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Sei figli sotto il letto: Harmony Destiny
Sei figli sotto il letto: Harmony Destiny
Sei figli sotto il letto: Harmony Destiny
E-book155 pagine2 ore

Sei figli sotto il letto: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Perché lui, Blake Matthews, vedovo e padre di tre scatenati bambini, propone a lei, Cassie Hawkins, divorziata e madre di altrettanti tre educatissimi ragazzini, di trasferirsi nella sua villa? Un ricco uomo d'affari appetito da tante donne dovrebbe notare una "ragazza di campagna"? Cassie non riesce a crederci... finché conosce i figli di Blake e finisce con una mano incollata a un rubinetto della vasca. Forse è un padre disperato che cerca un'educatrice per la prole? Presto si accorge di essere lui ad aver bisogno di lei...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2017
ISBN9788858965535
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    Anteprima del libro

    Sei figli sotto il letto - Bonnie k. Winn

    successivo.

    Prologo

    Twin Corners, Texas

    Rabbioso e frustrato, Blake Matthews sbatté lo sportello della macchina. Quel giorno, arrivando in quella piccola città texana per concludere un affare, non si era aspettato di non trovare posto in albergo. Ma non aveva tenuto conto del rodeo annuale. La celebrazione, vecchia di cent'anni, durava per settimane e richiamava la gente dei dintorni e frotte di turisti. Tutti gli alberghi della città erano al completo e non c'era niente che la sua influenza o la sua ricchezza potessero fare.

    Non gli restava che dormire in macchina, ma l'idea di rattrappirsi sui sedili posteriori di un'auto a noleggio non gli sorrideva affatto. Sbuffando, esaminò di nuovo la lista degli alloggi che gli aveva fornito un dipendente dell'agenzia turistica locale e vide che l'unico posto in cui non era ancora stato a pietire un letto era una pensione a gestione familiare. Rassegnato al peggio, avviò il motore e si diresse da quella parte.

    Poco dopo, scendendo a terra, esaminò con occhio critico la facciata di legno bianco di una casa vittoriana che avrebbe avuto bisogno di una mano di pittura. La vecchia costruzione era più grande di quanto si fosse aspettato ed era collocata in mezzo a un prato ombreggiato da querce annose. La veranda che la circondava, ammobiliata con tavoli e poltrone di vimini e abbellita da una moltitudine di piante fiorite, aveva l'aria di non essersi accorta del passare degli anni.

    Sospirando, Blake suonò il campanello. Quel posto doveva essere privo non solo di tutte le comodità moderne, ma anche di un computer col legato a un modem e di un fax. Forse anche il proprietario era arcaico come la casa.

    La porta si spalancò e una giovane lo fissò a lungo prima di aprire la bocca generosa in un largo sorriso. «Posso esserle d'aiuto?»

    «Cerco Cassandra Hawkins.»

    «L'ha trovata.»

    Blake la scrutò. Sebbene lei non fosse la donna avanti negli anni che si era aspettato, portava degli abiti fuori moda, un vecchio grembiule intorno ai fianchi, aveva il viso completamente struccato e i suoi capelli non dovevano aver mai conosciuto il tocco di un parrucchiere. Non era certo paragonabile alle raffinate abitanti di Los Angeles, ma se non altro era pulita e rispettabile. Lanciando un'occhiata alle sue spalle, Blake vide che anche la casa era ugualmente pulita.

    «Mi hanno detto che lei affitta delle stanze, signora Hawkins.»

    «Cassie» lo corresse lei in modo automatico. «È vero, affitto delle camere, signor...»

    «Matthews.»

    «Come ho detto, affitto stanze, ma in questo momento la casa è piena di ospiti.»

    L'irritazione causatagli dall'infruttuosa ricerca di un alloggio, indurì la voce di Blake che si espresse con il tono tagliente che usava trattando gli affari più complessi. «Non per me, signora.»

    1

    Cassie studiò lo sconosciuto che le stava davanti, asciugandosi le mani insaponate nel grembiule. Aveva capito bene? Sebbene quell'uomo trasudasse arroganza e imperiosità da ogni poro, non poteva credere che volesse entrare a viva forza. «Come ha detto?»

    «Signora Hawkins, sono venuto a Twin Cornes per concludere un affare di vitale importanza. Come immagino sappia, tutti gli alberghi sono al completo. Non posso pretendere di lavorare ai massimi livelli se di notte dormo in macchina.»

