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Tutto A Ferragosto
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E-book99 pagine1 ora

Tutto A Ferragosto

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Info su questo ebook

Tutto A Ferragosto
Due donne, due storie diverse, Tutto A Ferragosto tra Bologna e Isola Verde
Qualche ora prima della partenza, lei lavorava ancora, seduta alla scrivania, nello studio di cui era titolare. Trizia controllò l’orario: era tardi e non voleva perdere l’aereo. Aveva prenotato all'hotel termale e già si vedeva nell’elegante costume dalla linea modellata immergersi nelle rigeneranti acque termali. Aveva bisogno di dedicarsi un tempo di riposo. Lei oscillò la testa come a mandare via la stanchezza; salvò il lavoro e spense il computer. Intanto si biasimava. Esagerava, era sempre impegnata nel lavoro, ma lei nutriva l’ambizione. Era una perfezionista e non si arrendeva mai.
“Adesso vai da sola, io non posso accompagnarti più” così sua madre le indicò, con esile mano pallida, l’ingresso, e lei entrò, nel giardino, dentro l’intricato labirinto d’alte siepi di tasso. Sussultò e aprì gli occhi. Tornò alla realtà nella luce accecante. Il cuore impazzito batteva alle tempie. Si sentì mancare. Sua madre le parlava solo in casi eccezionali. Distesa sul lettino blu mare, Emiliana sonnecchiava al sole nel terrazzo sottotetto del suo appartamento mansardato situato a San Ruffillo. A detta di tutti, lei viveva in uno dei quartieri migliori della città, lambito dai colli e dall’aria buona. D’autunno, altrove, verso la pianura, la nebbia del mattino non faceva vedere a mezzo metro di distanza, ma a San Ruffillo, c’era il sole. Era stato così negli anni precedenti. Emiliana lo sapeva: là era nata e vissuta. Poi il quartiere era cambiato: in abitanti, nell’edilizia, nei servizi. Persino il nome era mutato. Ora si chiamava Savena come il fiume presente allo sbocco della vallata. Proprio là sorgeva il quartiere, dove il Savena iniziava il suo corso di pianura. Purtroppo anche l’inquinamento conquistava terreno.

LinguaItaliano
Data di uscita3 mag 2014
ISBN9781311447630
Tutto A Ferragosto
Autore

Nunzia Castaldo

Sono nata a Bologna in Italia. Mi sono laureata in Pedagogia con indirizzo psicologico, sono stata docente per molti anni. Amo leggere e scrivere di poesia e racconti, amo fotografare dettagli di realtà e rielaborarli al computer. Amo scrivere per Smashwords, molti miei testi sono passati negli anni attraverso il suo catalogo che aggiorno. Grazie Smashwords.

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    Anteprima del libro

    Tutto A Ferragosto - Nunzia Castaldo

    Tutto A Ferragosto

    By

    Nunzia Castaldo

    SMASHWORDS EDITION

    ***

    PUBLISHED BY

    Nunzia Castaldo on Smashwords

    ******

    Tutto A Ferragosto

    Copyright © 2014 by Nunzia Castaldo

    https://www.smashwords.com/profile/view/WRITERNC

    Scrittrice Nancy http://www.youtube.com/channel/UCqo6OWEl0oulV8yjuSkY3VA

    Cover design by Loris Periani

    Grazie per aver scaricato questo e-book. Rimane copyright dell'autore e non può essere riprodotto o distribuito per scopi commerciali o non commerciali senza il permesso dell'autore. Non è consentita alcuna alterazione del contenuto. Il vostro sostegno e il rispetto per la proprietà di quest'autore sono apprezzati. Questo libro è un'opera di fantasia; ogni riferimento: a persone, vive o morte, eventi o luoghi, è puramente casuale. I personaggi sono produzioni della fantasia dell'autore e utilizzati fittiziamente.

