Una nuova vita insieme
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Info su questo ebook
Lucas: Dalla notte in cui mi ha rifiutato, dieci anni fa, non ho mai più pensato a Callie in quel modo, ma adesso che lei sta per diventare la madre di mio figlio, l'attrazione che ci lega è sempre più difficile da ignorare. Una notte fra le sue braccia è tutto quello che chiedo. Anche se so che poi passerò il resto della mia vita a cercare di dimenticarla.
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Anteprima del libro
Una nuova vita insieme - Louisa Heaton
978-88-3052-915-1
Prologo
Callie Taylor fissò il kit per il test di gravidanza. Poteva sentirne in mano il peso. Era inutile leggere le istruzioni, le conosceva benissimo. Quello che contava era la frase chiave. Una linea indica un risultato negativo. Due linee di colore rosa indicano un risultato positivo.
Parole semplici, ma con conseguenze così importanti da poter cambiare da un momento all'altro il corso della sua vita. Forse solo per nove mesi, visto che come madre surrogata avrebbe dato via il bambino subito dopo la nascita. Ma non era proprio così. Era la migliore amica del padre del nascituro e quindi era facile pensare che il piccolo in qualche modo sarebbe stato sempre presente nella sua vita.
Callie aprì la confezione, prese le istruzioni e le gettò nel cestino. Sapeva benissimo cosa fare. Era un'ostetrica e aveva condotto un gran numero di test di gravidanza soprattutto quando lavorava in una clinica per la fecondazione assistita.
Però non aveva mai preso in considerazione di essere lei a doversi sottoporre al test, e invece eccola là con lo stick in mano.
Cosa stava facendo? Aveva preso la decisione giusta? Cosa sarebbe successo se tutto non avesse funzionato a dovere? E se si fosse innamorata del bambino?
No. Certo che no... Non farei mai nulla del genere.
Si bagnò il viso con l'acqua fredda e si asciugò le mani. Tutto quello che doveva fare era urinare direttamente sul primo dei due stick della confezione e avrebbe saputo. Anche se non potevano esserci molti dubbi. Si sentiva sempre stanca e indisposta e aveva cominciato a mangiare biscotti.
Non era poi un gran sacrificio. Si sarebbe trattato di allargare il girovita e di affrontare il travaglio. Era tutto lì quello che doveva fare prima di dare a Lucas e Maggie il loro tanto desiderato bambino. E non doveva preoccuparsi di essere presa dal desiderio di tenerselo perché lei non aveva mai voluto avere figli.
Nessun problema.
E allora perché non si decideva a urinare su quello stick? Guardò il sottile tubicino di plastica che aveva in mano. Sentiva di avere la vescica piena. C'era solo una cosa da fare...
Fece quello che doveva fare e richiuse lo stick, facendolo scivolare fra i due rubinetti del suo lavandino. Qualche secondo e lo avrebbe controllato.
Stava finendo di lavarsi le mani quando squillò il campanello. Chiunque fosse era insistente. Aveva appoggiato un dito al campanello e sembrava deciso a continuare a premerlo finché lei non fosse andata ad aprire.
Uscendo dal bagno diede un'occhiata allo stato del suo appartamento. C'erano delle tazze qua e là e il tavolino era ingombro di giornali, riviste e di un pacchetto aperto di biscotti allo zenzero. Su un bracciolo del divano erano buttati dei vestiti e l'insieme dava un'impressione di sciatteria.
Come me. E per giunta sono in pigiama.
Il campanello continuava a squillare. «Ma chi è?» urlò Callie andando alla porta.
«Sono io. Lucas!»
Lucas? Il padre.
«Aspetta. Vengo subito ad aprirti.»
Callie si precipitò a raccogliere i vestiti sparsi e tutto quello che poteva per scaraventarli poi nella sua stanza da letto. Subito dopo si riavviò i capelli con le mani e cercò di assumere un'aria casuale.
«Ciao» la salutò Lucas entrando, ma aveva un aspetto terribile. Era pallido e aveva l'aria distrutta.
Callie gli fece strada in soggiorno. «Tutto bene?»
