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Volontà e tentazione (eLit): eLit
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Volontà e tentazione (eLit): eLit
E-book167 pagine1 ora

Volontà e tentazione (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Per Zeke Travers, esperto di sicurezza affascinante come il peccato, letto e lavoro sono un connubio pericoloso. L'amore, poi, non è nei suoi programmi a lungo termine. Il suo cuore è freddo come il ghiaccio, e nessuna donna è mai riuscita a scalfirne la corazza. Fino a quando non incontra Sheila Hopkins. La dolcezza di lei, l'ingenuità che spesso dimostra e l'animo generoso che la guida in ogni decisione sono per Zeke simili a un immacolato manto di neve: impossibile resistere alla tentazione di imprimervi il proprio marchio. Per prima cosa le catturerà le labbra, poi il corpo e infine... il cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2019
ISBN9788830500365
Volontà e tentazione (eLit): eLit
Autore

Brenda Jackson

E' un'inguaribile romantica e ha sposato il suo primo amore. Chi meglio di lei conosce il significato delle parole scritto nel destino?

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    Anteprima del libro

    Volontà e tentazione (eLit) - Brenda Jackson

    Immagine di copertina:

    gece33/E+/Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Temptation

    Harlequin Desire

    © 2011 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-036-5

    1

    Certi giorni non vale la pena alzarsi dal letto.

    A meno che nella tua cucina non ci sia ad aspettarti un uomo alto, bruno, bello e nudo pronto a versarti una tazza di caffè bollente prima di farti sedere sulle sue gambe. Sheila Hopkins sorrise di quella fantasia mentre socchiudeva gli occhi per difendersi dal sole di novembre che l’accecava attraverso il parabrezza dell’auto.

    E la cosa triste era che quella mattina si era svegliata di buon umore. Ma per rovinarle la giornata era bastata una telefonata di sua sorella, che le aveva proibito di recarsi ad Atlanta per far visita a lei e alla sua famiglia, perché la sua presenza non era gradita. Come se temesse che Sheila potesse contaminare la vita perfetta che si era costruita grazie al marito, proprietario di una stazione televisiva ad Atlanta, ai due bei figli e al terzo in arrivo.

    C’era rimasta male, anche se non avrebbe dovuto sorprendersi. Cosa poteva mai aspettarsi dalla sorella maggiore, che il padre aveva avuto dal suo primo matrimonio? Quella sorella che si era sempre augurata che lei, Sheila, non esistesse? Fin dall’inizio, Lois non si era mai dimostrata affettuosa nei suoi confronti. Quindi, perché presumere o sperare che in quell’occasione si sarebbe comportata in modo diverso?

    E come se non fosse bastata quella breve e deludente conversazione con Lois, subito dopo aveva ricevuto una telefonata dall’ospedale con cui le si chiedeva di rinunciare al suo giorno libero perché erano a corto di personale. Ed essendo un’infermiera scrupolosa, aveva accettato anche se, originariamente, aveva in programma di passare la giornata curando il giardino. Lei non aveva una vita sua, perciò che importanza aveva?

    Sheila trasse un respiro profondo quando arrestò l’auto a un semaforo. Involontariamente, lanciò un’occhiata all’uomo al volante della vettura sportiva accanto. Non poteva dire come fosse il resto, dal momento che ne vedeva soltanto il profilo dalle spalle in su, ma quel poco era apprezzabile. E come se si fosse accorto di essere osservato, lui guardò dalla sua parte. Le si bloccò il respiro in gola e le formicolò la pelle. Aveva un volto dai lineamenti di una bellezza eccezionale.

    Un incarnato bruno, capelli neri tagliati corti, occhi castano scuro, una mascella pronunciata. Continuando a fissarlo, la mente di Sheila collocò quella faccia sul corpo nudo dell’uomo alto e bello che, quella mattina, avrebbe voluto trovare nella propria cucina. Scoppiò in una risatina silenziosa.

    L’uomo si mosse, e lei si accorse che le aveva rivolto un cenno con il capo. D’istinto, ricambiò il saluto. Quando le sue labbra si incurvarono in un sorriso sensuale, lei si affrettò a distogliere lo sguardo. Non appena il semaforo divenne verde, premette sull’acceleratore. L’ultima cosa che voleva era dare a quel tipo, per quanto bello fosse, l’impressione che stesse flirtando con lui. Aveva imparato in fretta che il contenuto di un pacco ben confezionato non sempre era all’altezza dell’involucro. Crawford glielo aveva dimostrato.

    Mentre imboccava l’uscita che conduceva all’ospedale non riusciva capacitarsi del fatto di non essere mai venuta a sapere che a Royal, Texas, ci fossero uomini attraenti come quello sconosciuto. Non che conoscesse tutti gli abitanti maschi della città, ma immaginava che un tipo come quello non sarebbe passato inosservato. Dopotutto, Royal era una comunità piuttosto piccola. E se si fosse imbattuta di nuovo in lui, cosa sarebbe successo?

