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Assaggi di paradiso (eLit): eLit
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E-book152 pagine2 ore

Assaggi di paradiso (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Mai partire per una vacanza romantica in quattro, soprattutto se il tuo piano è quello di convincere il fidanzato indeciso al grande passo. Phoebe ora ne è sicura, visto che il caro Elliot, appena sbarcato ai Caraibi, si è fatto prendere dalla passione, anzi, dalla lussuria per la ragazza di Ryan, il suo migliore amico. Meno male che Phoebe ha una spalla su cui piangere. Ryan infatti si fa in quattro per consolarla e, in quelle notti che profumano di paradiso, ci riesce fin troppo bene...
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2018
ISBN9788858985250
Assaggi di paradiso (eLit): eLit
Autore

Jennifer LaBrecque

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Assaggi di paradiso (eLit) - Jennifer LaBrecque

    successivo.

    Prologo

    «Non m'interessa se ti ha chiesto di accompagnarlo al ballo della scuola, sta solo cercando di sedurti. Bobby è un playboy» sbottò Ryan Palmer davanti alla sua migliore amica, Phoebe Matthews.

    Bobby non era affatto una persona di quel tipo, ma solo un ragazzo tranquillo che si era infatuato di lei. «Secondo te cercano tutti di sedurmi oppure sono persone insignificanti. A ogni modo, mi ha solo invitata al ballo studentesco, non in una stanza d'albergo.» Si sentì arrossire e, coi piedi, mise in movimento l'altalena su cui era seduta. «Insomma, tutto quello che ha fatto è stato solo baciarmi e chiedermi di uscire.»

    Probabilmente era l'unica diciottenne in tutta la scuola, anzi, sull'intero pianeta, che non fosse mai stata baciata prima. Forse perché le ragazze spontanee, alte, dal petto piatto e secchione non avevano una lunga fila di ragazzi pronti a baciarle. Forse perché Ryan si era assunto il compito di guardia del corpo e, anche se era il numero uno di tutta la scuola in fatto di baci, tra migliori amici non ci si baciava.

    Dunque Phoebe aveva elaborato un piano e, quando Bobby Richmond aveva tirato fuori rapidamente lo stick protettivo, l'aveva messo sulle proprie labbra e l'aveva baciata, lei si era fatta trovare pronta. Baciare Bobby era stato un po' come appoggiare le labbra sulla cera, ma era andato bene comunque, specialmente finché aveva Ryan nella testa e si domandava come sarebbe stato con lui.

    Phoebe studiò l'amico mentre si dondolava sull'altalena. Era di corporatura media, capelli biondi e occhi verde giada. Non era il ragazzo più bello della scuola e neppure il più elegante o il più atletico, ma possedeva qualcosa di molto più potente. La zia Caroline diceva che si trattava di fascino e carisma. Qualunque cosa fosse, l'aveva. Le ragazze cadevano ai suoi piedi fin dalle scuole elementari.

    «Farò un discorsetto a Bobby.»

    «Provaci e sarà l'ultima cosa che farai nella tua vita.» Phoebe iniziò a dondolarsi più forte sull'altalena. «Non sconvolgerti così tanto per un bacio, non è niente se consideri che ci sono ragazze nella scuola che hanno dei bambini.»

    «Phoebe...»

    Lei adorava dargli ogni tanto qualche emozione forte. «Non voglio un figlio adesso, non ti preoccupare. Ma un bacio e un appuntamento per il ballo di fine anno non sono poi chissà che cosa. A causa del mio petto piatto e dei tuoi colloqui con tutti i ragazzi che solo osano guardarmi, sto diventando una vera e propria zitella. Inoltre non ho il benché minimo aiuto da parte tua» gli disse, dandogli l'opportunità di sfoggiare quel fascino che faceva cadere ai suoi piedi tutte le ragazze più carine. Rimanendo in attesa della risposta, Phoebe sentì il cuore batterle molto più forte di quando Bobby l'aveva baciata.

    «Ma, Phoebe, tu non conosci i ragazzi bene quanto me» rispose Ryan, mettendo le mani in tasca e cercando di guardare da qualsiasi altra parte.

