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Stuzzicanti incontri (eLit): eLit
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E-book150 pagine1 ora

Stuzzicanti incontri (eLit): eLit

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Info su questo ebook

L'uomo ideale di ogni donna? Kimberly sa come deve essere e come deve comportarsi, e l'idea di poterlo modellare ed educare seguendo il mero gusto femminile la stuzzica da pazzi. Ora, per le mani, ha una nuova sfida: Nigel Durand. Bello, affascinante, ammaliatore, fisicamente un adone. Lo plasmerà come se fosse creta nelle sue mani e non diverrà l'uomo di una qualsiasi, ma sarà soltanto suo, dentro e fuori dal letto.

Essere trasformato nel maschio ideale da quella bomba di donna? Nigel non vede l'ora di iniziare. Kimberly lo introdurrà nei complicati meandri del piacere femminile; ma poi l'allievo supererà il maestro...
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2017
ISBN9788858973585
Stuzzicanti incontri (eLit): eLit
Autore

Colleen Collins

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Stuzzicanti incontri (eLit) - Colleen Collins

    successivo.

    1

    Kimberly Logan spalancò la porta con la scritta Life Dates, agenzia dove si veniva aiutati a trovare l'a-more. Il brusio del traffico di Las Vegas svanì quando lei si chiuse la porta alle spalle. Si fermò a riprendere fiato dando un'occhiata al nuovo aspetto della sala d'attesa. Tinta di rosa aveva un'aria decisamente più stimolante ed eccitante, proprio l'ambiente che Kimberly desiderava per la sua clientela che era in cerca d'amore e piacere per sempre.

    L'aria condizionata sembrava però un po' troppo fredda. Anche a febbraio a lei piaceva mantenere la temperatura bassa. La maggioranza di coloro che ricorrevano ai suoi servizi erano ansiosi. L'aria fresca aiutava a calmarli.

    Chiederò a Maurice di regolarla con la massima urgenza. Dondolandosi sugli alti tacchi Kimberly si avvicinò alla scrivania di teak dove era seduto Maurice con un'espressione scocciata dipinta sul volto abbronzato. Era come al solito molto elegante. Cal-zoni color cachi, polo rosa. I gay sapevano proprio come vestirsi.

    Kimberly gettò un'occhiata alla porta del suo ufficio che era chiusa. «Lo so» obiettò sostenendo il suo sguardo corrucciato. «Sono in ritardo.»

    «Senti, Kimberly» ribatté lui secco, «devi smetterla di fissare appuntamenti per le nove di mattina per poi presentarti» controllò l'orologio roteando il polso, «alle nove e mezza passate. Peggio ancora, quel tipo è arrivato un quarto d'ora prima e adesso è lì che ti attende da quasi un'ora. Per fortuna non ha dato finora in escandescenze come quel tizio di due settimane fa.»

    «È colpa di queste colazioni mattutine alla Camera di Commercio» si giustificò Kimberly con un sospiro. «La gente arriva tardi, gli oratori si dilungano troppo. Comunque sono in orario per gli altri appuntamenti.»

    «Quando sei qui senza farti assorbire completamente dai problemi promozionali» la rimbeccò lui.

    «Hai ragione. Continuo a pensare a Great Dates che ha aperto una delle sue succursali a due isolati da qui. Sono convinta che se non si fa qualcosa per dare una spinta alla nostra agenzia, ci daranno del filo da torcere.»

    «Quel che offri tu è unico, Kimberly. Non c'è nessun'altra agenzia a Las Vegas che sappia venire incontro ai propri clienti come fai tu.»

    «Grazie» mormorò Kimberly.

    Le faceva piacere che Life Dates fosse l'agenzia di maggiore successo malgrado la forte concorrenza. Sin da quando l'aveva aperta quattro anni prima la sua formula consisteva non solo nel mettere in contatto le persone, ma soprattutto nel guidare personalmente i clienti facendo loro apprendere la sottile arte della seduzione.

    «Se ti fa sentire meglio» riprese Maurice, «ho previsto un incontro con Barnet & Owens per la settimana prossima.»

    «L'agenzia pubblicitaria?»

    «Sì. Stanno per impostarci una campagna pubblicitaria per la televisione locale.»

    «Buona idea.» Kimberly pescò una caramella dalla ciotola sulla scrivania.

    «Non hai mangiato alla riunione, vero?»

