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Innamorarsi ad Amalfi: Harmony Collezione
Innamorarsi ad Amalfi: Harmony Collezione
Innamorarsi ad Amalfi: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

Innamorarsi ad Amalfi: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

L'agenda di quella piacevole vacanza sulla costiera amalfitana non prevedeva di certo, per Natalie Cavanaugh, l'innamoramento. A maggior ragione, poi, di un uomo la cui chiacchierata famiglia non può certo essere considerata un vanto.
Demetrio Bertoluzzi è alto, bello come un bronzo di Riace, e ha deciso di riportare alla sua antica bellezza Villa Delfina, la dimora di famiglia. Come Demetrio finanzi i lavori di ristrutturazione è per Natalie un mistero, così come il motivo per cui lei si senta così attratta da quell'uomo appena conosciuto, in quella calda estate italiana.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2020
ISBN9788830518391
Innamorarsi ad Amalfi: Harmony Collezione
Autore

Catherine Spencer

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Innamorarsi ad Amalfi - Catherine Spencer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Bertoluzzi’s Heiress Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Spencer Books Limited

    Traduzione di Gloria Fraternale Garavalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-839-1

    1

    Dalla sua posizione sul tetto, Demetrio vide chiaramente la Mercedes fermarsi sotto il portico della villa accanto. La potenza e l’eleganza dell’auto rispecchiavano le caratteristiche della sua proprietaria.

    Barbara Wade era una leggenda nel mondo degli affari internazionali, secondo alcuni un fenomeno. Aveva rotto con le tradizioni e si era imposta al mondo, non volendo semplicemente essere un bell’accessorio accanto al marito, o meglio, nel caso della signora Wade, ai mariti. Da quello che aveva letto su riviste come Forbes e Fortune, la signora aveva fatto scappare i primi due e lasciato il terzo nella tomba.

    Quella mattina però non fu Barbara Wade a scendere dalla vettura, ma una giovane donna, longilinea, elegante, con la pelle di porcellana e i capelli castani che le ricadevano dritti sulle spalle. La classica principessa americana, pensò Demetrio. Doveva essere la nipote della signora Wade. Aveva sentito i giardinieri della sua vicina parlare dell’arrivo della ragazza nei giorni precedenti.

    Come se si fosse sentita osservata, la giovane si fermò a metà strada tra la macchina e la porta d’ingresso e alzò il capo, incrociando il suo sguardo. Demetrio sapeva cosa avrebbe fatto un qualsiasi operaio sorpreso ad agire con tale sfrontatezza in quella zona residenziale situata tra Amalfi e Positano. Avrebbe distolto lo sguardo e finto di stare osservando il panorama. Ma Demetrio Bertoluzzi si vantava di essere fuori del comune, così continuò a fissarla.

    Di certo lei interpretò la sua ostinazione come impudenza bella e buona. Si capì dallo scatto della testa e dalla postura irrigidita. I manovali italiani ricoperti di sudore, col torso nudo e un martello in mano, non potevano rifarsi così impunemente gli occhi sulla crema della società femminile americana, a meno che non volessero perdere il lavoro.

    Quello che lei non sapeva, ovviamente, era che lui non doveva rispondere a nessuno. Era il capo di se stesso ed era libero di stare a guardare anche tutto il giorno se lo desiderava. E non era tutto lì.

    Demetrio sorrise divertito. Chissà come si sarebbe sentita ancora più offesa quando avesse scoperto il resto. Poteva quasi immaginarlo:

    L’uomo della villa accanto, nonna... chi è?

    Oh, un elemento davvero ripugnante, tesoro! Non è certamente il tipo d’uomo che vorresti conoscere!

    Demetrio era pronto a scommettere che lei avesse conosciuto ben pochi uomini. Di sicuro non aveva mai permesso a una mano maschile di violare il suo corpo di porcellana. Aveva l’aria di non aver mai provato la passione, di essere intoccabile.

    Il sole di fine giugno splendeva alto in un cielo limpido. Di sotto il mar Tirreno si estendeva fino alle coste della Sicilia. Nel mezzo, in cima a una ripida scogliera, si ergeva Villa Delfina, chiamata così in onore della nonna di Demetrio. Ora però era la sua villa.

    Si chinò a prendere la bottiglia d’acqua e se la portò alle labbra senza togliere gli occhi di dosso alla nuova venuta. Alla fine fu lei a desistere e spostò lo sguardo prima sul tetto, poi sulla facciata fatiscente e sulle finestre ingrigite dalla polvere.

