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Uno sconosciuto all'improvviso
Uno sconosciuto all'improvviso
Uno sconosciuto all'improvviso
E-book497 pagine6 ore

Uno sconosciuto all'improvviso

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Info su questo ebook

Keane Morgan è insopportabile. Non risponde alle mie chiamate o ai messaggi e sono infuriata. Né a lui né a me piace l’idea di affrontare insieme un viaggio in macchina da Seattle a Los Angeles. Ma non ho scelta. Ho un disperato bisogno di un favore, e il prezzo da pagare è qualche ora chiusa in macchina con Keane. Posso farcela. O almeno credo. Perché non mi aspettavo che Keane fosse così bello. E, devo ammettere, anche divertente. Ma è così fastidiosamente innamorato di sé stesso! Il modo in cui sfoggia le sue fossette perfette è quasi ridicolo. E, in tutta onestà, chi si rivolgerebbe mai a una ragazza chiamandola “bambolina”? Giusto uno spogliarellista. Ed è proprio così: ho scoperto che Keane è il Magic Mike di Seattle. Il suo nome d’arte è “Martello”. Il che lo rende l’ultimo uomo sulla faccia della terra di cui potrei innamorarmi… o almeno credo.

Dall'autrice bestseller USA Today
Uno dei romanzi più divertenti e dolci dell'anno

Hanno scritto dei suoi romanzi:
«Travolgente. Eccitante. Bellissimo. Sexy. Romantico. Divertente. Appassionante. Bellissimo l’ho già detto? Che altro devo dirvi per convincervi? Lauren Rowe è una rivelazione.»

«Se ancora non avete letto la storia di Jonas e Sarah vi consiglio di rimediare subito perché non è la classica storia d’amore, è realtà mista a fantasia, è amore misto a tormento, è tristezza e felicità, è respiro e inquietudine… è tutto, è meraviglia e dolcezza.»

Lauren Rowe
È lo pseudonimo di una poliedrica autrice bestseller di «USA Today», artista e cantante che ha deciso di liberare il proprio alter ego per scrivere senza alcuna censura. Lauren vive a San Diego, in California, con la famiglia. La Newton Compton ha pubblicato la Club Series, i romanzi Un adorabile bugiardo, Per sempre insieme a me e Uno sconosciuto all'improvviso.
LinguaItaliano
Data di uscita4 giu 2019
ISBN9788822735034
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    Anteprima del libro

    Uno sconosciuto all'improvviso - Lauren Rowe

    Capitolo 1

    Maddy

    Venerdì, 19.42

    Il telefono vibra per una chiamata, perciò distolgo lo sguardo dal video che sto editando per vedere chi mi sta chiamando. È Hannah, mia sorella maggiore, l’unica persona al mondo a cui risponderò sempre, a prescindere da ciò che sto facendo.

    «Ehi, Banana», la saluto.

    «Ehi, dolcezza. Che stai facendo?»

    «Niente di che… fumo crack, faccio sesso con un modello di intimo… sai, le solite cose del venerdì sera. E questo è solo il riscaldamento per la serata di domani, quando mi inietterò dell’eroina e parteciperò a un’orgia».

    «Stai editando un altro filmino di un matrimonio, presumo».

    «Sì. La sposa dello scorso weekend sperava di mostrare il video finito alla festa per i novant’anni di sua nonna, domenica. A quanto pare, la nonna in questione aveva una salute troppo precaria per venire a Seattle al matrimonio, quindi ho lavorato come una pazza per prepararlo in tempo».

    «Sei davvero un tesoro, Maddy».

    «Assolutamente no. Editare di corsa un filmino di un matrimonio di venerdì sera corrisponde alla mia idea di divertimento, che tu ci creda o no. Forse non è eccitante come partecipare a un’orgia, ma quasi».

    «Mah. Le orge sono davvero sopravvalutate. Dopo che ne hai fatte una dozzina, il gusto per la novità svanisce».

    «Buono a sapersi».

    «Dunque, procrastinatrice, ti chiamo per sapere se hai comprato il biglietto aereo».

    «No, sto ancora sperando che tu riesca a procurarmi un posto auto nel tuo palazzo. Un’illusione, lo so».

    «O forse no….», dice Hannah, con voce eccitata. «Cambia l’olio e fatti fare la convergenza, sorellina… verrai a Los Angeles in auto, dopotutto».

    Caccio un urlo entusiasta. «Davvero? Oddio!». Questa notizia è una manna dal cielo. Significa che nel corso del prossimo anno scolastico, potrò fare servizi fotografici ai matrimoni nei weekend per guadagnare qualche soldo extra, di cui ho un grande bisogno. «Grazie mille, Hannah!».

    «Non c’è di che».

    «Come diamine ci sei riuscita?»

    «Magia da sorella».

    «Ma aspetta, Hannah». Un attacco improvviso di diffidenza mi chiude lo stomaco. Hannah una volta mi ha raccontato che nel suo palazzo le persone affittavano i posti auto per qualcosa come quattrocento dollari al mese, grazie alla vicinanza di casa sua al campus. «Se questo posto auto mi costa più di, diciamo, cinquanta dollari al mese, non posso permettermelo», dico. «La retta del primo trimestre mi ha prosciugata, e devo ancora comprare i libri quando arrivo a scuola».

