Il testimone dello sposo: Harmony Jolly
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Benvenuti al matrimonio dell'anno!
Eloise Miller non ama trovarsi sotto i riflettori: la scandalosa condotta della madre ha segnato la sua giovinezza e l'ha resa una donna riservata. Ritrovarsi a fare la damigella d'onore al matrimonio dell'anno, dunque, è come vivere uno dei suoi peggiori incubi. Sotto gli occhi dei media di tutto il mondo, eccola far coppia con il testimone dello sposo, Noah Cross, star di Hollywood allergica alle relazioni stabili e perfetto esempio di tutto ciò che Eloise detesta. Ben presto, però, Noah darà adito alle sue più segrete speranze, inducendola a credere che i sogni possano anche diventare realtà...
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Anteprima del libro
Il testimone dello sposo - Sophie Pembroke
successivo.
1
Tre giorni dopo Natale, Eloise Miller era in piedi sugli antichi gradini di pietra di Morwen Hall, le mani che stringevano i bottoni del cappotto color tortora, in attesa dell'arrivo della persona che aveva reso un inferno la sua adolescenza.
«Mi domando se indosserà il velo» scherzò Laurel, accanto a lei. «Voglio dire, mi ha spedito in giro per tutto il Paese alla ricerca del pizzo perfetto, ma non posso fare a meno di pensare che a Melissa non piaccia che la gente non veda il suo viso.»
«Questo spiega quei terribili cartelloni pubblicitari per il suo ultimo film» concordò Eloise, ripensando a quelle mostruosità. Alti come un autobus a due piani, ritraevano alla perfezione i lineamenti impeccabili di Melissa, i suoi capelli biondi e lucidi e le spalle magre. Ah, probabilmente era riportato anche il titolo del film, ma Eloise avrebbe scommesso che nessuno lo avrebbe ricordato, guardando quei manifesti.
Melissa era dotata di quel tipo di bellezza accattivante che faceva svanire tutto il resto, rendendolo insignificante. A parte il fatto che era una ragazza cattiva, ovviamente.
«Credi che sul set sia così... esigente come lo è stata per il matrimonio?» domandò Laurel e, non per la prima volta, Eloise provò un moto di simpatia per la sua nuova amica. Essendo la sorellastra e la wedding planner di Melissa, Laurel aveva trascorso momenti ben peggiori dei suoi insieme alla futura sposa. Inoltre, non solo avrebbe dovuto gestire ben cinque stravaganti giornate di celebrazioni matrimoniali della ragazza ricca e famosa, ma – una volta terminato il matrimonio – avrebbe dovuto continuare a vedere Melissa, mentre lei, Eloise, no.
Intendiamoci, essendo sopravvissuta all'adolescenza, Eloise era abbastanza certa che le angherie di Melissa Sommers nei suoi confronti fossero terminate, soprattutto giacché la ragazza si era trasferita a Hollywood in cerca di celebrità. Aveva creduto che non avrebbe mai più avuto a che fare con lei e che il contatto più stretto sarebbe stato quello di vederla su una locandina cinematografica.
Questo fino a quando Melissa aveva annunciato, su una ben nota rivista, il fidanzamento con un famoso attore di Hollywood, Riley Black, e aveva dichiarato di volersi sposare nella sua patria, l'Inghilterra. Non solo... Aveva stabilito di celebrare il matrimonio a Morwen Hall, la signorile residenza gotica, adesso trasformata in albergo, dove aveva trascorso l'adolescenza lavorando come cameriera, e rendendo impossibile la vita di Eloise. Be', questa ultima annotazione non era riportata nella rivista, ma Eloise non aveva potuto fare a meno di pensarci, quando il suo capo le aveva mostrato l'articolo.
«Non può essere così cattiva, sul set» rispose, spostando il peso da un piede all'altro per provare a scaldarsi. Sarebbe rientrata, ma sapeva che nel momento in cui avesse voltato le spalle, Melissa sarebbe arrivata, accompagnata dal fidanzato e dal testimone ancora più famoso... Noah Cross. Questo era il genere di fortuna di Eloise. E, in quanto manager ad interim di Morwen Hall, il suo lavoro era quello di dare il benvenuto ai loro ospiti vip, anche se avevano intenzione di riempire il suo albergo di attori. «Non credo che possa comportarsi così anche davanti alla macchina da presa. Non continuerebbero a chiamarla per tutti quei film da botteghino, se fosse difficile lavorare con lei come lo è stato ultimamente. O com'era dieci anni fa quando era qui a Morwen Hall.»
Laurel si voltò verso di lei, lo sguardo curioso. «Perché, com'era? Io non l'ho mai incontrata prima che compisse sedici anni, quando mio padre, be'... lo sai.»
Eloise sapeva. Sospettava che la maggior parte della popolazione britannica, se non di quella mondiale, conoscesse la storia di come Melissa Sommers fosse stata cresciuta solo dalla madre, ricevendo la visita di suo padre solo quando lui riusciva ad allontanarsi dalla sua vera famiglia dall'altra parte della città. La famiglia di Laurel.
