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Delilah e il capo quasi perfetto (eLit): eLit
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E-book181 pagine2 ore

Delilah e il capo quasi perfetto (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Amiche per sempre 1
Impossibile, non è vero. Se è un sogno che nessuno mi svegli!Delilah St. Germain è ancora incredula: partirà per un viaggio di lavoro con il suo capo, Simon Cartwright, l'uomo più affascinante, intraprendente e carismatico di tutta Manhattan e che lei ama da sempre. Certo è solo una trasferta d'affari, ma dormiranno sotto lo stesso tetto – dell'hotel ovviamente – mangeranno insieme e parleranno, forse rideranno e magari...
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2021
ISBN9788830525818
Delilah e il capo quasi perfetto (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Delilah e il capo quasi perfetto (eLit) - Barbara Wallace

    Copertina. «Delilah e il capo quasi perfetto (Amiche per sempre - Vol. 1)» di Wallace Barbara

    Immagine di copertina:

    BonneChance / iStock / Getty Images Plus

    Depositphotos / Jktu_21

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Man Behind the Mask

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2014 Barbara Wallace

    Traduzione di Laura Polli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-581-8

    Frontespizio. «Delilah e il capo quasi perfetto (Amiche per sempre - Vol. 1)» di Wallace Barbara

    1

    New York, estate.

    «Il capo è finito di nuovo sul giornale.»

    Plop! Uno dei più noti tabloid di New York atterrò sulla scrivania di Delilah St. Germain facendo volare via alcuni fogli.

    «Ehi! Avevo appena riordinato la scrivania!» protestò lanciando un’occhiata divertita alle due donne che erano appena entrate nella sua postazione di lavoro. «E si dà il caso che abbia del lavoro da sbrigare.»

    «Ci teniamo a farti notare che sono solo le sette e mezzo del mattino e siamo le uniche persone in ufficio» replicò Chloe Abrams.

    Senza aspettare di essere invitate a farlo, Chloe e Larissa Boyd presero due sedie da un’altra postazione e si sedettero di fronte alla scrivania di Delilah.

    «Ti abbiamo portato il caffè» le disse Larissa.

    «Come facevate a sapere che ne avevo bisogno?» domandò Delilah prendendo il bicchiere di carta che le porgeva la sua amica e collega.

    «Non lo sapevamo ma lo abbiamo immaginato» rispose Larissa. «Si può sapere che ti è successo? È tutta settimana che non ti fai viva. Stai ancora lavorando per il lancio pubblicitario della Bartlett Ale

    «Attualmente no» rispose Delilah. Tuttavia nelle ultime due settimane la messa a punto della campagna pubblicitaria di quel potenziale cliente aveva assorbito tutte le sue energie. «Ma ho alcune scartoffie in arretrato.» Alzò il coperchio del bicchiere e inspirò il delizioso profumo del caffè. «Mmm... Siete le mie salvatrici.»

    In più di un’occasione. Chloe e Larissa erano diventate le sue migliori amiche fin dai tempi del tirocinio aziendale quattro anni prima. Di sicuro l’avevano aiutata ad ambientarsi nella Grande Mela.

    «A cosa servono le amiche se non a mantenerti ben caffeinizzata nei periodi di superlavoro?» ribatté Chloe in tono divertito. «Piuttosto, a che ora sei arrivata?»

    «Alle sette» disse Delilah. Più presto del solito.

    Le sue due amiche scossero il capo.

    «Non occorre arrivare in ufficio all’alba per fare buona impressione al capo» osservò Chloe.

    «Non sto cercando di impressionarlo» le assicurò Delilah. Almeno, non in quel senso, aggiunse fra sé. «E poi da che pulpito viene la predica... Che ci fate anche voi qui alle sette e mezzo?»

    «Questa è l’unica ora del giorno in cui Tom non monopolizza il Wi-Fi» le spiegò Larissa. «Prima di iniziare a lavorare posso navigare su Internet in santa pace alla ricerca di idee per le nozze.»

    «E a me piace precedere la folla al bar» aggiunse Chloe.

    «Così ha più tempo per flirtare con il barista» la stuzzicò Larissa.

    «Sei gelosa perché mi ha servito una seconda razione di caffè gratis» ritorse Chloe.

    Approfittando dello scherzoso battibecco fra le sue amiche, Delilah diede un’occhiata alla pagina del tabloid sulla quale campeggiava una foto del loro capo, Simon Cartwright, immortalato in smoking con una splendida bionda appesa al braccio.

    «Finland Smythe» la informò Chloe, seguendo la direzione del suo sguardo. «Ha battuto il record di durata.»

    «Due mesi» annuì Delilah. Il loro capo collezionava donne come sua nonna collezionava souvenir. Modelle, attrici, stelline televisive e aspiranti tali. Una parata di bellezze bionde, brune, rosse, tutte con la stessa espressione estatica.

    Come biasimarle?, si disse Delilah, fissando la foto. Avrebbe dato chissà cosa per essere una donna in grado di catturare l’interesse di Simon Cartwright, attraente, brillante, sofisticato. Peccato solo che il suo computer avesse più possibilità di lei di attirare la sua attenzione...

