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Scandalosa tentazione: Harmony Destiny
Scandalosa tentazione: Harmony Destiny
Scandalosa tentazione: Harmony Destiny
E-book173 pagine2 ore

Scandalosa tentazione: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Tutti si aspettano per Linc Thurston un matrimonio degno del suo status; di certo, nessuno è pronto allo scandalo a cui il milionario sta per andare incontro. Claire Robbins, infatti, è diversa da ogni donna che lui abbia mai incontrato, e soprattutto è... la sua governante!
Claire è bellissima: sensuale, affascinante, ma nasconde qualcosa. Nonostante tutto, Linc non riesce a resisterle, decide di sedurla e finisce a letto con lei. Quando però il segreto di Claire riaffiora, travolgendoli, la loro passionale relazione sarà messa a dura prova.
LinguaItaliano
Data di uscita21 ott 2019
ISBN9788830505780
Scandalosa tentazione: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Scandalosa tentazione - Cat Schield

    successivo.

    Prologo

    Everly Briggs assunse un'espressione comprensiva mentre ascoltava le disavventure sentimentali di London McCaffrey. Si trovavano al Beautiful Women Taking Charge, un evento di lavoro. Il discorso di apertura era stato affidato a Poppy Hart, fondatrice dell'Hart Success Counseling.

    «Perciò ha rotto il fidanzamento senza darti una spiegazione?» chiese, fingendo di essere sbigottita. In realtà, sapeva cos'era successo tra London e il giocatore di baseball Linc Thurston. Aveva deciso di presentarsi e intavolare una conversazione proprio per giungere a quell'argomento.

    London serrò le labbra e scosse la testa. «Sostiene di non essere pronto per sposarsi. Non capisco, siamo stati fidanzati per due anni.»

    London indossava un abito costoso, aveva lunghi capelli biondi e si era messa un rossetto color corallo. E il suo finto accento del Sud le dava sui nervi. Proveniva dal Connecticut e si era sempre sentita fuori posto a Charleston.

    «Credi che ti abbia tradita?» le domandò Zoe Crosby con aria agitata.

    «Tradita?» ripeté London, giocherellando con la collana di perle. «È possibile. È quasi sempre in trasferta con la squadra e durante la stagione vive in Texas.»

    «E le donne adorano gli sportivi» aggiunse Zoe. «Il mio ex cognato è un pilota di auto da corsa e le ragazze gli cascano ai piedi.»

    «Questo non dà loro il diritto di trattarci male» intervenne Everly. Lei, London e Zoe avevano parecchia esperienza in quel campo. Erano state con uomini ricchi e potenti che pensavano di poter fare tutto ciò che volevano. «Dobbiamo vendicarci di Linc, Tristan e Ryan. Bisogna impartire loro una bella lezione!»

    «È un'idea allettante» ammise London. «Ma temo che mi si ritorcerà contro.»

    «Sì, non servirebbe a nulla» convenne Zoe. «Anzi, ci metterebbe in cattiva luce.»

    «Non se evitiamo di vendicarci del nostro ex.» Notò le espressioni perplesse di London e Zoe, e trattenne un sorriso compiaciuto. «Pensateci. Siamo tre sconosciute che stanno chiacchierando a un cocktail party. Non c'è niente che ci unisca. Io mi vendico di Linc. London si vendica di Tristan. E Zoe di Ryan. Non ci scopriranno mai.»

    «Cosa intendi di preciso con vendicarsi

    «Nulla di grave, non gli faremo del male» rise. «Potremmo mandare all'aria un affare o rovinare una relazione. Siamo state vittime di uomini senza scrupoli. E siamo donne forti e intelligenti. Comportiamoci come tali!»

    London e Zoe annuirono. «Mi piace l'idea di farla pagare a Linc. Merita di provare lo stesso dolore e la stessa umiliazione che ho subito io quando ha rotto il fidanzamento.»

    «Conta su di me» si unì Zoe.

    «Magnifico. Vi spiego il mio piano...»

    1

    Doveva licenziare Claire.

    Lincoln Thurston aprì la bocca per dirglielo, mentre lei appoggiava il frullato di cavolo verde, mirtilli e proteine in polvere sul tavolo, vicino al borsone da palestra. Poi gli sorrise dolcemente. E non poté fare a meno di ricambiare.

    Voleva licenziarla perché era disperato. Pazzesco. Si era preso una cotta per la governante! Lavorava per lui da un anno ed era diventato sempre più difficile non pensare a lei in un certo modo. La desiderava da morire. E per questo motivo, doveva liberarsene.

    Eppure si sentiva in colpa perché teneva a lei. Era lontana dalla famiglia e il marito era stato ucciso in Afghanistan due anni prima. Inoltre, non aveva alcuna ragione per licenziarla. Era bravissima a cucinare e teneva tutto pulito e in ordine. E le importava di lui. Del vero lui. Non del giocatore di baseball multimilionario, considerato da tutti un buon partito.

