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La contessa riluttante: Harmony History
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La contessa riluttante: Harmony History
E-book231 pagine3 ore

La contessa riluttante: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1815
La dama di compagnia Eleanor Mitcham è furiosa per le accuse che le sono state rivolte dalla zia di Lord Lavenham di voler concupire un uomo a cui non può ambire, e accetta la proposta di quest'ultimo di sfidare ogni convenzione. Intende così affermare da una parte la propria libertà e dall'altra il principio sacrosanto secondo cui un conte può scegliere autonomamente la sua sposa. Lord Lavenham chiede la sua mano e lei accetta, ma la freddezza con cui lui affronta il loro fidanzamento convince Eleanor a scappare per salvaguardare la propria dignità. Si rifugia a Londra e grazie all'intervento della Duchessa di Theakstone assume l'identità di una principessa straniera. Lord Lavenham tuttavia non si dà per vinto, ben deciso com'è a ritrovare la sua promessa sposa.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9788830516977
La contessa riluttante: Harmony History
Autore

Annie Burrows

Sposata, con due figli, ha messo a frutto la sua laurea in letteratura inglese e la sua incredibile fantasia nel creare avvincenti storie d'amore ambientate nei più diversi periodi storici.

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    Anteprima del libro

    La contessa riluttante - Annie Burrows

    successivo.

    1

    «Sei davvero una sciocca!» commentò Lady Bradbury quando vide Eleanor sbirciare dalla finestra per l'ennesima volta dall'inizio della giornata. «Nonostante l'ottima padronanza del greco e del latino.»

    Sì, era davvero una sciocca. Non c'erano scuse per entusiasmarsi tanto all'idea dell'imminente arrivo di Lord Lavenham, eppure non riusciva a controllarsi. Era dal momento in cui Mrs. Timms, la governante, aveva spalancato le finestre della camera di Lord Lavenham per farla arieggiare e per rifare il letto, che si era entusiasmata.

    «Gli uomini come lui» seguitò imperterrita Lady Bradbury, «non sposano ragazze come te.»

    «Lo so bene. Non mi aspetto certo che...» Tanto per cominciare, era troppo insignificante, mentre lui era l'uomo più attraente che avesse mai visto. La prima volta che lui aveva fatto visita alla zia materna, Lady Bradbury, Eleanor non era riuscita a far altro che restarsene seduta imbambolata a mangiarselo con gli occhi. Se fosse stata brava in disegno, avrebbe trascorso intere ore tentando di catturare sulla tela i suoi tratti scolpiti e i lustri riccioli neri che gli ricadevano sulla nuca, anche se era certa che neppure il più grande maestro fiammingo sarebbe mai stato in grado di riprodurre il lampo malandrino che gli riluceva perennemente negli occhi neri come l'ebano.

    Quel lampo non mancava mai di farle tremare le ginocchia e di farle battere il cuore all'impazzata, mentre i suoi pensieri prendevano strade assolutamente sconvenienti... ma senza mai fantasticare di nozze e matrimonio. A dispetto di ciò che Lady Bradbury pensava, Eleanor non era una stupida. Lord Lavenham era affascinante, e per di più era un nobile, un ricco blasonato che aveva a disposizione innumerevoli proprietà in tutta l'Inghilterra, oltre a quella piccola casa nei Cotswolds, mentre lei non era altro che una dipendente retribuita.

    «Il massimo che potresti aspettarti da un uomo del suo stampo» proseguì Lady Bradbury come se Eleanor non avesse fiatato, «è che trascorra un paio d'ore divertendosi con te mentre è qui in campagna e non ha niente di meglio da fare. Poi, però, tornerebbe a Londra e ti lascerebbe qui, e allora cosa ne sarebbe di te?»

    Eleanor si morse la lingua per non obiettare che era ingiusto accusare Lord Lavenham di un simile comportamento. Mai, neppure una volta, aveva fatto le cose di cui lo accusava la zia. Non aveva mai occhieggiato Eleanor, né le altre domestiche, dal monocolo, né mai aveva fatto commenti inappropriati, o tentato di palpeggiarla e di baciarla quando si incontravano lungo le scale, come facevano in genere altre canaglie nella sua posizione.