    «Non ne ho avuto il tempo.»

    Lui le allungò un blocco con un modulo fissato con una pinza di metallo. «Ecco la sua scheda.»

    Kimberly la scorse rapidamente. «Si chiama Nigel Durand.»

    «Un po' inglese e un po' francese.» Maurice abbassò la voce. «Peccato che non sia gay.»

    Lei lo guardò con circospezione.

    Maurice alzò una mano in segno di resa. «Non flirterei mai con uno dei tuoi clienti.» Finse un brivido di disgusto. «Posso essere un gay ma non sono masochista.»

    Lei abbozzò un sorriso.

    «Fa piacere vederti sorridere» affermò Maurice con calore. «Un giorno riuscirò persino a farti ridere di cuore.»

    Lei tornò a concentrarsi sul modulo. «Un campione di wrestling?»

    «Ex. Inoltre è pelato, ha trentaquattro anni e vuole moglie e figli.»

    Kimberly aggrottò le sopracciglia. «Pelato?»

    «Alla Yul Brynner. Molto fashion.»

    «Vanno di nuovo le teste rasate?» mormorò lei aggiustandosi lo chignon.

    «Tesoro, gestirai anche l'agenzia di appuntamenti più chic della zona, ma dovresti uscire un po' di più! Perché non vai a vedere un film di Vin Diesel?»

    Vin chi? «Non ho tempo.» Kimberly controllò la propria immagine nello specchio appeso sopra il divano. Dandosi una rapida sistemata alla giacca mormorò: «Vado a conoscere Nigel».

    «Ti porterò il caffè.»

    «E...»

    «Lo so. Senza zucchero. E dei biscotti.»

    Lei si diresse verso il suo ufficio. «A proposito» bisbigliò girandosi appena. «Talvolta me la rido davvero di gusto.»

    Maurice le rivolse un sorriso sornione incamminandosi verso il cucinotto.

    Quando l'aveva conosciuto Kimberly aveva già scartato una dozzina di assistenti. Non che pretendesse troppo, voleva solo che la sua attività venisse gestita nel modo giusto.

    Cosa che in effetti Maurice era in grado di fare. Dopo quasi un anno di collaborazione Kimberly non avrebbe potuto stare senza di lui. Persino senza i continui rimproveri. Quel ragazzo aveva a cuore i suoi interessi.

    Non come gli altri uomini della sua vita.

    Kimberly fece un profondo respiro prima di aprire la porta ed entrare nel suo ufficio.

    «Mi scusi tanto, signor Durand.» Si mosse nella stanza con il solito portamento: spalle indietro, mento alto, sguardo deciso. Aveva imparato da tempo che la gente rispondeva positivamente a manifestazioni di sicurezza.

    «Stamattina avevo una riunione urgente che si è protratta più del dovuto» continuò ostentando l'espressione più contrita possibile. «Mi spiace di averla fatta aspettare.»

    Nigel Durand si alzò dalla sedia rivelando immediatamente tutta la sua imponenza.

    Lei alzò la testa per guardarlo con la netta sensazione di stare ai piedi di una montagna. E per un momento si sentì piccola, quasi oppressa. Cose che Kimberly non aveva mai provato.

    «Non si preoccupi, signora» disse una voce profonda che sembrava provenire come un tuono dalla cima di un monte.

    Kimberly osservò furtivamente la sua testa ripensando a quello che le aveva detto Maurice. Il suo assistente aveva ragione. La testa rasata era proprio sexy. Si chiese che sensazione avrebbe provato ad accarezzarla...

    Un brivido le corse lungo la schiena. «La prego, signor Durand» l'esortò, sorpresa per come le mancasse improvvisamente il respiro, «si sieda pure.»

    Quando lui si rimise a sedere Kimberly si sistemò dietro alla scrivania di vetro e acciaio. «Vediamo come Life Dates può aiutarla a trovare la donna dei suoi sogni.» Si sedette sulla sedia ergonomica dall'alto schienale posando il blocco davanti a sé. Sperò che Maurice comparisse presto con il caffè. Aveva proprio bisogno di un'iniezione d'energia.

    Nigel si appoggiò comodamente allo schienale della sedia di fronte a lei. Kimberly fu colpita dai suoi occhi. Di un bel blu intenso. Il colore degli iris.

    «Allora, signor Durand» disse incrociando le mani davanti a sé, «è un wrestler professionista?»

