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All'altare col magnate: Harmony Collezione
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All'altare col magnate: Harmony Collezione
E-book157 pagine2 ore

All'altare col magnate: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Spose a Natale 1/2
Due fratelli stanno per rivelare i loro più profondi e oscuri segreti. Ma, con il Natale alle porte, l'amore avrà la meglio su tutto.

La genealogista Lydia Carter-Wilson, sconvolta dalla scoperta dei debiti che suo padre ha accumulato a suo nome, non sa come reagire all'irriverente proposta del magnate Raul Valdez. Se lei lo aiuterà a rivendicare la sua eredità, lui ripagherà i suoi debiti e ne riabiliterà la reputazione. Ma se dovesse fallire, Lydia dovrà sposare Raul entro la notte di Natale.

L'attrazione subito si accende tra loro come un incendio, ma lei sa che quello di Raul non è altro che un ricatto. Tuttavia, messa davanti a una scelta apparentemente obbligata - rischiare la rovina o sposare quel sexy milionario dal cuore di ghiaccio - Lydia sceglie la terza opzione: fare un accordo con lui...
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2019
ISBN9788830507586
All'altare col magnate: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    All'altare col magnate - Rachael Thomas

    successivo.

    Prologo

    Metà settembre di due mesi prima

    «Ti aspetti davvero che lo faccia?» tuonò per la stanza la voce di Raul Valdez.

    «Il debito deve essere ripagato, che ti piaccia o no. Il contratto che tuo padre ha stipulato con Henry Carter-Wilson è sempre valido. Come membro del consiglio di amministrazione insisto» ribatté Carlos.

    Raul imprecò furibondo mentre fissava l'uomo più anziano.

    «Suvvia, Carlos, dovrà pur esserci una soluzione.»

    «In quanto amico di famiglia di vecchia data, ti suggerirei di smettere di cercare qualcuno che non vuole essere trovato e sposare la ragazza, come evidentemente voleva tuo padre.»

    «Sposarla?» Raul stentava a credere a quello che stava ascoltando, specialmente da Carlos.

    «Ripaga il debito e dopo due anni di matrimonio chiedi il divorzio.»

    Lui sentì montare dentro di sé una sorda rabbia. Come diavolo aveva potuto suo padre fargli quello? Era una domanda inutile dal momento che non era mai stato capace di guadagnarsi la sua approvazione. Ci aveva provato tutta la vita. Quella era l'ultima pugnalata inferta al figlio che non aveva mai voluto.

    «Lo fai sembrare facile» disse inspirando a fondo, avvicinandosi alla finestra che si affacciava su una Madrid avvolta dal sole di fine estate. Certo, sulla carta non presentava grosse difficoltà, ma il matrimonio era una delle cose da cui voleva stare assolutamente alla larga.

    «Perché lo è» dichiarò Carlos. «Due anni sposato con una donna che, devi ammetterlo, è molto bella e poi chiedi il divorzio.»

    «Non ho intenzione di sposare nessuno» ribatté Raul, allontanandosi dalla finestra e iniziando a camminare avanti e indietro come un animale in gabbia. Si sentiva intrappolato contro il suo volere. Si fermò di nuovo davanti alla finestra cercando di controllarsi. Rimase fermo per alcuni minuti voltando le spalle a Carlos Cardozo, l'uomo che c'era sempre stato per lui più di quanto fosse stato suo padre.

    Sapeva di essere stato una delusione per il genitore, mai, però, si sarebbe aspettato una simile scoperta dopo la sua morte. Non aveva sospettato che lo odiasse, tantomeno che avesse avuto un'altra famiglia... un altro figlio.

    «L'unica altra opzione è trovare il tuo fratellastro» gli disse Carlos, strappandolo dai suoi pensieri. «Il che significherebbe dividere la tua eredità; tutto quello che hai costruito.»

    Raul si voltò. Quello era un dettaglio che l'avvocato del padre gli aveva tenuto nascosto. Come faceva a saperlo?

    «Eri a conoscenza della sua esistenza?»

    «Sì.»

    «Da quando?»

    «Abbastanza da sapere quanto adesso la notizia ti stia turbando» rispose Carlos avvicinandosi.

    Lui aveva ignorato di avere un fratellastro finché non era stato aperto il testamento, due mesi prima.

    «E non hai mai pensato di mettermi al corrente?» sbottò, sentendo la bocca riempirsi del gusto amaro del tradimento.