    Demetrio sapeva benissimo cosa vedeva. Erano quasi quattordici anni che quella casa era vuota e trascurata e ne erano trascorsi più di nove da quando suo nonno, Ovidio Bertoluzzi, era deceduto in carcere.

    La fine giusta per un uomo che i suoi compari avevano al tempo stesso temuto e detestato, e che la società per bene aveva disprezzato.

    Inizialmente, Demetrio non aveva voluto avere niente a che fare con tutto ciò che Ovidio aveva toccato... e suo nonno aveva lasciato il segno su ogni angolo della villa! Anche da defunto, il suo sguardo freddo e la sua voce glaciale riempivano ogni stanza. Soltanto quando si era reso conto che stava permettendo a suo nonno di controllarlo anche dall’aldilà, Demetrio aveva lasciato che l’opportunità prevalesse sull’orgoglio e aveva acconsentito ad accettare una parte dell’eredità.

    Ma non la casa sulla costiera amalfitana. I ricordi erano troppo dolorosi e le ferite ancora aperte. Erano trascorsi anni prima che riuscisse ad avvicinarsi ancora, e non sarebbe tornato se non fosse stato per sua nonna.

    La villa e i suoi giardini erano stati il rifugio della povera donna. Lei aveva adorato quella casa... e aveva adorato Demetrio. Era stata l’unica persona a farlo, ed era stato per rispetto e amore nei suoi confronti che alla fine lui era tornato a reclamare ciò che gli spettava di diritto. Vedere lo stato in cui era ridotto l’edificio le avrebbe spezzato il cuore.

    La principessa americana aveva distolto lo sguardo, chiaramente inorridita dallo scempio dell’abitazione vicina. Nessuna villa sulla costiera amalfitana era soggetta ad atti di vandalismo, a meno che non fosse un tempo appartenuta a un gangster. Allora diventava il facile bersaglio di chiunque avesse in mente di commettere delle bravate, e le autorità erano ben contente di girarsi dall’altra parte. Qualsiasi cosa contribuisse a liberare la zona dalla feccia della società era ben accetta per loro.

    Il sorriso di Demetrio si spense. «Ma io non faccio parte di quella categoria e non me ne andrò, principessa. Quindi sarà meglio che ti ci abitui» mormorò fra sé e sé.

    «Mi sembrava di aver sentito la macchina! Tesoro, cosa ci fai qui fuori sotto il sole? Ho delle bibite fresche che ti aspettano sulla veranda!» Avvolta in un morbido caftano di seta color bronzo, Barbara Wade scese i gradini e andò ad abbracciare la nipote.

    Col suo fare aggressivo e sfacciato, Barbara era una forza della natura. Aveva una testa per gli affari che lasciava gli imprenditori internazionali a mangiare la sua polvere, ma aveva anche un cuore così grande e pieno d’amore che era stata la guida di Natalie da sempre.

    «Non sai come sono contenta di aver accettato di trascorrere qui l’estate!» esclamò Natalie abbracciandola a sua volta. «Tu non cambi mai, e io ti sono così grata per questo.»

    Sua nonna si discostò un po’ e la guardò negli occhi. «Ho sentito di Lewis, tesoro. Stai molto male?»

    Natalie rise. «A nessuna donna piace essere lasciata, ma lui non era il grande amore della mia vita. A dire la verità, stavo per lasciarlo io. Lui mi ha solo preceduto, tutto qui.»

    «Tua madre pensava che l’avresti sposato.»

    «Mia madre sperava che l’avrei sposato, rinunciando alla carriera nella Wade International. È un po’ diverso.»

    «Già, suppongo di sì.» Sua nonna la scrutò ancora una volta. «È per questo che mi sembri un po’ depressa? Perché hai avuto qualche contrasto con mia figlia?»

    «No.» Natalie lanciò un’altra volta lo sguardo sul tetto della villa accanto. Lui era ancora lassù e continuava a guardarla con insolenza. Un uomo pericoloso impegnato in una missione pericolosa.

    Natalie fu presa da un brivido involontario. Da dove le era venuto quel pensiero? E perché avvertiva campanelli d’allarme nella testa?

    Curiosa di vedere che cosa avesse attratto l’attenzione di sua nipote, la signora Wade alzò lo sguardo e sbuffò infastidita. «Temo che la qualità del vicinato sia scaduta» dichiarò bruscamente, invitando Natalie a entrare in casa per sottrarsi a quello sguardo arrogante. «Avevo sperato che la villa fosse messa in vendita e acquistata da una persona rispettabile, ma a quanto pare non è così.»

