Sogno di una vita
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Sogno di una vita - Carmela Abate
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Carmela Abate
Sogno di una vita
Indice
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo VIV
Capitolo X
Capitolo XI
Capitolo XII
Capitolo XIII
Capitolo XIV
Capitolo XV
Capitolo XVI
Capitolo I
Il paese è tranquillo, la città è lontana, quindi la Seconda Guerra Mondiale, che sta bussando con prepotenza alle porte del nostro Paese, non va bene per Teresa e Concetta. Tutti i giovani sono reclutati, e così le due sorelle restano senza lavoro. Ma per la bella Teresa non ha importanza, per il momento, aspetta un bambino. La sorella le dice che non è il momento di fare un figlio e che, come mamma, è negata. Teresa arrabbiata: «È tutta gelosia la tua. Sei brutta e una mula!».
Teresa è la più bella del paese, mentre sua sorella meno. Peccato che per vivere abbiano scelto il mestiere… La madre, prima di morire, ha insegnato loro tutto, anche l’abbordo: ha lasciato loro un patrimonio come prostitute.
Quando partorisce a casa, Teresa è aiutata da Concetta. Nasce una bella bambina e sua madre la chiama Sara, come la grande donna della Bibbia. Come ha detto sua sorella, Teresa è negata come mamma, ma sa fare bene il mestiere e non solo, è pagata più della sorella.
Teresa la allatta, e poi la dà alla sorella.
«E ora come si fa per andare in città? Là dove ci sono soldati di tante nazioni, e lavoro in abbondanza.» Concetta parla a Teresa arrabbiata: «Io te l’avevo detto di abbordirla, ma tu l’hai voluta senza sapere niente di bambini!»
«Te l’ho detto, la tua è solo invidia! E non solo, non riesci ad amare nessuno.»
Concetta si arrabbia: «Hai fatto sempre la spavalda, sei bella ma non ti serve a niente, sei sempre una prostituta! Non voglio litigare con te».
Concetta ha una soluzione per la piccola Sara: un cliente affezionato, padre di tre bambini, di cui una è piccola come Sara. Il giovane, che ha famiglia, non è partito per la guerra e desidera abbracciare Teresa da tanto tempo. Le due sorelle vivono nella stessa casa ma, i clienti di Concetta, se vogliono parlare con Teresa, quasi devono spedire una raccomandata. Così le parla Concetta e le dice che il giovane vuole parlarle di Sara. E così la bella Teresa gli concede un’udienza. Il giovane la guarda incantato. «Cos’hai da guardare? Dimmi quello che devi dire».
«Ora voi andate in città, mia moglie può occuparsi della piccola Sara, la può anche allattare, ha latte sufficiente per due bambini», continua, «certamente pagando… E poi un’altra cosa, voglio fare l’amore con te, e non fare la gran donna Teresa.»
«Ma tu guarda questo pezzente, almeno fossi bello…»
Il giovane si umilia: «Non tutti nascono belli come te».
«Va bene, ma chi mi garantisce che mia figlia verrà trattata bene? Tua moglie è brutta, e i brutti di solito sono cattivi e gelosi.»
«Te lo garantisco io. Finché ci sono io, tua figlia non ha niente da temere. La tratterò come tratto i miei figli, se non meglio, fidati Teresa.»
Fanno sesso e, soddisfatto, il giovane va a casa. Una volta a casa guarda sua moglie. «Come ho fatto ad andare a letto con lei, per fortuna che ora so a chi pensare…».
Quando le parla della bambina deve ammettere, con terrore, che ha ragione Teresa! Si scatena una lite furibonda. «Ammetti che è tua figlia!».
«Oltre che scema, è brutta e anche pazza! Ma chi può avvicinare Teresa? Non è mia figlia, se lo fosse non avrei sposato te.»
Teresa dice a Concetta di preparare la piccola Sara. «Ma come, non hai detto che io non so amare? Sei tu che non riesci ad amare nessuno! Perché non la prepari tu? E dopo te la stringi forte al petto. No, non sei capace.»
«Stai zitta!»
Il tono di Teresa non ammette repliche e così la piccola Sara cambia la prima destinazione ignota. Sara fa l’ingresso in casa in braccio al giovane, portando con sé un corredino degno di una piccola principessa, e del denaro. Quando la moglie del giovane la vede la guarda con disprezzo.
«Sei sicuro che paga?»
«Sì che paga, e tu trattala bene.»
Teresa e Concetta partono per la città. Per cominciare fanno le lavandaie, lavando gli indumenti dei soldati per poi inserirsi, piano piano, nei loro letti. E non dei soldati qualunque per Teresa, ma ufficiali.
I suoi affari vanno a gonfie vele e manda puntuale il denaro per sua figlia Sara. Ma lo sa come sta? Di salute sta bene, ma mangia quando non ha fame e beve quando non ha sete. Se a casa c’è il giovane marito, per la piccola le cose vanno bene. Ma lui non è tutto il giorno a casa, e quando non c’è, la bimba piange sempre perché ha fame e ha bisogno di essere cambiata. La donna, che una strega in confronto a lei è una signora, quando rientra il marito, fa trovare sempre la piccola sazia e profumata, e così tutto il tempo che il giovane resta a casa. Un giorno il giovane trova la moglie che allatta Sara. La piccola succhia singhiozzando con il rischio che soffochi «Perché la bambina singhiozza? Ha pianto?».
«No», gli dice la strega «tutti i bambini hanno spesso il singhiozzo.»
Ma al giovane non la dà a bere. Una mattina, come ogni giorno, va al lavoro con una vecchia bicicletta, passando davanti la finestra dalla quale lo vede la moglie. La piccola l’ha lasciata che dormiva e così aspetta un po’ di tempo per tornare indietro. Fa tutto un altro giro per non farsi vedere, si mette in un angolo nascosto e aspetta. Sara si sveglia, sta un po’ zitta, poi piange perché ha fame! La donna non solo non la prende in braccio, fa di peggio: «Stai zitta figlia di puttana, mangi quando lo decido io!».
Il giovane entra pieno di rabbia, afferra per i capelli quella che di umano non ha niente e le dà tante botte. «Non ti uccido perché servi ancora, ma ti faccio patire la fame come stai facendo con la piccola Sara. No, non pensare che io vada al lavoro, resto qui! E ringrazia la piccola se sei ancora viva!».
Il giovane resta a casa e la sua mogliettina fa la brava e la dieta. «Non credo che impari qualcosa, aspetto finché allatta i bambini» pensa il giovane marito. Passano alcuni mesi, il giovane non va al lavoro e si fa bastare i soldi che manda Teresa. La moglie mangia poco e si lamenta: «Devo mangiare, altrimenti non ho latte sufficiente per i bambini… e vai al lavoro, ho