    «No, no, no. Il posto auto non ti costa proprio nulla, tesoro». Hannah si mette a cantare Love Don’t Cost a Thing di Jennifer Lopez a squarciagola, sostituendo la parola amore con posto auto.

    «Wow», dico, allontanando il telefono dall’orecchio. «Mi hai bucato il timpano, piccola. Avvisami la prossima volta che decidi di mostrarmi le tue abilità canore, per favore».

    «Okay, avvertimento: sto per mostrarti le mie abilità canore di nuovo». Si lancia prontamente in un mash-up entusiasta di canzoni di J.Lo: Jenny on the Block, Let’s Get Loud, Waiting for Tonight.

    Non riesco a trattenere una risata. Mia sorella è unica.

    «Okay, basta cantare per il momento», dice Hannah, espirando forte. «Stavi dicendo?»

    «Sii seria per un minuto, Banana. Quanto mi costerà questo posto auto? Sappiamo entrambe, dopo aver osservato la nostra cara madre sventurata per tutta la vita, che non esiste assolutamente nulla di gratuito. Nemmeno l’amore di J.Lo. Anzi, adesso che ci penso, in un’intervista Ben Affleck ha dichiarato che l’era dei Bennifer è stata il punto più basso della sua vita, perciò sono certa che volesse dire alquanto pietosamente che l’amore di Jenny, in effetti, qualcosa costa. Ben potrebbe persino dire che gli è costato la sua stessa anima».

    Hannah sbuffa. «Che si fotta Ben. Non può incolpare Jenny della sua anima torturata. Se nemmeno l’onnipotente Jennifer Garner è riuscita ad aggiustare quell’uomo spezzato, allora ovviamente è irrecuperabile».

    «Hannah, ti prego, sii seria. Se hai intenzione di pagare il posto auto di tasca tua, non posso permettertelo… già mi lasci vivere con te gratis».

    «Non lo pago io il posto auto».

    «Be’, allora Henn ha estorto un favore di qualche tipo a Reed? Perché non mi sento a mio agio a permettere…».

    «Stammi a sentire, Linda», dice Hannah, interrompendomi. È un riferimento a un video virale per cui Hannah di recente ha sviluppato un’ossessione, nel quale un bambino precoce chiama ripetutamente sua madre per nome (Linda) e le ordina di starlo a sentire. «Il posto auto è semplicemente un regalo dell’universo… del tutto gratuito. Be’, quantomeno non dovrai pagarlo in denaro, certo… niente è mai completamente gratis».

    «Ah! Lo sapevo. Hai venduto la tua sorellina come schiava sessuale, vero?»

    «Ma ovviamente. Come altro avrei potuto procurarti un posto auto gratis a pochi isolati dal campus? Tra l’altro, la tua schiavitù sessuale non ti dispiacerà quando vedrai il tipo che ti concede il parcheggio… anzi, sono abbastanza certa che mi ringrazierai».

    «Oooooh. Adesso sì che hai la mia attenzione, Linda. È figo?»

    «Da morire».

    «Ma è il mio ideale di figo o il tuo? Perché il tuo è incarnato da un idiota con un mantello nero che gioca a Magic, The Gathering».

    «Non a Magic, The Gathering. Di questi tempi sono in fissa con World of Warcraft».

    «Oddio, Hannah. Sei senza speranza».

    Mia sorella scoppia a ridere. «Fidati, Mr. Posto Auto è il tipo ideale di tutte. Mio, tuo, di J.Lo, di mamma… be’, okay, di mamma no. Non è un perdente totale».

    Ridacchiamo entrambe.

    «Dimmi di più sul conto di Mr. Posto Auto», le chiedo. «Devo ammetterlo, sono scettica riguardo la sua figaggine».

    Il mio scetticismo è ben fondato, tra l’altro. L’idea di bellezza di mia sorella raramente combacia con la mia. Mentre Hannah ha sempre avuto un debole per gli hipster-nerd-gamer stravaganti come il suo adorabile fidanzato, Henn, io ho sempre avuto un debole quasi fatale per i musicisti e gli artistoidi alla James Dean (ragazzi che, purtroppo, sembrano sempre rifilarmi un biglietto di sola andata per la friendzone prima che io riesca a spiccicare due parole coerenti in loro presenza).

    «Be’, oddio, fammi pensare», mi prende in giro Hannah. «Innanzitutto, Mr. Posto Auto suona in una band».

    «Bah-uuuuh?», me ne esco, facendo la mia migliore imitazione di Scooby Doo davanti a uno dei suoi amati snack.

    Hannah ride. «Sì, immaginavo che avresti sfoderato Scooby -Doo».

    «Che strumento suona?»

    «La chitarra. Oh, ed è anche il cantante della band».

    «Mamma mia!».

    «E scrive tutte le canzoni».

    «Oddio».

    «E le canzoni che scrive sono serie e profonde».

    Rimango senza fiato. «Santo cielo».

    «Aspetta, c’è di più. Indovina perché non ha bisogno del suo posto auto?»

    «Oh, Cristo santo, no», dico a fatica.

    «Perché guida una moto», dice Hannah, confermando il mio presentimento.

    «Porca miseria!».

    Hannah scoppia a ridere.

    «Okay, è ufficiale», dichiaro. «Manda al massimo i motori dell’amore non corrisposto, Johnny. Io mi butto».

    «E, ciliegina sulla torta, vive di fronte a me, quindi voi due sarete praticamente coinquilini».

