Prigioniera e felice per sempre
Di Julia Sykes
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Info su questo ebook
La mia adorata sorellina mi è stata portata via quando eravamo bambini, venduta dal mio sadico fratello per pagare un debito di famiglia. A quel tempo, ero troppo giovane per salvarla. Troppo debole.
Ora, il mio corpo può anche essere sfregiato, ma sono più forte che mai. Con la mia cucciola intelligente al mio fianco, sono capace di qualunque cosa. Samantha ha finalmente rintracciato la mia sorella perduta, Valentina. Gli uomini crudeli che l'hanno tenuta prigioniera per oltre un decennio soffriranno per mano mia, prima che li lasci finalmente morire.
Valentina è strettamente sorvegliata da un brutale signore della droga, che non la lascerà andare tanto facilmente. Vorrei tenere Samantha lontana dal pericolo, rinchiusa in qualche luogo sicuro, mentre io mi sbarazzo dei miei nemici. Ma la mia cucciola agguerrita si rifiuta di farsi ingabbiare, e so che non potrò farcela senza di lei.
La mia famiglia è a portata di mano, ma salvare Valentina potrebbe costare la vita alla donna che amo.
Questa novella segue gli eventi di Dolce Prigionia, La mia Dolce Prigioniera e Bellezza Rapita. Per goderti appieno questa storia, ti consigliamo di leggere prima quei romanzi.
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Anteprima del libro
Prigioniera e felice per sempre - Julia Sykes
1
Samantha
Quella non era la prima volta che camminavo avanti e indietro nel mio bagno sfarzoso per cinque minuti angosciosamente lunghi, ma ciò non significava che l’attesa diventasse più facile con l’esperienza. Il senso di colpa mi corrodeva, aggiungendosi all’ansia. Non avrei dovuto nascondermi da Andrés così, ma dovevo sapere. E non volevo alimentare di nuovo le sue speranze per poi deluderlo.
Stavamo provando ad avere un bambino da quasi un anno ormai, ma i miei test di gravidanza continuavano a risultare negativi. Il mio ciclo era sempre stato irregolare, perciò Andrés non avrebbe necessariamente sospettato che stavolta potessi essere incinta. Avevo chiesto alla nostra governante di comprarmi degli altri test, e lei aveva promesso di non dirlo a mio marito. Non potevo esattamente andare a fare una commissione segreta in farmacia per comprarmeli personalmente. Sulla nostra isola privata non c’era un Walgreens.
Desideravo un bambino con Andrés sopra ogni cosa, ma quello sarebbe stato davvero un pessimo tempismo. Cioè, il peggiore.
Indipendentemente dal risultato, non gli avrei detto che avevo fatto un altro test. Se fosse stato negativo, non aveva bisogno di aggiungere quella delusione al suo bagaglio emotivo al momento. E se fosse stato positivo…
Non riuscivo più a sopportare la tensione. Avevo camminato avanti e indietro per l’immensa stanza da bagno, tracciando un percorso invisibile dalla vasca idromassaggio all’enorme cabina della doccia. Poi, attraversai di corsa il pavimento piastrellato fino ai doppi lavandini, fissando lo sguardo sul bastoncino bianco.
Mi mancò il fiato. Due linee rosa. Non una.
Sono incinta.
Impugnai il ripiano di marmo con entrambe le mani per sorreggere il mio corpo tremante. La gioia mi pervase, scorrendomi nelle vene fino a inondare il mio organismo. Una risata inebriata e felice mi risalì dal petto, prima che potessi trattenere quel suono estatico.
Una bussata decisa alla porta mi fece sobbalzare con uno strillo. Il mio senso di colpa insorse come un’onda, diminuendo la mia felicità.
Merda.
Come cazzo avrei fatto a mantenere quel segreto con Andrés?
"Va tutto bene, sirenita?" La sua voce profonda e rimbombante penetrò attraverso la porta chiusa.
Sto bene
assicurai con voce incerta. Mi schiarii la gola e riprovai. Sto per farmi una doccia veloce.
Vuoi compagnia?
No!
Presi fiato. No
ripetei con più calma. Esco subito. Dieci minuti.
Soffocai un lamento. Perché non gli avevo detto che mi sarei fatta un lungo bagno caldo di un’ora? Adesso avevo soltanto dieci minuti per raccogliere le idee e fingere che il mio mondo non fosse appena cambiato per sempre.
Non udii i suoi passi allontanarsi, perciò sospettai che fosse ancora fuori dalla porta del bagno. Conoscendo mio marito, avrebbe semplicemente scardinato la serratura e si sarebbe fiondato dentro, se avesse pensato che fossi turbata per qualche motivo. Amavo la sua impetuosa vena protettiva, ma quel giorno poteva rivelarsi problematica. Sarebbe stato già abbastanza difficile perorare la mia causa, senza che lui sapesse che avevo in grembo suo figlio.
Mi appoggiai il palmo della mano sulla pancia, ma non osai indugiare vicino al lavandino. Mi affrettai verso la doccia e aprii il rubinetto dell’acqua. Andrés doveva aver deciso di lasciarmi stare, visto che non buttò giù la porta per venire a controllarmi.