    Dopo alcune settimane al servizio di Lady Bradbury, tuttavia, Eleanor aveva imparato a prendere con le pinze tutto quello che le diceva la vecchia signora, che spesso soffriva terribilmente a causa dell'artrite ed era costretta in casa per la maggior parte del tempo. Doveva essere quello il motivo per cui, spesso, non aveva una parola buona per nessuno. Inoltre, Lady Bradbury le aveva confessato di essere ancora risentita con il defunto marito, il quale l'aveva lasciata in ristrettezze tali da obbligarla ad accettare la carità di un pronipote acquisito, dato che nessuno dei parenti prossimi si era mai offerto di fare qualcosa per lei.

    «Te lo dico io, cosa ne sarebbe di te» proseguì Lady Bradbury, rispondendo a quella che Eleanor aveva preso per una domanda retorica. «Saresti rovinata, e io sarei costretta a licenziarti.»

    «Sono certa che non arriveremo mai a una simile situazione» replicò Eleanor, che non avrebbe mai ritenuto Lord Lavenham capace di una simile cattiveria.

    «Invece sì, se continui a mettergli gli occhi addosso, come hai fatto l'ultima volta che è stato qui.»

    Lo aveva fatto davvero? Be', forse dipendeva dalla facilità con cui riusciva a conversare con lui, soprattutto in una casa così vuota e lontana dal villaggio, nella quale era facile soffrire la solitudine. Era naturale che lei aspettasse con ansia le sue visite, poiché finalmente poteva conversare con qualcuno che conosceva bene la vita sociale di Londra e che inoltre aveva al suo attivo le letture più interessanti.

    Eppure c'era dell'altro. Nel corso della sua prima visita, Lord Lavenham aveva fatto del proprio meglio per metterla a suo agio, ed Eleanor era rimasta piacevolmente sorpresa dai suoi modi. Era stato infinitamente paziente, era riuscito a tirarla fuori dal guscio e l'aveva indotta a discutere degli argomenti più svariati. Eleanor aveva scoperto molto presto che era un uomo intelligente e colto, e per lei era stato come trovare un'oasi nel deserto. Quanto le era mancata una conversazione intelligente, dopo la morte dei genitori! Con i suoi commenti arguti, era stato capace perfino di farla ridere. Durante i pasti conversavano di tutti gli argomenti che non interessavano a Lady Bradbury, e spesso continuavano a chiacchierare anche in soggiorno, soprattutto se lui le portava un libro, o un opuscolo, che pensava potesse interessarla. Chiacchieravano, ecco tutto, ed Eleanor era certa di non aver mai fatto niente che potesse giustificare l'accusa di avergli messo gli occhi addosso.

    Non avrebbe saputo nemmeno come fare! Non era il genere di donna che batteva le palpebre o si vestiva per attirare l'attenzione maschile. Non aveva mai fatto smorfie, né tentato arti seduttive. Era una ragazza scialba e insignificante, lei.

    Ecco perché era ancora zitella, ed era stata costretta a trovare un lavoro per guadagnarsi da vivere.

    «Quel ragazzo» stava dicendo intanto Lady Bradbury con trasporto, «è tutto suo padre, dammi retta. Senza coscienza. Letale all'ennesima potenza, e capace di farla franca anche sotto lo sguardo del più attento chaperon.»

    Ah! Ecco quindi spiegata l'animosità di Lady Bradbury nei confronti di Lord Lavenham. Doveva dipendere dal modo in cui si era comportato suo padre. Le era giunto qualche pettegolezzo alle orecchie, da quando lavorava lì, il che l'aveva aiutata a comprendere i pregiudizi che Lady Bradbury nutriva nei confronti di un uomo che non sembrava averle mai fatto del male. Eleanor sapeva che prima o poi avrebbe scoperto di cosa si trattava. Il padre le aveva insegnato che c'era sempre una ragione logica che spiegava il comportamento irrazionale della gente.

