La perla della speranza
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Info su questo ebook
Una comitiva di trenta persone si ritrova a fare un viaggio organizzato a Castel Marina. Per sette di loro, tuttavia, la vacanza si preannuncia diversa dal solito...
Tra gli spiriti e i fantasmi del passato e le vite dei protagonisti cariche di problemi irrisolti, il maestoso castello sulla scogliera è teatro di una commovente storia il cui filo rosso è uno e solo: il coraggio di sconfiggere i propri demoni.
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Anteprima del libro
La perla della speranza - Maria Cristina Pizzuto
Collana Policromia
LA PERLA
DELLA SPERANZA
MARIA CRISTINA PIZZUTO
Pubblicato da © Pubme - Collana Policromia
Tutti i diritti riservati
Illustrazioni: Gianni Lumas, Maria Cristina Pizzuto
ISBN:
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autore. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da considerarsi puramente casuale.
Questo libro contiene materiale coperto da copyright e non può essere copiato, trasferito, riprodotto, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).
Iris controllò più volte il contenuto delle valigie; era da anni che non si concedeva una vacanza e ora il suo desiderio si stava avverando. Finalmente si sarebbe potuta godere un po’ di relax.
I minuti passarono inesorabili. Guardò verso la parete della sala dove era appeso un grande orologio: era ora di uscire di casa. Corse per l’ansia di arrivare in ritardo al luogo prefissato per l’appuntamento.
Si guardò attorno, come frastornata da quel silenzio, solo le cicale rompevano la quiete della città ancora addormentata. Erano le cinque del mattino e Iris si stupì che alla fermata dell’autobus non fosse ancora arrivato nessuno: alla partenza mancava solo mezz’ora. Si sedette sulla panchina proprio sotto la bacheca degli orari; prima o poi qualcuno sarebbe arrivato.
Le lancette dell’orologio si muovevano lentamente, troppo per i suoi gusti. Aveva il cuore che le scoppiava nel petto per la fatica fatta nel trascinare le voluminose valige che, nell’attesa, aveva appoggiato in mezzo alle gambe, per paura che qualche malintenzionato gliele potesse rubare. Non importava che la piazza fosse deserta: le precauzioni, quando si viaggiava, non erano mai troppe. L’aveva imparato a sue spese, andando spesso in vacanza da sola. Più di una volta si era fatta abbindolare da ragazzi molto fascinosi che le chiedevano indicazioni. Così facendo si trovava ogni volta con qualcosa in meno. Aveva imparato la lezione, e ora non voleva farsi trovare per l’ennesima volta impreparata.
Girava e rigirava tra le mani il volantino cercando di capire se avesse sbagliato a leggere. Era strano che non fosse arrivato ancora nessuno.
OFFERTA PROMOZIONALE IN COMITIVA.
SOGGIORNO DI DUE SETTIMANE A CASTEL MARINA, TRA BOSCHI, VIGNETI E SCORCI DI MARE
DA MOZZARE IL FIATO.
COMPRESO VITTO, ALLOGGIO E DEGUSTAZIONE
DI PRODOTTI DELLA ZONA.
PER INFORMAZIONI CHIAMARE
AL NUMERO SOTTOSTANTE.
PARTENZA IN PIAZZA WAGNER
IL 16 SETTEMBRE ALLE ORE 5.30.
IL VIAGGIO AVRÀ LUOGO SOLO SE
SI ARRIVERÀ A UN MINIMO
DI 20 PARTECIPANTI.
Sì, il luogo di partenza e l’ora sono giuste. Devo solo aspettare che arrivino gli altri e il pullman, pensò Iris in preda a un’eccitazione quasi euforica per il viaggio che l’aspettava.