    «Sì.»

    Kimberly annuì aspettando che lui aggiungesse altro. Poi ruppe il silenzio. «Dove pratica la sua professione?»

    «Mi sono ritirato dal ring un anno fa.» Nigel si agitò sulla sedia mettendo in mostra un fascio di muscoli tutt'altro che indifferente.

    Lei fece un profondo respiro che non ebbe alcun effetto calmante. «Che ne dice di un po' di musica?» gli chiese, improvvisamente con il fiato di nuovo un po' corto. Meno male che si era dimenticata di chiedere a Maurice di abbassare l'aria condizionata.

    Senza aspettare risposta si alzò avvicinandosi al lettore CD sistemato su uno scaffale nell'angolo. La musica aiutava le persone a rilassarsi. Quindi anche lei. Diede una scorsa ai vari CD. «Tony Bennett? Lyle Lovett? Disco Davis?» Disco Davis? Doveva trattarsi di un acquisto recente di Maurice.

    «Ha qualcosa di Celine Dion?»

    Lei gli lanciò uno sguardo da sopra la spalla. «Sta scherzando...» S'interruppe notando l'espressione seria sul suo viso. «Ehm, vediamo... Sono sicura che abbiamo qualcosa...» Aveva appena infranto una delle regole d'oro della sua attività, quella di non offendere mai un cliente. Oggi non era partita bene.

    «Eccone uno!» esclamò. «The Color of My Love» lesse sulla copertina del CD.

    «Sì, quella canzone è forte» confermò lui.

    Non molti uomini ammettevano di essere dei fan di Celine Dion. Era come se ammettessero di avere pianto vedendo film tristi o di adorare lo shopping.

    Dopo avere inserito il CD nel lettore, Kimberly ritornò alla scrivania. La chiara voce vibrante di Celine riempì la stanza dichiarando di essere sempre disponibile per il proprio uomo.

    Kimberly si sedette ripensando a quando anche lei ci credeva. Adesso pensava che il vero amore fosse possibile solo per gli altri. Era una buona filosofia di vita, perché non essere coinvolta emotivamente le permetteva di salvaguardare le proprie priorità. Innanzitutto la sua indipendenza finanziaria, personale, professionale. Poi... be', non era arrivata ancora a quel punto.

    Gettò un'occhiata alla porta. Dov'era finito Maurice con il suo caffè?

    Recuperò una biro dal portapenne e si mise a scribacchiare nervosamente sperando che Nigel non l'avrebbe fissata di nuovo. Quei suoi grandi occhi blu avevano un modo di penetrarla come se vedessero più di quello che lei avrebbe voluto. Probabilmente una tecnica usata quand'era in attività, una tattica psicologica per snervare l'avversario.

    «Allora» disse decisa a non farsi innervosire. Dovrei chiedergli qualcosa sul wrestling. Ma che cosa? Tutto quello che ne sapeva era di corpi grandi e muscolosi e di bizzarri movimenti spaccaossa.

    Il suo sguardo si soffermò sulla t-shirt di Nigel decorata con un'immagine sbiadita di un volatile.

    «Si tratta di un gallo?» gli chiese.

    Nigel le sorrise stringendo gli occhi. «Di Foghorn Leghorn.»

    «Era il suo nome quando era in attività?»

    Lui rise di gusto. Le sue labbra erano così piene, i suoi denti così grandi.

    «Guardava cartoni da piccola?» le chiese.

    «No.»

    «Neppure il sabato mattina?»

    Il sabato mattina era come tutte le altre mattine a casa di Kimberly. Dovevano stare tranquilli perché sua madre era malata. Invece che guardare la TV Kimberly si sedeva in veranda a leggere oppure aiu-tava i vicini ad accudire i cavalli.

    «No» rispose sottovoce.

    «Davvero? Pensavo che tutti i bambini conoscessero Foghorn Leghorn. È un personaggio dei cartoni. Le mie sorelle minori decisero anni fa che io gli assomigliavo perché sono così grande e ho una voce così profonda.»

    «Allora» bisbigliò Kimberly, «qual era il suo nome di battaglia?»

    «The Phantom.»

    Lei lo fissò sorpresa. «Quello dello spot televisivo?»

    Quando Nigel annuì, il suo cuore si mise a battere all'impazzata. Giocherellando con la biro ripensò alle serie di spot in cui compariva The Phantom. Li aveva

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