    «In quanto a te» riprese la gentildonna, «ti avrei cacciata senza esitazione, dopo il comportamento sconveniente che hai tenuto nel corso della sua ultima visita, se non fosse così maledettamente difficile trovare un'altra dama di compagnia disposta a vivere in un luogo così isolato. Se solo ci fosse qualcosa da guardare, fuori della finestra, oltre ad alberi, pecore e colline! Gente! Ecco cosa vorrei vedere, quando guardo dalla finestra. Gente che esce a passeggiare, non questa sterile natura selvaggia.»

    Eleanor era sinceramente addolorata per Lady Bradbury. L'artrite non le permetteva di fare niente di ciò che le piaceva, come suonare il pianoforte o ricamare, e senza dubbio guardare il viavai di gente dalla finestra l'avrebbe aiutata ad ammazzare il tempo. Da qui ad accusarla di essersi comportata in maniera sconveniente, tuttavia, ce ne correva.

    «Inoltre, non pensavo che sarebbe tornato tanto presto a farmi visita. Un tempo passava soltanto una volta all'anno, non tanto per vedere me, quanto per controllare lo stato della sua proprietà. Questo, però, accadeva prima che assumessi te.»

    Sul serio?, si chiese Eleanor. Santo cielo! Ma allora forse gli piaceva davvero.

    «E di certo non si faceva vedere in questo periodo dell'anno. A Natale preferisce di gran lunga i ricevimenti in cui può gozzovigliare con donne dissolute, ecco cosa gli piace fare.»

    Eleanor si perse d'animo nell'immaginarlo a gozzovigliare in compagnia di donne dissolute, tutte ovviamente dotate di immensa bellezza. Era chiaro che non avrebbe mai rinunciato a un siffatto passatempo soltanto per trascorrere qualche ora con un'insignificante zitella come lei. Cos'era mai saltato in mente, a Lady Bradbury?

    «Ci sarà senz'altro una buona ragione, se ha deciso di tornare a Chervil House prima di Natale» ribatté quindi.

    «In ogni caso» esclamò Lady Bradbury picchiando il bastone sul pavimento, «non gli permetterò di deflorare la mia dama di compagnia, nonostante l'incoraggiamento che ha ricevuto da te!»

    «Incoraggiamento?»

    Deflorare?

    «Vi chiedo scusa, Lady Bradbury, ma io... sono certa di non averlo mai indotto a pensare niente del genere.»

    «E non lanciarmi quelle occhiate stupite. Sarò anche vecchia, ma non sono cieca. E neppure sorda. Ma guardati! Sei tutta in agitazione perché sai che sta per arrivare, e magari speri anche di riprendere il discorso dal punto in cui l'avete interrotto l'ultima volta, con tutto quell'amoreggiare e con tutte quelle risatine.»

    Stavolta Eleanor arrossì di vergogna. Era vero. Nel corso dell'ultima visita di Lord Lavenham aveva riso talmente tanto, che a tavola aveva dovuto coprirsi la bocca con il tovagliolo per soffocare le risa. E non ricordava neppure che cosa avesse detto lui, di tanto divertente, anche se spesso era il modo in cui diceva le cose che le rendeva particolarmente ilari.

    «Non intendo sopportarlo, mi hai sentita?» rincarò Lady Bradbury. «Se vuoi conservare il tuo impiego, non dovrai rivolgergli la parola per tutto il tempo che trascorrerà qui.»

    «Ma sarebbe terribilmente scortese!» protestò Eleanor. «E se fosse lui a parlarmi per primo?»

    «Sofismi! Cavilli che con me non funzionano. Dal momento in cui metterà piede in questa casa, ti proibisco di cercare l'occasione per restare sola con lui.»

    «Ma io non ho mai...» tentò di protestare Eleanor, indignata.

    «Non metterai piede in una stanza in cui è già entrato lui, o ne uscirai all'istante, se lui dovesse entrarvi. E consumerai tutti i pasti in camera tua.»

    Sarebbe stato peggio se l'avesse chiusa in prigione, si disse Eleanor. Addirittura non vederlo nemmeno? Non potergli parlare? Neppure in presenza di uno chaperon?