Non era mai andata a Castel Marina, ma dopo aver letto numerosi articoli che citavano quel luogo le era sorta una grande curiosità di conoscere le mura del castello che avevano ospitato il fantasma del signor Nirak e di sua figlia Elisabetta. In un articolo di giornale aveva letto la loro storia e l’aveva trovata in un certo senso romantica. In fondo al cuore sperava di poter essere una delle privilegiate ad assistere a una qualche apparizione, anche se il solo pensiero al contempo la terrorizzava. Non era abbastanza coraggiosa per poter affrontare una simile situazione, ma nelle sue fantasie un incontro con il fantasma la eccitava. Un istante dopo le venne in mente che purtroppo, dopo la scomparsa di Sabrina, i due spiriti non si erano fatti più vedere: sarebbe stato molto difficile che il suo desiderio si avverasse. In ogni caso, la sola idea che si stesse dirigendo verso il castello dava a Iris una certa adrenalina, e un lieve sorriso le apparve sul volto.
Dopo una ventina di minuti comparvero sulla strada, che si perdeva all’orizzonte, altre persone armate di valigie anche più grandi delle sue. Sembravano una mandria che attraversasse il letto di un fiume in secca, nella penombra della notte.
Iris si calmò quando comprese che tutte quelle persone erano lì per il medesimo motivo: il viaggio verso Castel Marina.
Allora non ho sbagliato, pensò tirando un sospiro di sollievo.
Da lì a breve arrivò anche un pullman. Il conducente, un uomo grassottello dai lineamenti morbidi, fece riporre i bagagli negli sportelli sottostanti e diede a tutti il benvenuto. Dopo aver fatto l’appello dei presenti, consegnò a ognuno il programma delle escursioni e delle visite previste durante il soggiorno. Chiese cortesemente ai passeggeri di sedersi o tutti davanti o tutti dietro, in modo da poter dare più agio al secondo gruppo che sarebbe salito alla fermata successiva, a circa quattro paesi dal loro.
Ognuno scelse la sua postazione e si accomodò. L’aria condizionata era già in funzione, ma non essendo eccessivamente alta rendeva l’ambiente confortevole, e i sedili imbottiti sicuramente avrebbero reso più comodo il lungo tragitto.
Iris si posizionò ai primi posti vicino al finestrino. Adorava guardare il paesaggio cambiare e modellarsi dinanzi ai suoi occhi. Una volta partiti, fece conoscenza con la sua vicina di sedile. Era una donna di circa trent’anni, alta, magra e molto bella, con liscissimi capelli corvini. La salutò, ma la tizia non sembrò gradire la sua cortesia, disse solo di chiamarsi Katia e, con estrema disapprovazione di Iris, indossò le cuffie per ascoltare della musica. Nonostante fossero partiti da pochi minuti, con gli occhi chiusi dava l’impressione di essere già entrata nel mondo dei sogni, così Iris la lasciò in pace; doveva essere molto stanca per essersi addormentata in così poco tempo.
In quell’istante si rese conto di avere ancora in mano il programma che le era stato dato quando era salita sul pullman. Incuriosita lo sfogliò.
La vacanza era organizzata alla perfezione in ogni dettaglio. Vi erano anche moltissimi giorni liberi, in cui i gitanti potevano fare ciò che preferivano. Erano previste due degustazioni di prodotti gastronomici del territorio, la visita al museo del castello sulla scogliera (il famoso antro del fantasma) e varie escursioni lungo i sentieri della collina appena sopra la scogliera di Castel Marina, alta abbastanza da assomigliare, anche come vegetazione, più a una montagna che a un paesaggio collinare.
Iris si sarebbe divertita molto, visto che era la prima volta che faceva un’esperienza di questo tipo, in cui non doveva pensare proprio a niente; doveva solo farsi trascinare dagli altri.
Che tranquillità!
Si guardò attorno. Il cielo era ancora buio, il paesaggio monotono e ben conosciuto, trattandosi della sua città natale. Il dondolio del mezzo conciliò anche a lei il sonno. Si appisolò e cadde in fantastici sogni riguardanti la gita.
