Sensuale ricatto: Harmony Collezione
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Vinn Gagliardi vuole che sua moglie Alisa torni a casa, e dal momento che era stata lei a voler interrompere il loro matrimonio, non esita a ricorrere al ricatto pur di riaverla accanto a sé. E questa volta alle sue condizioni.
Tuttavia, la passionale Alisa è tutt'altro che disposta a lasciarsi sottomettere e risponde al fuoco col fuoco. E ora la sfida per Vinn è farla soccombere alla sua irresistibile seduzione.
Melanie Milburne
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Sensuale ricatto - Melanie Milburne
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C'era solo una cosa peggiore dell'essere costretta a rivedere Vinn Gagliardi dopo quasi due anni di separazione, decise Alisa, cioè essere costretta ad aspettarlo.
E ad aspettarlo.
E ad aspettarlo.
Non un paio di minuti. Non dieci e nemmeno venti minuti, ma un'intera, esasperante ora che si era trascinata con la lentezza di un'eternità.
Finse di leggere tutte le riviste che la giovane e fin troppo bella segretaria aveva appoggiato sul tavolino davanti a lei. Sorseggiò il caffè e bevve diversi bicchieri di acqua minerale. Ignorò l'offerta di mentine e preferì mordicchiarsi le unghie con l'intenzione di arrivare fino al gomito, e se Vinn non avesse aperto subito la porta del suo ufficio, probabilmente anche la spalla sarebbe stata sacrificata.
Ovviamente lo stava facendo di proposito. Di sicuro era seduto dietro l'enorme scrivania intento a disegnare un nuovo mobile, un pigro sorriso sulle labbra che indicava quanto godeva della tortura cui la stava sottoponendo.
Chiuse gli occhi e tentò di cancellare dalla mente l'immagine della sua bocca sorridente... E anche il ricordo delle sensazioni che quella bocca le aveva regalato, i posti del suo corpo che aveva baciato e accarezzato...
No, no, no, non devo pensare queste cose, considerò, ripetendo quel mantra che aveva recitato di continuo durante gli ultimi ventidue mesi. Aveva chiuso con lui. Chiuso. Con. Lui. C'era una linea nera sopra la sua relazione con Vinn Gagliardi, ed era stata lei a tracciarla.
«Il signor Gagliardi adesso può riceverla.»
Alisa riaprì gli occhi, il cuore che le batteva a mille. Eppure non avrebbe dovuto essere così nervosa, era un suo diritto chiedergli un colloquio, specialmente se si trattava di Isaac.
Tuttavia, forse non avrebbe dovuto recarsi a Milano senza prima prendere un appuntamento, ma si era trovata a Firenze per incontrare alcuni nuovi clienti quando Isaac, suo fratello minore, l'aveva chiamata per informarla che Vinn avrebbe sponsorizzato la sua carriera sportiva. Dunque aveva deciso di non lasciare l'Italia prima di avere affrontato Vinn e investigato sui veri motivi che lo spingevano a investire sul sogno di Isaac, quello cioè di diventare un giocatore di golf professionista. E se Vinn avesse rifiutato di riceverla, allora si sarebbe accampata davanti all'ingresso dell'edificio che ospitava i suoi uffici fino a fargli cambiare idea. Aveva con sé la valigetta quarantotto ore che aveva portato per la sua breve permanenza a Firenze, dunque almeno aveva un ricambio di abiti.
Si alzò dal divano di pelle color crema, ma era rimasta seduta così a lungo che le sue gambe si esibirono in un'imitazione delle zampe di un puledro appena nato. Un puledro nato prematuro. Passò le mani sulle pieghe della gonna, sistemò la tracolla della borsa sulla spalla e si avviò verso la porta ancora chiusa. Perché mai Vinn non le era andato incontro nella sala d'attesa, si chiese risentita, perché costringerla a bussare alla porta come se fosse una nullità. Diavolo, era stata sua moglie, aveva dormito nel suo letto, e condiviso ogni cosa con lui.
Bene, non proprio tutto... Le rammentò la voce della sua coscienza.
Deliberatamente la ignorò. Perché nessuna legge imponeva a un coniuge di informare l'altro su tutti i dettagli del proprio passato, ragionò, specialmente nell'ambito di un matrimonio come quello che lei aveva avuto con Vinn. La loro era stata un'unione basata sul sesso, e non sull'amore, e sulla fiducia, e sulla disponibilità reciproca.
Lo aveva sposato pur sapendo che non l'amava, ma nella certezza che il desiderio che nutriva nei suoi confronti avrebbe compensato la mancanza di sentimenti. Si era convinta che il sesso sarebbe stato sufficiente, che lei sarebbe stata abbastanza, ma Vinn voleva più di una moglie trofeo. Molto di più. Più di quello che Alisa era stata disposta a dargli.
