Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La sposa senza veli: Harmony Collezione
La sposa senza veli: Harmony Collezione
La sposa senza veli: Harmony Collezione
E-book153 pagine1 ora

La sposa senza veli: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Qualche volta l'amore è un incidente... in attesa di accadere.
Quando il dottor Quinton Searle fa la conoscenza di Beth Johnson, la notte in cui lei porta la figlia al Pronto Soccorso dell'ospedale in cui lui lavora, non può certo immaginare che il loro secondo incontro sarebbe avvenuto in circostanze così... particolari. Una settimana dopo, infatti, durante l'addio al celibato di un collega, Quinton riconosce immediatamente nella splendida spogliarellista che si sta esibendo per loro la madre premurosa conosciuta quella volta in ospedale. Allibito e in preda a un istinto di protezione cui non sa resistere, non le lascia finire lo spettacolo e la riaccompagna a casa. Forse ha esagerato un po', e chissà se adesso lei gli concederà un appuntamento per spiegarle le proprie ragioni...
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2020
ISBN9788830522275
La sposa senza veli: Harmony Collezione
Autore

Michele Dunaway

Tra le autrici più amate e lete dal pubblico italiano.

Autori correlati

Correlato a La sposa senza veli

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La sposa senza veli

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La sposa senza veli - Michele Dunaway

    Copertina. «La sposa senza veli» di Dunaway Michele

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Emergency Engagement

    Harlequin American Romance

    © 2005 Michele Dunaway

    Traduzione di Elisabetta Ungaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-227-5

    Frontespizio. «La sposa senza veli» di Dunaway Michele

    1

    Non era neanche il suo turno. Era stato Bart, un collega, a chiedergli di sostituirlo al Pronto Soccorso notturno di pediatria.

    E Quinton Searle aveva accettato.

    Con una punta d’amarezza, fece un rapido bilancio della sua vita: a trentacinque anni era un pediatra affermato, ma di venerdì sera non aveva di meglio da fare.

    Nessuna fidanzata all’orizzonte.

    Per fortuna quella sera al suo fianco c’era Elaine, un’infermiera cinquantenne esperta ed energica, preziosa in caso d’emergenza.

    «Che cos’abbiamo adesso?» le chiese.

    «Una bambina di quattro anni che ha inghiottito le medicine della madre, scambiandole per caramelle. Ha appena chiamato il centro Antiveleni.»

    Quinton corrugò la fronte. «Quante ne ha prese?»

    «Tre o quattro, sembra. La madre, comunque, non è sicura. Ha trovato il contenitore vuoto» spiegò l’infermiera.

    Quinton sospirò. «Sono già qui?»

    «La avverto io quando arrivano, dottore.» Elaine lo rassicurò con lo sguardo. «Adesso vado a controllare il paziente del dodici» aggiunse. «Il chirurgo plastico doveva essere qui venti minuti fa, e non si è ancora visto.»

    «Buona idea» convenne Quinton. Un bambino di tre anni si era procurato una brutta ferita al labbro, cadendo dal seggiolone, e lui aveva preferito affidare la sutura a uno specialista, perché non rimanesse la cicatrice. Aveva già provveduto a tranquillizzare i genitori in ansia. Per il momento il suo compito era finito.

    Rimasto solo, Quinton si massaggiò la schiena, sopraffatto dalla stanchezza. Aveva bisogno di un caffè forte, per riprendersi.

    Mentre si riempiva il bicchiere di carta, dal bollitore che qualcuno aveva lasciato nella stanza dei medici, ripensò all’ultima spiacevole telefonata con i suoi genitori. Come al solito, sua madre aveva insistito perché si trasferisse a St. Louis, dov’era nato, per subentrare al padre come medico e sposare una brava ragazza del posto.

    Come sempre, Quinton aveva lasciato cadere il discorso. Era soddisfatto della sua vita. Aveva scelto il Chicago Presbiterian Hospital, dopo la laurea, anche per la sua vicinanza con il lago Michigan. Lui adorava l’acqua, come tutti i nati sotto il segno del Cancro. E il suo appartamento aveva una parete a vetrata, proprio per ammirare il lago. In estate poteva usare la sua imbarcazione, per lunghe uscite spensierate... Peccato che a giugno mancassero ancora cinque mesi, si disse, tornando al presente.