    L'aveva forse messo a disagio col discorso sul suo seno inesistente? Proprio lui? Che cosa aveva scatenato questa inopportuna tensione tra loro? Phoebe guardò le azalee che stavano fiorendo sulla veranda dietro di lui, mentre si sentiva in preda all'imbarazzo. Per quanto potesse sembrare un'idea stupida, forse Ryan la vedeva come qualcosa di più di un'amica.

    O forse stava esagerando. Con tutti i cambiamenti imminenti ultimamente si sentiva sempre incerta e confusa. In autunno, per esempio, avrebbe frequentato l'università e spesso si domandava se lei e Ryan sarebbero rimasti amici... Oppure lui avrebbe incontrato un'altra ragazza al college e non avrebbe più avuto bisogno della sua amicizia? «Certo che conosco i ragazzi e so come ragionate in modo distorto, motivo per cui ho dovuto elaborare un piano.»

    Ryan brontolò e si passò la mano sui capelli corti. «Spero non sia un altro dei tuoi soliti piani, vero?»

    Capitava ogni tanto che i suoi piani non andassero come stabilito. Lui le ricordava sempre l'esito di quell'esperimento di scienze in quarta elementare; ancora non si era dimenticato di quel fatto, anche se i suoi capelli erano stati rosa soltanto per uno o due giorni. «I miei piani hanno sempre un senso.»

    Phoebe, infatti, aveva già programmato i successivi dieci anni, mentre Ryan stava ancora cercando di capire quale corso di studi frequentare.

    «Devi imparare a lasciarti un po' andare, Phoebe.»

    «Non sono per niente d'accordo; se hai un progetto devi seguirlo» ribatté, sfidandolo a pensarla diversamente.

    In quel momento la porta si aprì e la zia Caroline uscì sulla veranda seguita da due dei suoi numerosi gatti. «Cara, sto andando al supermercato. Volevo fare quella torta al cioccolato che ti piace tanto per la tua festa e, inoltre, manca anche il cibo per i gatti. Lo zio Frank è nello studio e sta lavorando sodo su quel pezzo di pietra, ti consiglio quindi di stargli alla larga.»

    «Okay, zia Caroline.» Erano dodici anni che Phoebe viveva con loro e aveva imparato a non disturbare lo zio quando stava scolpendo nello studio. Era un uomo gentile e razionale, ma con in mano uno scalpello e un pezzo di pietra diventava nervoso e intrattabile.

    «Avete bisogno di qualcosa? Ryan, ti fermi per cena?»

    «Non ho bisogno di niente, grazie» rispose Phoebe, mentre in modo assente grattava dietro le orecchie uno dei gatti. Controllò per ben due volte una costruzione in lontananza. «Tuo padre non è a casa.»

    Ryan non si preoccupò di guardare a sua volta. «Certo, se non è un disturbo, mi fermerò a cena.» Era raro che Ryan rifiutasse un invito, soprattutto perché non sapeva mai se avrebbe trovato a casa suo padre e una delle sue tante fidanzate. Phoebe sapeva comunque che lui amava unirsi a loro più per la compagnia che per il cibo.

    Mentre Caroline stava scendendo gli scalini della veranda, si fermò sull'ultimo gradino guardando Phoebe. «Lynette ha telefonato stamattina.»

    Phoebe sentì come un pugno nello stomaco; succedeva ogni volta che qualcuno menzionava il nome di sua madre.

    «Lei e Vance non potranno essere presenti per il tuo diploma.» Il tono della voce di Caroline era dolce e pieno di comprensione, ma Phoebe percepì lo stesso tutta la tristezza e la delusione. Era sempre così, ogni volta che la zia era costretta a dirle che, tanto per cambiare, i suoi genitori non ci sarebbero stati.

    Dodici anni prima, Phoebe e i suoi genitori erano arrivati a Nashville dalla Florida, dove avevano continuato a passare da una città all'altra. Lynette e Vance avevano lasciato la loro unica figlia con la zia Caroline e lo zio Frank per una breve vacanza... Phoebe non li vedeva da allora. Non erano più tornati e lei aveva perso il conto di tutte le volte in cui le avevano promesso che sarebbero arrivati, per poi disdire. Anche in quell'occasione provò sollievo per il fatto che non avrebbe dovuto rivederli, ma anche tanta rabbia perché ancora una volta l'avevano scaricata come un oggetto diventato inutile. Mantenne un'espressione indifferente e la voce calma. «A dire il vero non li aspettavo, grazie comunque per avermelo comunicato.»