    No! Non avrebbe potuto sopportare l'idea di saperlo nella stessa casa senza poterlo raggiungere.

    Oh! Sussultò e si portò le mani allo stomaco, che si era stretto in una morsa di panico. Lady Bradbury doveva aver visto qualcosa di cui lei si era accorta soltanto in quel momento. Era vero! Aveva un debole per lui. Ecco perché il divieto di vederlo le faceva tanto male.

    Quello, tuttavia, era anche il motivo per cui Lady Bradbury faceva bene a punirla. Non aveva il diritto di provare simili sentimenti per un uomo talmente al di sopra del suo rango.

    «Vi ringrazio, milady» rispose dunque con mitezza, poiché se era vero che aveva una tenerezza per un uomo tanto al di sopra di lei, era imperativo adottare misure immediate che le impedissero di cadere ancora più in basso e di fare la figura della stupida, con lui.

    2

    Lord Peter Lavenham si preparava ad allungare le gambe davanti al fuoco dopo aver trascorso l'intera giornata a caccia in collina, quando udì il suono di passi leggeri che si avvicinavano alla porta della biblioteca. Li riconobbe. Erano i passi della sfuggente Miss Mitcham.

    Non sapeva cosa avesse fatto per meritarsi la freddezza con cui lo stava evitando sin da quando era arrivato a Chervil House, ma non le avrebbe più permesso di trattarlo come se fosse un lebbroso. Era arrivato il momento di affrontarla.

    Trattenne il fiato quando lei spalancò la porta. A giudicare dal breve silenzio che seguì, immaginò che si stesse guardando intorno per assicurarsi che lui non fosse nei paraggi. Se lo avesse visto, sarebbe arrossita, avrebbe mormorato qualche parola di scuse e sarebbe corsa via come una scheggia. Per fortuna la spalliera della poltrona su cui era seduto le impediva di accorgersi di lui, dalla porta. E una volta tanto Peter non si sarebbe comportato da gentiluomo, alzandosi in piedi quando una donna faceva il proprio ingresso in una stanza. Non voleva vederla sparire senza capire per quale motivo lo stesse evitando.

    Trattenne il fiato. La sentì muoversi in giro per la stanza, brontolando tra sé e sé perché si era persa l'ora del tè e con tutta probabilità non avrebbe trovato più nemmeno un biscotto da sgranocchiare. Gli venne da ridere. Era proprio da lei, esprimersi in quel modo. Gli altri domestici dicevano che aveva la pazienza di una santa a sopportare i capricci di Lady Bradbury, anche se di tanto in tanto le capitava di perderla. Era quanto stava succedendo in quel momento. Senza dubbio la padrona di casa l'aveva spedita a sbrigare qualche commissione proprio quando lei avrebbe preferito concedersi una pausa e rifocillarsi con una ben meritata tazza di tè.

    Fu solo quando la vide fermarsi allo scrittoio davanti alla finestra e aprire un cassetto, che si alzò in piedi e mosse qualche passo verso di lei, bloccandole la fuga verso la porta.

    Lei piroettò su se stessa con un'espressione inorridita sul volto. Quello sguardo lo colpì come un pugno allo stomaco, dato che fino a quel momento lo aveva sempre guardato come se fosse una specie di semidio. Fu questione di un attimo. L'orrore fu sostituito dalla deferenza e accompagnato da una riverenza.

    «Vi chiedo scusa» mormorò lei tenendo gli occhi fissi sul tappeto. In passato lo aveva sempre guardato dritto negli occhi con una franchezza che era raro incontrare, nel prossimo, come se volesse vedere oltre le sue belle fattezze e scoprire l'uomo che era nel profondo. «Non immaginavo ci fosse qualcuno. Non era mia intenzione disturbarvi.» Quindi tentò di passargli accanto per raggiungere la porta.

    «Se vi dicessi che non mi avete disturbato affatto e vi pregassi di continuare a fare ciò per cui siete venuta» la sfidò lui, «lo fareste?»

    Eleanor si morse le labbra senza rispondere, ma continuò a tentare di aggirarlo senza sollevare lo sguardo, quasi che lui fosse una bestia pericolosa con cui non osava neppure stabilire un contatto visivo.

