Bionda seduzione (eLit): eLit
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Anteprima del libro
Bionda seduzione (eLit) - Crystal Green
successivo.
1
Il magnate più coriaceo del Texas.
Così era descritto Zane Foley, il suo futuro datore di lavoro in tutti gli articoli che Melanie aveva letto prima di compiere quel viaggio.
A parte questo, si diceva che il presidente delle Industrie Foley amasse circondarsi di mistero e che sebbene fosse un personaggio di primo piano che appariva spesso sui giornali, non parlasse mai della sua vita privata.
Seduta a un capo del lungo tavolo di mogano, Melanie osservò quell'uomo autorevole e indubbiamente carismatico sfogliare il suo curriculum, camminando avanti e indietro nel salotto della sua lussuosa villa di Dallas.
Pur sapendo che fissare le persone era sconveniente, Melanie non riuscì a distogliere lo sguardo da lui. Capelli scuri, tagliati corti, spalle larghe, gambe lunghe, altezza superiore alla media, Zane Foley rappresentava uno spettacolo affascinante. Era facile immaginarlo in sella a un focoso cavallo, il portamento eretto e l'atteggiamento risoluto.
Ma perché continuava a studiare il suo curriculum? Si domandò Melanie. Lo aveva già letto due giorni prima. Forse lo faceva per tenerla sulle spine.
Adesso si era fermato dalla parte opposta della stanza, davanti alla finestra da cui entrava il pallido sole di maggio. D'improvviso, voltandosi verso di lei, la sorprese a osservarlo.
Melanie tremò, ma squadrò le spalle e non batté ciglio, benché lo sguardo intenso dei suoi occhi castani la mettesse a disagio.
Non voleva dargli l'impressione d'essere intimidita, o impacciata. Era lì per essere assunta in qualità di bambinaia di sua figlia Olivia, una bambina di sei anni che aveva visto un attimo durante il colloquio precedente e di cui si era innamorata all'istante.
Zane Foley riportò l'attenzione sui suoi documenti e parve soddisfatto. Aveva superato la prova? Si domandò Melanie cercando di sembrare tranquilla.
«Sono nata e cresciuta nei dintorni di Tulsa» spiegò, pur immaginando che lui, nei due giorni intercorsi, avesse letto con attenzione le sue referenze. Oltre tutto gli era stata raccomandata da una collaboratrice di cui si fidava molto. Probabilmente la ragione per cui l'aveva ricevuta in casa sua era stata quella. Ma perché continuava a spulciare i suoi documenti? Voleva innervosirla?
Vedendo che lui taceva, Melanie continuò a fornirgli delle informazioni: «All'inizio eravamo solo io e mia madre. Per poter lavorare, la mamma mi mise all'asilo e quando diventai abbastanza grande, tornando da scuola, facevo le pulizie di casa».
Non disse che sua madre guadagnava qualcosa non solo facendo la cameriera in un'osteria, ma approfittando dei momenti liberi per portare a casa dei «bravi uomini» con cui trascorreva la notte. Tra i tanti doveva esserci stato anche suo padre che in seguito era scomparso.
Zane Foley le si avvicinò adagio e Melanie non poté fare a meno di pensare che era incredibilmente bello e che guardarlo le dava un'emozione indicibile.
Ma lei, ammesso di essere assunta, sarebbe stata solo la bambinaia e lui il suo datore di lavoro. Fine della storia.
«Qui dice» commentò lui, guardando il plico, «che ha cominciato presto a prendersi cura dei bambini. Vorrei sapere qualcosa di più dei suoi fratelli e delle sue sorelle. È stato a causa loro che ha scelto di fare la bambinaia?»
«In realtà sono fratellastri e sorellastre.»
«Riconosco il mio errore» ammise lui senza sorridere.
«Quando avevo quindici anni, mia madre sposò quello che chiamava il suo grande amore.» Le riusciva ancora difficile credere che sua madre avesse deciso di crearsi una famiglia e la meravigliava molto che quel matrimonio funzionasse ancora. «Lui aveva quattro figli, due dei quali, due femminucce, erano molto più piccole di me e io dovetti occuparmene. Gli altri due erano gemelli, ma li vedevo poco perché praticavano molti sport.»
Zane Foley inarcò le sopracciglia. Aveva un'aria da inquisitore che gli si addiceva alla perfezione. «I gemelli erano più piccoli di lei?»
Melanie si aggrappò al bordo del tavolo.
Ti prego, fa' che superi questo colloquio. Aveva speso gli ultimi soldi per arrivare fin lì da Dallas, confidando nella sua buona stella e se non avesse ottenuto il posto...
«Lei continua a usare il tempo passato, parlando dei suoi fratelli, signorina Grandy» le fece notare lui.
«Ho sbagliato» rispose Melanie, costringendosi a sorridere. «Anche adesso che siamo adulti, ci teniamo in contatto.»
Tuttavia da quando si era lasciata alle spalle la vita squallida condotta in Oklahoma, loro appartenevano al passato. Solo sua madre le telefonava spesso per chiederle dei prestiti.
Quando sua madre si era sposata, lei era stata emarginata. Il suo patrigno le aveva fatto capire con chiarezza di preferire i suoi figli. Per lui lei era la bastarda di sua moglie
e come tale l'aveva detestata.
Melanie aveva cercato l'appoggio di sua madre, ma Leigh l'aveva accusata di cercare di distruggere la felicità che aveva finalmente trovato e a quel punto aveva capito che sua madre avrebbe sempre preferito a lei i suoi uomini e che l'essersi ammazzata di fatica per meritare il suo affetto, non era servito a niente.
