René e i gatti di Richelieu
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René e i gatti di Richelieu - Cristiano Pedrini
Capitolo Primo
Un giorno di festa
René sfiorò con la mano la corteccia della sua quercia, un timido contatto per farle sapere della propria presenza. Alzando lo sguardo, si ritrovò a contemplarne le fronde simili a un’immensa corona, come se la quercia volesse ricordargli di essere la sola regina della sua vita. E ora, davanti a lei aveva deciso di compiere quel passo così importante. Nei giorni passati si era domandato più volte se non avesse corso troppo, se quella decisione non fosse stata solo il frutto del suo affrettato desiderio di rafforzare tutto ciò che aveva voluto crearsi a Sainte-Eulalie.
Eccomi qui
, pensò, accarezzando il tronco del vecchio albero. Sei felice che io ti voglia accanto a me in questo giorno?
La mano di Maxime si posò sulla sua, stringendogliela. I loro sguardi si incontrarono, sancendo, con il semplice silenzio, di essere pronti. «Vogliamo andare? Tutti ci stanno aspettando», gli sussurrò, baciandolo sulle labbra.
Sainte-Eulalie era sempre come lo rivedeva nei suoi pensieri, avvolto in quella lieve foschia che nascondeva le sue dolci colline, come se la mano dell’Onnipotente volesse celarne una parte per il timore che l’uomo potesse intaccarne la bellezza. Agli occhi di René quel mondo era un piccolo capolavoro che sentiva come la sua vera e sola casa. Si voltò a osservare Maxime che, alla guida della sua vecchia Land Rover, proseguiva lungo la strada che portava al borgo di Saint Jeanne. Erano trascorsi due mesi dalla sua ultima visita e il ragazzo non vedeva l’ora di ritornarci. Tutto era accaduto così velocemente che ancora si chiedeva se non avesse dimenticato qualcosa.
«Di solito sei meno silenzioso», osservò Maxime girandosi verso il ragazzo e incontrandone il sorriso imbarazzato. «Il viaggio non è andato bene?»
«Oh no, tutto perfetto, è solo che pensavo alla nostra festa. Sei sicuro di volerla? Io non…»
Maxime scosse il capo, tornando a fissare la strada.
«Ammetto che non avrei mai pensato a qualcosa del genere. Per la verità, non riuscivo neppure a immaginarmi accanto a una persona come te. Ogni tanto una vocina cerca di dissuadermi dal credere che tutto questo sia reale.»
«Per favore, ferma la macchina!»
La reazione di René sorprese Maxime, che rallentò il fuoristrada fino a fermarsi sul ciglio della strada. Spense il motore e battendo le dita sul volante assentì.
«Bene, e ora?»
René si sporse verso di lui e allungò la mano per voltargli il viso. «So che restarmi vicino non è sempre facile. Quante volte, spesso al telefono, perché ero lontano, ti ho chiesto se ti andasse bene tutto questo. Mi hai sempre spinto a proseguire nella mia professione, e all’inizio mi andava bene, perché potevamo raccogliere somme sufficienti per restaurare Saint Jeanne, ma ora non c’è più questa necessità.»
«Ti costringo a fare veri e propri tour de force. Ogni volta che hai qualche giorno libero ti precipiti qui, come se avessi paura che restare lontano ti renda diverso ai miei occhi o a quelli degli altri abitanti del villaggio. Te lo dirò un’altra volta…» Maxime fece una lunga pausa, posando l’indice sulla fronte del ragazzo. «Hai reso tutti noi felici, ci hai dato un futuro che possiamo toccare con mano, ti sei innamorato di uno che passava gran parte del suo tempo da solo a scolpire in una casa in mezzo ai boschi e lo hai reso l’uomo più felice del mondo. Ora perché non lasci che un po’ di questa felicità che hai trasmesso agli altri ti avvolga e ti faccia sentire davvero accettato?»
René deglutì a fatica. Quante volte in quell’ultimo anno aveva cercato di ammettere a sé stesso che non voleva indurre Maxime a vivere in un mondo che sapeva non appartenergli. La vita di uno dei modelli più famosi e richiesti di Francia, con tutto quello che ne conseguiva, era qualcosa che voleva risparmiargli. Ma ora quel passo, a lungo ponderato, poteva cambiare le cose.
«Sei sempre convinto di voler annunciare il nostro fidanzamento?», chiese al giovane intagliatore. Una domanda che ottenne in risposta un bacio sulle labbra. Maxime accarezzò il volto di René, sentendosi trasportato dall’inesauribile magia scatenata da quegli occhi gentili, vero specchio della sua anima. Uno specchio che non esitava a mostrarsi sempre limpido quando si trattava del loro rapporto.
