Wanderwoman: Monologhi, racconti e trallallà
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Info su questo ebook
Pigra nella vita, operativa nel lavoro. Millanto di andare a correre con regolarità. Sono una falsa estroversa. Mi piace stare da sola, andare sola al ristorante, camminare, e proprio nei ristoranti, nei bar, per strada, raccolgo alcune delle storie che racconto. Fumo molto. La mia famiglia di origine è da tutte le parti, nei miei scritti, nei miei pensieri. La mia famiglia acquisita, formata da amici, luoghi, quartieri, strade, la si trova tra le righe, nelle atmosfere, nelle voci di alcuni personaggi.
Questo libro è una raccolta di alcuni monologhi, racconti, dialoghi che ho scritto nel corso degli anni e mette in evidenza la mia ossessione per l’osceno.
Wanderwoman, che dà il titolo a questo volume, è un atto unico interpretato da Paola Michelini, diretto da me e spero ancora in scena per molto nei teatri italiani.
La grande fortuna è stata incontrare persone che mi hanno permesso di sbagliare senza farmi pagare conseguenze troppo care.
Questo è il mio primo libro.
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Anteprima del libro
Wanderwoman - Arianna Dell'Arti
Tavola dei Contenuti (TOC)
Prefazione di Stefano Andreoli
Infelicità
Mia madre
Telefonata con mia madre
Pasticchetta
Grammelot per due
Telefonata con mia madre
Una coppia perfetta
Esprit d’escalier
Telefonata con mia madre
Tilt
Il Male
Telefonata con mia madre
Il dito
Suicidio
Telefonata con mia madre
2 Novembre
Telefonata con mia madre
La vita mentale
Desideri
Wanderwoman
golem
arianna dell’arti
Wanderwoman
Monologhi, racconti e trallallà
© 2022 Miraggi edizioni
via paolo ferrari 4, 10154 Torino
www.miraggiedizioni.it
Progetto grafico Miraggi
In copertina: Paidia III, opera di Fabio Modica, per gentile concessione dell’autore (www.fabiomodica.com)
Finito di stampare a Borgoricco (PD)
nel mese di maggio 2022 da Logo srl
per conto di Miraggi Edizioni
su Carta da Edizioni Avorio – Book Cream 80 gr
Prima edizione digitale: maggio 2022
isbn 978-88-99815-3386-145-6
Prima edizione cartacea: maggio 2022
isbn 978-88-99815-37-0
Alla mia famiglia, al nostro brutto carattere, irascibile, umorale, faticoso, tenerissimo.
Prefazione di Stefano Andreoli
Quando Arianna mi ha chiesto di scrivere l’introduzione di questo libro le ho risposto come, credo, avrebbe fatto chiunque: «Grazie di aver pensato a me» le dissi, «ma sei proprio sicura? In genere le prefazioni si chiedono a qualcuno di conosciuto, a personaggi di richiamo che possano incuriosire i lettori. Tu hai fatto Boris, hai lavorato a tanti film e serie tv, di gente famosa ne conoscerai tantissima: perché proprio io?». A questa sensata obiezione lei ha replicato con un candore disarmante: «In effetti è vero, a te non ti conosce nessuno. Però so che i miei pezzi ti piacciono, li hai fatti circolare, li hai letti nelle tue serate. Secondo me sei la persona giusta».
E in effetti è vero: mi sono innamorato subito dei pezzi di Arianna. Sarà perché ho avuto la fortuna di ascoltarli dalla sua voce (ah, se vi capita, andate a vedere i suoi spettacoli: il divertimento raddoppierà), sarà perché sono così difficili da incasellare, sospesi su quel filo che sta tra il racconto e il flusso di coscienza, tra la favola e la poesia. Sarà perché mille volte, leggendoli, ho pensato Ma parla di me!
, ritrovandoci dentro la stessa limpida, disillusa autoironia con cui quelli della nostra specie sono soliti affrontare la vita.
Sì, ma a noi che ce ne frega di te? Dicci qualcosa di più sul libro
penseranno a questo punto i potenziali acquirenti del volume, che magari stanno spulciando queste righe in cerca di indizi sul suo contenuto. E qua non è mica facile, perché per raccontare un libro dovresti, innanzitutto, cercare dei termini di paragone, qualcosa che gli somigli; e più ci penso, più la lista si allunga. In queste pagine, per fare qualche esempio, ho trovato riflessi delle Tragedie in due battute di Achille Campanile, e delle poesie di un grande autore romagnolo che si chiamava Raffaello Baldini. Oppure, nei momenti più grotteschi, sprazzi dei Delitti imperfetti di Max Aub, dei Disastri di Daniil Charms o dei racconti di Yasmina Reza; ma anche echi di certi monologhi di Maurizio Milani o Franca Valeri, o scene che sarebbero state magnificamente dentro una puntata di Crazy Ex-Girlfriend o Fleabag. E potrei andare avanti a lungo, citando mille opere diversissime tra loro, ciascuna delle quali, sotto qualche aspetto, questo libro ha saputo richiamarmi alla mente.
La verità – la faccio breve – è che questo libro somiglia soprattutto alla vita, e come la vita è fatto di frammenti: pezzi concepiti in tempi e stati d’animo differenti, che sembrano andare per conto loro finché, pagina dopo pagina, non ti accorgi che in realtà seguono un filo invisibile ma solido, raccontando una storia nella quale è impossibile non identificarsi almeno un po’. Il risultato è una sorta di romanzo inconsapevole che tiene insieme, con stralunata leggerezza, gioie e tormenti dell’esistenza: dall’amore al tradimento, dal senso di colpa alla vendetta, dalla malattia alla morte. Il tutto con un’ironia giocosa e allo stesso tempo spietata, lucidissima e sorprendente, ammantata di un pessimismo cosmico (e comico) che farà dire anche a voi «Parla di me». E in effetti è vero: questo libro parla di me, di te, di tutti. Tu che stai leggendo queste righe, sappi che ci sei dentro, anche se non lo sai. Anzi, ti dico di più: se compri questo libro e non ti ci trovi – può sempre capitare una copia difettosa – scrivi ad Arianna e ha promesso che ti rimborsa. O al massimo ti offre un calice di vino. Che comunque non è poco, di questi tempi.
Infelicità
Sono nata infelice.
Sono nata con un’infelicità assolutamente immotivata.
Quell’infelicità talmente immotivata che uno non si può neanche lamentare.
E allora, da sola, ho cominciato a lamentarmi di non potermi lamentare.
Tutto andava bene, purtroppo.
Una famiglia borghese, benestante, felice.
Una sorella intelligente, amorevole, la persona migliore che io conosca.
Due genitori affettuosi, comprensivi, aperti.
Una cosa, guardate, insopportabile.
E ’st’infelicità, tutta mia, tutta immotivata.
Poi un giorno, intorno a me, ho cominciato a vedere i drammi, le disgrazie.
Beato te, pensavo ascoltando Andrea il mio compagno di scuola che mi diceva che i suoi si stavano separando, che il padre aveva l’amante.
E ho capito che questo, sì, mi sarebbe stato d’aiuto.
Allora sono andata dai miei e ho chiesto loro se per caso si volevano separare.
Mi hanno detto di no.
E allora ho chiesto loro se per cortesia potevano farlo per me.
Hanno riso.
E allora il giorno dopo, a scuola, ero triste per questo fatto. E l’amico mio Andrea, con i