    La zia fece una pausa e poi infilò gli occhiali da sole anche per nascondere il risentimento che provava. «Non starò via per molto.» Non era mai uscita dalla porta di casa senza pronunciare quella frase rassicurante. Zia Caroline faceva la hostess quando Phoebe era arrivata, ma dal giorno in cui la bambina, per una sua assenza prolungata, aveva avuto una crisi di abbandono, aveva lasciato il lavoro senza alcun rimpianto.

    Phoebe deglutì a fatica mentre osservava la zia salire in macchina. Non voleva farle vedere che la delusione era tanta. Aveva creduto che almeno questa volta i suoi genitori avrebbero potuto esserci... «È importante fare piani e seguirli.»

    Ryan le si mise di fianco e fece dondolare l'altalena abbracciandola, mentre con la mano le accarezzava i capelli in segno di conforto. Esattamente come l'aveva confortata dodici anni prima, quando l'aveva trovata in lacrime nei boschi dietro casa sua. Quel giorno Phoebe aveva finalmente capito che i suoi genitori non sarebbero più tornati a riprenderla. Allo stesso modo, poco tempo dopo, Phoebe l'aveva consolato quando lui le aveva confidato che la madre beveva troppo, mettendo a rischio la propria vita. «Sono veramente stupidi, Phoebe.»

    Lo guardò, mentre il dolore gli oscurava i lineamenti, e riconobbe la sofferenza che Ryan stava provando; ogni volta che i suoi genitori le promettevano una visita e poi non venivano, era come se anche lui perdesse sua madre un'altra volta. «Non possiamo scegliere i genitori, però possiamo scegliere gli amici e io ho scelto te» le sussurrò lui.

    Phoebe appoggiò la propria testa sulla spalla di lui, cercando di soffocare il fremito che sentiva crescere dentro di sé per quel contatto. I fidanzati andavano e venivano, gli amici invece erano per sempre.

    1

    Dodici anni dopo

    «Allora, cosa ne pensi?» domandò Phoebe, spingendo il dépliant sul tavolo del ristorante. Sapeva già cosa Ryan avrebbe pensato delle foto che promettevano spiagge bianche come farina, mare dall'acqua cristallina e tanti sport acquatici.

    Ryan guardò fuori dalla finestra il marciapiede reso melmoso dalla neve calpestata. «Hanno previsto che la temperatura a Nashville scenderà ulteriormente sotto lo zero entro la settimana.» Un lento sorriso rivelò le fossette che avevano fatto innamorare parecchie ragazze fin dalle scuole elementari. «Sole, mare e sesso. Cosa chiedere di più dalla vita?» Sfogliò il dépliant e aggiunse: «Qual è l'occasione?».

    «È una specie di festeggiamento. Hai davanti a te il nuovo direttore marketing della società Capshaw & Griffen. Significa quindi che avrò un aumento di stipendio.»

    «Accidenti, Phoebe! Te lo sei proprio meritato» urlò lui, sorridendo per la felicità.

    Perfino dopo tutti quegli anni il suo cuore batteva più forte quando lo vedeva sorridere in quel modo. «Non sono stata capace di aspettare per darti la notizia.» Si era sforzata di non telefonargli perché voleva dirglielo di persona, dal momento che aveva intenzione di dividere questo momento con lui.

    «Te lo meriti, hai lavorato sodo per otto anni e sei davvero brillante. Sono fortunati ad averti. E lui come l'ha presa?»

    Povero Ryan, quante volte si era sfogata con lui per i problemi che le aveva causato il suo collega, Charlie Langley. Quasi lo stesso numero di volte in cui lei aveva sofferto per i suoi continui cambi di fidanzate. «Charlie non l'ha presa bene. Lui e Skip Griffen sono sempre stati come fratelli. Dava per scontato che la promozione fosse sua, quindi non l'ha neppure chiesta. Ha rassegnato le dimissioni questa mattina quando hanno fatto l'annuncio. Che liberazione!»

    «Bene; ha reso la tua vita un inferno in questi ultimi due anni. Sapessi quante volte mi sarebbe piaciuto incontrarlo in un vicolo buio

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