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Alto potere di seduzione: Harmony Destiny
Alto potere di seduzione: Harmony Destiny
Alto potere di seduzione: Harmony Destiny
E-book147 pagine1 ora

Alto potere di seduzione: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Lui custodiva un segreto. Un segreto che gli avrebbe impedito per sempre di amare...

Addomesticare cavalli ribelli È sicuramente difficile, ma domare un uomo fiero e altrettanto ribelle come McKinnon Quinn è un'impresa quasi disperata. Quando Casey Westmoreland lo incontra per la prima volta, è decisa a ottenere un lavoro. Ma bastano solo pochi istanti perchè ciò che vuole da Quinn diventi qualcosa diverso dal dovere e molto più simile al piacere.

McKinnon è irremovibile. Non permetterà mai a una ragazza di lavorare per lui. Quello non è il genere di impiego adatto a una donna e la sensualità di Casey, unita alla sua determinazione, rappresenta una miscela davvero esplosiva, che rischierebbe di portarli dritti in camera da letto.
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2019
ISBN9788858998700
Alto potere di seduzione: Harmony Destiny
Autore

Brenda Jackson

E' un'inguaribile romantica e ha sposato il suo primo amore. Chi meglio di lei conosce il significato delle parole scritto nel destino?

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    Anteprima del libro

    Alto potere di seduzione - Brenda Jackson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Seduction, Westmoreland Style

    Silhouette Desire

    © 2007 Brenda Streater Jackson

    Traduzione di Maria Latorre

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-870-0

    1

    Casey Westmoreland entrò nel fienile e si fermò, affascinata dal suono di quella calda, seducente voce maschile che parlava allo stallone nero durante la strigliata; affascinata ancora di più dall’uomo che stava parlando.

    McKinnon Quinn.

    Secondo lei era più bello di quanto qualsiasi uomo sulla terra avesse il diritto di essere. Era un misto tra Creoli afro-americani e Indiani della tribù dei Piedi Neri. Casey avrebbe tanto voluto avere più tempo a disposizione per restare lì ad ammirarlo a piacimento.

    Alto e imponente, con lunghi capelli neri che gli cadevano fino oltre le spalle, un petto possente che a stento resisteva negli esigui confini della camicia azzurra, indossava un paio di jeans logori che coprivano un fondoschiena di assoluto rilievo. Un fondoschiena che le tolse il fiato quando lui si chinò a deporre la spazzola per prendere un pettine.

    In quel momento Casey non poteva guardarlo in faccia, ma i tratti del suo volto le erano rimasti impressi da tempo nella mente. Aveva un viso bruno e spigoloso con occhi neri come le ali di un corvo, zigomi alti e marcati, naso diritto e labbra carnose. Lei trasse un sospiro tremante e si accorse del rossore che le aveva imporporato le guance al pensiero di ciò che avrebbe voluto fare di quelle splendide labbra.

    Un’altra cosa che sapeva di McKinnon Quinn era che a trentaquattro anni era considerato da molti lo scapolo più appetibile di Bozeman, nel Montana, soprattutto adesso che il suo migliore amico, nonché cugino di Casey, Durango Westmoreland, era convolato a giuste nozze.

    Sicuro: McKinnon era scapolo e aveva tutte le buone intenzioni di restare tale ancora a lungo.

    Sin dal loro primo incontro, un paio di anni prima, Casey aveva avuto l’impressione che fosse un tipo tranquillo e controllato. Anche se aveva un legame abbastanza stretto con Durango, dava sempre l’impressione di essere un solitario. Era lui a scegliersi gli amici. Tutti gli altri restavano alla larga. Quando gli stava accanto, Casey si sentiva sempre addosso il suo sguardo, intenso e palpabile come una carezza.

    «Vuoi dirmi cosa sei venuta a fare o conti di restartene là in silenzio?»

    Quella domanda, posta in tono freddo e tagliente, la colse di sorpresa; si sorprese a chiedersi se per caso McKinnon avesse gli occhi anche dietro la testa. Era certa di non avere emesso un suono, eppure lui si era accorto della sua presenza.

    «So quanto sia importante il momento della pulizia delle bestie e non volevo disturbare» rispose dopo un istante, quando ebbe finalmente ritrovato la voce.