«Voglio che tutti vedano quanto siamo felici, e immagino anche che molti mi invidieranno. Ebbene, non posso dargli torto!», rise Maxime, rimettendo in moto il fuoristrada.
«Se non ti conoscessi bene…», osservò perplesso René. «Ho come l’impressione di essere un trofeo da esibire. O mi sbaglio?»
Maxime allungò il braccio, trascinando il ragazzo contro di sé. «Ecco, vedi, ci vuole davvero poco per far venire alla luce le tue splendide contraddizioni: un momento prima fai il timido e l’impacciato, cosa che peraltro mi sorprende visto il lavoro che fai, e poi arricci il naso e fai il sostenuto.»
René non volle replicare. Si sentiva semplicemente bene, stretto al braccio di Maxime. Il profumo dei suoi abiti e della sua pelle lo accompagnava verso quella parte di mondo nella quale poteva sentirsi davvero libero, senza preoccuparsi che ogni sua parola e ogni suo gesto potessero generare commenti o pettegolezzi.
«Morgan e Serge, loro arriveranno presto?»
«Tra una decina di giorni, ma spediranno in avanscoperta la loro segretaria per occuparsi di tutto.» Il tono di René tradì la sua apprensione.
«Com’è che si chiama? Madame…»
René sospirò, alzando gli occhi al cielo. «Filippa Martel, con tutto il suo bagaglio di pomposità.» Anche se quella donna, che lavorava con i suoi genitori da oltre dieci anni, era apprezzata per la precisione e la professionalità, lui non l’aveva mai sopportata. Dietro quel suo volto a punta e quei suoi piccoli occhi neri si nascondeva la perfetta reincarnazione della signorina Rottenmeier, con la sua ossessione per il controllo su tutto e tutti. Aveva accettato la scelta di Morgan e Serge, ovvero che fosse proprio lei a occuparsi dei preparativi per la festa di fidanzamento, e ormai poteva solo sperare di non pentirsene. Quando aveva rivelato ai genitori il suo intento, non era riuscito a negare loro nulla.
La sua mente corse a quel giorno. Si ricordava ogni piccolo particolare, come se fosse appena accaduto.
Quando entrò nel salotto di casa vide i due uomini intenti a leggere i quotidiani del mattino. Trovava in qualche modo spassoso quel rito domenicale: sfogliavano i giornali l’uno seduto di fronte all’altro, apostrofando con dei commenti le notizie della giornata. Quando René si affacciò alla soglia del salone sollevarono appena lo sguardo, salutandolo distrattamente. Morgan con la coda dell’occhio notò il ragazzo avanzare tenendo le mani dietro la schiena e guardandosi attorno, come se stesse cercando qualcosa.
«C’è qualcosa che non va?», gli chiese.
«No, no… cosa fate di bello?», replicò René.
«Ci aggiorniamo sulle ultime notizie. Ti sei svegliato presto stamattina. Hai degli impegni?» Serge sollevò lo sguardo dalle pagine de Le Monde, sorridendo nel vederlo ancora in pigiama.
René alzò le spalle, grattandosi il capo. «Non riuscivo a dormire», ammise, ben sapendo che quel pensiero ricorrente lo aveva assillato per tutta la notte, impedendogli di riposare. «C’è una cosa che volevo dirvi, ma non so se…»
«Il nostro ragazzo sembra titubante, tu cosa credi che stia architettando?», sorrise Serge, posando il quotidiano sul sofà.
«Qualsiasi cosa sia penso che lo scopriremo presto, a meno che non voglia prima fare una delle sue solite pantagrueliche colazioni. I croissant sono freschi e ti stanno aspettando in cucina», soggiunse Morgan, indicando la porta alle spalle del ragazzo.
René sgranò gli occhi massaggiandosi il mento. «I croissant? Ci sono anche quelli al cioccolato?»
«Arrivati stamattina dalla tua pasticceria preferita, la pâtisserie di Cédric Grolet», rispose Serge. Grolet era uno chef pasticciere di fama mondiale e aveva ricevuto numerosi premi per il suo stile irreale. Lo stesso con il quale aveva creato, l’anno precedente, i croissant René con un ripieno di crema chantilly e dello zucchero a velo cosparso sulla superficie. Una piccola bomba
calorica che il pasticciere aveva intitolato al ragazzo, al quale non aveva mai nascosto la propria ammirazione.
«Sì, ma prima vorrei parlarvi.»
La reazione di René sorprese i due uomini, che si guardarono per pochi attimi prima di tornare a osservare il ragazzo. Serge si alzò e gli tastò la fronte. «No… non hai la febbre, eppure… tu che rinunci ai tuoi croissant?»
«Io non sto rinunciando, insomma, volevo dirvi che…»
«Secondo me ha già fatto una piccola incursione in cucina e ci sta prendendo in giro», lo interruppe Morgan.