    «Lo sapevo!» esclamò Peter, precipitandosi a chiudere la porta. «Sapevo di non averlo solo immaginato! Vi affrettate a uscire da una stanza quando mi vedete arrivare, e ricorrete a ridicole scuse per non restare sola con me.» Le si parò dinanzi, le braccia incrociate sul petto.

    Aggrottando la fronte, lei osservò la porta sbarrata, poi la poltrona vuota. «Dunque mi avete teso un'imboscata?»

    No, non lo aveva fatto apposta. Non si sarebbe mai lasciato affascinare dal comportamento di una donna al punto tale da... da perseguitarla. Aveva semplicemente approfittato delle circostanze in cui si era trovato, ecco tutto. «Voglio soltanto capire cosa vi ho fatto per spingervi a trattarmi così» rispose lui. «Vi comportate come se vi avessi offesa.»

    Lei avvampò e chinò la testa.

    «È così, dunque?» la incalzò Peter. «Vi ho offesa? Non capisco come, anche se mi sono spremuto le meningi per spiegarmi l'improvviso mutamento del vostro atteggiamento nei miei confronti. L'ultima volta che sono stato qui, ho avuto l'impressione che...» Aveva pensato che lei avesse apprezzato la sua compagnia. A meno che... «Non ricordo di aver bevuto, quindi non posso essermi comportato male, con voi, mentre ero alticcio.» Ricordava soltanto le risate, e un senso di affinità che non aveva mai sperimentato, prima, con nessuno. Un senso di... unione.

    Il che non faceva che dimostrare quanto fossero illusori i sentimenti.

    «Ebbene» seguitò, mettendosi le mani sui fianchi, «dal momento che non avete avuto la cortesia di dirmi in faccia cosa ho combinato, per darvi il diritto di trattarmi come un lebbroso, capite bene che questa era l'unica soluzione.»

    «Un lebbroso? Oh, no, no!» esclamò Eleanor tendendo una mano verso di lui, per poi ritrarla all'istante con un'espressione colpevole sul viso. «Non è colpa vostra. È solo mia. Tutta mia.»

    Quelle parole non avevano senso, per Peter.

    «Spiegatevi» la esortò.

    «Oh, cielo!» Lei si torse le mani e arrossì. «È tutto così difficile! Però vi devo la verità.» Finalmente si decise a guardarlo in faccia, il che la fece arrossire ulteriormente. «Non posso permettere che seguitiate a pensare di avermi offesa, o spaventata.»

    Ecco uno dei tratti di Miss Mitcham che gli era sempre piaciuto. La sincerità. Non discuteva mai per guadagnare punti, lei, né per impressionarlo. Aveva una mente arguta sempre alla ricerca di illuminazione, o almeno così gli era parso. E gli era parso anche che fosse onesta e gentile, di quella gentilezza che dimostrava sempre a Lady Bradbury e che in quel momento la faceva deglutire imbarazzata. Già, perché senza dubbio Miss Mitcham era il genere di persona che preferiva soffrire per una situazione imbarazzante, anziché arrecare dolore a qualcun altro.

    «Lady Bradbury sostiene...» gli confessò in quel momento lei imporporandosi come una barbabietola. «... che mi sono comportata da sfacciata, con voi, che mi sono messa in mostra e che vi ho messo gli occhi addosso.»

    Mettergli gli occhi addosso?, si stupì Peter. No, non aveva mai fatto niente del genere! Quella donna non aveva la più pallida idea di come sedurre o adescare un uomo. Perfino le sue vesti sembravano fatte apposta per nascondere le sue doti, come se il suo unico scopo fosse quello di rendersi invisibile.

    «Ecco perché» seguitò Miss Mitcham mentre lui era scosso dall'incredulità, «mi ha proibito di restare di nuovo sola con voi.»

    «Ha fatto questo?» Ma cosa si era messa in testa sua zia? Che lui fosse il tipo da approfittare della sua dama di compagnia? Di una donna praticamente al suo servizio, che viveva sotto la sua protezione, in una delle

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