Dolce passione greca (eLit): eLit
Di Lynne Graham
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Info su questo ebook
Katie Fletcher e Alexandros Christakis hanno avuto una breve e intensa relazione, finita nel momento in cui lei gli ha confessato di essersi innamorata. Scottato da una precedente esperienza, Alexandros non mette più in gioco i propri sentimenti, anche se l'attrazione che prova per Katie è innegabile. Ora lei non può fare a meno di chiedergli aiuto, e questo nuovo avvicinamento darà ad Alexandros la possibilità di ribaltare le proprie convinzioni.
Lynne Graham
Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.
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Dolce passione greca (eLit) - Lynne Graham
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Con una luce divertita negli occhi, che potevano essere scuri e profondi come un fiume sotterraneo, Alexandros Christakis guardò suo nonno girare attorno all'elegante Ascari KZ1 nuova di zecca. Un modello esclusivo, un sofisticato giocattolo per milionari, di cui esistevano solo cinquanta esemplari. Il vecchio signore era emozionatissimo all'idea di poter vedere e toccare quel gioiellino.
«Quasi duecentocinquantamila dollari» commentò Pelias. Alto e dritto nonostante i settantacinque anni, scosse la testa dai capelli bianchi e fece un sorriso di approvazione quasi infantile. «Pura follia, ma mi fa bene al cuore vederti riprendere interesse in qualcosa.»
Alexandros non rispose, mantenendo l'espressione impenetrabile per la quale era famoso. I rotocalchi lo definivano bellissimo, ma il magnate presidente della CTK Bank odiava la stampa e non perdeva tempo in frivolezze. I suoi lineamenti scolpiti nel bronzo incantavano le donne ovunque andasse, ma la mascella decisa, gli zigomi alti e la linea dura della bocca indicavano una forza di carattere capace di intimidire.
«Sei ancora giovane, hai solo trentuno anni» aggiunse Pelias in tono prudente. Ammirava il nipote e raramente osava rompere il suo riserbo. «So che il dolore è stato enorme, ma adesso devi riprendere la tua vita.»
«L'ho ripresa un sacco di tempo fa» replicò Alexandros, stupito dall'ingenuità del nonno.
«Ma da quando Ianthe è morta non hai fatto che lavorare, accumulare soldi e firmare contratti! Di quanto denaro può avere bisogno un uomo in vita sua? In quante case può abitare?» Pelias Christakis spalancò le braccia, indicando la splendida villa di campagna in stile Regency. Dove Hall era una delle numerose proprietà del nipote. «Sei già uno degli uomini più ricchi del mondo!»
«Il motto dei Christakis non era Sempre più avanti, sempre più in alto?» ribatté Alexandros. Certo che la gente non era mai soddisfatta di ciò che aveva. Lui era stato allevato per diventare un vero uomo dominante, ambizioso e con l'istinto di uno squalo. Era competitivo, arrogante, e aggressivo quando veniva sfidato. Ogni minimo particolare della sua educazione era stato accuratamente studiato perché, da adulto, fosse l'opposto di suo padre, un fannullone cronico che in più occasioni aveva messo in imbarazzo la famiglia.
«Sono molto fiero di te» si affrettò ad aggiungere il nonno in tono di scusa, «ma il mondo non si riduce ad acquisizioni o fusioni di grandi società. Forse il concetto di farsi compagnia può sembrarti antiquato...»
«Ovviamente ci sono state delle donne.» Alexandros strinse le labbra e solo il rispetto che provava per il nonno gli impedì di dare una risposta più tagliente. «È questo che volevi sentire?»
Pelias inarcò le sopracciglia. «No, avrei voluto sentire che sei stato con la stessa donna per più di una settimana» rispose amareggiato.
Esasperato, Alexandros capì al volo dove voleva andare a parare il nonno e lo spirito di tolleranza fu ben presto sostituito dall'irritazione. «Non voglio una storia seria e non ho nessuna intenzione di risposarmi.»
«Chi ha parlato di matrimonio?» ribatté il nonno.
Alexandros tacque, ma non si fece impressionare dall'aria impassibile di Pelias, che non era mai stato un bravo attore. Sapeva che la sua condizione di figlio unico gli dava un ruolo di grande responsabilità: nella cultura greca era molto importante tramandare il nome di famiglia, ed era comprensibile che i suoi nonni avessero idee tradizionali. Ma lui riteneva di avere diritto a pensarla diversamente, e voleva essere sincero. Non aveva il minimo desiderio di diventare padre, né intenzione di risposarsi. Avere figli era il sogno della sua defunta moglie, per non dire l'ossessione. Ora che Ianthe non c'era più, non c'era motivo di fingere.