    Fece appena in tempo a gettare il bicchiere nel cestino, che Elaine venne ad avvertirlo che la piccola e sua madre erano arrivate.

    A Carly Johnson veniva da piangere. Lei detestava gli ospedali, quasi quanto i piselli al burro.

    Il suo papà era morto in un ospedale proprio come quello.

    «Su, su...» la consolò la mamma, che la teneva in braccio, stretta stretta. «Siamo arrivate.»

    Aveva una brava mamma, Carly lo sapeva. Era sempre allegra, aveva un buon profumo, e non si era neanche arrabbiata perché lei aveva preso le medicine nella sua borsetta.

    Adesso Beth, così si chiamava la sua mamma, era molto preoccupata. Gli occhi azzurri erano più scuri del solito, e le sopracciglia bionde più vicine.

    Una volta lei aveva sentito la zia Ida dire che la mamma lavorava troppo, per i suoi ventisei anni, ma non aveva capito bene.

    La vita non era stata tanto bella, da quando il papà non c’era più. Anche se la mamma preparava i dolci per il ristorante di Luie e qualche volta portava a casa i biscotti che avanzavano.

    Dopo i dolcetti di Natale, con sopra le palline di zucchero, la mamma non le aveva più portato niente. Ecco perché lei aveva preso le pillole verdi dalla borsa e se le era messe in bocca. Cercava il rossetto, per giocare alle signore, invece aveva trovato quelle caramelle con un sapore un po’ strano...

    «Mamma?» domandò all’improvviso, con una vocina sottile.

    «Sì, tesoro?» Beth aveva gli occhi pieni di lacrime.

    «Mamma? Sto per andare anch’io in Paradiso, come il papà?»

    Beth aveva paura di crollare da un momento all’altro. La sua situazione economica era sempre più precaria. Non aveva mai denaro a sufficienza. Il padrone di casa le aveva dato lo sfratto, ed entro due settimane avrebbe dovuto trovare un’altra casa. Ciliegina sulla torta, la sua bambina aveva mandato giù quelle maledette pastiglie... Per quanto si sforzasse, lei non riusciva proprio a ricordare quante ne erano rimaste.

    Fino a quel momento aveva mantenuto la calma, per non spaventare Carly, ma avrebbe voluto essere lei a farsi consolare.

    «Eccoci qui» annunciò una giovane infermiera, quando si aprirono le porte dell’ascensore. «La tua è la camera numero tre, che noi chiamiamo Stanza delle Farfalle, e adesso scoprirai perché...»

    Per fortuna quel reparto era a misura di bambino, si consolò Beth, vedendo le pareti dipinte di azzurro pallido, con farfalle multicolori, e gli allegri pupazzi sparsi sugli scaffali.

    La giovane infermiera accese il televisore, che trasmetteva un cartone animato, poi le lasciò sole.

    Carly stava contando tutte le farfalle verdi che c’erano sulle pareti, quando arrivò un’altra infermiera, più anziana. Sembrava simpatica.

    «Ciao, Carly, io sono Elaine e mi occuperò di te finché rimarrai qui» si presentò, porgendole un termometro. «Sei capace di metterti questo sotto la lingua?»

    Carly apri la bocca.

    «Brava, sei proprio una bambina grande.» Al suono del cicalino, Elaine controllò la temperatura. «Non ha febbre, buon segno.»

    Beth sospirò di sollievo.

    «Adesso arriverà il tuo dottore, Carly. Si chiama Searle» disse Elaine.

    «Searle» ripeté la piccola.

    «Molto bene. Allora io vado. Buon divertimento. Questo è un bel cartone, vero? Uno dei miei preferiti.»

    «Anche a me piace un sacco.» Carly batté le mani. «Ciao, ciao.»

    A Beth sembrò che fosse passato un attimo, quando arrivò il pediatra.

    «Salve, Carly» disse il dottor Searle. «Salve, mamma di Carly.»

    «Ciao, dottor Searle» squittì la bambina.

    «Hai letto qui come mi chiamo?» si meravigliò lui, indicando la targhetta appuntata al camice.

    «No, me l’ha detto l’infermiera.»

    «Sei sincera. Mi piacciono le persone sincere» commentò lui. «Sei anche molto carina.»