    Mi appoggio una mano sul cuore, con l’ansia che prende il sopravvento. «La situazione si fa davvero seria… e molto precaria».

    Hannah ride di nuovo.

    «Hannah, a parte gli scherzi, questa storia sarà un vero disastro per me», dico con voce strozzata. «Sono così triste per ciò che sta per succedermi».

    Hannah sbuffa. «Perché ti ostini a pensare in questo modo? Devi pensare positivo… immagina quello che vuoi e fallo diventare realtà».

    «Banana, sono una persona estremamente positiva e tu lo sai. Solo che non sono un’illusa».

    «Dai, Linda, stammi a sentire», dice Hannah. «Quante volte devo dirtelo? Nuova città, nuova scuola, nuova Maddy. È questo il tuo mantra, ora. Non sei più timida e introversa. Sei una mangiauomini, piccola».

    Espiro rumorosamente. Mia sorella può farmi tutti i discorsetti che vuole sul tirar fuori la mia vera natura e trasformarmi in un una sorta di femme fatale, ma entrambe sappiamo cosa succederà: mi innamorerò di questa rockstar e lui mi darà una grattatina sulla testa, mi offrirà dei croccantini e dirà: «Ehi, piccoletta. Restiamo amici!». È questo che mi capita sempre con i ragazzi che trovo sessualmente attraenti.

    Ora, non fraintendetemi: sono piaciuta a dei ragazzi sexy… nello stesso modo in cui apprezzano i gattini, Homer Simpson e i waffle. «Sei fantastica, Maddy!», mi dicevano, se capitava che fossimo in classe insieme e avevano l’occasione di conoscermi meglio. Ma per qualche ragione i fighi, a prescindere da quanto mi apprezzassero una volta che mi avevano conosciuta, non hanno mai avuto l’istinto di saltarmi addosso.

    Ovviamente, alcuni ragazzi si sono mostrati interessati a essermi più che amici nel corso degli anni, molti di loro mi hanno detto chiaramente di volere ballare con me il tango orizzontale (cosa che ho fatto alquanto piacevolmente con esattamente tre di loro, incluso il mio primo fidanzato serio, Justin); ma, se devo essere sincera, eccetto Justin, tra i ragazzi con cui sono uscita (e con cui poi sono andata a letto) non c’era nessuno che mi eccitasse particolarmente.

    «Andiamo», dice Hannah. «Dillo per me: Nuova città, nuova scuola, nuova Maddy».

    Alzo gli occhi al cielo, ma mio malgrado ripeto il mantra dopo la mia sorellona.

    «Eccellente, Linda», replica Hannah dopo che le ho dato ciò che voleva. «Non sei più Madelyn, la brava ragazza dolce, timida e ligia alle regole. A partire da ora, sei Madelyn la Tosta ogni minuto di ogni giorno, non solo quando dai il meglio di te immortalando qualcuno dietro un obiettivo».

    «Sì, certo. Sono Madelyn la Tosta». Sbuffo. «Sai cosa mi sono immaginata quando mi hai detto che Mr. Figo vive di fronte a te? Ho avuto una visione di me che busso alla sua porta alle tre del mattino con il mio pigiama con la scritta Adventure Time, tenendo tra le mani un cestino di dolci; dopodiché, gli dico: Ehilà, vicino! Ti ho sentito suonare la chitarra e ho pensato che volessi qualche dolce per alimentare la tua creatività».

    Hannah ridacchia.

    «Ti prego, Hannah, per l’amor di Dio, non permettermi di portare a questa rockstar super figa, con tanto di moto, dei dolci alle tre del mattino. Incatenami o minaccia di mostrargli i video di un mio saggio di danza se provo anche solo a mischiare zucchero, farina e uova».

    «Oh, e dai, i video in cui balli il tip tap sono adorabili».

    «Quelli nei quali ho sei anni sono adorabili, forse; ma quelli in cui di anni ne ho tredici con i dentoni e i capelli crespi? Non altrettanto».

    «Sono tutti adorabili, Maddy. Sei sempre stata carina… eri solo un po’ una crisalide».

    «Mmm. Ricordi quello in cui ballavo il tip tap sulle note di Born in the u.s.a.?», chiedo.

    «Quello in cui indossavi un cappello a cilindro rosso, bianco e blu?»

    «Esatto».

    Hannah ride per un minuto buono. «Oh, sì, sembravi un po’ Il gatto… e il cappello matto strafatto di metanfetamina, devo ammetterlo».

    Mio malgrado, scoppio a ridere. Ha ragione. È assolutamente vero.

    «Oddio, Maddy… ti voglio troppo bene», dice Hannah, con un sospiro. «Okay, va bene, se mai dovessi essere sul punto di lanciarti su Dax in stile Martha Stewart, adotterò misure drastiche».

    «Si chiama Dax

    «Sì, Dax Morgan. È il fratellino di Kat Morgan… ehm, di Kat Faraday. Continuo sempre a dimenticarmi di chiamarla così».

    «Ah», commento; la situazione all’improvviso ha molto più senso. «Perché non mi hai detto che è il fratellino di Kat? Adesso mi è chiarissimo perché abbia devoluto il suo posto auto per la nostra causa».