«Non voglio né un'altra moglie, né dei figli» ammise in tono piatto, senza l'ombra di scusa nella voce. «So che per te sarà una delusione, ma io la penso così e non intendo cambiare idea.»
Pelias era impallidito. Di colpo privato della naturale esuberanza e dell'entusiasmo che lo distinguevano, sembrò di colpo invecchiato, triste e smarrito. Pur avendo l'impressione di avere sparato sulla Croce Rossa, suo nipote non aveva intenzione di addolcirgli la pillola. Prima o poi avrebbe dovuto dirlo...
Ormai esperta nelle vendite di beneficenza, Katie si tuffò nella folla, frugando tra mucchi di abiti per bambini. Emerse vittoriosa con un completino molto elegante e chiese alla signora dello stand: «Quanto costa?».
Era troppo caro, e lo rimise a posto sospirando. Da tempo le sue priorità erano altre: un tetto sulla testa, un letto caldo e qualcosa da mangiare. Gli abiti venivano al quarto posto, e non erano mai capi nuovi o alla moda. Continuando a cercare, trovò un paio di jeans e un golf alla portata delle sue tasche. I gemelli crescevano così in fretta che l'abbigliamento era una vera sfida. Mentre pagava, la signora si offrì di farle uno sconto, ma Katie rifiutò arrossendo, imbarazzata dalla pietà che lesse nei suoi occhi.
«Che bei bambini» commentò riluttante la titolare dello stand. Aveva notato che Katie non portava la fede, e pur lavorando per un'associazione di carità non aveva molta tenerezza per le madri nubili.
Katie guardò i bambini nel passeggino malconcio e non poté trattenere un sorriso di orgoglio materno. Toby e Connor erano davvero bellissimi, e molto svegli per avere nove mesi. La combinazione di riccioli neri, pelle dorata e grandi occhi castani dava loro una ingannevole aria innocente: in realtà erano molto vivaci, strillavano quando non ricevevano l'attenzione di cui avevano bisogno e dormivano pochissimo. Ma Katie li adorava e a volte le sembrava impossibile avere dato alla luce due piccoli così belli e intelligenti. Non le assomigliavano né nel fisico né nel carattere. Solo nei momenti peggiori, di totale sfinimento fisico, ammetteva che soddisfare le loro continue richieste era un'autentica sfida.
Tornando a casa osservò altre donne della sua età e concluse sconsolata che quelle senza figli sembravano più giovani, belle e spensierate. Quando vide la sua immagine riflessa in una vetrina le venne da piangere. Una volta, quando si metteva in tiro, era molto carina. Adesso la bellezza era un lontano ricordo, pensò, guardando la ragazza minuta dal viso tirato e i capelli raccolti in una coda di cavallo. Era scialba e anonima. In quelle condizioni il papà dei gemelli non l'avrebbe degnata di uno sguardo.
In realtà si stupiva che si fosse accorto di lei, ma aveva trovato molto romantico che un uomo così affascinante, che avrebbe potuto avere qualunque donna, avesse scelto proprio lei. Ma il passare del tempo e la tremenda situazione nella quale si era trovata avevano distrutto le sue illusioni, imponendole di guardare in faccia la realtà, e ora sapeva che lui l'aveva notata solo perché era l'unica donna a portata di mano in un momento in cui aveva voglia di fare sesso. Katie gli aveva dato quello che voleva senza chiedere nulla, e lui l'aveva considerata solo un'inferiore, tant'è vero che non l'aveva mai portata fuori. Quando la muta adorazione di Katie l'aveva stufato, l'aveva piantata così in fretta che il pensiero la faceva ancora rabbrividire. Nulla l'aveva mai ferita come quel brusco e gelido ritorno alla realtà.
Era appena entrata nel monolocale quando il padrone di casa bussò alla porta. «Devi andartene» le ordinò bruscamente. «I vicini si sono lamentati ancora perché i bambini di notte fanno rumore.»
Katie lo guardò sconvolta. «Ma tutti i bambini piangono...»
«Appunto, e due rintronano il doppio.»
«Giuro che cercherò di tenerli tranquilli.»
«L'hai detto anche l'ultima volta e non è cambiato niente» replicò l'uomo, senza fare una piega. «Ti avevo avvisata e adesso hai due settimane di tempo. Se non te ne vai ti farò sfrattare, quindi corri dall'assistente sociale e trovati un altro posto.»