    «Non avevo idea che tuo padre avrebbe posto come condizione per la tua eredità che trovassi il tuo fratellastro. O che avesse inserito questo enorme incentivo finanziario per tale compito.»

    Enorme incentivo finanziario.

    «Quello, o sposare una donna che non conosco» ribatté lui lanciando un'occhiata sospettosa a Carlos e chiedendosi quanto in realtà sapesse.

    «Il matrimonio sarebbe l'opzione più facile.»

    «Davvero?» Raul ne dubitava seriamente. Inoltre il suo fratellastro era in giro da qualche parte.

    «Sì. Sei figlio di tuo padre. Il matrimonio sarà facile per te. Molto meglio che dividere tutto ciò per cui hai lavorato.»

    Raul si girò di nuovo. Il suo mondo era stato stravolto. Per poter ereditare la società che aveva fatto crescere a livello mondiale doveva rientrare del sostanzioso prestito fatto dal padre, o sposando la figlia del debitore, oppure riconoscendo il fratellastro. Questo avrebbe comportato coinvolgerlo nella società come suo pari, cosa che avrebbe permesso di sbloccare dei fondi che avrebbero ripianato il prestito facendo felice il consiglio d'amministrazione. Se non avesse fatto nulla di tutto ciò, la società sarebbe stata venduta al miglior offerente.

    Il fatto che il padre gli avesse tenuto nascosto l'esistenza di quei fondi faceva capire fino a che punto fosse capace di spingersi, ossia rischiare la società e il posto di tutte le persone che lavoravano per il Banco de Torrez. Cosa diavolo aveva pensato di fare prestando quella ingente somma di denaro?

    E perché Carlos era l'unico al corrente di quell'operazione?

    «Avrei potuto dirti che mio padre era un cinico calcolatore... se avessi saputo della sua altra vita» commentò calcando con disprezzo sulle ultime due parole.

    «È tuo padre. Questo non conta nulla?» sospirò Carlos avvicinandosi.

    Quella falsa dimostrazione di comprensione irritò Raul, che si spostò. Quell'uomo non era l'amico che aveva sempre pensato. Perlomeno non con lui.

    «Ho chiuso con mio padre e non me ne frega un accidenti di ereditare la sua società. Ne ho creata una mia, oltre a espandere la sua. Non ho bisogno di questo» dichiarò avviandosi alla porta. Per quanto lo riguardava non c'era altro da aggiungere.

    «E tua madre?»

    Quelle parole bloccarono Raul impedendogli di andarsene. Respirò a fondo, sempre dando la schiena a Carlos e strinse i pugni lungo i fianchi. Sua madre era l'unico motivo per cui aveva passato gli ultimi due mesi a cercare di rintracciare il fratellastro perché voleva evitare che la stampa arrivasse per prima a spiattellare la vita segreta del marito.

    «Non puoi andartene così, vero, Raul? Non puoi rischiare che lo scopra leggendo i pettegolezzi sui giornali» lo sfidò Carlos.

    Maledizione a lui! Quell'uomo sapeva come manipolarlo, imprecò Raul voltandosi ad affrontarlo.

    «No, non posso. E non solo per la felicità di mia madre, ma anche per tutti i dipendenti del Banco de Torrez, il cui futuro dipende dal fatto che io riesca a estinguere questo debito trovando il mio fratellastro, oppure sposando una ricca e viziata ragazza inglese. E disprezzo mio padre per questo.»

    «Allora perché non scegli la strada più facile e non sposi questa Lydia?»

    «Non succederà mai!» dichiarò Raul. Dopo gli esempi matrimoniali a cui aveva assistito, avrebbe preferito accogliere uno sconosciuto nella sua vita e nella società. Anzi, il fratellastro avrebbe anche potuto tenersi tutto se avesse garantito il posto di lavoro ai dipendenti e avesse mantenuto sua madre all'oscuro delle azioni passate del marito.

    «Il consiglio d'amministrazione si sta innervosendo. Sono convinto che tu abbia perso la tua influenza, specialmente dopo l'affare Lopez» gli fece notare Carlos, toccando un altro nervo scoperto, aumentando in Raul il desiderio di dimostrare a ogni dannato membro di quel consiglio che si sbagliava. Un affare perso non significava la fine.

    «Non ci ho ancora rinunciato, così come non ho rinunciato a cercare il mio fratellastro» ribatté lui guardando in cagnesco Carlos.

    «A ogni modo il debito va ripagato entro la fine dell'anno; anche prima, se possibile.»

