La gatta delle nevi (eLit): eLit
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Colleen Collins
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Anteprima del libro
La gatta delle nevi (eLit) - Colleen Collins
successivo.
1
Jeffrey Bradshaw si sottrasse al gelo che gli obnubilava la mente facendo il suo ingresso nella sala d'attesa riscaldata, felice di non dover fare più i conti con il fiato che gli si raggelava sulle labbra. Diede uno sguardo al costoso Rolex che portava al polso, già le quattro del pomeriggio. Nessun cartellone luminoso annunciava l'imminente volo delle sedici che doveva prendere e sulla pista dell'aeroporto nessun velivolo prometteva una coincidenza dopo gli aerei che l'avevano portato da New York ad Anchorage e da Anchorage ad Alpine, nel cuore dell'Alaska. Si guardò intorno: lo scalo di Alpine consisteva di una saletta arredata con quattro sedie, una macchina distributrice di popcorn e lattine di birra e il banco della biglietteria verso il quale si diresse. Aveva le mani ghiacciate, la circolazione del sangue difficoltosa. L'autunno in Alaska era dunque questo, aria gelida, terra desolata? Darei non so che cosa per una doccia bollente e una donna altrettanto calda!
«Posso esserle utile?» chiese il tizio dietro il bancone alzando gli occhi dal computer.
«La True North Airlines?»
Il tizio sorrise. «È qui, sono Wally, piacere.»
Jeffrey sorrise di rimando evitando di guardare la camicia di flanella a quadri rossi e blu dell'impiegato. Tutti gli abitanti dell'Alaska indossavano camicie simili quando non erano alle prese con una tormenta di neve. «Il volo per Arctic Luck delle ore sedici è già stato annunciato?» domandò. Si frugò nella tasca interna della giacca di cachemire di fattura italiana per cercare la carta di credito che porse al tipo. «Sono Jeffrey Bradshaw, vorrei acquistare un biglietto.»
Wally prese la carta di credito e lo guardò in modo strano. In alcuni circoli finanziari, Jeffrey veniva facilmente riconosciuto, poiché era un manager di successo che aveva lavorato in grosse società, l'ultima delle quali era la compagnia televisiva degli Argonaut Studios di Los Angeles, di cui era un dirigente importante. E proprio il mese precedente una rivista finanziaria aveva pubblicato un articolo su di lui e sull'eccellente lavoro svolto nell'azienda che aveva quasi raddoppiato gli introiti grazie alla sua politica innovativa. Non era male per uno cresciuto sulla strada, anche se quell'esperienza gli aveva giovato rendendolo più sicuro, disinvolto, tosto negli affari e capace di trattare alla pari con conservatori e progressisti.
Wally sembrava a metà strada tra le due posizioni politiche, un tipo onesto, nato e cresciuto in Alaska, ma era poco probabile che avesse letto la rivista o sentito parlare di lui, quindi non poteva averlo riconosciuto. Tuttavia, continuava a fissarlo e a guardare dietro di sé con quell'aria strana... Jeffrey seguì il suo sguardo e notò la sua faccia nel piccolo specchio di fronte. Strano, i suoi capelli scuri di solito ben pettinati gli si arricciavano sul colletto, poi con sua massima sorpresa si accorse che quello non era uno specchio bensì una finestra e che stava fissando incredulo il viso di un uomo che a sua volta lo guardava con espressione stralunata.
Era come guardarsi nello specchio: l'altro appariva come una versione più ruvida, più temprata di Jeffrey Bradshaw eppure gli assomigliava come si assomigliano due gocce d'acqua: le stesse orecchie grandi che ora gli apparivano quasi spropositate nonostante molte donne gli avessero sussurrato che erano dannatamente sexy; la stessa attaccatura di capelli... Quante probabilità c'erano che due uomini incontratisi per caso fossero del tutto somiglianti, con le stesse orecchie e la stessa attaccatura di capelli? Forse uno zero virgola zero per cento? No, anche meno.
Sto perdendo il senso della realtà... Jeffrey si passò la mano guantata sul viso, il cuoio era ancora freddo e umido e gli rinfrescò la faccia. Vedere una trasmutazione di se stesso ad Alpine era il risultato del lungo e faticoso volo da New York all'Alaska.