    Nonostante tutto, Natalie non poté fare a meno di lanciare un ultimo sguardo alle sue spalle. «Vuoi dire che quell’uomo è il proprietario

    «Sfortunatamente sì, tesoro. Ma non preoccuparti. Non è il benvenuto nel vicinato e sa bene di non poter imporre la sua presenza fra di noi.»

    Ma si era già imposto su Natalie. Anche se a distanza, il suo sguardo sembrava essere penetrato dentro di lei. Si era sentita fastidiosamente esposta, come se lui fosse riuscito a invadere la sua parte più segreta, in cui custodiva i sogni e le speranze che non confidava a nessuno.

    «Perché sostieni non sia rispettabile?» domandò Natalie, seguendo la nonna all’interno della villa.

    «È un Bertoluzzi, l’ultimo di una pessima progenie, si spera. Risiedevano a Crotone in origine e lì erano noti, e temuti, per le loro connessioni col crimine organizzato. Pensa che suo padre è stato ucciso dal boss di una gang rivale, che è stato a sua volta trovato morto stecchito in una cella frigorifera pochi giorni dopo. Ma cosa ci si può aspettare da persone che dedicano tutta la loro vita al crimine e all’omicidio?»

    La casa di sua nonna era come sempre impeccabile. Ovunque Barbara Wade decidesse di stabilirsi, il protocollo per i domestici era sempre lo stesso. Fiori freschi in ogni stanza tutti i giorni, biancheria profumata nei letti e nel bagno sapone francese, asciugamani soffici e le migliori lozioni per il corpo. Sua nonna poteva permettersi il meglio e non si accontentava di niente di meno.

    Eppure ora si ritrovava come vicino un uomo i cui legami familiari erano come minimo dubbi.

    «Da quanto tempo appartiene alla sua famiglia quella villa?» indagò Natalie.

    «Da oltre venticinque anni. È stato il nonno dell’attuale proprietario ad acquistarla.»

    «Anche allora dev’essere costata parecchio. Come se l’è potuta permettere?»

    Sua nonna sollevò gli occhi al cielo disgustata. «Con l’estorsione, suppongo! Una cosa è certa: l’avrà pagata con denaro sporco.»

    «Sono sorpresa che l’Associazione dei Residenti abbia avvallato la vendita, senza fare nulla in merito.»

    «Non l’avrebbero fatto, se avessero saputo. Ma la transazione è avvenuta sottobanco tramite un agente immobiliare locale, che purtroppo svolge ancora i suoi loschi traffici nella zona. Nessuno di noi residenti ha saputo chi fossero i nuovi proprietari finché non era già un dato di fatto. Se ne fossimo stati al corrente, avremmo smosso mari e monti per impedire la vendita, persino comprandola noi. Ma la situazione è cambiata dai tempi di suo nonno, e nessuno permetterà al giovane Bertoluzzi di fare passi falsi. In caso contrario si pentirà di essersi rifatto vivo da queste parti.»

    Con quell’affermazione sua nonna chiuse l’argomento dell’infausto vicino di casa. «Romero servirà il pranzo a breve e io non ho ancora bevuto il mio aperitivo. Gradisci un bicchiere di vino, tesoro?»

    «Sì, grazie» rispose Natalie, seguendola sulla splendida veranda che sovrastava la costa. Ogni volta che tornava a Villa Rosamunda, Natalie non riusciva a nascondere la propria meraviglia. Il terreno scosceso creava una serie di terrazzamenti che lasciavano libera la visuale da Amalfi fino a Positano.

    Sul terrazzamento superiore, cespugli di ibisco nelle tonalità del pesca, salmone e scarlatto erano sistemati in grandi fioriere disposte intorno a una piscina. Oltre la balaustra di pietra che dava sui terrazzamenti più bassi si tuffava la buganvillea color porpora e arancione, mentre una piccolo agrumeto creava un confine naturale con la proprietà accanto. La proprietà di quell’uomo.

    Sempre più incuriosita da quell’intrigante novità, Natalie aspettò che fossero serviti loro gli aperitivi, poi chiese altre informazioni a sua nonna. «Possiedi questa casa da diverso tempo, come mai non ti ho mai sentito menzionare i Bertoluzzi fino a ora?»

    «Perché, se ben ricordi dalle tue visite precedenti, la loro casa è rimasta vuota per parecchi anni. Ovidio Bertoluzzi, il patriarca, finì in prigione e sua moglie morì poco tempo dopo. Era una donna dolce e gentile e molto bella in gioventù. Non si capisce come mai abbia sposato un uomo simile, dal momento che doveva aver avuto pretendenti di migliore estrazione.»

    «Forse perché lo amava» commentò Natalie.

    Sua nonna rise con affetto. «Sei un’inguaribile romantica, tesoro! Non

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