Era ragionevolmente sicura che anche lui avesse omesso di raccontarle alcuni dettagli del proprio background. In fin dei conti, Vinn aveva sempre rifiutato di parlare di quando suo padre era stato arrestato e condannato per frode, e dell'impatto che quella circostanza aveva avuto sull'azienda di famiglia. Dal canto suo, aveva smesso di fargli domande al proposito, consapevole che lei stessa avrebbe odiato Vinn - o una qualsiasi altra persona al suo posto - se avesse insistito a volere aprire, in senso figurato, gli sportelli chiusi a chiave da anni dell'armadio della sua famiglia. Anche se questo non conteneva poi troppi scheletri, ma solo una grande, maleodorante carcassa.
Giunta davanti alla porta dell'ufficio, raddrizzò la schiena, quasi si stesse preparando a dare battaglia. Per nessun motivo al mondo avrebbe bussato e atteso il suo permesso per entrare, decise. Così passò la tracolla della borsa sull'altra spalla, impugnò il pomello con la mano che non stringeva i manici della valigetta, aprì la porta e varcò la soglia per scoprire che lui era in piedi davanti alla finestra, impegnato in una conversazione al cellulare. Si girò appena per lanciarle un'occhiata, indicò con un gesto sbrigativo una delle sedie sistemate accanto alla scrivania, e tornò a voltarsi verso il panorama, continuando la sua telefonata quasi lei fosse una qualsiasi visitatrice alla quale aveva generosamente accordato qualche minuto del proprio preziosissimo tempo.
La fitta di dolore provocata da quell'atteggiamento lacerò la membrana protettiva che aveva costruito intorno al cuore con la violenza di una freccetta scagliata contro il bersaglio. Alisa si chiese avvilita, come poteva ignorarla così, dopo una separazione tanto lunga. Dunque non aveva significato nulla per lui... Assolutamente nulla?
La conversazione si stava svolgendo in italiano e cercò di non ascoltare perché sentirlo parlare nella sua lingua natale le aveva sempre fatto strani effetti. Anche quando parlava in inglese le faceva strani effetti. Sospettava che se anche avesse parlato in arabo le gambe avrebbero preso a tremarle, la pelle increspata da brividi di piacere.
Si concesse qualche istante per osservarlo di soppiatto. Di tanto in tanto muoveva la testa, in modo da mostrarle il profilo. Era come se stesse evitando intenzionalmente di prestarle attenzione, il che era irritante, perché voleva guardarlo negli occhi e scoprire così se la loro relazione fallita avesse lasciato in lui qualche cicatrice, perfino piccola. Magari quasi invisibile.
Vinn passò il cellulare nell'altra mano e si avvicinò al computer posto sulla scrivania, una ruga di concentrazione che gli solcava la fronte mentre usava il mouse. Ma perché continuava a non guardarla, perché non le concedeva un minimo di considerazione? Non era vanitosa, ma sapeva di stare bene. Aveva comprato un vestito molto chic in previsione dell'incontro con i nuovi clienti, era stata dal parrucchiere e si era truccata con cura. Avere un bell'aspetto fuori, la compensava per sentirsi vuota e inutile dentro.
Vinn digitò qualcosa sulla tastiera e poi continuò la propria conversazione. Magari avrebbe dovuto indossare qualcosa di più audace, ipotizzò lei, forse un abito con una profonda scollatura in modo da ricordargli le cose interessanti cui aveva rinunciato. Non era cambiato dall'ultima volta che lo aveva visto, notò, era ancora bello, forse di più. I capelli neri come l'ala del corvo non erano né troppo lunghi, né troppo corti, e la inducevano a rammentare quante volte vi aveva affondato le dita mentre facevano sesso... Un sesso straordinario. Una corta barba gli ombreggiava la linea della mascella, una barba che nei momenti di massima passione e intimità le aveva lasciato segni rossi sul viso, sui seni, sulla pelle delicata dell'interno coscia.
Represse un brivido e ignorando la sedia che le aveva indicato, gli scoccò un'occhiata che avrebbe raggelato chiunque. «Voglio parlare con te. Adesso» disse, il tono di una preside severa che impartisce una ramanzina a uno studente indisciplinato.
Gli angoli della bocca di Vinn si incurvarono in un sorriso appena accennato. Continuò la sua telefonata e finalmente, dopo qualche istante, appoggiò il cellulare sulla scrivania con esasperante lentezza.
«Se avessi preso un appuntamento come chiunque altro, avrei tempo a sufficienza da dedicarti» replicò lui.
«Io non sono chiunque altro. Io sono tua moglie» precisò Alisa, sottolineando le parole con un altro sguardo torvo.
Un lampo gli attraversò gli occhi color del caffè. «Intendi dire, la mia futura ex moglie?» s'informò Vinn, in tono ironico.