René strinse i pugni contro i pantaloni del pigiama cercando di contenere la trepidazione, ma non ci riuscì.
«Insomma, volete farmi parlare! Io e Maxime vogliamo annunciare il nostro fidanzamento!» Il suo tono stridulo si spense nel silenzio che tornò ad aleggiare nel salone. Vide gli occhi dei suoi due papà inumidirsi e trattenere a stento le loro emozioni a quella notizia. Morgan si grattò la punta del naso, Serge continuò a inumidirsi le labbra, ma nessuno dei due sembrava voler infrangere quel silenzio irreale. Sapevano che René e Maxime avevano costruito un rapporto che era sopravvissuto ai mille impegni di un affermato modello. Erano entusiasti che il loro bambino, così ancora amavano chiamarlo, avesse incontrato una persona come quel giovane intagliatore, che riusciva a vederlo come un semplice ragazzo desideroso di essere amato per ciò che era.
Morgan ruppe per primo il silenzio. «Abbiamo sperato che questo giorno arrivasse, ma non credevamo giungesse così presto.»
Serge abbracciò il ragazzo, accarezzandogli le spalle.
«Non sai quanto ci rendi felici con questa notizia. Sarete una coppia perfetta perché sapete compensarvi, consci delle vostre differenze che riuscite a trasformare nella vostra forza più autentica.»
René chiuse gli occhi. Tutto il suo nervosismo era scomparso, risucchiato dalle emozioni che le parole dei suoi genitori gli avevano infuso. «Grazie, io e Maxime siamo pronti a dire a tutti che vogliamo vivere insieme e costruirci il nostro futuro.»
«Avete già pensato a come dare la notizia?»
La risposta che il giovane avrebbe voluto esternare era il frutto di una lotta interiore che aveva combattuto a lungo, senza vinti né vincitori. Una parte di sé avrebbe voluto che quel momento fosse il più semplice possibile, niente ufficialità, niente clamore. Ma quel suo desiderio si scontrava con una realtà ben diversa. Già si immaginava le richieste di giornali, radio e tv, che avrebbero voluto sapere tutto l’immaginabile su di lui e Maxime, quindi perché non anticiparli e dare loro quello che chiedevano, dettando alcune regole?
René si sedette sul divano e sollevò le gambe cingendole tra le braccia. «Io e Maxime ne abbiamo parlato, e pensiamo che la notizia vada data, ma senza lasciarci sopraffare dal circo mediatico.»
«Inevitabilmente tutti vorranno sapere di voi: sei una persona famosa e questa notizia scatenerà una marea di illazioni e di commenti che dovrete imparare a farvi scivolare addosso.» Serge si accomodò accanto al ragazzo e gli batté la mano sulla spalla. «Potreste organizzare una festa per annunciare il fidanzamento, magari proprio a Sainte-Eulalie.»
La proposta trovò l’assenso entusiasta di René che, per la verità, aveva già pensato a questa possibilità. «Se organizzassimo tutto a Saint Jeanne?»
«La trovo un’idea fantastica! E quando pensate di dare l’annuncio?»
«Tra un mese avrò un paio di settimane libere e pensavamo di sfruttare quell’occasione, cosa ne dite?»
Serge e Morgan accolsero la proposta con soddisfazione. «È un’ottima idea. Potremmo chiedere a Madame Martel di aiutarti, lei è un’abile organizzatrice di eventi.»
Il disappunto comparso sul volto di René non fece desistere i due dal proseguire nello scambiarsi idee che, a ogni minuto, aumentavano le loro aspettative e al tempo stesso affossavano l’idea del ragazzo di una festa sobria e senza eccessi. «So che la vostra zelante segretaria esecutiva è molto capace, ma… non mi è molto simpatica.» Morgan trattenne a stento un sorriso ironico. «Lo sappiamo, ma in quel periodo io e Serge saremo impegnati a ultimare la collezione primavera-estate del nuovo anno, e vogliamo che tu possa contare sull’aiuto di persone esperte. Anche se Madame Martel non ispira molta simpatia, saprà esserti utile e tenere a bada i mass media.» Purtroppo, era la verità, e René non poteva ignorarla. «Okay, cedo alla violenza, ma lasciatemi da solo qualche giorno con Maxime prima di spedirmi la signorina Rottenmeier», rise René.
La Land Rover oltrepassò l’ingresso del borgo di Saint Jeanne. René si sentiva pervaso da una travolgente gioia ogni volta che tornava in quel luogo che aveva visto rinascere, giorno dopo giorno. Scese dal fuoristrada e attese che Maxime gli si avvicinasse, dopo aver preso il borsone da viaggio dal sedile posteriore.