    ***

    Due donne, due storie diverse, Tutto A Ferragosto tra Bologna e Isola Verde

    Buona lettura

    Capitoli

    1

    2

    3

    4

    5

    6

    7

    8

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    10

    11

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    Qualche ora prima della partenza, lei lavorava ancora, seduta alla scrivania, nello studio di cui era titolare. Trizia controllò l’orario: era tardi e non voleva perdere l’aereo. Aveva prenotato all'hotel termale e già si vedeva nell’elegante costume dalla linea modellata immergersi nelle rigeneranti acque termali. Aveva bisogno di dedicarsi un tempo di riposo. Lei oscillò la testa come a mandare via la stanchezza; salvò il lavoro e spense il computer. Intanto si biasimava. Esagerava, era sempre impegnata nel lavoro, ma lei nutriva l’ambizione. Era una perfezionista e non si arrendeva mai. Del resto, l’aveva ereditato da suo padre Giorgio. Con tenacia, anche lei era diventata avvocato civilista stimato, e aveva un’ottima clientela. Lo Studio godeva oggi d’uguale reputazione. Dai tempi di Giorgio, il fondatore, nulla era cambiato. Lo rivide al lavoro, seduto proprio a quella scrivania. Purtroppo morì d’improvviso, quando lei si era appena abilitata alla professione. Portò alle labbra la tazzina del caffè ormai freddo. Chiudere lo studio la metteva in ansia, sempre. Adesso, basta però. S’impose. Riordinava e via, in ferie. Lei si muoveva dalla scrivania agli schedari e i mobili antichi che suo padre aveva acquistato negli anni cinquanta. Le colleghe le dicevano che era ormai ora di cambiare l'arredo, che non la rappresentava per niente, ma lei pensava che parlassero solo per invidia. Trizia mise le pratiche nell’archivio. In sottofondo le giungeva la vibrazione del vortice d’aria fredda forzata. Il nuovo condizionatore era utilissimo. Controllò l’orario. Un’ora dopo doveva essere al banco d’accettazione dell’aeroporto. Si affrettò a sistemare la stilografica in una borsa da viaggio, di lino incolore, regalo di compleanno dell’amica Carla. Amica e compagna di viaggi turistici. Non in quella circostanza per impegni di famiglia, ma pretendeva ci fosse almeno la borsa. Eccola accontentata. Già piena del necessario, la guardava misurata, e la posava sulla scrivania, prendendola per i lunghi manici fissati da bottoni ovali di legno, quando sentì bussare alla porta dell’ufficio. Era Simone, il segretario, che annunciava l’arrivo di un cliente. Lei raccolse le carte e infilò con delicatezza il computer nella valigetta. Si era dimenticata del cliente che le telefonò, a due giorni dalla chiusura dello Studio, per avere una consulenza. Voleva sapere cosa fare contro la richiesta d’esborso di un’imposta immobiliare. Lei gli aveva risposto che era necessario un ricorso. Da quanto gli aveva accennato, le sembrava possibile, ma non l’avrebbe potuto affermare con certezza. Le occorreva appurarlo. L’avrebbe verificato al suo rientro, dopo ferragosto. L’uomo, invece, aveva insistito per farsi ricevere. Le spiegò che si era rivolto a lei su indicazione di un cliente dello Studio legale, e che non se la sentiva di aspettare, di tenere in testa quel dubbio ancora a lungo. Lei era in procinto di partire, poteva trascurare la richiesta, liquidarlo e rimandare, ma non lo fece. Le apparteneva un forte senso del dovere, e per quel buon cliente di vecchia data, benestante e conosciuto in città. Aveva perciò convenuto di fissare l’appuntamento per mezzogiorno. Guardò all’orologio: erano quasi le tredici, aveva poco tempo e il commerciante era arrivato in ritardo di un’ora; sbuffò insofferente. Lei accolse il cliente con il sorriso appena accennato sulle labbra e il tono alquanto aspro nella voce. Stefano lo notò. Era in ritardo, lo sapeva, ma veniva dalla periferia con il mezzo pubblico. Poi aveva corso per strada, dalla fermata al palazzo, ed era salito facendo i gradini a due a due, affannava ancora. Tolse dalla