«Organizzare il suo matrimonio è stata l'occasione in cui ho trascorso più tempo con lei.» Laurel non aggiunse grazie al cielo, ma Eloise lo sentì ugualmente, nella sua voce.
«Era...» Crudele. Malvagia. Un vero incubo. Una strega con una parrucca bionda. «Le piaceva essere al centro dell'attenzione» rispose misurata Eloise, conscia che Laurel, nonostante tutto, era pur sempre la sorella di Melissa. Lei aveva conosciuto Laurel solo sei mesi prima, quando avevano cominciato a pianificare il matrimonio, e la maggior parte delle loro conversazioni aveva riguardato le nozze. Talvolta si erano sentite complici, quando avevano sollevato gli occhi al cielo durante le videotelefonate di Melissa da Los Angeles, nelle quali la ragazza aveva imposto altre centinaia di richieste. Ma aveva trovato difficile credere che Laurel e Melissa avessero anche solo un genitore in comune... visto che erano completamente diverse.
Possedevano la stessa ambizione, a ogni modo. Mentre Melissa l'aveva incanalata nella scalata allo star-system, Laurel aveva scelto un percorso più tranquillo, aprendo una propria società di wedding planning che stava cominciando ad avere un suo successo, e il cui nome compariva nelle più importanti riviste di settore. Dei due percorsi, Eloise ammirava di più quello di Laurel, piuttosto che quello di Melissa. Lei, invece, non aveva mai sentito il desiderio di diventare una star. Ma la propria attività... Scosse la testa. Aveva un buon lavoro, a Morwen Hall. Un lavoro che non aveva intenzione di rischiare per inseguire sogni a occhi aperti.
«Non ho difficoltà a crederti» sospirò Laurel. «Immagino che abbia sentito la mancanza di attenzioni, crescendo. Voglio dire, con nostro padre che stava con mia madre anziché con la sua.»
«Forse» ammise Eloise. «Ma penso che abbia compensato tale mancanza rubando tutti i miei fidanzati.» Eloise si coprì di colpo la bocca con le mani, dopo aver pronunciato quelle parole, ma Laurel rise.
«Tutti? Quanti ne hai avuti?»
«Due» rispose lei tristemente. «In momenti diversi, ovviamente. E, in entrambe le occasioni, tua sorella è riuscita a convincerli che sarebbero stati meglio con un'altra ragazza. Di solito con lei.»
Non era stato troppo difficile. Crescendo nella stessa cittadina, frequentando la stessa scuola e lavorando nello stesso albergo, Melissa conosceva tutti i segreti di Eloise. Aveva sempre saputo quali storie imbarazzanti raccontare sulla sua famiglia e quali prediligere per ottenere il massimo effetto. Probabilmente aveva avuto solo l'imbarazzo della scelta...
«Be', per lo meno questa volta non devi preoccuparti che lo faccia ancora» disse Laurel.
«Già» concordò Eloise. «Dal momento che non ho un fidanzato.» E che non lo aveva da un po' di tempo, a dir la verità. Preferiva aspettare e trovare quello giusto, piuttosto che provare a uscire con chiunque glielo chiedesse.
Non che avesse riscosso molto successo, dopo la scuola. I ragazzi che Melissa le aveva rubato potevano essere considerati il punto massimo della sua carriera sentimentale. Di certo, erano stati migliori di quello con cui si era messa e che l'aveva lasciata per correr dietro a sua madre. O di quello, ai tempi dell'università, che era riuscito a rovinarla sia personalmente sia professionalmente.
Forse, semplicemente non era nata per avere un fidanzato. Di certo sua madre ne aveva avuti a sufficienza per entrambe.
Laurel alzò gli occhi al cielo. «Volevo dire che credo che sia davvero innamorata di Riley.»
Per Eloise era difficile credere che Melissa potesse amare qualcuno oltre se stessa. Forse, però, era cambiata. Del resto, organizzare il proprio matrimonio non mostrava il lato migliore delle persone. Magari, era diventata una ragazza dolce.
No. Era troppo difficile da immaginare. Eppure... «Lo spero. Spero che sia davvero felice.»
Perché più felice Melissa era, maggiori erano le probabilità che il matrimonio non avesse intoppi. Melissa e Riley avrebbero cavalcato insieme verso il tramonto e lei non avrebbe più dovuto vedere nessuno dei due.
«Anch'io» sospirò Laurel. «Anche solo per non dover organizzare un altro matrimonio per lei. Voglio dire, so che si tratta di una grande opportunità per la mia nuova agenzia, ma...»
Eloise rise, ignorando la fitta di invidia che provava tutte le volte che sentiva l'eccitazione nella voce di Laurel quando parlava della sua società. «Per lo meno, essendo tu la wedding planner, hai scampato la possibilità di essere la damigella d'onore. Hai visto che abiti ha scelto?»
