c'era da stupirsi se suo fratello sembrava tanto teso. Di ritorno da un incontro di lavoro di buon'ora nel Kent, era bloccato su un treno alla periferia di Londra quando avrebbe dovuto essere già nei pressi della City dove aveva appuntamento con Theo Molenaar!

    Il fatto che il CEO del gigante olandese MolTec avesse accettato di ascoltare la sua proposta era un'occasione eccezionale per Ash. Se gli fosse piaciuta, la sua ditta d'informatica avrebbe fatto un balzo stratosferico, ed era un balzo di cui aveva un disperato bisogno dopo quello che aveva passato con Harold Kogan.

    Quell'imbroglione di Hal!

    Mia ignorò la fitta di dolore che avvertiva tutte le volte che ripensava a quel bastardo e cercò di concentrarsi. Ash aveva bisogno di una soluzione, non di rimorsi.

    «Potresti proporgli di vedervi ad Amsterdam lunedì» gli suggerì. «Tornaci con me e passiamo il fine settimana insieme! È un secolo che non vieni a trovarmi e Cleuso sente la tua mancanza.»

    «Cleuso è il gatto più stupido del mondo! Non mi riconoscerebbe nemmeno se mi finisse addosso, il che, tra l'altro, è molto plausibile, imbranato com'è.»

    «È crudele da parte tua» commentò Mia soffocando una risata.

    «Che ci vuoi fare, la verità lo è spesso» sospirò Ash. «Lo sappiamo entrambi.»

    La momentanea allegria di Mia evaporò. Il caso Hal era scoppiato diciotto mesi prima, ma l'amarezza c'era ancora. La sentiva nella voce di Ash e l'avvertiva dentro di sé.

    Ash pensava che Hal Kogan fosse il miglior socio che potesse avere e lo aveva pensato anche lei. L'intelligente, brillante Hal, pieno di energia e di fiducia in se stesso. Sapeva indirizzare una conversazione e portare le persone dove voleva senza che loro se ne accorgessero. Negli affari, era magnetico. Nella vita privata, irresistibile. Quando l'aveva intrappolata nei suoi occhi blu, lei non aveva provato nessun desiderio di liberarsi. Aveva riempito uno spazio vuoto nel suo cuore e dopo tutto quello che lei e Ash avevano passato, le era sembrato che il destino avesse deciso di ricompensarli: Ash e Hal soci in affari e Mia e Hal fidanzati. Erano una piccola famiglia. E forse lei l'aveva desiderata così tanto da non vedere nient'altro. Forse non aveva voluto vederlo, pensò, sentendosi come sempre terribilmente in colpa.

    «Inoltre, venire con te ad Amsterdam non risolverebbe la situazione, perché lunedì Molenaar sarà negli Stati Uniti» continuò Ash interrompendo il filo dei suoi pensieri. «Questa era la sola possibilità che aveva d'incontrarmi e... Aspetta! Stanno dicendo qualcosa!»

    Mia trattenne il fiato incrociando le dita fino a quando udì di nuovo la voce di suo fratello.

    «Almeno un'ora di ritardo!» sbottò. «Maledizione! Dovrò cancellare l'appuntamento!»

    L'angoscia con cui aveva pronunciato quelle parole la straziò.

    «No!» esclamò. «È troppo importante per te. Ci deve essere un modo. Ti metto in vivavoce, resta in linea.» Posò il cellulare sulla scrivania e digitò sulla tastiera del suo portatile inserendo nel motore di ricerca Theo Molenaar. Lo schermo si riempì di immagini relative alla MolTec. Non c'era nulla sul suo proprietario finché...

    MOLENAAR AL TELESCOPIO!

    Cliccò il link e scorse rapidamente l'articolo.

    «Bingo!» esclamò alla fine. «Molenaar è un patito dell'astronomia.»

    «Non lo sapevo» ammise Ash. «Ma non vedo in che modo possa esserci utile.»

    «Uhm. Lasciami pensare.» Si alzò, andò alla finestra e guardò fuori. Dall'altra parte della strada era parcheggiato un camioncino sulla fiancata del quale c'era scritto: Satellite del Sud-Est & Banda Larga. E un'idea cominciò a farsi strada nella sua mente. «Tu stai venendo a Londra da sud-est, vero?»

    «Sì, ma...»