    «Oh, guarda, c’è anche un annuncio per quella fiera delle spose di cui vi parlavo» disse Larissa, indicando un quadrato a lato della cronaca rosa. «Ci verrete tutte e due con me, vero?»

    Delilah e Chloe si scambiarono un’occhiata e sospirarono. Da quando Larissa si era fidanzata con un agente di borsa, non faceva che progettare le nozze.

    «Dobbiamo proprio?» gemette Chloe.

    «Certamente. Voi due sarete le mie damigelle d’onore. Inoltre, sono sicura che ci divertiremo a guardare gli abiti da sposa.»

    «Che fine ha fatto quello che avevi adocchiato ieri online?» le domandò Chloe.

    «Purtroppo è fuori assortimento» la informò Larissa. «E poi...»

    «Non è un po’ presto per iniziare a lavorare?» disse una voce maschile.

    Le tre donne si voltarono e Delilah girò in fretta il giornale. Simon Cartwright era fermo sulla soglia del suo microufficio, con le braccia incrociate. Bastava la sua presenza ad accelerarle i battiti, si accorse, irritata.

    Santo cielo, quell’uomo riusciva a toglierle il respiro con una semplice occhiata...

    Alto, bruno, lineamenti un po’ marcati, non era bello nel senso tradizionale del termine. Ma nel complesso era un vero e proprio schianto, pensò Delilah, divorandolo con gli occhi.

    Quella mattina Simon indossava un completo grigio chiaro, e la giacca gli metteva in risalto le spalle ampie.

    Sulla sua biografia aveva letto che al college era stato il campione della squadra di nuoto, e si allenava ancora tutte le mattine prima di venire in ufficio.

    Delilah notò che lui aveva i capelli ancora un po’ umidi alla base del collo. Un particolare che indicava che Simon era stato in piscina anche quella mattina.

    Vedendo l’aria sorpresa delle tre donne, Simon sorrise.

    «Buongiorno» disse educatamente. «Non sapevo che stamattina ci fosse in programma una riunione interdipartimentale. Avrei portato caffè e biscotti.»

    «Solo chiacchiere prima dell’orario di lavoro» gli assicurò Delilah.

    «Mi chiedo quante cose mi perda a non arrivare più presto in ufficio» replicò Simon. «Quante altre attività divertenti si svolgono quando io non sono presente...» Si interruppe, rivolgendosi a Larissa. «A proposito, come vanno i preparativi per le nozze?»

    «Bene, grazie» rispose la ragazza.

    «Il server dell’azienda non ha ancora bannato le tue ricerche?»

    «Io... Mmm, no» mormorò Larissa con un certo imbarazzo. Abbassò lo sguardo e così non notò l’espressione divertita negli occhi blu di Simon. Ma Delilah ebbe un altro tuffo al cuore.

    «Mi fa piacere saperlo» disse Simon, prima di rivolgersi a Delilah. «Quando hai finito di bere il caffè, ho bisogno di te nel mio ufficio.»

    Ho bisogno di te.

    Peccato che Simon intendesse solo per questioni di lavoro, pensò Delilah. Ciò nonostante, il modo in cui aveva pronunciato quella semplice frase con la sua voce calda e virile le aveva provocato un delizioso brivido.

    Patetico?

    Sì! Come pure questa assurda, intensa attrazione che hai per il tuo capo, si disse, ammonendosi che se Chloe o Larissa avessero scoperto il suo segreto, sarebbe morta per l’imbarazzo.

    Per fortuna finora sembrava essere riuscita a nascondere i suoi sentimenti perfino alle sue amiche.

    «Certamente. Arrivo subito» promise, scostando una ciocca di capelli dal viso e sorseggiando in fretta il caffè.

    «Il grande capo sembra di buon umore stamattina» osservò Chloe sottovoce, non appena Simon si fu allontanato. «Probabilmente ieri sera tutto è filato liscio con Finland.»

    «Probabilmente sì» si limitò a rispondere Delilah, che per regola preferiva non commentare le vicende romantiche di Simon, per timore di tradirsi. Inoltre, bastavano le foto e i pettegolezzi della cronaca rosa a tarpare ogni sua speranza. Starsene lì a speculare su ciò che faceva Simon nel tempo libero sarebbe servito solo a farla sentire più depressa.

    Posò il bicchiere vuoto e prese penna e notes. «Al lavoro, ragazze. Riprenderemo a spettegolare a pranzo» disse, sperando che a quell’ora l’argomento sarebbe stato diverso.

    La CMT Worldwide occupava due piani di un imponente palazzo di Madison Avenue. Al primo piano amministrazione e media. Al secondo, quello in cui lavorava lei, c’era il reparto creativo e quello di servizio alla clientela. Come responsabile del ramo newyorkese della multinazionale, l’ufficio di Simon era situato all’estremità del corridoio e aveva una magnifica vista dello skyline della città.