    Hannah ha conosciuto la sua cara amica Kat Morgan alcuni anni fa, quando hanno iniziato a lavorare insieme come pr qui a Seattle, e da allora Hannah non ha mai smesso di raccontarmi storie scandalose e divertenti su Kat. Hannah ha poi finito per lasciare il suo lavoro e trasferirsi a Los Angeles con il suo ragazzo, Henn (proprio prima che Kat si sposasse e avesse una bambina), ma le due sono rimaste super amiche, specialmente dato che il marito di Kat, Josh, è il migliore amico del ragazzo di Hannah.

    «Wow», dico. «Se Dax è attraente almeno la metà di sua sorella, allora dev’essere stupendo».

    «È proprio orrendo».

    Scoppio a ridere. «A dire il vero, Dax e Kat sembrano l’uno la versione maschile/femminile dell’altra. La loro famiglia li chiama i gemelli della Meraviglia».

    «Ah, caspita, ce ne sono due? Be’, Dio voleva proprio mettersi in mostra».

    «No, ce ne sono cinque. Kat ha quattro fratelli. Ho incontrato tutto il clan Morgan al matrimonio di Kat alle Hawaii. Ognuno di loro è un dono del cielo. Ma Dax è la copia spiccicata di Kat».

    «Porca miseria. La mia ovaia sinistra ha appena cominciato a vibrare».

    Hannah ridacchia.

    «Così, Dax frequenta l’ucla?», chiedo. «Reed ha fatto uno sconto sull’appartamento anche a lui?».

    È una domanda legittima. Il palazzo di Hannah è davvero vicinissimo al campus dell’ucla (è per questo che mi trasferisco da lei la settimana prossima), e quasi tutti gli inquilini sono studenti. E dato che sin dai tempi dell’ucla il terzo moschettiere di Henn e Josh (Reed Rivers, un magnate della musica) è il proprietario dell’edificio, mi sembra alquanto probabile che abbia concesso uno sconto al fratello di Kat, proprio come l’ha concesso alla ragazza del suo migliore amico.

    «No, Dax non è uno studente», dice Hannah. «Si è trasferito a Los Angeles perché la sua band ha firmato con la River Records».

    «Oddio. Wow. Buon per loro».

    «Lo so. È magnifico. A ogni modo, mi è stato riferito che Reed fa alloggiare qui le sue band mentre stanno registrando il loro album d’esordio».

    «Wow. Dax dev’essere in estasi».

    «Be’, sì, ma credo che sia anche stressato, a quanto vedo».

    «Posso solo immaginarlo. Deve avere addosso molta pressione. Dax per caso ti ha dato un indizio riguardo cosa vuole in cambio del posto auto? Oltre alla mia schiavitù sessuale, ovviamente».

    «Ha detto che magari potevi girare una sorta di video promozionale per la sua band».

    «Oddio», esalo. «È questo che vuole?»

    «Così dice».

    «Mi piacerebbe tantissimo». Poso le dita sulla tastiera, pronta a fare una ricerca. «Okay, sono in modalità Google, piccola. Il suo nome si scrive proprio d-a-x?»

    «Sì. Dax Morgan e la sua band si chiama 22 Goats».

    «22 Goats? È uno scherzo? 22 capre

    «Non chiedere… non ne ho idea».

    Faccio partire la ricerca e sullo schermo appare una serie di foto, video e link. «Oh, ciao», dico, contemplando la visione strabiliante della bellezza che adorna il mio computer. «Wow, Dax è davvero la versione maschile di Kat».

    «Te l’avevo detto».

    «E l’uomo ideale dell’universo intero», aggiungo.

    «Ti avevo detto anche questo. È un mostro, proprio come tutti i fratelli Morgan. Mostri, mostri, mostri, sono tutti mostri. Disgustosi, orrendi, grotteschi».

    «Caspita, che visione». Clicco su uno dei video in cui Dax e la sua band stanno suonando una ballata rock inquieta ma emozionante in un club affollato. «Wow, ci mette così tanta passione nelle sue esibizioni», sussurro mentre lo guardo con la mia pelle d’oca. «Oddio, Banana, la mia ovaia sinistra ha appena prodotto una cellula uovo, e non sono nemmeno a metà ciclo».

    «Sì, be’, mettiti in fila. Tutte le ragazze del palazzo stanno lanciando le loro cellule uovo a Dax da quando si è trasferito. Il ragazzo viene assalito ogni volta che lascia l’appartamento».

    Ridiamo entrambe.

    «Ho un’improvvisa visione di Dax tutto chiazzato di giallo», dico. «Proprio come le signore in pelliccia che vengono cosparse di vernice rossa».

    «Perfetto», dice Hannah, ridendo.

    «Quanti anni ha?», chiedo.

    «Ventuno, credo. Ha detto che sarebbe stato al terzo anno all’università di Seattle se non avesse lasciato gli studi per seguire la carriera musicale».

    Guardo ancora un po’ Dax e la band, completamente rapita dal suo innegabile carisma e dal suo talento, e finalmente prendo un respiro profondo per calmarmi. «Okay, basta stalkerare e fare la super fan per stasera. Devo editare questo dannato video del matrimonio per la festa dei novant’anni di nonna Tilly. Grazie ancora per avermi trovato un posto auto, Hannah… sei la sorella migliore del mondo».

    «Qualsiasi cosa per te, sorellina, lo sai. Ma ehi, sinceramente, adesso che vieni qui in macchina, devo ammettere che mi preoccupa che tu faccia la strada tutta da sola».

