Una nuova felicità: Harmony Bianca
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Il suo accogliente ambulatorio sulle Cotswold è tutto ciò di cui il dottor Cole Branagh ha bisogno. Ecco perché è determinato ad aiutare la bellissima nuova infermiera Lane Carter a sistemarsi rapidamente! Nulla deve sconvolgere l'ordine del suo piccolo regno. Non poteva immaginare, però, che lei avrebbe ribaltato tutto il suo mondo presentandolo alla sua figlioccia e rivelandogli che lui è il padre. Cole sa che avrà bisogno di tutto l'aiuto di Lane per affrontare un ruolo per cui è totalmente impreparato, ma non avrebbe mai immaginato di aver bisogno anche di lei...
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Una nuova felicità - Louisa Heaton
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1
Ehi, tu.
Eccoci al dunque. Il mio ultimo desiderio. Mi dispiace chiedertelo, ma non ho davvero nessun altro. Sei l'unica di cui mi fido, e per me ci sei sempre stata. Ora ti sto chiedendo di esserci di nuovo. Ma stavolta è per Tori, quindi non puoi dirmi di no!
Non l'ho mai detto a suo padre. Sai perché, e in quel momento era la cosa giusta da fare, ma ora che sono più vicina ad andarmene non riesco a fare a meno di pensare che la mia adorata bambina non abbia più nessuno al mondo. Ci sono passata. So cosa significa. E il senso di solitudine è immenso. Avrà te, la sua madrina, ma... ha anche un padre là fuori e potrebbe essere una persona meravigliosa!
Quindi ti affido questo compito. Trovalo. Si chiama Cole Branagh ed è un dottore. Un medico di medicina generale. E se è un dottore, allora di sicuro si prende a cuore le persone, no? Spero sia di buon cuore. Spero che possa essere tutto ciò di cui lei ha bisogno. Voglio che tu lo trovi, e se pensi che sia un uomo buono, gli parli di Tori. Devi trovarlo. So che prenderai le decisioni giuste.
Ti voglio bene, ora e per sempre.
Skye XXX
«Perché mi stai costringendo a fare una cosa del genere?» esclamò Lane, abbassando la lettera.
Fece per appallottolarla, frustrata, ma si fermò, decise di soprassedere e, invece, guardò sconfortata il Liberty Point Surgery, un piccolo ambulatorio di medicina generale, nel paese di Bourton-on-the-Water. Come se fissare l'edificio abbastanza a lungo facesse scomparire tutto quello spiacevole caos.
Lì dentro c'era lui. Cole Branagh. Il dottor Cole Branagh.
L'uomo che era andato a letto con la sua migliore amica, quando avrebbe dovuto far ben altro che approfittare di una donna le cui inibizioni erano messe in discussione dall'alcol.
Lane sapeva esattamente che genere di uomo era. Un seduttore. Uno che usava le donne. Il tipo che si aggirava nei bar in cerca di prede solitarie da abbordare. Questo Cole Branagh aveva ottenuto da Skye esattamente quello che voleva. Proprio come Simon.
Ed eccola lì, seduta in auto, trepidando all'idea di entrare in quel posto. Tipi come quello non volevano saperne niente di rapporti occasionali morti e sepolti, o di bambini di cui non sospettavano di essere padri. A uomini come quello non importava niente di niente.
Lane aveva messo sottosopra la propria vita per scoprirlo e le sue teorie si erano dimostrate esatte! Quella era destinata a essere una perdita di tempo, sicuro. Skye aveva detto a Lane tutto quello che c'era bisogno di sapere su quel Cole Branagh!
Trovarlo su Internet era stato abbastanza facile. Per fortuna, il sito del Liberty Point aveva una pagina dedicata allo staff, con una fotografia sorridente di ciascun membro e un breve paragrafo esplicativo della persona. Probabilmente per farli sembrare umani. Chi mai se la sarebbe presa con la receptionist Mary, sapendo che lavorava a maglia dei cappellini per i bambini nati prematuri?
Cole era l'unico a non avere né foto né trafiletto. C'erano solo il suo nome e una sfilza di titoli professionali.
Dottor Cole Branagh. Laurea in medicina. Membro del Royal College dei Medici di medicina generale. Diploma in geriatria. Diploma della facoltà di pianificazione familiare. Diploma del Royal College dei Medici specialisti in ostetricia e ginecologia...
Alle ultime due qualifiche aveva riso cinicamente. Quell'uomo che conosceva così bene il modo migliore di avere un bambino, non aveva la minima idea di avere una figlia di otto mesi. Spassoso, no?