Aprì gli occhi solo quando il conducente frenò in modo brusco, tanto da farla sobbalzare. Non erano sicuramente già arrivati, visto che il sole era ancora molto vicino all’orizzonte. Iris si strofinò gli occhi per riprendersi da quell’ipnotico sonno che continuava a persistere in lei.
Salirono gli altri passeggeri, in tutto il pullman contava trenta viaggiatori. Come era successo per il primo gruppo, il conducente, una volta che i nuovi arrivati furono saliti, chiese i nominativi e consegnò il programma. Una volta al completo il percorso proseguì.
Ora la strada era più accidentata, già si vedeva la campagna con i suoi colori giallognoli, della paglia e del fieno cotti dal sole, dei campi rasi delle pannocchie, fino alle risaie sparse qua e là in piccoli appezzamenti.
Iris immaginava già il profumo della terra inebriarle i sensi. In quelle immense vallate lei si sentiva libera.
La sua vicina dormiva ancora beatamente, cullata dal dondolio del pullman, che avanzava sulle morbide curve della strada. In breve tempo si trovarono immersi in un paesaggio più collinare che pianeggiante. Costeggiarono un laghetto dalle striature smeraldo, che si muovevano parallele alla costa per via del riflesso della vegetazione circostante.
Si fermarono per una sosta a un bar. Optarono tutti per una buona brioche con cappuccino, che consumarono su tavolini circolari posizionati in una veranda che dava proprio sul lago. Un vento frizzante rinfrescò i visi ancora assonnati di tutti i partecipanti, riportandoli alla realtà.
Non poteva iniziare meglio! pensò fiduciosa Iris.
Tra alcuni componenti della comitiva si erano creati dei gruppetti che chiacchieravano gustando il loro croissant.
Il viaggio proseguì all’insegna di un diffuso chiacchiericcio, e Iris ne approfittò per far conoscenza con la sua vicina. Katia era un po’ restia a parlare, forse per timidezza, ma Iris, che non stava più nella pelle all’idea di discorrere con qualcuno, non si perse d’animo. Più o meno dovevano avere la stessa età, non sarebbe stato difficile trovare argomenti in comune. Iris puntò il dito verso un uomo seduto verso il fondo del pullman.
«Guarda! Non è bellissimo? Sai forse come si chiama?»
Katia sgranò gli occhi e si girò a guardare verso il punto indicatole. Un uomo di una quarantina d’anni, slanciato e dal corpo ben scolpito, stava chiacchierando con il suo vicino di sedile. Si stava vantando dei mille e più trofei che aveva vinto ai tornei di bridge e canasta, oltre che di sollevamento pesi.
L’uomo si sentì osservato e cercò di capire a chi appartenessero quegli occhi indagatori. Iris si nascose nervosamente dietro lo schienale. Katia, che stava ancora guardandolo, non riusciva proprio a staccargli gli occhi di dosso: era come ipnotizzata. Non si accorse neanche del rossore sul viso di Iris per essere stata colta in flagrante.
Mauro, questo il suo nome, da buon gentiluomo si alzò e andò a presentarsi alle due damigelle. Iris divenne paonazza e non riuscì a spiccicare parola. Katia rimase imbambolata, fissa sullo sguardo magnetico di lui, o forse sui suoi pettorali palestrati.
Mauro strinse la mano alle due giovani donne, che si presentarono incespicando sulle sillabe del loro nome. Una volta abbattuto il muro di imbarazzo, le due si trasferirono agli ultimi posti, insieme all’attraente uomo e alla sua combriccola.
Conobbero così Ivan, una persona un po’ rozza ma divertente, e Jacopo, un altro bellissimo giovane uomo che conquistò Iris a prima vista, per la delicatezza e la dolcezza del tono di voce.
Grazie alle battute che esplodevano a raffica dalla bocca di Ivan, il viaggio si rivelò così divertente che in pochissimo tempo arrivarono a destinazione.
Il pullman si fermò davanti all’hotel Il Rinascimento. Il conducente, che sarebbe stato la guida del gruppo per i giorni a venire, portò dapprima il veicolo