    Sbuffo. «Non c’è nulla di cui preoccuparsi».

    «C’è qualcuno che ti può accompagnare? Se trovi qualcuno che venga fin qui con te, gli pago il biglietto di ritorno a Seattle».

    «Oddio, Banana. Sei dolcissima. Ma starò bene».

    «Sul serio. C’è qualcuno a cui puoi chiedere? Mi sentirei molto più tranquilla se non fossi sola».

    Storco la bocca, considerando dei potenziali copiloti, ma non mi viene in mente nessuno. «Nello Stato di Washington la scuola è già ripresa», dico. «Hanno cominciato le lezioni la settimana scorsa».

    «Be’, che ne dici di mamma, allora?»

    «No, la settimana prossima va a trovare il suo nuovo fidanzato, a Louisville».

    «Mamma ha un nuovo fidanzato a Louisville?»

    «Smith».

    «Smith? È il nome o il cognome?»

    «Nome, credo. A dire il vero, non lo so. L’ha sempre chiamato solo così: Smith».

    «E che è a successo a quel tale? Brook?»

    «Brooks. Con la s. È kaput».

    «Credevo che Brooks dovesse diventare il Principe azzurro di mamma».

    «Sì, be’, si è scoperto che il Principe Azzurro gioca d’azzardo ed è dipendente dal porno».

    «Avanti il prossimo!», grida Hannah e ridiamo entrambe, ma il nostro è umorismo scaturito dal dolore, come piace dire a Henn.

    «Se ti vuoi preoccupare di qualcuno che intraprende un viaggio da solo, preoccupati di mamma», dico. «Incontra questo Smith di persona per la prima volta dopo un mese buono di email d’amore e telefonate».

    «Amore a prima email di nuovo?», chiede Hannah.

    «Ovvio».

    «Dovremmo riferire a mamma dell’esistenza di questa moderna invenzione chiamata videochiamata», dice Hannah. «Penso che le cambierebbe la vita». Sospira a lungo. «Be’, speriamo che questo Smith sia quello giusto».

    «Dita incrociate», replico.

    «Altrimenti se ne farà una ragione», dice Hannah. «Mamma è un’adulta».

    «Be’, lo sono anche io», ribatto. «Non devi preoccuparti del fatto che vengo fin lì da sola».

    «No, tu non sei un’adulta. Sei la mia piccola dolce Madelyn Badelyn e sempre lo sarai. Ehi, che ne dici se vengo lì io in aereo e poi facciamo la strada insieme? Possiamo giocare a contare le targhe come quando eravamo bambine».

    «Hannah, mi stavi dicendo giusto ieri quanto sei presa al lavoro. Non puoi prenderti del tempo libero da un posto nuovo di zecca solo per farmi da babysitter. Stai ancora cercando di farti amare in ufficio, ricordi?».

    Hannah espira a fondo, il che è una tacita conferma di quanto desideri eccellere nel suo nuovo lavoro, anche se sempre in ambito pr. Dopotutto, lavorare nel reparto pubbliche relazioni di un grosso studio cinematografico era il sogno di mia sorella, e adesso l’ha realizzato.

    «Se mi sento anche solo un po’ assonnata mentre guido», le assicuro, «mi fermo al primo motel che trovo. Anzi, appena riattacchiamo, mi metto a stabilire alcune fermate. E durante la guida lascio il telefono nel vano portaoggetti, come sempre. Non ci saranno distrazioni».

    «Non mi preoccupa solo che guidi, ma anche che sarai una ventunenne che viaggia da sola per quasi duemila chilometri. Chi lo sa, magari un pazzo ti vede in una stazione di servizio e ti aggredisce».

    «Dai, Hannah».

    «Era per dire. Non si è mai troppo cauti».

    «Lo so, ma… dai».

    Hannah espira di nuovo, chiaramente a disagio.

    Niente di nuovo, ovviamente. La mia dolce sorella mi ha sempre difeso strenuamente, sin da piccola, e il suo istinto di protezione si è solo intensificato dopo che, tre anni fa, l’auto su cui viaggiavo come passeggero è stata coinvolta in un incidente a un incrocio. Sono stata portata via con clavicola e polso rotti, una grave commozione cerebrale, un polmone collassato e dei grossi lividi su corpo, cuore e anima; entrambi gli autisti – il mio ragazzo, Justin, e il padre di quattro figli nell’altra auto, che, a quanto pareva, aveva abbassato lo sguardo per rispondere a un messaggio mentre si avvicinava all’incrocio – erano morti sul colpo.

    «Ehi, ti devo salutare», dico. «Ricordati di mandarmi il numero di Dax. Lo chiamo per stabilire le condizioni della mia schiavitù sessuale».

    «Sarà fatto. Ti voglio benissimo, Lecca-lecca».

    «Ti voglio bene anche io, Cream Pie alla banana. Grazie ancora».

    Capitolo 2

    Maddy

    «Dax», risponde una voce maschile.

    Oh, cielo. La sua voce è sexy quanto il resto di lui. O forse sto solamente proiettando un erotismo vocale estremo su Dax, sulla base dei sette video di YouTube che ho appena guardato, uno dopo l’altro, subito prima di fare la chiamata.

    «Ehm, ciao, Dax?», dico. «Sono Madelyn Milliken?». Oddio, la mia voce sta tradendo il mio cuore galoppante. «La sorella di Hannah?», continuo.