tasca dei pantaloni il fazzoletto e si asciugò la fronte. Mi scusi avvocato, non sono riuscito a chiudere prima la salumeria; è rimasta a casa quest’anno la gente; c'è crisi. Trizia si appoggiò allo schienale della poltroncina e lo guardò con severità professionale. Lo sa che se ritardava oltre ne parlavamo dopo le ferie? La puntualità per lei era sinonimo di correttezza. Non teneva per sé ciò che pensava. Ha portato l’incartamento? Le toccò di estrarre dalla borsa la penna appena riposta. Si stava innervosendo. Al tatto la vecchia pregiata stilografica d’oro bianco, con le tre piccole gemme di diamante sul fermaglio del cappuccio, le ricordò suo padre. Fu di Giorgio quel regalo per la lode alla laurea. Non si era separata più dalla preziosa penna. Era fonte d’ispirazione, sussurro d’approvazione e d’incitamento. Ritrovò la solita calma. Eccolo, come mi aveva richiesto. A Stefano infastidiva il suo tono, ma non lo mostrava, aveva bisogno della consulenza. Si sieda, disse Trizia e gli indicò la sedia. Si affrettava a consultare i documenti. Era indecisa. Concentrarsi e verificare puntigliosamente le carte, com’era abituata a fare sempre, o sfogliarle veloce e affidarsi alla sua professionalità? Si adoperò per una sintesi. Il condizionatore percepiva il rialzo di temperatura portato dal cliente accaldato, e roteava più forte. Quel rumore e il frusciare dei documenti rivoltati in fretta, erano gli unici suoni sentiti da Stefano. Intanto il suo sguardo scivolava intorno, ai mobili in noce nazionale, abbelliti da intarsi e rifiniti in radica, alla libreria stracolma di tomi, allo schedario sormontato da raccoglitori lasciati in un ordine disordinato, sotto la finestra che affacciava sui viali di circonvallazione. Lui fermò per un istante lo sguardo di là dei vetri chiusi, alla verde chioma degli Ipocastani. Nell’aria dell’interno lui sentiva l’inconfondibile essenza di cera per mobili miscelata agli odori di cancelleria. Stefano apprezzò molto il buon gusto e il lusso dell’arredo. Curiosava alle pareti, tra le miniature di Bologna medievale e tra le cornici dorate di titoli accademici in bella mostra. D’improvviso, però, certo com’era d’essere incorso in un errore burocratico, si agitò pensando alla parcella, certamente salata, da pagare. Non voleva schiodare neppure una lira per quella faccenda. Era nel giusto. Era una vittima. La sua sedia scricchiolò sotto di lui allo scatto nervoso involontario. Nel frattempo l’avvocato posava l’incartamento sulla scrivania dal grande piano verde bordato in radica. Lo informava in fretta che era necessario avviare il ricorso entro il termine indicato per il pagamento. Il ricorso andava assolutamente inoltrato. L’indagine approfondita sulla possibilità di vincerlo, la faceva al ritorno. I suoi occhi azzurrognoli brillavano di forza imbattibile. Per lei far applicare la giustizia era come una missione e restituire serenità ai suoi clienti, una soddisfazione. Adesso lei gli spiegava che il mandato andava compilato e firmato. Lo compilarono. Allora ascolti bene, prima di firmare, glielo leggo. Alzava e abbassava la voce, saltava le frasi ovvie. Adesso voleva andarsene. Il negoziante seguiva muto, sedeva incassato nelle spalle e torturava le mani strappando le pellicole dalle unghie. Stavolta lo sguardo era fisso alla dottoressa, ai suoi capelli lisci. Li portava lunghi appena a coprirle il collo. Le sfumature ramate, sul rosso Tiziano, le donavano carattere, pensò lui. Poi scese dalle sopracciglia sottilissime, alle labbra turgide, alle guance sporgenti. La dottoressa era sensuale; si sorprese, lei incarnava la controparte, non poteva esserlo. L’avvocato per un attimo sollevò la testa, scostò dagli occhiali un ciuffo caduto dalla frangia, poi si mosse e accavallò le gambe; impaziente ne muoveva una a ritmo di lettura. Con lo sguardo al mandato, scrisse la data e gli indicò la biro nera nel portapenne

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