    Carly fece un risolino, mentre diventava rossa. Perfino lei era sensibile al fascino di quel medico così attraente.

    «E così hai mangiato delle medicine verdi che sembravano proprio caramelle.»

    «È una cosa brutta» mormorò la bambina.

    «Molto brutta» convenne il medico.

    Carly sbatté le palpebre. «Allora devo morire?»

    Il medico corrugò la fronte.

    «No. Come mai pensi questo?» si meravigliò, mentre cominciava a visitarla.

    «Perché il mio papà è morto in un ospedale. Gli è venuta una malattia bruttissima.»

    Il dottor Searle scosse la testa.

    «Tu non morirai di sicuro. Per fortuna la tua mamma ti ha portato qui, e noi ti facciamo guarire.»

    Davanti a quella scena, Beth si sentì stringere il cuore. Sapeva che alla sua bambina mancava la figura paterna, ma solo in quel momento capì quanto Carly avesse bisogno anche della semplice attenzione di un uomo.

    «Allora, Carly, per guarire dovrai bere una medicina un po’ amara. Pensi di riuscirci?» domandò il dottor Searle, quando ebbe finito i controlli.

    «Sì, certo!» esclamò la bambina, scuotendo in avanti la testolina bionda, con i capelli raccolti a coda di cavallo.

    «Bene. Allora dico a Elaine di portartela. Ci vediamo più tardi» si congedò il medico, con un sorriso d’intesa.

    Carly lo seguì con gli occhi sgranati, fino a quando si fu allontanato. Poi guardò la madre.

    «Hai visto com’è bello? Assomiglia al principe Eric. Vero, mamma? Ha i capelli neri come lui.»

    «La principessa Ariel è molto fortunata» rispose Beth, eludendo la domanda. La prestanza fisica del dottor Searle non poteva passare inosservata. Alto e atletico, con le spalle larghe e il sorriso contagioso, era davvero un uomo fuori del comune.

    Neppure Randy era così in forma, quando si erano conosciuti, nonostante la cura maniacale per l’alimentazione e gli esercizi quotidiani in palestra.

    Beth si ritrovò con gli occhi pieni di lacrime. Il pensiero l’aveva colpita a tradimento. Non poteva continuare a confrontarsi con il passato. Non era colpa di nessuno, se le cose erano andate in quel modo. Lei e Randy si conoscevano da poco, quando era rimasta incinta. E avevano deciso di sposarsi in fretta e furia. Era stata lei a insistere, anche se non avevano ancora finito gli studi...

    «Ecco qui la tua medicina.»

    La voce di Elaine interruppe le sue considerazioni. L’infermiera aveva in mano un bicchiere rosso, con una cannuccia colorata.

    «Adesso la bevo tutta, così guarisco subito!» esclamò Carly con voce allegra.

    «Brava bambina. Intanto che tu guarisci, il dottor Searle vuole parlare con la tua mamma.» Elaine spostò l’attenzione su Beth. «Terza porta a sinistra, in fondo al corridoio» spiegò.

    «Grazie.» Lei sorrise alla bambina. «Carly, stai tranquilla, io torno subito.»

    «Va bene.»

    Quando si trovò davanti al dottor Searle, Beth si sentì goffa e inadeguata. Da troppo tempo non andava dal parrucchiere, e non si comprava qualcosa per sé, ma fino a quel momento non ci aveva fatto troppo caso. Di colpo quell’uomo pieno di fascino aveva risvegliato la sua femminilità.

    «Signora Johnson, volevo parlarle di Carly» esordì lui, in tono comprensivo.

    «Sì, dottore.»

    «Le posso offrire qualcosa da bere? Un caffè?» chiese il medico, riempiendo una tazza per sé.

    Beth si limitò a un cenno d’assenso. Quando lui le porse la tazza, le loro dita si sfiorarono. Il tocco di un uomo magnifico. E con magnifici occhi grigi. Lei rabbrividì appena.

    «Ha freddo?»

    «Sono solo preoccupata per Carly.»

    «Non c’è davvero motivo di preoccuparsi» la tranquillizzò Quinton. «Siamo intervenuti in tempo e abbiamo avuto fortuna. Sua figlia ha avuto un

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1