    «Oh, sì, ciao».

    «Mia sorella mi ha detto di chiamarti a proposito del posto auto?». Porca miseria. Sto finendo tutte le frasi con un punto di domanda. Odio quando lo faccio. Prendo un respiro profondo. «Mia sorella mi ha detto di chiamarti?». Porca miseria. L’ho fatto di nuovo. Aaah.

    «Sì, Hannah mi ha detto che avevi bisogno dell’auto durante l’anno accademico così puoi lavorare nel weekend».

    «Sì, la retta e i libri mi stanno leggermente prosciugando?». Cazzo. Un altro punto di domanda.

    «Be’, puoi usare il mio posto auto senza problemi», dice Dax. «Ho una moto, quindi non mi serve il secondo posto assegnato al nostro appartamento».

    «Grazie?». Dannazione. «Grazie?». Dannazione! «Grazie!».

    «Prego!», urla Dax, imitando il tono esuberante della mia ultima parola. «Sono felice di aiutarti. Kat non fa che parlare di quanto adori Hannah Banana Montana Milliken, perciò immagino che una sorella di Hannah sia mia sorella».

    Be’, caspita, questo dev’essere un nuovo record per me. «Grazie mille, Dax!», canticchio, cercando con tutte le mie forze di non sembrare assolutamente depressa per essere appena stata definita una sorella, cacchio.

    «Quindi ti trasferisci all’ucla?», chiede Dax, all’apparenza ignaro del mio attuale stato di delusione.

    «Sì?», rispondo.

    «Da dove?»

    «Università di Washington?».

    «Fino all’anno scorso studiavo all’università di Seattle».

    «Ah sì?»

    «Ho lasciato quando la mia band ha ottenuto un contratto discografico».

    «Congratulazioni, a proposito». Fiuu, niente punto di domanda, stavolta.

    «Grazie. Hannah ha detto che frequenterai la scuola di cinema… che hai vinto il primo premio a un festival del cinema l’anno scorso…».

    «Sì?», dico. Ma porca vacca… è tornato il punto di domanda! «», mi correggo. «È così».

    Dax si interrompe, all’apparenza in attesa che io spieghi la mia affermazione, ma dovrà aspettare tutto il giorno. Mi sembra di avere la lingua annodata, proprio come lo stomaco.

    «Okay, bene, figo», dice infine. «Dunque, ehi, stavo pensando, se a te va bene, alla mia band servirebbe un video promozionale… sai, qualcosa che ci presenterà al mondo quando esce l’album. Sto pensando a degli spezzoni delle performance, forse qualcosa del dietro le quinte? Niente di troppo lungo o elaborato, un prodotto sobrio. Spero che l’etichetta faccia qualcosa per l’uscita del disco, ma non voglio contare su quello, mi spiego? E in ogni caso, anche la più piccola iniziativa può aiutare a far conoscere una band di questi tempi, nonostante siamo legati a una casa discografica coi fiocchi». Dax espira a fondo, rivelando chiaramente la pressione che deve provare.

    «Sarei felicissima di aiutarti, Dax», cinguetto. «Amo molto la musica e i musicisti». Oddio. Non riesco a credere di averlo appena detto. Mi schiarisco la gola. «Sarei contenta di fare il possibile per aiutarti. Come hai detto anche tu, siamo praticamente parenti, no?». Oddio. Qualcuno mi metta un bavaglio.

    «Ottimo», dice Dax, sinceramente contento. «Perché non ci vediamo per parlare del video, quando arrivi in città?»

    «Certo».

    «Quando arrivi, quindi?»

    «Ehm. Probabilmente parto tra quattro o cinque giorni… devo ancora fare i bagagli e finire alcune cose qui. E poi dovrei impiegarci due o tre giorni ad arrivare, a seconda del tempo e del traffico». Mi schiarisco la gola. «Ma, ehm, sì, appena sono in città, qualunque cosa ti serva, sarò felice di fornirtela». Oh, cappero. Ho appena detto sarò felice di fornirtela?. Che cosa sono… un addetto al servizio clienti di un deposito di legname? «Ehm, dovrei avere circa una settimana prima dell’inizio delle lezioni una volta arrivata, quindi potremmo girare il video in quei giorni?».

    «Grandioso».

    «A essere sincera, potrei aver bisogno di un po’ di tempo per finire l’editing… avrò moltissime lezioni, oltre ai matrimoni da filmare nei fine settimana, grazie al tuo posto auto».

    «Non preoccuparti. Abbiamo sei mesi prima dell’uscita dell’album».

    «Oh, okay, grandioso».

    «Sono davvero entusiasta, Maddy. Grazie. Hannah ha detto che sei una regista geniale».

    «Ah sì? Be’, questo non lo so. È solo che amo raccontare storie con le immagini. Ho l’impressione di riuscire a vedere connessioni e trame laddove gli altri non le vedono».

    «È proprio ciò che penso io della composizione musicale: connessioni, trame, storie. Lo stesso».

    «Wow. Figo». Vorrei dire di più ma la mia lingua è troppo annodata. Mi sento arrossire.

    «Okay, Maddy», dice Dax d’un tratto. «Devo portare il culo in studio».

    «Subitissimo», dico, ma poi trasalisco. Non lo dico mai. «Grazie ancora per il posto auto, Dax. Mi salva la vita».

    «Figurati. Be’, okay. Ci vediamo, Madelyn Badelyn».