Katie cercò invano di ragionare. Il padrone di casa se n'era andato da un pezzo, ma lei era ancora seduta, con le braccia che le circondavano il corpo, tentando di non farsi travolgere dalla disperazione. Non aveva speranza di risolvere la situazione, e i coinquilini non avevano torto: le pareti erano di carta velina e i gemelli di notte piangevano sempre.
Il monolocale era squallido, i mobili malandati e il bagno in comune malconcio, ma quel posto era diventato la sua casa. Inoltre si trovava in un quartiere sicuro e lei non aveva paura di uscire, al contrario della zona in cui aveva abitato per qualche mese durante la gravidanza, territorio di bande e spacciatori.
Stava per mettere a dormire i bambini, ma si rese conto di dovere uscire di nuovo. Da lì a due settimane sarebbe stata senza casa, doveva darsi da fare. Possibile che fosse caduta così in basso?, si chiese, respingendo le lacrime. Aveva ventitré anni ed era sempre stata indipendente, concreta, piena di iniziativa e di energia. Non aveva idea che allevare due figli da sola fosse così difficile, e non credeva di ridursi in miseria. Pensava di tornare al lavoro, non di ridursi a campare della pubblica assistenza, ma problemi di salute e di alloggio, spese continue e notti insonni alla fine avevano distrutto le sue speranze.
Nella settimana seguente fece il possibile per trovare una nuova casa, ma non ebbe fortuna. A metà della seconda settimana era in preda al panico, e un'assistente sociale le comunicò che non le restava che accettare una pensione pagata dal fondo sociale del comune.
«Sarà orribile» l'avvisò la sua amica Leanne Carson. «La stanza non è tua, quindi non puoi fare quello che vuoi, e di solito non c'è neanche la cucina.»
«Lo so» mormorò Katie sconsolata.
«E in quei posti i bambini che piangono non sono molto apprezzati» sospirò la brunetta dagli occhi azzurri che Katie aveva conosciuto in ospedale. «Ti butteranno fuori anche da lì. Perché ti comporti come uno zerbino?»
«In che senso?»
«Mi hai detto che il papà dei gemelli è pieno di soldi. Perché non te ne fai dare un po'? Se quell'essere schifoso è veramente ricco e famoso potresti vendere l'esclusiva.»
«Non essere sciocca» Katie si sentiva scoppiare la testa.
«Ovviamente dovresti aggiungere qualche particolare piccante. Che ne so, dire che facevate sesso dieci volte per notte, che lui era molto perverso... mi sono spiegata?»
Katie arrossì come un peperone. «No, io non...»
«Sono dettagli di quel tipo che fanno vendere le riviste, e ti frutteranno un bel po' di quattrini. Non essere così puritana. Quel tipo è un vero bastardo, il minimo che si merita è di essere messo in imbarazzo.»
«Può darsi, ma io non mi sento di fare una cosa simile. So che stai solo cercando di aiutarmi, e ti ringrazio, ma...»
«Non uscirai mai dalla miseria con quell'atteggiamento» sentenziò Leanne alzando gli occhi al cielo. «Vuoi restare qui con le mani in mano, mentre lui continua a fare i suoi comodi? Se ami davvero quei bambini devi essere pronta a fare qualunque cosa per dare loro una vita migliore!»
Katie sussultò come se fosse stata schiaffeggiata.
L'amica le lanciò uno sguardo di sfida. «È vero, e lo sai anche tu. Perché non vuoi che quell'Alexandros si prenda le sue responsabilità?»
«Ho contattato il giudice tutelare, e...»
«Certo, che il giudice non veda l'ora di aiutarti a incastrare un milionario! Ascoltami: lui è ricco, rifiuterà il test di paternità, lascerà il paese o fingerà di avere perso tutti i soldi. Se insisti a seguire le regole non avrai mai un centesimo da lui» predisse Leanne con cinica convinzione. «No, l'unica soluzione è vendere la tua storia ai rotocalchi.»
Quella notte Katie non chiuse occhio, pensando ai sacrifici che aveva fatto sua madre per crescerla. Era rimasta vedova quando lei aveva solo sei anni, e aveva fatto la donna delle pulizie, la badante e la cuoca per sbarcare il lunario. Alexandros l'aveva piantata in asso, ignorando la sua richiesta d'aiuto e spezzandole quello stupido cuore, pensò amareggiata. Sarebbe morta di fame piuttosto che cercarlo di nuovo, ma fino a che punto era giusto che l'orgoglio avesse la meglio sui suoi doveri di madre? Forse Leanne aveva ragione e lei avrebbe dovuto insistere, anche se Alexandros non l'aveva mai richiamata?
Due giorni dopo lasciò l'appartamento, aiutata da Leanne, che si offrì di tenere parte della