Irritata, si lasciò scappare un sospiro, piegò la lettera di Skye e la infilò in borsa, fissando ancora una volta l'edificio dell'ambulatorio, per calmarsi.
Era abbastanza carino. Moderno. Di mattoni rossi. Aveva persino dei cesti di fiori appesi, sui toni del rosa e del verde.
Era stata fortunata che avessero bisogno di un assistente sanitario a tempo determinato. Lane aveva risposto all'annuncio tramite un'agenzia, e sua madre si era offerta di badare a Tori, mentre lei andava in avanscoperta per capire se questo dottor Branagh era un tipo abbastanza affidabile da potergli rivelare che aveva una figlia.
Abbassò il parasole per guardare la foto che vi era custodita. Ritraeva lei e Skye. La madre di Tori stava soffiando sulle candeline di una torta di compleanno, con un braccio intorno alla vita di Lane, e in testa uno stupido cappellino da festa. Era stata scattata appena un anno prima della diagnosi che avrebbe cambiato tutto.
«Non ci posso credere che tu mi stia costringendo a farlo, Skye» ripeté a voce alta. «Chi sono io per giudicare?»
Sei il tutore legale di Tori, ecco chi sei. Era come se a raggiungerla fosse la voce di Skye stessa. Mi hai fatto una promessa. Sul letto di morte. Non puoi infrangerla!
No, non l'avrebbe fatto. Lo aveva giurato, stringendo forte le mani di Skye mentre la sua migliore amica esalava l'ultimo respiro.
Dopo Lane si era quasi persa. Il dolore intenso l'aveva confinata in un buio inimmaginabile. Lei e Skye erano migliori amiche dalla scuola materna. All'inizio Skye le era sembrata strana. Una bambina senza mamma e senza papà? Ma avevano legato subito, ed erano sempre rimaste l'una al fianco dell'altra, fino alla fine.
Solo la piccola Tori aveva dato a Lane la forza di andare avanti. La bambina aveva lo stesso sorriso! Tori era tutto quello che le era rimasto di Skye. E ora doveva decidere se un tizio – uno che nemmeno conosceva! – fosse adatto a fare da padre a quella preziosa creaturina. Se quel depravato da bar dovesse entrare nelle loro vite. Non era giusto. Lo odiava già. Ma Skye, benedetta lei, aveva pensato che meritasse un'occasione di conoscere sua figlia. Che meritasse di poterle dimostrare di essere un brav'uomo e un buon padre.
«Sarà meglio per lui che sia un santo» disse a voce alta, rivolta alla fotografia. «E mi fermo qui.»
Cinque minuti dopo stava entrando nell'ambulatorio, lo zaino in spalla, cercando di non sembrare una spia sotto copertura in missione segreta, ma una semplice assistente sanitaria, pronta ad assumere il suo nuovo incarico.
Ma quando entrò, vide un gruppetto di gente accalcata intorno a una persona a terra, e il suo istinto ebbe la meglio.
«Fatemi passare!» gridò, gettando a terra la borsa e facendosi largo a spallate. «Posso aiutare!»
Solo quando arrivò davanti a tutti, vide che la donna sdraiata sul pavimento la guardava incuriosita. Accanto a lei c'era un uomo molto affascinante.
«Salve» le disse, un sopracciglio alzato con aria interrogativa.
Lane guardò di nuovo la presunta paziente. Un sorriso radioso sulle labbra, sembrava in perfetta forma e del tutto conscia.
«Ma cosa... cosa sta succedendo?» balbettò, arrossendo, mentre intorno a lei una o due persone ridacchiavano.
L'uomo le sorrise. «È un'esercitazione di primo soccorso. Mostro ai nostri pazienti come sistemare una persona in posizione laterale di sicurezza» le spiegò, indicando uno dei muri. «Ci sono dei volantini.»
Lane seguì il suo dito e notò che su tutte le pareti, e persino sulla porta dalla quale era entrata, c'era una locandina che invitava tutti a partecipare all'esercitazione di quel giorno, guidata dal dottor Cole Branagh.
Come aveva fatto a non accorgersene? Era stata troppo concentrata a cercare di sembrare normale?
Deglutì e si voltò di nuovo verso l'uomo, che ora stava porgendo una mano alla paziente per aiutarla a rialzarsi.
Tori ha i suoi occhi.
Non aveva niente del viscido dongiovanni che si era immaginata. Anzi, fastidio in più, era anche sfacciatamente affascinante. Non era difficile capire come mai Skye si fosse lasciata sedurre. Tutte le donne intorno a lui sembravano mangiarselo con gli occhi, ed era evidente che lui era lusingato dalla loro attenzione. Dalla loro adulazione. Probabilmente era abituato ad avere le donne ai suoi piedi. Be', non me, dottor Branagh.