    Scosse la testa. Doveva smettere di vederla sotto quella luce. Per colpa di questa storia, aveva rotto il fidanzamento con London.

    Claire, tuttavia, non aveva alcuna colpa. Era una dipendente perfetta. Non l'aveva mai incoraggiato o flirtato con lui nonostante fosse un bell'uomo con un buon patrimonio, che poteva liberarla da quell'occupazione in un battibaleno. Era contento che non avesse secondi fini, ma al tempo stesso desiderava che lo seducesse. In quel caso sarebbe potuto andare a letto con lei.

    Era l'interbase dei Texas Barons e guadagnava quindici milioni di dollari all'anno. Le donne gli ronzavano sempre intorno e neppure il fidanzamento le aveva scoraggiate. A ventisei anni, dopo aver firmato un contratto di otto anni di una certa importanza economica, tutta quell'attenzione gli aveva dato alla testa. Adesso ne aveva trentatré, mancava un anno alla scadenza del contratto, e intendeva sistemarsi. Desiderava una moglie e dei figli. Poi aveva capito che non era davvero innamorato di London McCaffrey e l'aveva lasciata.

    Perché non riusciva a licenziare Claire?

    «Mamma!»

    La risposta a quella domanda si presentò in cucina completamente nuda.

    «Dove sono i tuoi vestiti?» esclamò Claire, mentre la figlia le passava accanto correndo.

    Claire aveva capelli castani che le arrivavano alle spalle e lentiggini sul naso. Il tipico aspetto della ragazza della porta accanto e sembrava troppo giovane per avere una bambina di due anni.

    La piccola Honey Robbins si diresse verso di lui e lui la sollevò tra le braccia, facendola volteggiare. Era una bimba dolce e vivace. Lo aveva conquistato non appena si erano conosciuti. Honey ridacchiò e Lincoln le sorrise. Claire e la figlia erano diventate una parte fondamentale della sua vita. Preferiva combattere ogni giorno contro l'attrazione che provava per Claire piuttosto che perderle.

    Avrebbe dovuto stringere i denti e resistere.

    «Non capisco perché debba sempre andare in giro nuda» commentò Claire, fissando le guance paffute della figlia.

    «Forse è una cosa che ha preso da te» gli sfuggì. Claire arrossì. Cosa gli era saltato in mente? Perché non aveva tenuto la bocca chiusa? «Non voglio dire che tu faccia lo stesso, è ovvio. Solo che... sai come si dice... i bambini prendono dai genitori.»

    «Ah, meno male» sospirò lei. «Temevo che le telecamere di sicurezza mi avessero sorpresa a fare il bagno nuda nella piscina.»

    Era una battuta. Lui non aveva telecamere e Claire non si sarebbe mai sognata di fare una cosa simile. Era per questo che ci potevano scherzare. Nonostante l'argomento scottante, Claire era una ragazza perbene, che stava sempre al suo posto. Portava la fede. Amava ancora il marito, era ovvio. Due anni prima un terrorista suicida aveva attaccato il suo convoglio militare e lui era morto.

    «Allora vado a vedere il video» scherzò, mantenendo un tono leggero. «Di che giorno parliamo?»

    «Non te lo dico» rispose lei. Gli rivolse un sorriso divertito, senza alcuna traccia di malizia. «Almeno ti terrai occupato mentre passo l'aspirapolvere di sopra. Mi stai un po' fra i piedi ultimamente.»

    Claire non aveva peli sulla lingua e lo trattava come se fosse un incrocio tra un fratello e uno zio rimbambito. Non era colpa di Claire, ma sua. Quando l'aveva assunta, le aveva fatto capire che aveva bisogno di qualcuno con cui poter essere se stesso. Ed ecco perché era diventata così importante. Era l'unica persona al mondo che conosceva tutti i suoi pensieri, preoccupazioni, dubbi e segreti.

    Con un'unica eccezione: non aveva idea di ciò che provava per lei.

    Anche Claire si era aperta: gli aveva raccontato della sua infanzia a San Francisco e di come aveva conosciuto il marito. In quelle occasioni, gli occhi le brillavano poi si riempivano di lacrime quando diceva che Honey sarebbe cresciuta senza conoscere il padre. L'amore di Claire era profondo, non donava il cuore facilmente e poi voltava pagina.

    Non poteva approfittarsi di lei. E se le avesse tolto il lavoro e un posto in cui vivere, a chi si sarebbe rivolta?

    Non era l'uomo migliore del mondo, London poteva confermarlo, tuttavia c'erano alcuni limiti che non era disposto a superare. E sedurre Claire era uno di questi.

