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Per me esisti solo tu
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E-book102 pagine1 ora

Per me esisti solo tu

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Info su questo ebook

Dall'autrice del bestseller Scommessa indecente

The Billionaire Boys Club Series


Hunter e Gretchen stanno finalmente coronando il loro amore, ma il loro matrimonio potrebbe non essere il giorno da favola che hanno tanto sognato...
Qualcuno vuole rovinare il futuro di Gretchen il giorno prima del gran giorno. Può fidarsi di Hunter, l'uomo a cui ha dato il suo cuore? E può davvero contare su sua sorella Daphne (la persona meno affidabile del mondo!) perché la aiuti a salvare il salvabile? O questo matrimonio è destinato ad andare in frantumi prima ancora che Gretchen e Hunter riescano ad arrivare all'altare?


Jessica Clare
È lo pseudonimo con cui l’autrice firma i suoi libri erotici. Scrive storie paranormali con il nome di Jessica Sims e come Jill Myles è autrice di romanzi di vario tipo, dagli urban fantasy alle storie di zombie. Vive in Texas. Della serie dedicata ai membri del Billionaire Boys Club la Newton Compton ha pubblicato Scommessa indecenteTroppo bello per dire di no, È l'uomo per meHo scelto di amarti e in ebook Sempre più vicino, L'amore è un gioco L'amore non esiste. 
LinguaItaliano
Data di uscita2 mag 2017
ISBN9788822708588
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    Anteprima del libro

    Per me esisti solo tu - Jessica Clare

    1569

    Titolo originale: Beauty and The Billionaire: The Wedding

    Copyright © 2016 Jessica Clare

    Traduzione dall’inglese di Mariafelicia Maione

    Prima edizione ebook: maggio 2017

    © 2017 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-227-0858-8

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Jessica Clare

    Per me esisti solo tu

    The Billionaire Boys Club Series

    Indice

    Per me esisti solo tu

    «Santo cielo, e quello cos’è?», esclamò Maylee con il suo accento strascicato del Sud quando Gretchen entrò nell’ufficio in centro dell’Immobiliare Buchanan.

    Tenendo la porta aperta con un piede, portò dentro il vassoio con cura, attenta a non tenerlo troppo vicino al petto per non macchiarsi il maglione nero di glassa rossa e bianca. «Buone feste anche a te».

    Maylee rise e si alzò trotterellando dalla scrivania per aiutarla. «Non capita tutti i giorni che la promessa sposa del capo si presenti con una montagna di ciambelle. Perdonami se sono stata presa alla sprovvista».

    «Si chiama religieuse à l’ancienne – è tipo un centrotavola fatto di éclair alto quasi un metro. Dovrebbe ricordare una suora. O un cono. O qualcosa del genere».

    «Be’, a qualcosa assomiglia. Ma direi che ricorda più Babbo Natale».

    Gretchen le rivolse un sorriso raggiante. «Proprio quello che volevo. Babbo Natale… o una suora. Comunque, l’ho vista in un programma in televisione e volevo provare a farne una». O tre. Be’, quattro, in realtà, visto che le prime erano crollate, ma questo non l’avrebbe detto.

    Maylee la guardò un po’ preoccupata. «Di nuovo a fare dolci per combattere lo stress?»

    «È così ovvio?». Appoggiò il vassoio sulla scrivania di Maylee e si lisciò i pantaloni troppo stretti. Le diete prematrimoniali si erano rivelate un disastro, soprattutto perché l’unica soluzione che aveva trovato per l’ansia era… cucinare. Biscotti, torte multistrato, crostate, praline, di tutto.

    E negli ultimi tempi era stata molto, molto stressata.

    «No», le disse dolcemente Maylee, «se non fosse che è la terza volta questa settimana che vieni a lasciare dei dolci». Diede un colpetto a un éclair rosso con l’unghia smaltata di rosa. «Questa roba è commestibile? Le signore delle pulizie vorranno saperlo. Adorano i tuoi periodi di stress».

    «Dovrebbe, se non ho fatto un casino completo». Fissò la montagna di pasticcini. Era una mostruosità francese, concepita per troneggiare nella vetrina di una pasticceria o su una tavolata natalizia, ma la sua sembrava solo… be’, una pila di éclair. O Babbo Natale. «Ora tocca ai tronchetti natalizi. In realtà pensavo di farne molti, con gusti e decorazioni diversi, impilarli e aggiungere in cima delle fiamme di marzapane. O forse di zucchero lavorato. Che ne pensi?».

    Maylee appoggiò le mani sui fianchi della gonna di tweed. «Sto ingrassando al solo pensiero».

    «Già, anch’io». Ovviamente, questo non significava che non li avrebbe fatti. Ultimamente andava così: troppa caffeina, troppi zuccheri e stress totale.

    «Dovresti rilassarti. Manca solo una settimana al tuo matrimonio!».

    «Oh, dio, non ricordarmelo. Potrei vomitarti sul pavimento per il nervosismo».