Lucas si immobilizzò al centro della stanza con le mani in tasca e l'aria infelice. Non era il solito Lucas, quello che le dava sempre un colpo di telefono per avvisarla che voleva passare da lei. «No. In realtà no» borbottò lui.
«Cosa succede?» lo incalzò lei.
Lucas scrollò la testa. «È andato tutto in malora.»
Callie si sentì a disagio. Di fronte a un'affermazione del genere di solito un amico stabiliva un qualche tipo di contatto fisico e cerca di rassicurare chi gli stava davanti. Ma quel tipo di comportamento le risultava difficile. Le riusciva solo se si trovava davanti una paziente spaventata. Ma allora lei era l'ostetrica, non la vera Callie.
Lucas le sorrise, ma si trattava di uno di quei sorrisi forzati che cercavano di nascondere l'angoscia.
«Ehi, cosa c'è che non va?» gli chiese andandogli ancora più vicino.
«Maggie...»
«Maggie? Sta male?»
«Non sta male. Sarebbe una situazione facile da affrontare. È molto peggio.» La sua voce aveva assunto un tono rabbioso e Callie si preoccupò ancora di più.
«Ma allora di cosa si tratta?» Aveva avuto un incidente? Rischiava di morire? Era in coma? Se fosse stato così che ne sarebbe stato del bambino? Aveva accettato di essere la madre surrogata perché non sembrava correre alcun rischio di doversi occupare del piccolo.
Mio Dio! Forse mi toccherà prendermi cura del bambino...
Chiuse gli occhi per resistere all'attacco di panico che si era impadronito di lei. Sperava che quando li avesse aperti di nuovo tutto sarebbe andato a posto e Lucas le avrebbe detto qualcosa di gradevole e rassicurante. Ma non era così.
«È andata via» annunciò Lucas in fretta.
«Andata via? Ma cosa...»
«Evidentemente aveva una storia. Uno dei medici del Pronto Soccorso. Mi ha detto che non l'amavo abbastanza, che era infelice ed è andata via.» Respirò a fondo. «Meno male che non sei ancora incinta» concluse.
Le sue parole le risuonarono nella testa con la forza di una gigantesca risata.
Naturalmente lei non aveva detto nulla a Lucas o Maggie di come si era sentita negli ultimi giorni. Prima di dare loro l'annuncio che tanto desideravano voleva essere sicura.
Solo ora si rendeva conto che non era stata una grande idea. C'era un test di gravidanza che l'aspettava nel bagno. E lei era sicura di essere incinta. Del figlio di Lucas e senza Maggie a prendersi il ruolo di madre!
E allora chi avrebbe assunto il ruolo di madre? Lei non aveva mai desiderato un figlio. Aveva accettato il ruolo di madre surrogata solo per offrire il più prezioso dei regali al suo migliore amico. Poi pensava che sarebbe passata ogni tanto a vedere il bambino, per fargli un po' di complimenti. Insomma, il ruolo della perfetta madrina.
Callie era talmente stordita e presa dai suoi pensieri che si accorse appena che Lucas le stava dicendo qualcosa, ma quando lo guardò lui si era già diretto verso il bagno e lei vide con orrore la porta che si chiudeva alle sue spalle.
Mio Dio!
Aspettò e aspettò.
Finalmente Lucas uscì dal bagno e tornò in soggiorno. Aveva l'aria confusa e in mano il test di gravidanza. I loro occhi si incontrarono. «Sei incinta?»
Lei lo fissò. «È positivo?» chiese anche se conosceva già la risposta.
Lui le mostrò lo stick dove erano comparse due linee rosa.
Di colpo Callie sentì la gola secca e gli occhi le si riempirono di lacrime.
«Sei incinta.»
Questa volta non era una domanda. Era un'affermazione.
Sperò che non le mettesse un braccio attorno alle spalle e le dicesse che andava tutto bene, di non preoccuparsi. E come avrebbe potuto?
Nessuno dei due aveva idea di cosa fare.
Così rimasero seduti in silenzio a fissare il tappeto.