Laurel fece una smorfia, probabilmente sentendosi leggermente nauseata al ricordo dei metri di raso verde e blu sacrificati per i vestiti delle damigelle. «In realtà non credo che abbia mai preso in considerazione l'idea di chiedermelo. Penso che Melissa fosse piuttosto determinata ad avere Cassidy Haven come damigella d'onore fin dall'inizio. Conta molto il fattore celebrità...»
«Probabilmente hai ragione.» Da quanto ne sapeva, Melissa e Cassidy si conoscevano solo dall'ultimo film, in cui avevano recitato due scene insieme. Ma il fatto che Cassidy fosse una stella nascente e avesse una reputazione d'oro al botteghino doveva essere stato più che sufficiente, per Melissa.
Un rumore di gomme sul terreno ghiacciato alla fine del vialetto indicò che si stava avvicinando un'auto.
«Sono qui» disse Eloise.
Laurel sollevò le sopracciglia. «Dove?»
«Dietro alla curva. Stanno arrivando.» Non appena ebbe pronunciato quelle parole, un grande quattro per quattro nero sbucò al di là degli alberi, ed Eloise impastò sul viso un sorriso. Era ora di cominciare lo spettacolo.
Laurel sistemò la gonna e raddrizzò le spalle, ma Eloise era comunque molto più alta di lei. Così come lo era con la maggior parte delle persone.
L'auto rallentò e si fermò davanti a Morwen Hall, poi l'autista scese e aprì la portiera posteriore. Eloise fu vagamente consapevole dell'aprirsi anche della portiera davanti, ma lo sguardo rimase fisso sulla bionda che stava scendendo con grazia dal sedile posteriore. La perfetta immagine dell'eleganza inglese. I capelli erano raccolti in un'acconciatura impeccabile e mettevano in evidenza il viso meraviglioso. Il rossetto rosa pallido non aveva una sbavatura. Non aveva neanche versato una goccia di caffè sulla giacca bianca come la neve e sui pantaloni dello stesso colore. Forse le celebrità appartenevano davvero a un'altra specie. Nessun essere umano avrebbe avuto un aspetto così perfetto dopo un volo di undici ore.
Eloise riconobbe Riley Black e lui sorrise alle due ragazze in attesa, mentre girava attorno all'auto per prendere sottobraccio la fidanzata. Laurel andò loro incontro per dare il benvenuto e, alla fine, Eloise spostò l'attenzione sul quarto occupante della quattro per quattro.
Improvvisamente perse la capacità di respirare.
Noah Cross aveva imparato abbastanza presto, nella sua carriera, a come ignorare le chiacchiere insignificanti, prestando al contempo la giusta attenzione per assicurare al suo interlocutore che stesse ascoltando. Quell'abilità gli era servita sui set cinematografici di tutto il mondo, durante le conferenze stampa e alle cerimonie di premiazione.
Fino a quando aveva conosciuto Melissa Sommers.
Per l'intera durata del volo da Los Angeles aveva cercato di leggere un nuovo copione che la sua agente, Tessa, gli aveva mandato, per tenerlo occupato a quel dannato matrimonio ed evitargli di ficcarsi in qualche guaio, aveva sostenuto. Solitamente, avrebbe gettato il testo nella valigia e si sarebbe rilassato con un drink durante il volo, pensando a come sedurre una damigella o due, giusto per tenersi in esercizio. Ma questo copione era di una sceneggiatrice, nonché scrittrice, che ammirava e con la quale aveva sempre sognato di lavorare: Queenie Walters. I suoi film erano famosi per essere profondi e suscitare riflessioni, oltre che – ovviamente – per aver vinto ogni possibile premio. Fondamentalmente, l'opposto del genere di pellicole che aveva girato lui negli ultimi sette anni.
Il tipo di film che aveva spinto Riley Black a chiedergli di essere il suo testimone di nozze in un luogo nel bel mezzo del nulla, in Inghilterra, nel freddo polare di dicembre.
Forse, era giunto il momento di cambiare genere cinematografico. Da lì, il nuovo copione.
Era una storia ben costruita, da ciò che aveva potuto dedurre da una lettura veloce, con Melissa che aveva chiacchierato senza sosta nel suo orecchio.
Voleva recitare in quel film. Anzi, voleva esserne il protagonista.
Sapeva che la sua agente lo aveva proposto per un ruolo secondario, quello del miglior amico del protagonista. Era stato lui a dire a Tessa di voler recitare in qualcosa di diverso, qualcosa che non fosse un film d'azione o di supereroi, e la donna aveva dedotto che volesse interpretare una commedia.
Così, dopo avergli proposto una serie di sceneggiature scadenti, era arrivato Otto Giorni Dopo, e lui si era reso conto che la sua agente aveva capito.
Be', quasi. Tessa lo vedeva ancora come spalla.
Doveva convincerla, e persuadere il regista, che poteva sostenere il ruolo di protagonista.
«E ha