    Lo sguardo di lei si spostò sull'auto noleggiata e poi di nuovo su di lui, mentre gl'insegnamenti della madre le tornavano alla mente. Gli abitanti del sud, specialmente i texani, erano molto ospitali per tradizione. Forse avrebbe potuto farlo dormire sul divano. Sospirando, si fece di lato. «Si accomodi in salotto. Vado a prendere del tè freddo e poi vedremo che cosa possiamo fare.»

    Blake guardò la sua figuretta alta e snella sparire oltre una porta girevole che immaginò portasse in cucina ed entrando in salotto si guardò intorno. A parte il parquet lucidissimo, tutti i mobili sembravano appartenere a un'altra epoca.

    Se non andava errato, il rigido divano doveva essere imbottito di crine di cavallo. Non sapeva che pezzi del genere esistessero fuori dei musei. In un angolo c'era una poltrona dai piedi intarsiati, le tende erano di pizzo e il tappeto aveva l'aria di essere vecchio. Di certo le lampade Tiffany erano originali come il pianoforte a coda. Come mai una donna giovane sceglieva di vivere in una casa che sarebbe stata molto più adatta ai suoi bisnonni?

    Lei tornò poco dopo con un vassoio contenente due bicchieri, una caraffa e un piatto di biscotti che sembravano fatti in casa e sedendosi sul divano gli fece cenno di accomodarsi. «Limone o zucchero?» domandò.

    Blake si sedette. «Entrambi.»

    Con suo stupore, invece di offrirgli la zuccheriera, la donna mescolò lo zucchero al tè e poi aggiunse il limone. Quello strano rituale gli ricordò i tè della nonna. Naturalmente la nonna aveva adoperato delle posate d'argento e delle tazzine di Dresda, ma i modi erano gli stessi.

    Cassie gli diede il bicchiere e gli offrì i biscotti, il volto aperto e animato mentre parlava. «Questi all'uva passa sono i preferiti da Jimmy Ray, quelli al burro di arachidi sono i preferiti da David John e quelli al cioccolato sono i preferiti di Katherine Ann. Io invece prediligo quelli alla frutta.»

    Blake le rivolse uno sguardo vacuo.

    «Sono i miei figli» spiegò lei. «Dico sempre che farò una sola qualità di biscotti, poi non so decidermi e finisco per farli di tutti i gusti.» Lo guardò in attesa e sollevò il piatto. «Ne vuole?»

    Chiedendosi perché quella donna parlasse tanto, Blake ne prese uno.

    «All'uvetta passa. Ottima scelta. Non le guasterà l'appetito. La cena è banale ma gustosa. Pollo fritto, patate al forno e insalata. A proposito, devo cominciare a infornare i biscotti. Finora ho lavato i pavimenti e la biancheria. Credo che si veda» aggiunse, toccandosi i capelli arruffati.

    Blake si schiarì la voce. «Non abbiamo ancora parlato della stanza. Il resto non ha importanza. Mangerò fuori.»

    Cassie parve stupita. «Non è necessario. Il prezzo include i pasti. È inutile sprecare dei soldi quando può mangiare dei buoni cibi casalinghi.» D'improvviso corrugò la fronte. «Immagino che lei sia abituato a piatti raffinati. Il pollo fritto non deve attirarla in modo particolare.» Rise e i suoi denti candidi lampeggiarono. Poi si chinò in avanti con fare confidenziale. «I ristoranti della nostra città non assomigliano a quelli che frequenta di solito. Le basterà una cena per rimpiangere il pollo fritto.»

    Rendendosi conto di aver perso il controllo della conversazione, Blake posò il bicchiere sul tavolo e cercò di riorganizzare i suoi pensieri. «Signora Hawkins, dobbiamo parlare della camera.»

    «Signora è un modo di dire cittadino. Qui da noi non lo usa nessuno. Qui si è scapoli o sposati e nessuno lo nasconde anche se a molti piacerebbe farlo.»

    I pensieri di Blake ripresero il volo. Quella donna avrebbe vinto qualunque battaglia solo distraendo il nemico.

    D'un tratto dall'esterno giunse uno scalpiccio, unito al suono di voci infantili.

    «Jimmy Ray, David John, venite in salotto.»

    «Sì» rispose un coro.