«A dieci anni m'iscrissi a un corso di baby-sitter presso l'YMCA» continuò, riportando il discorso su un periodo più positivo della sua vita. «Non avevo più un minuto libero, nemmeno le domeniche, perché oltre alla scuola e ai compiti e ai lavori casalinghi, dovevo seguire quelle lezioni.»
«Evidentemente c'è riuscita perché era molto brava a scuola. Infatti si è diplomata con il massimo dei voti.»
«Sapevo che senza una buona partenza non sarei arrivata da nessuna parte.»
Melanie continuò a illustrargli i suoi trascorsi scolastici e lavorativi, augurandosi che l'unico impiego di cui non aveva fatto cenno nel curriculum, non saltasse fuori, rovinando tutto. Infatti per un breve periodo si era guadagnata lo stipendio in un locale che adesso era considerato una squallida balera dove si esibivano delle spogliarelliste.
«Oltre a fare la baby-sitter, ho fatto la cameriera durante i pranzi organizzati dagli studenti, ma nel mio quartiere ero conosciuta soprattutto come baby-sitter ed ero molto richiesta. Tra l'altro occuparmi dei bambini mi rendeva di più che lavorare in un ristorante di catering dove... nessuno ti dava delle mance.»
«Molto industriosa» commentò lui senza farle capire se fosse impressionato.
I Foley erano famosi per essersi creati una fortuna da soli, rimboccandosi le maniche e sgobbando e Melanie sperò che lui apprezzasse una bambinaia che non si era mai risparmiata pur di mantenersi.
«Ho messo da parte ogni dollaro. L'unico lusso che mi sono concessa, sono state le lezioni di ballo a cui non ho mai potuto rinunciare.»
«Abbiamo tutti bisogno di una distrazione» commentò lui. «Perché, dopo essersi diplomata, si è trasferita a Las Vegas?»
Melanie tremò. «Avevo sentito dire che la città si stava espandendo e che offriva molte opportunità. Feci la cameriera in un bar e le mance che ricevevo mi rendevano come nessun altro lavoro precedente. Non è la stessa ragione per cui lei si è stabilito qui, signor Foley?» domandò, sorridendo.
Le sembrò che sulle labbra di lui aleggiasse un breve sorriso che però scomparve subito, lasciando il posto alla solita espressione di autorevolezza.
Se la credeva una delle tante ragazze ingenue che andavano a Las Vegas sperando di potersi arricchire con il gioco d'azzardo, si sbagliava. Anche lei aveva giocato d'azzardo ma non con i soldi.
Una sera, quando ancora frequentava il college, era andata a ballare con dei compagni e un talent scout del Casino Grand Illusion di Las Vegas le aveva dato il suo biglietto da visita, invitandola a un'audizione.
All'inizio si era accontentata di fare la cameriera, ma quando sua madre aveva cominciato a scriverle, chiedendole dei soldi, non era riuscita a dirle di no ed era andata a fare il provino.
Il Grand Illusion aveva un corpo di ballo che metteva in scena dei musical piccanti ma non di cattivo gusto.
Le ballerine non si denudavano mai. Dopo aver fatto la prova, le avevano offerto un piccolo stipendio, con l'assicurazione che avrebbe avuto dei giorni liberi durante i quali avrebbe potuto seguire le lezioni e continuare a fare la cameriera.
Dicendosi che appena ottenuto il diploma avrebbe smesso, Melanie aveva accettato. Fedele alla promessa che si era fatta, terminati gli studi, aveva trovato un posto da baby-sitter e aveva lasciato il locale.
La sua datrice di lavoro era una madre single che avendo un'attività importante, aveva bisogno di aiuto. Per qualche anno era stata una soluzione perfetta, poi la donna si era sposata e aveva deciso di fare la mamma a tempo pieno.
Per fortuna, in quel periodo, la prima signora presso la quale Melanie aveva lavorato e che aveva assistito Zane Foley durante la progettazione di un grande complesso di appartamenti a Las Vegas, sapendo che lui cercava una bambinaia, gli aveva fatto il suo nome.
Il signor Foley posò sul tavolo il curriculum e lo spinse da un lato.
«Come le avrà detto Andrea Sandoval» esordì, riferendosi alla prima datrice di lavoro di Melanie. «Ho bisogno di trovare una persona che si prenda cura di mia figlia e lei sembra troppo perfetta per essere vera, signorina Grandy. È incredibile che mi sia caduta in grembo proprio adesso.»
Immaginando quello che avrebbe provato, cadendogli in grembo, Melanie, avvampò.
«Nessuno è perfetto, signor Foley» mormorò. «Anche se la sua famiglia sembra che sia arrivata molto vicina alla perfezione.»
Lui rimase impassibile.
«Non direi che noi siamo perfetti.»
«In questo caso dovrebbe suggerire a chi cura le sue pubbliche relazioni di smetterla di presentarvi come tali» replicò lei con leggerezza. «I media vi dipingono come l'incarnazione di tutto quello che c'è di buono nel nostro paese.»
«Ha svolto un'indagine sulla mia famiglia?» domandò lui in tono aspro.
Come poteva negarlo? Le notizie che riguardavano la scalata dei Foley, da proprietari di alcuni pozzi petroliferi a grandi imprenditori con le mani in pasta in molteplici affari, erano infinite. C'erano le loro opere caritatevoli, le avventure di suo fratello Jason e via dicendo. I Foley erano difficili da ignorare quando l'intera nazione era affascinata da loro e il fatto che Zane tendesse a evitare le luci del palcoscenico influiva poco.
«Ho fatto delle ricerche perché debbo sapere se la sua è una famiglia giusta per me, così come lei si accerta che