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Cop girl - Dead bus
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E-book102 pagine1 ora

Cop girl - Dead bus

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Info su questo ebook

Tre malviventi prendono in ostaggio i passeggeri di un autobus di linea, pronti a compiere una strage pur di mettersi in salvo. Con loro un borsone. L’agente Costanza Costantine, accidentalmente sul mezzo, sarà coinvolta in questo intrigo di violenza e disperazione. Un continuo susseguirsi di vicende tragiche dettate dalla follia di uomini senza scrupoli si susseguiranno a ritmo incalzante fino alla verità posta dietro le azioni dei sequestratori. Riuscirà la giovane agente a salvare la propria vita e quella degli ostaggi e non impazzire alla dura realtà che la circonda?
LinguaItaliano
Data di uscita18 ott 2018
ISBN9788827846001
Cop girl - Dead bus

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    Anteprima del libro

    Cop girl - Dead bus - Manuel Mura

    633/1941.

    Il viaggio della morte

    La giovane agente Costanza Costantine mangiava patatine cercando di non versarsi la salsa al ketchup che cadeva dall'alto della montagna di fritto, avvolto grossolanamente nella carta oleata.

    Mai avrebbe permesso di macchiarsi l'uniforme nuova di zecca.

    Quello era il suo primo giorno di servizio nella polizia di Los Angeles e ci teneva a fare bella figura: una macchia rossa sulla candida uniforme di certo sarebbe stata inopportuna.

    Fare la poliziotta era stato il suo sogno fin da bambina e ora che l'aveva concretizzato voleva essere impeccabile sotto ogni punto di vista.

    Malgrado la natura non l'avesse dotata di un fisico possente e i suoi genitori avrebbero voluto tutt'altro per lei (fantasticavano su una figlia avvocato o medico) la ragazza non si era mai rassegnata allenandosi di continuo e studiando senza sosta. Così, appena diplomata, aveva superato il concorso con il massimo dei voti e sopportato con facilità il duro addestramento diventando agente già all'età di vent'anni.

    Non le sembrava ancora vero ma era verso la fine del suo primo giorno di servizio, più tranquillo di quel che si aspettava.

    La mattinata l'aveva passata a conoscere gli altri agenti, gli ambienti di lavoro, ascoltare le direttive del capo e capire le modalità di servizio, e solo nel pomeriggio era andata di pattuglia.

    L'agente Adam Smith era il suo compagno di squadra, un tipo taciturno e tranquillo a cui tra l'altro non piacevano le donne per cui nemmeno correva il rischio ci provasse. L'unico suo vizio era il cibo, soprattutto quello tipico americano pieno di salse come hamburger strapieni di schifezze e tanto grasso e maionese.

    Non sapendo resistere fino all'ora di cena le aveva chiesto d'andare a prendere qualcosa da mangiare mentre lui pattugliava la strada vicina.

    La delinquenza era all'ordine del giorno anche se quei quartieri di periferia erano relativamente tranquilli e ora che la sera ricopriva la città in giro c'era poca gente.

    La lunga strada che stava percorrendo era intervallata da ambo i lati da abitazioni e negozi.

    C'era la fermata dell'autobus poco avanti, subito dopo il semaforo che divideva il percorso in due direzioni: sulla destra c'era Adam che l'aspettava mentre dall'altra parte c'era l'autobus in avvicinamento.

    Si mosse rapida perché poteva esserci ancora una chiamata e perché voleva correre meno rischi possibili con il ketchup. Non finì di pensarlo che due gocce di sugo caddero inesorabili verso il basso.

    Guardò vestito e gonna preoccupata ma non vide tracce di rosso e per evitare il tragico evento si fermò un istante davanti la vetrata di un negozio d'articoli sportivi a guardare non ci fossero segni di sugo: era salva. Tirò un sospiro di sollievo e guardò la sua immagine riflessa.

    Era una ragazza piccola e minuta con capelli rossi folti che le ricadevano a metà schiena, occhi grigi penetranti, un bel viso sorridente e il naso poco più grande del dovuto; il fisico atletico messo in risalto dall'uniforme scura. Non aveva un seno enorme ma era proporzionato per l'altezza così come il fondoschiena, ben fatto messo in risalto dalla gonna scura della polizia che si fermava poco sopra le ginocchia. Aveva delle gambe belle e atletiche che arrivavano fino alle comode scarpe da ginnastica mentre alla vita teneva manette e pistola che quel giorno non erano servite.