    Nel giro di due secondi i ragazzini irruppero nella stanza, sottomessi ma disinvolti. Il più grande era una copia esatta di Cassie e Blake stimò che dovesse avere una quindicina d'anni. Sorprendente, visto che la madre non ne dimostrava più di trenta. L'altro aveva una faccetta tonda, cosparsa di efelidi e sembrava avere circa dieci anni.

    «Signor Matthews, questi sono i miei figli, Jimmy Ray e David John. Ragazzi, lui è il signor Matthews.»

    Jimmy Ray gli tese la mano e Blake, colto di sorpresa, si alzò e gliela strinse.

    «Lieto di conoscerla, signore.»

    Mentre Blake cercava di rispondere in modo conveniente, scambiò una stretta di mano con l'altro ragazzino.

    «Lieto di conoscerla» fece eco David John.

    Colpito dalla loro perfetta educazione, Blake lanciò un altro sguardo alla loro madre.

    «Il signor Matthews vorrebbe una stanza. La casa è piena, ma stiamo cercando una soluzione.»

    «Può prendere la mia camera, signore» offrì Jimmy Ray. «Io dormirò sotto il portico posteriore. È schermato contro le zanzare.»

    Blake non se la sentì di portargli via la camera. «Non è necessario» rispose. «Posso dormire io sotto il portico.»

    Jimmy Ray sorrise. «A me piace passare la notte là fuori. Riesco a pensare meglio.»

    Blake si chiese a che cosa pensasse.

    «Potrebbe prendere la mia stanza, ma è nel sottotetto» aggiunse David John. «Non riuscirebbe a stare diritto.»

    «Io sono il maggiore e tocca a me» insistette Jimmy Ray. Poi si rivolse alla madre con espressione seria, da adulto. «Un altro pensionante ci farebbe comodo.»

    «È vero e la tua offerta è generosa.» Cassie gli sorrise con affetto. «Raduna le tue cose e dopo io farò vedere la stanza al signor Matthews.»

    «Sì, mamma.» Jimmy Ray si voltò verso Blake. «Non ci metterò molto, signor Matthews.»

    Rimasti soli, Blake si rivolse a Cassie. «Jimmy Ray sembra molto maturo.»

    Lei annuì. «È cresciuto in fretta dopo che il padre se n'è andato. Si sente l'uomo di casa.»

    Dunque quella donna era sola.

    «Sopporta bene la responsabilità. Non ho mai visto dei ragazzi tanto educati.»

    Cassie non parve sorpresa dal complimento. «Sono cresciuti bene.» D'improvviso il suo sguardo si accese e lui pensò che sotto la sua apparenza di campagnola dovesse esserci qualcosa di più. Orgoglio, senza dubbio.

    «Si vede. Vorrei che i miei figli fossero altrettanto responsabili.»

    Cassie sorrise. «Ho sentito dire che è difficile educare i figli nelle grandi città. Ci sono troppe tentazioni e distrazioni.»

    «Come fa a sapere che vivo in una grande città?»

    Lei lo guardò con franchezza. «Non ci si veste così a Twin Corners.»

    Dunque sapeva come andavano le cose nel ventesimo secolo. «Ha ragione, ma non credo di poter incolpare Los Angeles per il comportamento dei miei figli.»

    Cassie inarcò le delicate sopracciglia. «Caspita! Una vera metropoli.» Poi esitò, scegliendo le parole. «Da quello che ho letto, se entrambi i genitori lavorano, hanno poco tempo da dedicare ai figli.»

    «Il mio problema non è questo» rispose lui in tono sommesso. «Mia moglie è morta tre anni fa.»

    La giovane assunse un'espressione dispiaciuta e, con uno slancio improvviso, posò una mano sulla sua. «Mi scusi, a volte parlo senza sapere quello che dico. Non volevo riaprire una vecchia ferita. Ho avuto abbastanza dispiaceri per aver voglia di acuire la pena altrui.»

    Nonostante la frustrazione di quella giornata e la prospettiva di dormire in una camera da ragazzo, Blake sentì tornare il buonumore. Cassandra Hawkins era un tipo strano, ma divertente.

    «Come ho detto, è successo molto tempo fa.»

    Cassie cambiò atteggiamento. «Molto bene. Jimmy Ray dovrebbe aver finito. Gradisce dell'altro tè o preferisce qualcosa da mangiare? Potrei prepararle dei sandwiches al formaggio o dei crackers...»

    «Sto bene così. Non è ora che cominci a cucinare il pollo fritto?»

    Cassie si morsicò

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