    Maylee tacque, turbata. «I matrimoni dovrebbero essere una cosa meravigliosa, Gretchen».

    Sì, lo erano, ma questo cominciava a sembrare una maledizione. «Il tuo comunque come procede?»

    «Oh, non ne so proprio nulla», rispose Maylee tornando a sorridere. «Visto che Griffin è un conte l’organizzazione è in mano alla prozia e a suo cugino Alex». Si strinse nelle spalle. «In pratica io devo solo andarci e non fare la figura della scema».

    «Stronza fortunata», la prese in giro Gretchen, guadagnandosi un’altra risata. «Possiamo scambiarci i matrimoni? Per me sarebbe perfetto».

    «Giù le mani. Griffin è mio».

    «Be’, non ho detto che voglio il tuo sposo. Solo l’organizzazione delle nozze». Gretchen non avrebbe scambiato Hunter con tutti i conti del mondo… e soprattutto non con Griffin: rigido e perfettino, tutto l’opposto della sua fidanzata vivace e campagnola. «A proposito, dov’è il mio diletto?»

    «Teleconferenza». Maylee prese un dolce dalla cima della religieuse à l’ancienne e lo morse delicatamente. «Dovrebbe finire tra un attimo. E l’éclair è delizioso. Che il tuo cuore sia benedetto per aver preparato tutto questo».

    Gretchen sospirò e prese una rivista da un tavolo lì vicino. «Aspetterò». Hunter stava facendo del suo meglio per ripulire l’agenda, in modo da poter andare in luna di miele subito dopo le nozze, ma con le vacanze natalizie vicinissime e i soliti impegni per la chiusura dell’anno lavorativo era occupatissimo. Era dura quando si sentiva sola e voleva parlargli, ma quel giorno poteva aspettare qualche minuto. Avrebbe trovato un po’ di tempo per lei. Come sempre.

    Sfogliò senza interesse la rivista e poi guardò l’anello che portava al dito. Di lì a una settimana l’avrebbe accompagnato una fede. Avrebbero finalmente celebrato quel matrimonio, che la rendeva così felice e stressata da un anno intero. Si sarebbe sposata con l’uomo dei suoi sogni.

    Dovevano solo arrivarci vivi.

    Sfogliò un’altra pagina, troppo distratta per prestare attenzione al giornale. Non che ci fossero problemi con Hunter. Lui era perfetto e lei si sentiva la donna più fortunata sulla faccia della Terra. Ma gli ultimi mesi erano stati pieni di guai. Damigelle messe incinte dai testimoni dello sposo. Testimoni dello sposo scomparsi, e altri che avevano preso il loro posto. Diamine, persino la sua agente si era defilata dalla cerimonia. Kat avrebbe dovuto farle da damigella, ma alcuni mesi prima si era trasferita in Europa per fare da assistente a un importante autore tedesco, quindi aveva dovuto rimpiazzare anche lei. E poi aveva dovuto spostare la data dalla primavera all’autunno per via del lavoro di Hunter e della bambina di Audrey. Poi era stata costretta a posticipare ancora e alla fine la cerimonia si sarebbe svolta la vigilia di Natale, perché a un certo punto aveva deciso che era una buona idea. E aveva cambiato così tanti pasticceri e servizi di catering… era quasi sicura non ne rimanesse uno in tutto lo Stato di New York che lei non avesse licenziato. La sua wedding planner se n’era andata a Las Vegas per un mese intero. E poi la ciliegina sulla torta: c’erano delle perdite d’acqua dal soffitto a Buchanan Manor e avevano dovuto chiudere un’ala intera del palazzo. Gli operai avevano promesso a lei e Hunter che avrebbero finito in tempo per la cerimonia – che si sarebbe tenuta nel maniero – ma non ne era così sicura.

    Maledizione, non era più sicura di niente… sapeva solo che aveva una voglia disperata di sposarsi e passare al capitolo successivo delle loro vite. Per rilassarsi, godendo della reciproca compagnia… e basta.

    La porta si aprì e una donna bassa entrò nella stanza. Gretchen alzò gli occhi e la donna sobbalzò visibilmente. Be’, okay, questa era nuova. Aveva della farina in faccia? Si leccò di nascosto un pollice e lo passò agli angoli della bocca, per precauzione.

    La donna si avvicinò alla reception con una grossa busta da spedizioni in mano. Si piegò sulla postazione di Maylee, e i suoi capelli sfiorarono la povera religieuse mutilata. «Sono qui per vedere Mr Buchanan».

    «Aveva un appuntamento?». Maylee tirò fuori l’agenda.

    «No, ma lui vorrà vedermi». Guardò di nuovo Gretchen, poi abbassò la voce. «È indispensabile».

    Okay, be’, adesso Gretchen era davvero curiosa. Finse di voltare un’altra pagina e osservò la donna con la coda dell’occhio. Era carina, con dei graziosi tacchetti color carne che mettevano in risalto i polpacci abbronzati nonostante fosse inverno. Portava un dolcevita nero su una corta gonna rossa e aveva un albero di Natale appuntato sul petto. Un

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