    «L'Osservatorio di Greenwich!»

    «E allora?»

    «Chiama Molenaar e digli che hai avuto un contrattempo, ma che potete incontrarvi al planetario fra un'ora. Se vi vedrete lì, risparmierete entrambi un mucchio di tempo e, se tu dovessi essere trattenuto ancora, lui almeno potrebbe fermarsi in mezzo alle sue adorate stelle.»

    «Per l'amor del cielo, Mia! Stai parlando del CEO della MolTec! Non posso chiedergli una cosa del genere! Devo per forza rimandare il nostro appuntamento.»

    «No! Non te lo permetterò. Non quando si tratterebbe solo di un'ora.» Se fosse riuscita a portare Theo Molenaar al planetario, dando ad Ash la chance di entrare in affari con la MolTec, avrebbe finalmente espiato la sua colpa. La colpa di essere stata tanto cieca da credere che Hal finanziasse i loro viaggetti romantici a Parigi, Praga e Berlino con un'eredità ricevuta da un lontano parente.

    «Andrò io da lui» dichiarò con fermezza. «E gli farò capire che andare a Greenwich è del tutto sensato.»

    «Non puoi, Mia. Penserà che è una follia.»

    «Può darsi» gli concesse lei mettendosi le scarpe e prendendo la borsa. «Ma può anche darsi che la trovi una... soluzione creativa.»

    «Creativa lo è di certo» ammise lui con un sospiro, ma dal tono della sua voce Mia capì che stava sorridendo. «Sei matta, sai.»

    «Lo so» replicò lei aprendo la porta e uscendo di casa. «Ma tu mi vuoi ancora bene, vero?»

    «Te ne vorrò sempre.»

    Stavolta fu lei a sorridere mentre inforcava un paio di occhiali da sole. «Adesso, dimmi dove alloggia Molenaar e poi vai al planetario» gli ordinò.

    Mia preferiva i piccoli hotel un po' antiquati ai cinque stelle enormi e ultramoderni. E la reception di quello in cui entrò – una ventina di minuti dopo – era particolarmente graziosa. Se Molenaar si trovava a suo agio in un posto come quello non doveva essere uno snob. Meno male!

    «Salve» la salutò gentilmente l'addetto alla reception. «Mi dica come posso aiutarla.»

    «Ho un appuntamento con uno dei vostri ospiti» gli spiegò lei sorridendo. «Theo Molenaar.»

    «Il suo nome, per piacere.»

    Mia ebbe un attimo di esitazione, poi rispose tutto di un fiato: «Ashley Boelens». Alle spiegazioni avrebbe pensato dopo.

    L'addetto alla reception annuì, alzò la cornetta del telefono e compose un numero.

    «Il signor Molenaar scende subito» la informò pochi istanti dopo, guardandola incuriosito. «Può sedersi, mentre lo aspetta.»

    Lei annuì e si accomodò su uno dei divani della hall stringendosi la borsa al petto a mo' di scudo. Cominciava a essere nervosa. Non aveva idea di che aspetto avesse Theo Molenaar né se fosse giovane o vecchio. Non c'erano foto a corredo dell'articolo che aveva letto sul suo conto e da quando, cinque anni prima, aveva cominciato a lavorare come articolista per diverse riviste, non aveva mai dovuto scrivere un pezzo su di lui. Il che era normale, visto che non si era mai occupata né di tecnologia né di astronomia, ma non contribuiva di certo a dominare il suo nervosismo.

    Che aumentò a dismisura quando si accorse che l'ascensore aveva iniziato la discesa. Stava arrivando!

    Raddrizzò la schiena, nel disperato tentativo di darsi un tono. Poi si rese conto di quanto fosse grande la sua borsa. Sembri Mary Poppins, Mia!, le avrebbe detto Lotte ridendo se fosse stata lì con lei. La posò sul divano, ma nel farlo ne uscirono il suo cellulare, il rossetto e due biro. In fretta e furia, rimise tutto dentro e chiuse la zip, alzò il mento e...

    Mio Dio!

    Un magnifico uomo sulla trentina era in piedi davanti alle porte dell'ascensore che si erano appena richiuse alle sue spalle e la stava fissando. Era alto e rasato di fresco. Portava i capelli biondo cenere, che gli sfioravano il colletto della camicia pettinati all'indietro, perciò si vedeva benissimo che aveva la fronte aggrottata, mentre si guardava intorno e perlustrava la hall, chiaramente alla ricerca di Ash Boelens.