Feci un passo sotto il getto caldo e trassi dei respiri profondi, sperando che le mie dita smettessero di tremare. Muovendomi in automatico, mi lavai i capelli e mi rasai rapidamente le gambe. Dovevo sembrare del tutto normale ad Andrés, altrimenti avrei potuto destare i suoi sospetti. Era perspicace in modo quasi snervante. Probabilmente, perché si concentrava su di me in modo così ossessivo. Avrebbe tenuto il conto dei battiti del mio cuore in continuazione, se avesse potuto.
Di solito, la sua ossessione non mi dispiaceva. Io ero altrettanto innamorata di lui, anche se la mia devozione non si manifestava con il medesimo atteggiamento controllato. Ma era per questo che funzionavamo come coppia. Lui aveva bisogno di dominarmi per esprimere la profondità del suo amore, e io avevo bisogno di sottomettermi a lui. Nella mia resa assoluta, dimostravo di amarlo abbastanza per concedergli qualsiasi cosa mi chiedesse. Poteva anche avere il sopravvento nel nostro scambio di potere, ma il nostro rapporto era simbiotico. Eravamo compagni di vita.
Avrei assolutamente dovuto avvalermi di tutta la mia forza di volontà per ricordarglielo, quel giorno.
Raddrizzai le spalle e chiusi il rubinetto della doccia, preparandomi psicologicamente alla discussione che avremmo avuto. Impiegai meno di due minuti per asciugarmi e spazzolarmi i capelli umidi. All’ultimo secondo, nascosi la prova che avrebbe potuto rovinare tutti i miei piani; infilai il test di gravidanza in una confezione di assorbenti vuota e la richiusi, prima di gettarla nel cestino. Andrés non avrebbe avuto alcun motivo per andare a rovistare nella spazzatura.
Soddisfatta di aver coperto efficacemente le mie tracce, m’infilai una delle mie vestaglie di seta nera e uscii dal bagno. Camminai per casa a piedi nudi, cercando mio marito.
Lo trovai in camera; il suo corpo massiccio occupava quasi metà del nostro letto matrimoniale king-size. Ogni invitante centimetro di lui era in bella mostra. Il suo grosso membro pulsò in reazione alla mia improvvisa presenza, e la sua pelle abbronzata brillava letteralmente sotto la luce del sole tropicale che filtrava attraverso le enormi finestre. Queste offrivano una vista spettacolare sulla spiaggia incontaminata, ma io non ero affatto distratta dalla scena pittoresca all’esterno.
Andrés si allungò, flettendo i muscoli scolpiti. Le mie labbra si schiusero, mentre la mia totale attenzione si fissava sul suo fisico possente. Non notai le cicatrici che gli sfregiavano il petto e l’addome, né il solco diabolico che gli era stato intagliato nella guancia. Lui era assolutamente perfetto, ed era tutto mio.
Un basso suono di approvazione gli rimbombò dal petto. "Sembri affamata, gatita." La sua voce si abbassò di tono con divertimento arrogante, e la cicatrice si contorse in un sorrisino.
Dannazione. Beccata.
Mi leccai le labbra e mi sforzai di mantenere il contatto visivo.
Non guardargli l’uccello. Non guardargli l’uccello.
Il suo sguardo scuro scese lungo il mio corpo, ammirandomi a piacimento. Togliti la vestaglia
ordinò.
Impugnai con le dita il tessuto di seta, e me lo strinsi istintivamente intorno al corpo, desiderando che mi proteggesse come un’armatura.
Il suo sorrisino si tramutò in cipiglio. Quell’espressione temibile aveva messo in ginocchio molti uomini, e le mie stesse gambe rischiarono di cedere in una posa supplice.
Bloccai le mie articolazioni, rimanendo eretta e mantenendo la mia posizione. Devo parlarti.
Strinse gli occhi e si alzò lentamente in piedi, muovendosi con la grazia controllata di un predatore. Venne verso di me. "Quello era un ordine, cosita" disse, e il suo tono pacato aveva una punta di ammonimento.
Deglutii forte e feci un passo indietro. Si tratta di una cosa importante
insistei, senza fiato. Anche se la trepidazione mi faceva palpitare il cuore nel petto, il mio sesso pulsò in risposta alla sua minaccia erotica. Dovevo rimanere concentrata, altrimenti Andrés avrebbe cancellato ogni mio pensiero razionale con il desiderio carnale.
Era più fondamentale che mai che mantenessi la lucidità.
Lui non smise di avanzare verso di me, finché soltanto pochi centimetri ci separarono. Potevo sentire il calore del suo corpo pulsare contro di me, e la sua aura di potere mi fece venire la pelle d’oca. Per qualche secondo, si limitò semplicemente a fissarmi, immobilizzandomi con i suoi penetranti occhi neri. Quando infine sollevò la mano e tracciò la linea della mia arteria vulnerabile con i polpastrelli callosi, stavo letteralmente fremendo di desiderio, bramando disperatamente il suo tocco severo e punitivo. Il mio battito accelerò sotto le sue dita, e lui chinò la testa verso di me, esaminandomi con aperta curiosità.
La mia cucciola è nervosa
biascicò. "Hai combinato qualcosa di cattivo, gatita?"
Credo di aver trovato Valentina.
Le parole mi sfuggirono dalle labbra. Non avrei voluto dirglielo così bruscamente, ma era meglio questa verità, piuttosto che rivelargli l’esito del mio test di gravidanza segreto.
La scintilla incisiva svanì dai suoi occhi, e le linee severe del suo volto si afflosciarono. La sua mano s’immobilizzò sulla mia gola, col pollice appoggiato sulla