    Oddio. Hannah gliel’ha detto? La uccido.

    «Ci vediamo, Dax…», rispondo. Cavolo, non mi viene in mente nessuna rima intelligente.

    Oh, ha già riattaccato. Grazie al cielo.

    Poso il telefono e mi picchio il palmo sulla fronte. Perché mi sgretolo sempre come feta davanti ai ragazzi che mi piacciono? Le altre ragazze come riescono a risultare tranquille, provocanti e irriverenti in queste situazioni? Sarò felice di fornirtela, gli ho detto. Buon Dio.

    Come una tartaruga che si rifugia nel suo carapace, torno a fare l’unica cosa che mi conduce nel mio guscio felice: editare video.

    Venti minuti dopo, mi vibra il telefono. Oddio. C’è il numero di Dax sul display.

    «Pronto?», dico, con il cuore a mille.

    «Ehi», dice Dax. «Sono Dax… Dax Morgan».

    Sorrido tra me. Conosco per caso un altro Dax? «Ciao?».

    «Ehi, sono appena stato dall’altro lato del corridoio e ho parlato ad Hannah della nostra conversazione e, ehm, a quanto pare, oltre il video, ho un altro favore da chiederti in cambio del posto auto. Scusa».

    «Oh, okay, certo». La pelle mi formicola per l’aspettativa. «Che ti serve?»

    Dax espira. «Ehm, insomma ho questo fratello. Keane».

    «Keane?»

    «K-e-a-n-e. Vuole venirmi a trovare a Los Angeles… credo sia stato chiamato da una grossa agenzia di spettacolo per un’audizione. Comunque, ti dispiacerebbe dargli un passaggio? So che è un favore enorme, ma pagherebbe metà della benzina».

    «Certo», dico, senza esitazione, e faccio all’istante una smorfia. Che diavolo sto facendo? Non voglio guidare per migliaia di chilometri nella mia auto stracolma con un perfetto sconosciuto. «Sembra fantastico», aggiungo allegra, incazzandomi di nuovo con me stessa.

    Dax fa un piccolo sbuffo, ovviamente sollevato. «Grandioso. Lo informo e ti mando il suo numero, così vi accordate sull’orario».

    «Ottimo».

    «Okay, bene», dice Dax. «Sarà meglio che mangi qualcosa prima di andare in studio».

    «Okay. Grazie ancora per il posto auto».

    «Figurati. Ci vediamo. Ciao».

    Nell’istante in cui riaggancio, stringo le labbra, scocciata per aver acconsentito senza lottare. Non mi va per niente di viaggiare per due giorni buoni con un tizio che nemmeno conosco. Sono un disastro con gli sconosciuti. E, dannazione, ero ansiosa di avere un po’ di solitudine ininterrotta per prepararmi ai grandi cambiamenti che mi aspettano.

    Sospiro profondamente e mi prendo il viso tra le mani.

    Merda.

    Capitolo 3

    Keane

    Venerdì, 22.07

    Parcheggio la macchina di fronte a una grossa casa a Bellevue e guardo l’orologio. In qualche modo, sono arrivato a questa serata con venti minuti di anticipo: davvero impressionante, tenuto conto che solo dieci ore fa ero un cumulo di macerie.

    Controllo il telefono per accertarmi che l’indirizzo sia giusto e vengo aggredito da una raffica di messaggi non letti e di notifiche di Instagram. Sembra che siano arrivati tutti oggi mentre dormivo per riprendermi dalla festa di ieri sera.

    A quel cazzo di party di compleanno della mia agente devo essermi scambiato il numero con più persone di quante non mi sia reso conto.

    Scorro la raffica di messaggi e notifiche, a cui non sono particolarmente interessato, finché gli occhi mi cadono su un messaggio da parte di mio fratello minore, Dax. Oh, Peen Star. Chiama appena puoi. Mi serve un favore, bello. È importante. Grz.

    Gli rispondo in fretta: Ehi, Rock Star. Sto per andare al lavoro, sto per fare avverare le fantasie di alcune signore fortunate (come al solito). Stasera bph è uno sceriffo con un bell’uccello grosso e l’addio al nubilato è a tema poliziesco. Allego l’emoji di un poliziotto, di una sposa e quello di uno smile che piange lacrime di gioia. Ti chiamo domani. Forse domenica. Al più tardi lunedì, bro. (Perché, sai, è un duro lavoro essere la fottuta fantasia di ogni donna). Stammi bene".

    A dire il vero, nonostante quello che ho appena scritto, non ho alcuna fretta di richiamare il mio fratellino, anche se gli voglio un bene dell’anima. Ecco un suggerimento: se volete che Keane Morgan vi chiami presto, non mandategli un messaggio con scritto: mi serve un favore, bello. Dico per dire.

    Guardo l’orologio. Diciotto minuti al mio show.

    Continuo a scorrere i messaggi e ne scopro due da parte di mio fratello maggiore, Ryan, entrambi di ieri: Ehi, Peen. Ho 2 biglietti per la partita dei Mariners di giovedì sera se tu e signora li volete. Pensavo che forse a te e alla tua bella moglie potrebbe servire una serata romantica insieme allo stadio. È venuto fuori che vedrò i Muse giovedì sera con Kum Shot e tutta la crew Faraday. Lambo ci ha trovato dei pass per il backstage (perché lui è il saggio e potente Joshua Faraday, baby!). Ti confesso una cosa: amo mio cognato più di quanto non ami i miei fratelli di sangue, incluso te. Scusa, Peenie, ma non posso farne a meno. p.s. Non scuotere troppo il culo, Magic Mike. Si sa mai che qualcosa si allenti e si stacchi.