    «Manca più di un mese. Ho ancora tempo sufficiente per rintracciare il mio fratellastro, saldare il debito ed evitare a mia madre uno scandalo.»

    «In caso contrario dovrai incontrarti con Lydia Carter-Wilson.»

    «Se è come dieci anni fa preferisco perdere tutto» commentò Raul ricordando la ragazzina di sedici anni che lo aveva fissato come un cagnolino adorante. Era stato allora che il padre aveva iniziato a prestare soldi a Henry Carter-Wilson?

    «E che ne sarà dei dipendenti? Fare chiudere la società non è da te, Raul. So che per te è importante che abbiano una vita sicura dal punto di vista lavorativo. E so anche che non sei il tipo che si tira indietro davanti a una sfida.»

    Era la verità, tuttavia lui era troppo arrabbiato in quel momento per ammetterlo.

    «Ho bisogno di più tempo.»

    «Se non avrai rintracciato il tuo fratellastro per la metà di novembre mi aspetto che annunci il tuo fidanzamento con Lydia Carter-Wilson.»

    «E sa la signora non volesse?»

    Carlos rise. «Troverai il modo di convincerla. Il tuo fascino con le donne non ha mai fallito.»

    1

    Fine novembre

    Lydia si preparò mentalmente alla battaglia perché quella era una lotta che non aveva nessuna intenzione di perdere. Nel corso dei suoi ventisei anni di vita aveva perfezionato l'arte di nascondere le emozioni, cosa che intendeva sfruttare appieno in quel frangente.

    Dieci anni prima Raul Pérez Valdez l'aveva fatta sentire totalmente insignificante, una ricca ragazzina viziata, e lo aveva odiato per quello. Da allora era andata a vivere con la nonna e aveva lavorato duramente per liberarsi da quella etichetta.

    Lui l'avrebbe raggiunta nel giro di qualche istante in quel ristorante esclusivo. Nella mail lo aveva definito territorio neutrale. A giudicare dal suo umore, Raul avrebbe avuto bisogno di tutto il sostegno offerto da quel luogo, sempre che fosse vera la sua reputazione di abile corteggiatore.

    Di sicuro era uno scenario in cui si sarebbe trovato a suo agio, a differenza di lei che cercava di evitare il più possibile qualunque romanticismo, dopo avere assistito alle amare conclusioni di tante storie, compresa la sua.

    A mano a mano che i minuti passavano l'irritazione aumentava. Era in ritardo. Voleva farla innervosire intenzionalmente? Magari aveva deciso di soprassedere a quel ridicolo accordo che i rispettivi padri avevano stipulato a loro insaputa? Significava per caso che era libera di tornare alla sua vita senza dover onorare le condizioni di un contratto in cui si era ritrovata in mezzo? Il padre, con quella trovata, aveva raggiunto il più infimo dei livelli, lasciando che fosse lei a pagarne il prezzo. Peccato che ne avesse abbastanza. Non gli doveva niente, non dopo tutti gli anni in cui l'aveva ignorata, a meno che non gli servisse per i suoi affari... come quella volta in cui, a sedici anni, l'aveva sfoggiata davanti all'uomo che stava per incontrare quella sera, come se fosse una sorta di esca.

    Con un gesto di stizza recuperò la borsa e si alzò intenzionata ad andarsene. Non aveva più tempo da perdere con Raul Valdez.

    «Te ne stai andando da qualche parte?» la bloccò un accento sensuale.

    Lydia si voltò, trovandosi davanti il volto di un uomo così bello che non poteva essere il responsabile di quelle tragiche circostanze. Era cambiato, ma a giudicare dagli intensi occhi neri non c'era dubbio che fosse proprio Raul Pérez Valdez, amministratore delegato di una banca spagnola di investimenti che il padre aveva portato sull'orlo della bancarotta in modo decisamente spettacolare. I tratti del suo viso, gli zigomi alti, il naso romanico e lo sguardo profondo, mandarono in tilt il suo sistema nervoso.

    «Avevamo un appuntamento dieci minuti fa» lo apostrofò aspramente.

    Raul inarcò un sopracciglio incredulo. O era divertimento? A Lydia non interessava ed era determinata a non permettergli di usare con lei il suo rinomato fascino. Lo fissò gelida, augurandosi di riuscire a mostrare tutta la sua freddezza.

    Non era più una sedicenne impressionabile.

    «Mi scuso per il ritardo» le disse lui scostandole la sedia da cui si era appena

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