    Niente.

    Non aveva né il tempo né la propensione a intrecciare storie con uomini. L’aveva fatto in passato, con un pessimo risultato, motivo per cui l’anno prima si era trasferita da Dallas a Royal, con l’intenzione di ricominciare da capo. Anche se Sheila sapeva che il luogo dove viveva era solo una parte della soluzione. Era arrivata alla conclusione che non era necessario che una donna avesse una storia con un mascalzone per cacciarsi nei guai. Una donna era capacissima di finirci da sola. E lei ne era la prova vivente.

    Ezekiel Travers ridacchiò mentre osservava quella bella donna schizzare via come se avesse avuto il diavolo alle calcagna. Diamine, non era l’unica, pensò mentre la guardava imboccare l’uscita. Chiunque stesse cercando di rovinare la reputazione di Bradford Price, il suo migliore amico, si era spinto un po’ troppo in là. Stando alla telefonata che aveva ricevuto da Brad, il ricattatore aveva tenuto fede alla sua minaccia. Qualcuno aveva lasciato un neonato sulla porta del Texas Cattleman’s Club, con un biglietto in cui si diceva che Brad ne era il padre.

    Afferrando il cellulare nel momento in cui squillava, Zeke sapeva chi era a chiamarlo prima ancora di rispondere. «Ehi, Brad?»

    «Zeke, dove sei?»

    «A pochi minuti di distanza. E, credimi, andrò in fondo a questa faccenda.»

    «Non so quale disgustoso scherzo qualcuno sta cercando di farmi, ma ti giuro che quel bambino non è mio.»

    Zeke annuì. «E un test di paternità può dimostrarlo facilmente, Brad, perciò calmati.»

    Era sicuro che l’amico non avrebbe mentito su una cosa del genere. Loro due si erano conosciuti quando dividevano la stessa camera all’università del Texas, e avevano stretto un legame indissolubile. Dopo la laurea, Brad era tornato a Royal per occuparsi dell’impero bancario della sua famiglia.

    In realtà, era stato Brad a suggerire a Zeke di trasferirsi a Royal durante uno dei loro raduni annuali con gli altri ex compagni a Las Vegas, dopo che Zeke aveva espresso il desiderio di lasciare Austin per una cittadina più piccola.

    Zeke aveva guadagnato una piccola fortuna e una notevole reputazione come uno dei migliori consulenti in materia di sicurezza. Adesso poteva vivere dove voleva e scegliere i casi da seguire.

    Ed era stato Brad a presentargli Darius Franklin, un altro investigatore privato che possedeva un’agenzia di sicurezza a Royal e che stava cercando un socio. Ecco perché, sei mesi prima, Zeke era volato a Royal. Si era innamorato subito di quella cittadina e si considerava fortunato a essere diventato socio di Darius. Quello che non aveva previsto era che il suo primo cliente sarebbe stato proprio il suo migliore amico.

    «Scommetto che è colpa di Abigail.»

    L’accusa di Brad strappò Zeke alle sue riflessioni. Abigail Langley e Brad erano in lotta per conquistare la presidenza del Texas Cattleman’s Club.

    «Non ne hai le prove e, finora, non sono riuscito a trovare un collegamento tra la signorina Langley e quelle lettere ricattatorie che hai ricevuto, Brad. Ma se è coinvolta, ci puoi scommettere che la smaschererò. Adesso abbi pazienza, sto arrivando.»

    Zeke spense il cellulare sapendo che dire a Brad di avere pazienza era tempo sprecato. L’amico aveva cominciato a ricevere le lettere ricattatorie cinque mesi prima, e Zeke era ossessionato dal pensiero che, se avesse già risolto il caso, un bambino non sarebbe stato abbandonato al club.

    Lui più di chiunque altro sapeva cosa si provava. A trentatré anni avvertiva ancora il tormento dell’abbandono. Anche se sua madre non l’aveva lasciato su una porta, bensì l’aveva affidato alla sorella e aveva continuato a fare la sua vita. Non si era più fatta viva se non sedici anni più tardi, quando lui era all’ultimo anno di college, ed era rimasta nei paraggi il tempo sufficiente per vedere se il figlio aveva qualche probabilità di fare carriera come giocatore di football.

    Relegò quel periodo doloroso della sua vita in un angolo della mente per concentrarsi sul problema del momento. Se lasciare quel neonato al TCC con un biglietto che sosteneva che Brad era il padre era uno scherzo, non era per niente divertente. E Zeke voleva assicurarsi di smascherare il prima possibile il responsabile di un gesto così insensibile.