    Sapeva che la vita da agente era in costante rischio e lo stipendio non eccezionale ma sentiva che quello era il suo ruolo e intendeva ricoprirlo al meglio.

    Un rumore forte lì vicino la fece voltare di scatto: non si trattava dell'autobus che si era appena fermato o delle poche macchine in movimento; sembravano spari.

    Essendosi esercitata spesso con la pistola era certa di non sbagliarsi e la conferma ai suoi sospetti arrivò subito: tre uomini armati di pistola stavano salendo sul mezzo.

    Un uomo vicino alla fermata colto dalla sorpresa e dallo spavento si allontanò velocemente ottenendo come unico risultato quello d'attirare l'attenzione dei banditi.

    L'ultimo del gruppo sparò a bruciapelo due colpi di pistola: l'uomo, esanime, si accasciò a terra in una pozza di sangue.

    Sarebbe seguito un terzo colpo se il compare non l'avesse afferrato e trascinato all'interno del mezzo: immediatamente seguì un altro sparo che si perse nell'autobus con la prospettiva d'aver causato un'altra vittima.

    Costanza fece cadere il sacchetto delle patatine ed estrasse la pistola correndo verso l'autobus prima che potesse partire.

    <> urlò a gran voce senza ottenere risultato se non che il mezzo perdesse ancora più velocità.

    Riuscì a intravedere un tizio grande e grosso che puntava una pistola alla tempia dell'autista che fu costretto ad accelerare ancora di più anche se avrebbe preferito fare l'inverso.

    La vista dell'agente diede speranza agli occupanti del mezzo e timore agli aggressori tanto che uno di questi sparò verso la porta cercando di colpire Costanza che d'istinto si parò il volto con le braccia. Fortunatamente, l'autobus l'aveva distanziata e fu colpita di striscio ma non si fermò: moltiplicò gli sforzi per raggiugere il mezzo che d'improvviso si fermò.

    Entrò di corsa ma si dovette bloccare davanti a due pistole puntate contro.

    A un palmo da lei c'era un uomo di grandi dimensioni che impugnava l'arma mentre un altro tizio, a pochi metri di distanza, la teneva sotto tiro.

    Comprese immediatamente che non ce l'avrebbe mai fatta a colpirli entrambi.

    <> intimò quello grosso con voce roboante.

    Era un uomo di mezza età, alto quasi due metri e molto robusto. Aveva capelli castani molto corti e una barbetta trascurata dello stesso colore su un viso lungo. Gli occhi erano determinati e sembravano pronti a tutto.

    Il suo complice, più basso e proporzionato, aveva occhi chiari folli sistemati su un viso mal fatto contornato da naso aquilino e capelli castani ricci folti e spettinati.

    L'urlo di una donna anziana verso la parte finale del mezzo fece voltare l'agente: vide un terzo malvivente che si faceva scudo con il corpo della donna puntando una pistola alla testa.

    Era un giovane piuttosto alto e magro con capelli scuri lunghi portati a coda, occhi dello stesso colore su un viso lungo che ricordava molto quello grosso. Potevano anche essere fratelli ma al momento era l'ultima delle sue preoccupazioni.

    Aveva il cuore che le martellava in petto così forte da poter scoppiare mentre il sudore le ricopriva il corpo da capo a piedi. La consapevolezza di non poter fare niente la lasciò spiazzata più della morte imminente. Dentro di sé avrebbe voluto piangere, disperarsi, per quella fine prematura e assurda che non poteva evitare.

    <>

    Senza pensarci oltre Costanza abbassò la pistola e alzò le braccia in segno di resa, sperando non uccidessero la donna e d'aver salva la vita.

    L'uomo la mollò all'istante e la donna finì contro un seggiolino.

    Al contrario suo quello dagli occhi chiari era smanioso di sangue. Avrebbe premuto il grilletto senza esitazioni non si fosse messo di mezzo quello grosso.

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