Proprio in quel momento sentì il ruggito di un motore d'aereo fuori; si affrettò a guardare da un'altra finestra e vide un Cessna puntare verso il suolo. Suo malgrado, Jeffrey gridò puntando il dito verso il suolo dove quell'aereo stava per spiaccicarsi...
«Thompson è in orario, a quanto pare» osservò placido l'impiegato mentre Jeffrey sconvolto vedeva il Cessna impennarsi all'ultimo momento e atterrare miracolosamente incolume sulla pista gelata.
Aspettò che il suo cuore riprendesse a battere normalmente. «Il pilota del volo per Arctic Luck sarebbe questo Thompson?»
«Certo.»
«Mi prenoti un altro volo» dichiarò Jeffrey deciso. Non sarebbe salito con quel pazzo per tutto l'oro del mondo.
«Non ci sono altri voli per Arctic Luck oggi.»
«Questo è un aeroporto oppure no?»
Wally lo fissò con gli occhi ingenui. «Sì.»
«Mi chiami allora il responsabile... il direttore... Insomma, qualcuno che possa far partire un altro volo.» Jeffrey si era laureato con lode a Princeton e aveva occupato posti di grande responsabilità, perciò conosceva alcuni argomenti da far valere in questi casi. Per esempio, soddisfare sempre il cliente. «Sono un cliente e voglio soddisfazione.»
Wally digitò sul suo computer poi si rivolse al cliente: «Ci piacerebbe accontentarla, signor Bradshaw, ma il bollettino meteo è pessimo, è stata annunciata una tormenta di neve. Thompson è il nostro miglior pilota, non c'è alternativa al volo delle sedici per Arctic Luck».
Proprio in quel momento, un ragazzo in jeans e giacca a vento faceva il suo ingresso nella sala. Si fermò, si tolse il berretto di lana scoprendo i corti capelli neri poi fissò Jeffrey con aria sorpresa, riportando infine lo sguardo sul tipo inquadrato nella finestra. Wally fece un segno al pilota e gli tese un foglio, l'altro si avvicinò, lo prese e si rivolse a Jeffrey con un sorriso: «Come va?».
La voce era stranamente dolce.
«Salve» disse. Il ragazzo gli porse la mano. Era piccola ma ferma. «È lei Thompson?»
«Sì, deve andare ad Arctic Luck?»
Possibile che avesse raggiunto l'età per il brevetto di pilota?, si chiese Jeffrey deciso a non farsi raggirare. «Vorrei prendere un altro volo.»
«Dovrà aspettare a lungo» spiegò allora il ragazzo che gli mostrò il foglio, «sta per giungere una tormenta di neve.»
«Così mi hanno detto.»
Il ragazzo sorrise poi andò versò la macchina distributrice e ne tirò fuori una lattina.
«Allora prende il volo o lo cancella?» domandò Wally.
Jeffrey valutò le sue possibilità, poteva rinunciare al viaggio con la conseguenza che le informazioni di prima mano sul luogo dove girare il serial per la TV gli sarebbero mancate la mattina del lunedì, durante la riunione con il presidente e il consiglio di amministrazione? Era una commedia ambientata in Alaska per la quale aveva scritto personalmente il copione e quindi ci teneva a fare la supervisione della località dove girare il serial. Aveva perfettamente organizzato il viaggio per arrivare il sabato in Alaska e in serata ad Arctic Luck, la cittadina prescelta, per ripartire la domenica pomeriggio in modo da tornare nella tarda serata a Los Angeles per essere presente alla riunione il lunedì mattina con tutti i dati necessari. E ora? Saltava tutto perché non voleva morire sull'aeroplanino di Thompson, il più sprovveduto dei piloti? Così si giocava la sua promozione a vicepresidente degli Argonaut Studios.
«Prendo il volo» dichiarò, respirando a fondo e augurandosi che non fosse il suo ultimo respiro.