    Ecco, è così che si fa, bro. Volete un altro suggerimento su come farvi richiamare da Keane Morgan? Offritegli dei biglietti gratis per il baseball. (Daxy dovrebbe davvero prendere appunti). Ma prima di rispondere a mio fratello maggiore: cazzo, sì, voglio i biglietti!, leggo in fretta il suo secondo messaggio, spedito mezz’ora dopo il primo:

    Ehi, peenelope Cruz!, scrive Ryan. Mamma dice di chiamarla. Ti ha lasciato un messaggio in segreteria due giorni fa, dicendoti che aveva preparato del cibo in più per te (lasagne, idiota!) e non l’hai mai richiamata. Buahahahaaaaa! La tua perdita è il mio guadagno, coglione! Ah ah ah. La miglior lasagna di sempre!.

    E proprio com’è arrivata, tutta la benevolenza ispirata dal primo messaggio di Ryan scompare. Scrivo una risposta arrabbiata, a denti stretti: vaffanculo, ladro di cibo, vichingo del cazzo, fottuto saccheggiatore. Io e Z siamo due ragazzi in crescita! Avevamo bisogno di quelle lasagne, amico! Dovevi coprirmi le spalle e scrivermi che mamma mi aveva preparato qualcosa, non approfittarne per rubare la mia parte, stronzo! Oh, be’, ahahah, te la farò pagare, bel faccino! Convincerò mamma a prepararmi una teglia intera di lasagne, oltre a una pentola di chili. Sarai kaput, bello! Non dovrebbe essere troppo difficile convincerla, dato che sono il preferito. Allego un’emoji di un dito medio in fondo al messaggio e premo invio.

    Dannazione! Vivo grazie al cibo che mi prepara mamma, e Ryan lo sa. Cristo santo, sono l’unico dei cinque che non sa mettere a bollire l’acqua. Ho bisogno della cucina casalinga di mia madre per sopravvivere e prosperare, cazzo. Stronzo.

    Scrivo in fretta un secondo messaggio a Ryan: È perfettamente chiaro che sei il nemico, fratello, quindi ti suggerisco di guardarti le spalle, traditore. Inserisco l’emoji di un pugnale e un paio d’occhi. Tra l’altro, puoi per favore dire a mamma di smetterla di chiamarmi sempre e invece di scrivermi, cazzo? Le ho detto un migliaio di volte che non controllo mai la segreteria perché non chiama mai nessuno se non lei e il mio fottuto padrone di casa. E, ehi, di’ a Jizz che sono profondamente offeso perché non mi ha invitato a vedere i Muse con tutti voi ragazzini fighi. A che serve avere una sorella sposata con un megamiliardario con amici famosi se lei non usa la sua ricchezza acquisita e i suoi contatti per trovare i biglietti per i Muse al suo fratello preferito? Riferisci a Kat che non sono contento di lei. Anzi, dille che è ufficialmente sulla mia lista nera e che dovrà sudare molto per riconquistare il mio affetto. Stammi bene. Aggiungo l’emoji di una bomba, il simbolo universale dei fratelli Morgan per dichiarare che sto per far esplodere una bomba nel tuo sedere, stronzetta.

    «Oh, cazzo», dico ad alta voce, ricordando all’improvviso i biglietti del baseball.

    Scrivo un terzo messaggio a Ryan:

    Oh, sì! Quasi dimenticavo. Cazzo, sì, li voglio i tuoi biglietti! Grz, capitano! 6 il migliore!!! (Se non fosse per il fatto che sei un ladro di cibo e uno stronzo traditore). Lascia i biglietti sul tuo ripiano della cucina e li passo a prendere in settimana. Oh, sì, ehm… ti confesso una cosa: ho ancora le chiavi di casa tua. Ho mentito quando ho detto di averle rimesse nel cassetto, l’ultima volta. E dai, bel faccino, non avercela con il tuo fratello preferito. Sappiamo entrambi che, la prossima volta che ti vedo, ti mostro le mie fossette e ti faccio dimenticare che eri arrabbiato con me. Quindi perché prendersela con me, tanto per cominciare? Grz di nuovo! Ti voglio benissimo, Torta al rum!. Emoji a forma di cuore.

    Dopo aver mandato l’ultimo messaggio a Ryan, scrivo a mia sorella, Kat: Ehi, Kum Shot. Grazie tante per avermi invitato a vedere i Muse giovedì sera con i tuoi amici! Sarà super divertente! Oh, aspetta, no… certo: non mi hai invitato, cazzo! Perché fai schifo!. Allego l’emoji di un dito medio. Salutami Lambo e dai alla piccola G un abbraccio da parte del suo zio preferito. Vi voglio tanto bene (anche se fate schifo). Emoji a forma di cuore.

    Guardo l’orologio. Ancora dieci minuti prima che Ball Peen Hammer entri in servizio. Dannazione. Perché sono arrivato così presto? Odio aspettare.

    Continuo a scorrere i messaggi e le infinite notifiche sul telefono. Oh, c’è un messaggio di Colby, il più grande dei miei fratelli: "Ehi,

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