    Proprio in quel momento Simon, in piedi davanti alla finestra, stava osservando il panorama, e a Delilah sembrò un principe che contemplava il suo regno.

    Istintivamente, lisciò una piega della camicetta che indossava. Da un po’ di tempo, approfittando della stagione, cercava di indossare dei capi colorati, nel tentativo di avere un look più vivace e vibrante.

    Quel giorno aveva scelto una camicetta di seta color lampone con delle maniche inconsuete. Un taglio che in vetrina le era sembrato sofisticato ma che adesso le sembrò solo ridicolo. Il problema era che il suo abbigliamento sembrava all’altezza della situazione solo quando non era con Simon. In sua presenza aveva sempre l’impressione di essere scialba e poco originale.

    Comunque fosse, almeno la camicetta era nuova, si era truccata con cura e fatta la messa in piega prima di uscire di casa e adesso era pronta a comparire in scena.

    Nonostante la porta dell’ufficio fosse aperta, bussò, sapendo che Simon detestava essere colto di sorpresa.

    «Volevi parlarmi?» gli disse.

    Lui si voltò e annuì. «Jim Bartlett ha deciso di restringere la scelta a due agenzie pubblicitarie» la informò senza preamboli. «La nostra e Mediatopia

    «Fantastico» commentò Delilah. O almeno, così le sembrò, considerato il tempo e l’impegno che l’agenzia aveva impiegato per organizzare la campagna pubblicitaria della Bartlett Ale. Da quando l’azienda aveva annunciato che voleva una nuova campagna pubblicitaria, Simon, e di riflesso lei e tutto il personale dell’agenzia, si era impegnato con tutte le sue forze per convincere Bartlett che la CMT Worldwide era la scelta giusta. E se Bartlett aveva ristretto la scelta a due soli concorrenti, significava che quel mese di duro lavoro aveva dato i suoi frutti.

    «Quando sapremo qual è la decisione finale?» chiese Delilah.

    «Fine della prossima settimana.»

    Più presto di quanto avesse immaginato, pensò Delilah. Ma allora perché Simon non stava sorridendo come faceva di solito quando le comunicava una buona notizia? Larissa aveva detto che lui sembrava di buon umore ma in quel momento la sua espressione smentiva quell’affermazione.

    «C’è qualche problema?» gli domandò. «Non mi sembri molto soddisfatto.»

    «Sì, scusa, il problema è che ho mal di testa. La scorsa notte...»

    Grazie al cielo lui si interruppe, risparmiandole i particolari, pensò Delilah.

    «Quando c’è di mezzo Bartlett, meglio non cantare vittoria prima del tempo» concluse Simon, sedendosi dietro la scrivania. «I problemi, infatti, non sono finiti.»

    «Che vuoi dire?» s’informò Delilah, accomodandosi sulla sedia di fronte a lui. Al pensiero di dover creare un’altra presentazione in PowerPoint, le veniva voglia di mettersi a piangere.

    «Pare che Jim voglia conoscere personalmente i titolari delle due agenzie prima di decidere a chi affidare la campagna pubblicitaria della propria azienda. Deciderà in base all’impressione che ne riceverà.»

    «Tutto qui? Non mi sembra affatto un problema» dichiarò Delilah. «Al contrario, un vantaggio.»

    «Calma... Meglio non fare i presuntuosi.»

    «Può darsi, ma se si tratta di una gara per fare buona impressione fra te e Roberto Montoya, scommetto sulla tua vittoria» replicò lei senza esitazione. Più di una volta le era capitato di osservare Simon in azione quando si trattava di acquisire un nuovo cliente e ne aveva concluso che lui sarebbe stato capace di vendere congelatori agli esquimesi. Veleno per topi ai topi.

    Inaspettatamente Simon sorrise. «È questo che mi piace di te, Delilah... Sei un balsamo per il mio ego.»

    «Dico sul serio. Ho molta fiducia nelle tue capacità di persuasione.»

    «Davvero lusinghiero. Peccato che io abbia una visione più realistica di me stesso.»

    «Non ci metterai molto a convincere Bartlett che la CMT Worldwide è la scelta migliore per la sua nuova campagna pubblicitaria» ribadì Delilah con convinzione. «Piuttosto, così si aspetta esattamente Bartlett da questo incontro?»

    «Vuole cenare con me e Montoya a Boston. Dopodiché ci accompagnerà a visitare uno degli stabilimenti dove produce birra. Torneremo a New York domenica mattina.»

    «D’accordo. Aggiornerò la tua agenda, rimanderò tutti i tuoi impegni e... Scusa, hai detto torneremo

    «Esatto» annuì Simon.

    «Tu e...» Delilah si interruppe, cercando le parole per formulare la domanda in un altro modo. «Vuoi che ti accompagni a Boston?»

    «Sì. È un problema?»

    «Niente affatto» rispose lei in fretta. A Boston? In compagnia di Simon? Come poteva essere un problema una prospettiva del genere? Al contrario, si chiese se stesse sognando... Troppo bello per essere vero.

    «Molto bene. Dato che sei la mia assistente e che ti sei occupata a lungo

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