Cyd Thompson aspettava sulla porta che quel damerino di città decidesse di seguirla per accompagnarlo verso l'aereo. Era vestito in modo ridicolo per quei climi, troppo elegante e poco adatto al freddo dell'Alaska. Nessuno gli aveva detto che quei mocassini di pelle fine non l'avrebbero riparato dal gelo di Arctic Luck? E che quel cappotto l'avrebbe riscaldato per non più di due minuti una volta all'aperto? Lo fissò: accidenti, era sputato al suo capo, Jordan, il proprietario della True North Airlines. Cyd non si scomponeva facilmente, ma quella somiglianza la metteva a disagio. Persino il sorriso era uguale, con quella piega sbarazzina agli angoli della bocca...
«Pronti?» domandò il damerino di città infilando il portafoglio nella tasca della giacca. Avevano anche la stessa voce, pensò Cyd. Accidenti!
«Io sì, ma lei no.»
Lui si fermò guardandola con occhi indecifrabili. «Io sono pronto» insistette, infastidito.
Nessuno gliele aveva mai cantate a questo qui, tutto impettito nella sua giacca costosa? Ma forse era lei a essere troppo brusca, gliel'aveva già fatto notare Jordan raccomandandole di essere meno rozza con i clienti. Nei suoi primi venticinque anni nessuno le aveva dato della rozza e lei non si sentiva per niente un diamante grezzo da sgrossare.
Jordan però si era dato quel compito, pregandola di non prendersela. «Non ce l'ho con te, è che il cliente ha sempre ragione e dev'essere trattato come un re.» Per incrementare il giro di affari della True North Airlines.
«Volevo dire... Ha tutto ciò che le serve?» cercò di mediare, scoccandogli uno dei suoi sorrisi tutto miele riservati ai clienti.
Il damerino di città corrugò la fronte. «Il mio bagaglio è in volo per Los Angeles, perciò ho con me tutto ciò che mi serve.»
«Mi scusi, non ho capito il suo nome» fece lei, con voce educata. Che sfinimento, pensò, per fortuna che il volo sarebbe durato poco.
«Jeffrey.»
Lei attese.
«Bradshaw.»
«Vive a Los Angeles?»
«No, a New York, o almeno ci ho vissuto tutto quest'anno.»
«Torna a stare a Los Angeles?»
«Fa sempre tante domande?»
Solo per compiacere Jordan. «Solo quando mi interessa.» Non era impossibile che dandosi da fare non le venisse riconosciuto un premio sostanzioso.
«Sì, torno a Los Angeles, sono qui in Alaska solo per trovare un luogo dove girare un serial.»
«Ad Arctic Luck?»
Lui annuì.
Cyd ne fu scioccata. Lei amava quella terra selvaggia, viveva ad Arctic Luck e avrebbe fatto di tutto per impedire che, per i propri interessi, una grossa azienda di città venisse lì a distruggere quel paradiso.
Al diavolo le pubbliche relazioni e al diavolo il premio! Lo guardò con ostilità. «Mi segua, l'aereo è pronto.»
Mentre si avviavano verso il Cessna si fermò accanto a una specie di largo scaffale dove di solito si ammonticchiavano i bagagli dei turisti durante la bella stagione: d'inverno, vi si tenevano scorte di viveri, di indumenti caldi, di combustibile e pezzi di ricambio preziosi per le comunità lontane sepolte sotto la neve. Cyd afferrò una giacca a vento e gliela diede. «Se la metta» ordinò.
La prese al volo. «Non mi serve.»
«Affari suoi, se preferisce congelarsi...» Lui la guardò interrogativamente. «Se pensa che a terra faccia freddo, aspetti di salire a cinquecento metri, c'è gente che ha perso il naso e le orecchie.»
«Allora me la metto.» Il damerino posò la borsa e si infilò la pesante giacca a vento dopo essersi tolto giacca e cappotto che appoggiò sullo scaffale.
Lei continuò a camminare verso il Cessna. Doveva toccare proprio a lei portare un cittadino cretino nel suo amato Nord? Decise che non l'avrebbe più aiutato, era un nemico e non andava favorito in nessun modo.
«Si sbrighi» ordinò brusca, «devo andare a