    Fu soltanto allora che lui si girò. Casey si sforzò di continuare a respirare, un’impresa quasi proibitiva, visto il lampo sorpreso che gli vide brillare negli occhi scuri.

    Era rimasto sorpreso nel vederla.

    «Casey Westmoreland! Durango mi aveva detto che eri venuta a trovare tuo padre» commentò McKinnon con una voce intensa quanto il suo sguardo.

    Tuo padre. Una definizione a cui Casey trovava ancora difficile abituarsi. Era soltanto da poco che aveva scoperto di avere ancora un padre. Aveva sempre creduto che suo padre fosse morto prima che lei venisse al mondo.

    «Non sono venuta a trovarlo» gli spiegò, augurandosi che lui smettesse di fissarla con tanta intensità. «Ho deciso di trasferirmi a Bozeman per sempre.»

    Lui si infilò i pollici nelle tasche, evidenziando con quel movimento gli splendidi tratti del suo fisico muscoloso. Ancora una volta un lampo di sorpresa gli saettò negli occhi. «Ti trasferisci a Bozeman? Per sempre?»

    «Sì.»

    «Perché?»

    Glielo chiese di scatto, come se gliene importasse davvero qualcosa. «Corey... voglio dire, mio padre, spera che la mia presenza qui ci dia la possibilità di imparare a conoscerci meglio.» Anche dopo due anni e mezzo, le risultava difficile chiamare papà Corey Westmoreland, come avevano incominciato a fare i suoi due fratelli.

    McKinnon assentì e continuò a fissarla ancora più intensamente di prima. Era sempre stato molto unito a Corey, da sempre il migliore amico di suo padre. «Questo è ciò che pensa Corey, ma è quello che pensi anche tu?» le chiese.

    Quello che credo è che mi aiuterebbe moltissimo se tu la smettessi di guardarmi in quel modo, avrebbe voluto dirgli lei. Che fosse o meno nelle intenzioni di McKinnon, il suo sguardo era provocante e sensuale e le stava inviando un tremito in tutto il corpo. «Sono convinta che ci sarà utile» rispose. «Ho vissuto a Beaumont, nel Texas, per tutta la vita, e, quando è scaduto il contratto di affitto dell’edificio in cui avevo il mio negozio di abbigliamento senza che mi fosse data la possibilità di rinnovarlo, ho cominciato a pensare di trasferirmi altrove. Mi sono innamorata del Montana sin dalla prima volta che ci sono venuta, e in più la mia permanenza qui mi darà la possibilità di costruire finalmente un rapporto con Corey.»

    «Capisco.»

    Casey non ne era del tutto convinta. Neppure i fratelli comprendevano appieno il tormento che provava da quando aveva scoperto la verità. Sin da quando era una bambina, la madre le aveva dipinto l’immagine quasi magica dell’uomo che le aveva dato la vita, l’uomo che era morto nel corso di un rodeo, lasciando la madre incinta di tre gemelli.

    Carolyn Roberts Westmoreland aveva sempre fatto credere che tra lei e Corey ci fossero stati un amore perfetto e un matrimonio ideale e che per lei fosse stato quasi impossibile andare avanti dopo la scomparsa del marito. L’unica cosa che le aveva dato la forza di continuare a vivere erano i tre bambini che le crescevano in grembo, unico ricordo del marito perduto.

    Le faceva male sapere che la madre le aveva sempre mentito.

    Corey Westmoreland non aveva mai sposato Carolyn Roberts, né tanto meno sapeva che lei aspettava tre gemelli. Da un punto di vista legale, la madre non era mai stata una Westmoreland. E a peggiorare la situazione era subentrata la consapevolezza che Corey non l’aveva mai amata. Per anni era stato innamorato di Abby, una donna che aveva conosciuto diversi anni prima di Carolyn, ed era lei che finalmente aveva ritrovato – e sposato – un paio di anni prima.

    «C’è anche un’altra ragione per cui voglio trasferirmi qui» decise di aggiungere Casey all’ultimo momento. «Penso che cambiare lavoro mi farà bene, e venendo qui potrò finalmente fare qualcosa che ho sempre amato.»

    «Vale a dire?»

    «Lavorare con i cavalli. Ecco perché sono qui. Ho sentito dire che cerchi un istruttore e voglio candidarmi per il posto.»