«Capisco. Okay. Scusatemi per l'interruzione.» Sorrise e gli diede le spalle, cercando di controllare il calore che le infervorava le guance, e passò di nuovo in mezzo al gruppo per raggiungere il bancone dell'accettazione.
«Buongiorno, sono Lane Carter, l'assistente sanitaria» si presentò a bassa voce, imbarazzata.
La donna alla reception era Mary, quella che faceva a maglia i cappellini per i prematuri. Lane la riconobbe subito.
«Oh, sì» le disse, sorridendole. «La stavamo aspettando. Deve andare nella stanza numero due. Tenga, questo è il suo cartellino per il computer» aggiunse, porgendole un badge. «Venga che le mostro tutto.»
Cole entrò nella piccola cucina riservata allo staff per farsi un tè. Stava benone. L'esercitazione era stata un successo, con un numero di partecipanti superiore alle previsioni. Aveva insegnato loro come comportarsi in caso di soffocamento, la rianimazione cardiopolmonare per adulti e bambini, e come mettere una persona in posizione laterale di sicurezza.
Un sorriso gli increspò le labbra al ricordo della giovane donna che lo aveva interrotto. Aveva apprezzato il suo desiderio di essere di aiuto. E l'espressione sul suo viso quando si era resa conto che si trattava di una semplice dimostrazione era stata inestimabile!
Come se il pensiero l'avesse evocata, all'improvviso eccola apparire sulla soglia del cucinotto. Vedendolo lì, si bloccò un istante. Poi entrò a prendere una tazza nella credenza.
«Buongiorno di nuovo» le disse, porgendole la mano. «Prima non ci siamo presentati. Sono Branagh. Cole Branagh.»
Stranamente, lei parve esitare, come se non volesse stringergli la mano, ma alla fine lo fece e gli indirizzò un simil sorriso, un po' forzato.
«Lane Carter» rispose.
Cole era un po' perplesso. Che fosse seccata per la figuraccia di quella mattina? Non voleva che lo fosse. Chiunque avrebbe potuto commettere lo stesso errore.
«È l'assistente sanitaria mandata dalla nostra agenzia?»
«Sì.»
«Grazie al cielo! Da quando Shelby non c'è, siamo stati oberati di lavoro. E per le povere segretarie è stato un vero problema sorbirsi le critiche dei pazienti inferociti perché non potevano prendere appuntamento per settimane.»
Lane prese un filtro di tè deteinato e lo mise nella tazza. «Bene. Allora spero che sarò davvero di aiuto.»
Pensando che si stesse riferendo al fraintendimento di quella mattina, Cole le sorrise. «Ne sono certo. Sembrava proprio desiderosa di aiutare, e questo ci serve molto.»
Lane gli diede le spalle e versò nella tazza dell'acqua bollente. «Faccio sempre del mio meglio.»
«Bene. Ci vediamo dopo, allora?»
«Sì.»
Cole prese il proprio tè e se ne andò. Si sentiva un po' strano. C'era stato qualcosa di bizzarro in quella conversazione, e per quanto si sforzasse, non riusciva a capire perché. Lane Carter gli era sembrata... tesa. Il che era piuttosto insolito, perché di norma lui era bravissimo a mettere la gente a proprio agio. Forse era il nervosismo da primo giorno e aveva solo bisogno di un po' di tempo? Sì, doveva essere quello. Si sarebbe sistemato tutto. Non appena si fosse sentita a suo agio, si sarebbe integrata bene nel contesto, non ne aveva alcun dubbio. E, forse, un giorno, si sarebbero trovati a sperare che non se ne andasse più.
Sono Branagh. Cole Branagh.
Dio santo, chi credeva di essere? James Bond? Dicendolo, si appoggiava anche lui al bancone dei bar, un drink in mano, gli occhi scintillanti, pronto ad affascinare le donne con quella presentazione suadente, il completo su misura e gli occhioni azzurri? Chissà, magari in garage aveva anche una macchina sportiva!
Probabilmente non aveva una sola preoccupazione al mondo, se non quella di vivere la vita al meglio, con frotte di donne ai suoi piedi, mentre lei aveva subito la peggiore perdita possibile, e aveva dovuto rivoluzionare tutta la sua vita per prendersi cura di sua figlia. Era ingiusto. Sbagliato.
Lane appoggiò la tazza di tè sulla scrivania e guardò lo schermo. C'era un paziente in attesa per degli esami del sangue. Premette il pulsante di chiamata, e mentre aspettava che arrivasse, recuperò il materiale