    Osservò Linc e Honey giocare insieme ed ebbe un tuffo al cuore. Linc era così bello! Da quando aveva rotto il fidanzamento con London, fantasticava su loro due e Honey, su come sarebbe stato essere una vera famiglia. Quando esagerava, s'infilava i guanti e puliva il bagno per ricordarsi che era la sua governante. Non una donna sofisticata, bella e di successo. E ciò l'aiutava a tenere i piedi per terra. La madre di Linc, Bettina Thurston, sopportava a malapena London. E lei era, stupenda, ricca, con una splendida carriera.

    Si soffermò a guardare i bicipiti di Linc mentre sollevava in aria Honey. Era impossibile non trovarlo affascinante, soprattutto perché rendeva la figlia felice. Inoltre, aveva degli splendidi occhi azzurri, labbra carnose e la mascella scolpita. Era irresistibile. Avrebbe tanto voluto che fosse uno di quei tipi egoisti che credono che le donne debbano soddisfare ogni richiesta. In quel caso, non avrebbe avuto una cotta per lui. Linc, però, non era così.

    «Cos'hai in programma oggi?» le chiese, stringendo Honey al petto. La bimba gli accarezzò la guancia per attirare la sua attenzione, ma Linc tenne gli occhi puntati su di lei facendola avvampare. Le succedeva spesso da quando la stagione era finita ed era tornato in Texas. Un po' troppo spesso. Non poteva andare avanti così. Doveva trovare un modo per non essere attratta da lui.

    Pensò alla madre di Linc e i pensieri proibiti svanirono all'istante. Bettina discendeva da un'antica famiglia del sud e non perdeva occasione per parlarne. Ciò non significava che fosse benestante; i suoi antenati avevano perso quasi tutto ciò che possedevano negli anni Trenta. La sua posizione sociale, però, non era cambiata. Bettina non l'avrebbe mai considerata all'altezza del figlio.

    «Claire?» La voce profonda di Linc la riscosse da quelle riflessioni.

    «Scusa. Pensavo a tutto quello che devo fare oggi.»

    «Che ne dici se sto un po' con la piccolina? Lavorerai meglio e potrai staccare prima.» Fece il solletico alla bambina, che ridacchiò.

    Scosse la testa. Non poteva permettergli di prendersi cura di Honey, non era professionale. D'altra parte, lei e Linc erano diventati buoni amici negli ultimi mesi.

    «Non ce n'è bisogno. Mi occuperò di tutto.»

    Era tentata di accettare l'offerta. In fondo, si era instaurato un bel rapporto tra loro. Ed era preoccupata, doveva ammetterlo. Jasper era morto, e Honey sarebbe cresciuta senza un padre. Desiderava che la figlia trascorresse del tempo insieme a un brav'uomo, non con Linc. Honey rischiava di affezionarsi. E cosa sarebbe successo se Linc si fosse sposato e avesse avuto dei figli suoi? Non avrebbe più avuto tempo per lei e la piccola ci sarebbe rimasta male.

    «Mi piacerebbe avere un po' di compagnia» insistette Linc.

    Perché non accettava un no come risposta?

    Aprì la bocca per rifiutare, tuttavia qualcosa glielo impedì. Linc era cambiato da quando aveva rotto il fidanzamento con London. Era meno arrogante. Ed era strano, dato che era stato lui a lasciarla. Forse si era reso conto di aver commesso uno sbaglio.

    «Non puoi occuparti di Honey oggi» rispose, sollevando la bambina. Lei protestò mettendo il broncio, ma Claire non si fece impietosire. Assomigliava a un cucciolo che cerca di essere feroce. Era difficile non scoppiare a ridere. Honey era adorabile. Aveva ereditato quella caratteristica dal padre, un uomo affascinante. L'aveva conquistata quando frequentava la scuola di cucina. «Se ricordo bene, devi andare a pranzo fuori con tua madre.»

    Linc fece una smorfia. «Sì, purtroppo non me sono dimenticato» sospirò, afferrando un borsone e avviandosi verso la porta.

    Claire tossicchiò. Linc si voltò e lei gli mostrò il frullato. Lui lo accettò con aria disgustata. Non sapeva cosa mangiava a Charleston, ma quando era a casa lei preparava sempre qualcosa di sano.

    «Assaggialo davanti a me. Così sarò certa che non lo butterai.»

    «Sembri abbastanza sicura di te.» Annusò il frullato.

    «Sai, il cibo sano può essere anche squisito

    «Non in base alla mia esperienza.» Fissò il bicchiere con diffidenza e bevve un sorso. «Ehi!» esclamò, spalancando gli occhi. «Ha un buon sapore.»

    Quel commento le fece piacere. Si limitò ad annuire. «Ho aggiunto un po' di sciroppo d'agave, so che hai un debole per le cose dolci.»

    «Sei la migliore.»

    Quelle parole le scaldarono il cuore.

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