    Cercò di ignorare le sensazioni che la invasero quando lo sguardo di McKinnon la accarezzò in tutto il suo metro e sessanta di altezza. Un lampo gli brillava negli occhi quando finalmente tornò a guardarla in viso, quasi ci fosse qualcosa che lo divertiva. «Stai scherzando, vero?»

    Lei sollevò un sopracciglio. «No, niente affatto» replicò avvicinandosi a lui. «Sono serissima.»

    Lui serrò gli occhi per fissarla insospettito. «Non posso assolutamente assumerti come istruttrice di cavalli» replicò con voce aspra.

    «Perché no?» domandò lei con una calma che non provava affatto. «Se dessi un’occhiata al mio curriculum, resteresti sorpreso dalle mie qualifiche.»Nel dire questo, gli tese un fascicolo.

    McKinnon lo osservò attentamente, ma non accennò a volerlo prendere. «Forse lo guarderò, forse no, ma questo non ha importanza» le disse con espressione intimidatoria. «Non intendo assumerti.»

    Quelle parole tanto calme, tanto decise, le fecero provare una rabbia improvvisa. Cercò di controllarsi. «C’è un motivo per questo rifiuto?» gli domandò, serrando le dita intorno al fascicolo.

    Trascorsero diversi istanti di forte tensione prima che lui replicasse. «Ci sono svariati motivi, ma non ho il tempo per illustrarteli.»

    Casey non riuscì più a trattenersi. Quelle parole l’avevano colpita nel vivo. «Ehi, aspetta un minuto!» sbottò, guardandolo dritto negli occhi.

    Lui incrociò le braccia sul petto. «Non ho neanche il tempo di aspettare» replicò, osservandola con condiscendenza. «Questo è un ranch attivo, ho molto lavoro da sbrigare. Se sei alla ricerca di un posto, ti consiglio di rivolgerti altrove.»

    Casey era nota per la sua cocciutaggine e dunque rifiutò di darsi per vinta. McKinnon la stava facendo ribollire di rabbia, e, quando lo vide tornare a occuparsi del cavallo, liquidandola senza mezzi termini, la sua rabbia superò ogni misura.

    «Perché?» gli chiese, sforzandosi di parlare nonostante l’ira che le serrava la gola. «Penso che tu mi debba una spiegazione sul perché non vuoi nemmeno prendere in considerazione la possibilità di assumermi.»

    Lui rimase a lungo chiuso in un ostinato silenzio. E lei, sebbene furibonda, attese paziente la sua risposta, più che mai risoluta a non muoversi di lì finché non ne avesse ottenuta una.

    Alla fine, dopo un lungo momento di tensione, McKinnon si lasciò sfuggire un sospiro e si girò di nuovo verso di lei. Non le doveva una spiegazione, non le doveva niente, ma quando scorse la linea arrabbiata delle sue labbra, pensò che quella bocca lo aveva sempre fatto impazzire di desiderio, una tentazione più forte della mela che Eva aveva offerto ad Adamo nel paradiso terrestre. Ed era pronto a giurare che le labbra di Casey fossero ancora più dolci e più peccaminose del frutto proibito.

    Era mai possibile che lei non si accorgesse dell’attrazione sessuale che fluiva tra loro, nonostante la rabbia che li animava entrambi? Nel momento stesso in cui si era girato e l’aveva vista là, nel bel mezzo della stalla, aveva provato una scossa elettrica in tutto il corpo. Quella donna era così sensuale che nemmeno il sole splendeva più di lei.

    Da Casey emanava un sex appeal naturale, e, anche se in quel momento stava aggrottando la fronte, nelle rare occasioni in cui l’aveva vista sorridere, McKinnon aveva sempre provato una voglia matta di baciarla fino a toglierle il respiro. Perfino il broncio adirato che gli rivolgeva in quel momento riusciva a eccitarlo.

    Per non parlare dei suoi attributi fisici! Capelli lucidi di un bel biondo caldo, portati lunghi sulle spalle, che metteva in risalto l’incarnato della sua pelle e il color cioccolato dei suoi bellissimi occhi. Occhi in cui McKinnon si sarebbe volentieri perso.

    E poi c’era il suo corpo. Piccolo, esile, ma con tutte le curve al posto giusto.

    McKinnon l’aveva vista l’ultima volta un

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