    Quando raggiunse il suo reparto all’ospedale, a Sheila fu evidente perché l’avevano chiamata. Un paio di infermiere erano in malattia e il pronto soccorso era affollato di pazienti con sintomi che andavano dall’influenza a un uomo che aveva quasi perso un dito tagliando un albero nel suo giardino.

    «Così, sei venuta nel tuo giorno libero, eh?»

    Sheila guardò la sua collega e sorrise. Jill Lanier era un’infermiera che aveva incontrato il suo primo giorno al Royal Memorial ed erano diventate buone amiche. Quando era approdata in quella cittadina, non conosceva nessuno, ma le stava bene così. Era abituata a stare da sola. Era la storia della sua vita.

    Stava per rispondere a Jill quando fu bloccata da uno strillo acuto. «Cosa diamine succede?»

    Voltandosi, vide due agenti della polizia che entravano portando un neonato che strillava a pieni polmoni. «Cosa succede, agenti?» chiese ai due uomini.

    Quello che reggeva il piccolo scosse la testa. «Non sappiamo perché piange» rispose frustrato. «Qualcuno l’ha lasciata sui gradini del Texas Cattleman’s Club. Ci hanno detto di portarla qui.»

    Sheila sapeva tutto del Texas Cattleman’s Club, che era composto da un gruppo di uomini che si consideravano i protettori del Texas, e i cui soci erano tra gli uomini più ricchi dello stato. Era risaputo che il TCC appoggiava molte buone cause.

    Jill prese la bambina, le cui strilla aumentarono di volume. «Al TCC? Perché qualcuno farebbe una cosa del genere?»

    «Chi lo sa perché la gente abbandona i propri figli?» disse l’altro agente, chiaramente più che felice di affidare ad altri quella neonata, che sembrava non avere più di cinque mesi. «E c’era un biglietto, consegnato ai Servizi sociali, in cui si sostiene che Bradford Price è il padre.»

    Sheila inarcò un sopracciglio. Non conosceva Bradford Price di persona, ma ne aveva sentito parlare. La sua famiglia apparteneva all’aristocrazia locale.

    «Qualcuno dei Servizi sociali sta venendo qui?» chiese Sheila.

    «Sì. Price sostiene che la bambina non è sua. Si dovrà fare un test di paternità.»

    Sheila annuì, sapendo che poteva richiedere un paio di giorni, o perfino una settimana.

    «E cosa dobbiamo fare di lei fino ad allora?» chiese Jill, continuando a cullare la piccola, ma senza riuscire a calmarla.

    «Tenetela qui» rispose uno degli agenti indietreggiando, come se si preparasse a fuggire. «Una donna dei Servizi sociali vi porterà tutto l’occorrente. La bambina non ha un nome... non se ne fa cenno nel biglietto.»

    «Ascoltate, signore, noi dobbiamo andare» intervenne l’altro agente. «Lei mi ha vomitato addosso, perciò devo passare da casa per cambiarmi.»

    «E il vostro rapporto?» chiese Sheila ai due, che stavano già dirigendosi alla porta.

    «Già completato e, come ho detto, è in arrivo una donna dei Servizi sociali» rispose il primo agente prima di squagliarsela con il suo collega.

    «Non riesco a credere che l’abbiano fatto» commentò Jill, di cattivo umore. «Cosa possiamo fare? Una cosa è sicura, ha un bel paio di polmoni.»

    Sheila sorrise. «Seguiamo la procedura e la visitiamo. Forse c’è un motivo di natura medica se piange. Informiamo il dottor Phillips.»

    «Ehi, me ne occupo io. Adesso tocca a te tenerla.» Prima che Sheila potesse aprire bocca, Jill le mise la piccola tra le braccia.

    «Ehi, ehi, le cose non possono essere così brutte» Sheila mormorò alla piccola con voce suadente.

    A parte quando lavorava alla nursery dell’ospedale, non aveva mai tenuto in braccio un neonato. Lois aveva due figli ed era incinta del terzo, ma Sheila aveva visto solo due volte i nipotini, di cinque e tre anni. Sua sorella non aveva mai approvato il matrimonio del loro padre con la madre di Sheila, e lei aveva la sensazione di essere l’unica ad averne pagato le conseguenze. Lois, che era di quattro anni più grande di lei, non aveva mai accettato l’altra figlia di suo padre. Sheila aveva sperato che, con il tempo, avrebbe cambiato atteggiamento, ma fino ad allora non era successo.

    Scacciando dalla mente il pensiero di Lois, continuò a sorridere alla piccola. E, come a un segnale convenuto, la bambina la fissò con due stupendi occhi castani, smettendo di piangere di colpo. Anzi, sorrise, mostrando fossette nelle guance.

    Sheila scoppiò suo malgrado in una risatina. «Di cosa stai ridendo, cucciola? Mi trovi buffa?» Fu ricompensata con un altro enorme sorriso. «Sei così graziosa, così radiosa e vivace. Penso che ti chiamerò

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