    Sapeva che avrebbe dovuto alzarsi, andargli incontro e presentarsi, ma non riusciva a muoversi. Si domandava con sgomento perché mai lui non potesse essere più vecchio o almeno più simile allo stereotipo del nerd. Quello che era venuta a fare lì era già abbastanza audace senza dover anche affrontare l'aspetto da divo del cinema di Molenaar.

    Del tutto impotente, lo osservò mentre si avvicinava al banco della reception, scambiava qualche parola con l'addetto e poi si voltava guardandola di nuovo.

    Respira.

    Si costrinse ad alzarsi in piedi anche se le tremavano le ginocchia.

    Lui le stava andando incontro. Aveva sempre la fronte aggrottata e nei suoi occhi verdi c'era un misto di confusione e curiosità quando le tese la mano dicendole: «Ash, immagino. Io sono Theo Molenaar. L'aspettavo ma... ecco... credevo che...».

    Il suo tono era cordiale e sorrideva. E lei immediatamente ricambiò il suo sorriso. Le costava ammetterlo, ma gli piaceva. Non c'erano dubbi.

    «Stava aspettando mio fratello» gli spiegò stringendogli la mano. «Io sono Mia Boelens.»

    Aveva una stretta calda e ferma al punto giusto.

    «Bene, Mia, mi dica che sta succedendo. È la socia di suo fratello? Ash non può venire e l'ha mandata al suo posto?»

    «La risposta è no a entrambe le domande. Sfortunatamente è rimasto bloccato su un treno. C'è stata un'anomalia.»

    Un lampo di divertimento gli illuminò gli occhi e Mia si affrettò a ribadire: «Questo appuntamento è molto importante per mio fratello, signor Molenaar...».

    «Si fermi!» le ingiunse lui facendola trasalire. «Mi chiami Theo.»

    «Va bene, Theo» replicò Mia sollevata. Temeva che volesse cacciarla, invece a quanto pareva aveva intenzione di ascoltarla. Forse ce l'avrebbe fatta! «Come stavo dicendo, questo appuntamento è molto importante per Ash e io sono venuta qui nella speranza di convincerti a cambiare il luogo in cui avverrà. Ash non vuole né rimandarlo né cancellarlo e mi ha detto che tu puoi incontrarlo solo oggi.»

    «Uhm. Dunque, che cosa mi proponi?»

    «Greenwich.»

    «Greenwich!» ripeté lui sconcertato.

    «Il treno di Ash si è guastato lì vicino e andare da lui anziché aspettare che venga qui farà risparmiare tempo a entrambi. Inoltre...» Mia esitò prima di continuare tutto d'un fiato: «... pensavo che ti sarebbe piaciuto perché c'è un planetario».

    Per la prima volta lui distolse lo sguardo dal suo. Chinò la testa e quando la rialzò i suoi occhi erano meno cordiali, diffidenti. «E cosa ti fa pensare che mi piacerebbe il planetario?» le domandò in tono secco.

    Mia si sentì morire. L'aveva turbato, proprio quando credeva di averlo convinto. Non capiva perché. Poi pensò all'hotel in cui si trovavano. Piccolo. Esclusivo. Discreto. E non c'erano foto sue online. Nemmeno una. Di sicuro era una persona riservata, molto riservata. Forse era così di carattere o forse aveva qualcosa da nascondere.

    Come Hal. Che era stato bravissimo a nascondere che rubava i soldi dalla cassa della società che aveva fondato insieme ad Ash per finanziare la sua attività di giocatore incallito. Dicendole che poteva permettersi di offrirle lussuosi weekend perché aveva ricevuto un'eredità che in realtà non aveva mai ricevuto. Era stato Ash a pagare quei weekend e quando aveva cominciato a notare che nei conti della società c'era qualcosa che non tornava, le aveva manifestato i suoi dubbi su Hal, lei che cosa gli aveva detto? Che Hal non avrebbe mai fatto una cosa simile, perché era troppo intelligente, onesto e innamorato per far del male a lei o alla loro piccola famiglia.

    Ma aveva commesso un errore di valutazione...

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