Il che probabilmente significava che aveva finalmente deciso di firmare i documenti del divorzio, rifletté Alisa. Poiché si erano sposati in Inghilterra, dovevano sottostare alla legge inglese che imponeva due anni di separazione prima dello scioglimento del matrimonio. In Italia invece erano necessari solo sei mesi di attesa. «Forse questo ti sorprenderà, ma non sono qui per discutere del nostro divorzio» puntualizzò.
«Lasciami indovinare...» Vinn guardò la valigetta quarantotto ore e i suoi occhi si illuminarono di nuovo. «Vuoi tornare a vivere con me.»
Alisa strinse i manici del piccolo bagaglio con tale forza da affondarsi le unghie nel palmo. «No, non voglio tornare con te. Sono qui per mio fratello. Isaac mi ha detto che vuoi sponsorizzare la sua partecipazione al circuito nazionale di golf del prossimo anno.»
«Esatto.»
«Ma... Perché?»
«Perché?» Vinn inarcò un sopracciglio, quasi considerasse la sua una domanda ridicola, e lei ancora più stupida per averla posta. «Perché me lo ha chiesto, ecco perché» rispose.
«Lui... Te lo ha chiesto?» mormorò Alisa, gli occhi sgranati. «Ma non è quello che Isaac mi ha riferito» aggiunse con tono più fermo. Respirò profondamente, mise la valigetta per terra e appoggiò le mani sulla spalliera della sedia. «Lui sostiene che ti sei offerto di sovvenzionarlo, ma con delle condizioni. Obblighi che coinvolgono me, per la precisione.»
L'espressione del viso di Vinn cambiò dall'ironico al guardingo. «Siediti» la invitò, «e ne discuteremo.»
La donna si accomodò, non perché glielo aveva chiesto lui, bensì perché le gambe le tremavano al punto da farle temere che non l'avrebbero sorretta ancora a lungo. Perché mai Isaac le aveva fatto credere che fosse stato Vinn a proporsi come sponsor? Perché era stato così insensibile da riportare il suo ex marito nella sua orbita, si chiese. Il coinvolgimento di Vinn con la carriera sportiva del fratello significava che adesso lei non sarebbe più stata in grado di evitarlo così come lo aveva schivato durante gli ultimi due anni.
Eppure doveva trovare il modo per continuare a farlo. Non si fidava di se stessa quando il suo ex era nei paraggi. Diventava una persona diversa quando era con lui. Una sconosciuta che aveva sogni normali e che nutriva speranze normali, una persona che non nascondeva un terribile segreto, del quale nemmeno suo fratello era a conoscenza.
Il suo fratellastro, per la precisione.
All'età di quindici anni, per caso, aveva scoperto la verità riguardo il suo padre biologico. Fino ad allora era convinta - come del resto avevano creduto tutti - di essere figlia di Michael, il marito di sua madre. Per quindici anni quella bugia aveva tenuto insieme la famiglia, almeno apparentemente. I suoi genitori, decorosi e rispettabili se presi individualmente, non erano stati felici come coppia, e lei li aveva sempre biasimati per non aver provato abbastanza per modificare quello stato di fatto.
Mai le era venuto in mente di essere lei la causa della loro infelicità, e che quella bugia sul suo conto era ciò che rendeva le loro vite così tristi. Solo dopo essere venuta a conoscenza delle circostanze della sua nascita, aveva trovato una spiegazione al loro atteggiamento.
Tirò giù il bordo della gonna fino a coprirsi le ginocchia e respirò a fondo nel tentativo di calmarsi, ma poi con la coda dell'occhio scorse una cornice d'argento appoggiata sulla scrivania, e il suo cuore ebbe un sussulto. Perché mai Vinn aveva conservato quella fotografia? Lei gli aveva dato quello scatto che li ritraeva intenti a sorridersi l'un l'altro, uno splendido tramonto come sfondo, e lo aveva fatto magari solo per convincersi che il suo era un vero matrimonio, e non una semplice situazione di convenienza per Vinn, che aveva visto in lei soltanto una moglie trofeo da esibire al mondo.
Dal suo punto di osservazione non riusciva a scorgere l'istantanea, dunque forse adesso in quella cornice c'era il ritratto di un'altra donna, ipotizzò, avvertendo subito dopo una fitta di gelosia pungolarle il cuore. Che poi era una reazione ridicola, visto che era stata lei ad andare via. Tuttavia la feriva sapere che Vinn era andato avanti con la sua vita.
In tutta onestà aveva sempre sperato che prima o poi Vinn si sarebbe innamorato di lei. Quale sposa non avrebbe voluto essere amata dal proprio marito? Aveva semplicemente ingannato se stessa quando si era detta che a lei sarebbe bastato