1
Il dottor Lucas Gold seduto accanto a Callie in attesa dell'ecografia avrebbe desiderato non doversene stare con le mani in mano. Era nervosissimo e fu costretto a combattere la tentazione di alzarsi e mettersi a camminare avanti e indietro per la stanza.
Non era abituato a provare sentimenti del genere quando era in ospedale. Era il suo territorio, il posto dove si sentiva più al sicuro. Ma in quel momento si trovava in una situazione del tutto nuova, che non aveva mai sperimentato prima e che non sapeva come gestire. In lui si agitavano emozioni contrastanti in un conflitto difficile da tenere sotto controllo, anche se sperava di riuscire a fingere un'aria di calma autorità. Quella che tutti si aspettavano da lui.
Accanto a lui Callie, la sua migliore amica, stava bevendo da un bicchiere di plastica e mostrava di essere del tutto padrona di se stessa al contrario di lui.
«Callie Taylor?» Sulla porta comparve un'infermiera in camice blu.
A quella domanda lui fissò Callie e quando incontrò il suo sguardo le sorrise.
Si trovava in una situazione così complicata! Non era certo così che aveva pensato di vivere quel momento della sua vita, ma cercò di non darlo a vedere. Non voleva che Callie si preoccupasse, che pensasse che aveva dei dubbi su quello che stava succedendo.
Immaginava bene come dovesse sentirsi la sua amica. La situazione era complicata, ma lui era ben deciso a ottenere il meglio sia per il bambino sia per lei. Dopotutto era stato lui a metterla in quel pasticcio.
Si alzarono nello stesso momento e lui allungò la mano verso il braccio di lei con un gesto che voleva essere rassicurante, ma all'ultimo momento qualcosa lo trattenne e fece un passo indietro. «Dopo di te» le disse, sperando che lei non si fosse accorta della sua esitazione.
La seguì nella stanza oscurata poi l'aiutò a sistemarsi sul lettino prima di sedersi accanto a lei.
La radiologa sorrise a tutti e due. «Oh, Callie! Non avevo realizzato che eri tu.» Era Sophie, una delle sue colleghe. «Sei contenta che sia io farti l'ecografia?»
«Ci puoi scommettere.»
Sophie si illuminò. «Sono contenta per te. Puoi darmi i tuoi dati anagrafici, per favore?»
Callie si affrettò a obbedire.
«Nella scheda c'è scritto che sei alla prima gravidanza.»
«È così.»
«E quando hai avuto le ultime mestruazioni?»
«Il sette febbraio.»
Sophie trafficò con un disco di plastica che serviva a calcolare il tempo intercorso fra due date. «Quindi oggi sono dodici settimane e due giorni.»
«Sì.»
«Benissimo. Puoi abbassare i pantaloni? Ti devo spalmare un po' di gel. Ti darà una sensazione di freddo, ma serve per facilitare il movimento della sonda e consente anche di ottenere immagini più nitide.»
Lucas distolse lo sguardo per concedere a Callie un minimo di riservatezza.
Sophie aveva il monitor girato verso di sé quando cominciò l'esame e nessuno di loro due poteva vederlo. Lucas dovette lottare contro il suo istinto di alzarsi per andare ad adocchiare.
Essere un paziente, la persona dall'altra parte, era difficile. Lui era abituato a giocare il ruolo di quello che sapeva le cose per primo, ma in quella situazione doveva aspettare. Sophie doveva individuare embrione e battito cardiaco prima di girare lo schermo verso di loro.
Doveva imparare a diventare un bravo paziente se voleva essere un buon padre.
Lanciò un'occhiata a Callie e notò che aveva la fronte aggrottata. Avrebbe voluto rassicurarla, dirle che era tutto a posto, ma sapeva che non era possibile. Non ancora. Qual era il comportamento corretto in un caso come il loro? Nessuno glielo aveva detto.
E poi come avrebbe potuto dirle che non c'era nulla di cui preoccuparsi? Invece c'erano parecchie cose di cui preoccuparsi. Anzitutto per come stavano vivendo quel momento. Al loro fianco avrebbe dovuto esserci Maggie, ma se n'era andata. Era un colpo che non aveva ancora superato. Adesso erano soli lui e Callie e