Qualcosa di travolgente: eLit
Di Barbara Daly
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Info su questo ebook
DIARIO DI UNA SINGLE A NEW YORK - Vol. 2. Mallory è una vera professionista: algida, impeccabile, efficiente. E del tutto asessuata. Almeno è così che la vedono nello studio legale dove lavora, e per questo vogliono che sia lei ad affiancare Carter, playboy incallito, in quella trasferta a New York...
I romanzi della serie:
1) Mordi il successo
2) Qualcosa di travolgente
3) Colpo... di fulmine
4) Il segreto del mio successo
5) Una suite a Manhattan
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Anteprima del libro
Qualcosa di travolgente - Barbara Daly
Immagine di copertina: standret / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Mistletoe over Manhattan
Harlequin Temptation
© 2003 Barbara Daly
Traduzione di Marianna Mattei
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5895-010-4
www.eHarmony.it
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Frontespizio. «Qualcosa di travolgente - Diario di una single a New York (eLit)» di Daly Barbara1
Finalmente a casa!
Mallory Trent uscì dall’ascensore che l’aveva portata fino al cinquantacinquesimo piano del grattacielo Hamilton di Chicago e posò uno sguardo amorevole sulla targa d’ottone che annunciava l’ingresso negli uffici legali della Sensuous Inc. Dopo l’esperienza traumatica a cui era appena scampata, quella targhetta per lei equivaleva a un festoso: Benvenuta, Mallory Trent, stai per varcare le porte del paradiso!
La traumatica esperienza in questione si era verificata sull’isola di Saint John nei Caraibi. Per la maggior parte della gente cinque giorni su un’isola assolata avrebbero rappresentato una vacanza da sogno. Quella stessa gente sarebbe anche restata per tutti i sette giorni della durata prevista per il soggiorno. Era chiaro che a quella gente piaceva ustionarsi al sole, trovarsi degli scorpioni in camera da letto e avere sabbia dappertutto.
Mallory invece non condivideva quelle inclinazioni masochiste. Si divertiva molto di più al lavoro. La sua idea di paradiso terrestre corrispondeva più ai cinque piani di uffici occupati dal quartier generale della Sensuous Inc. che a una spiaggia arroventata.
«Buongiorno, Cassie, come va?» chiese alla prima collega che le capitò di incontrare in corridoio.
Cassie, una graziosa creatura dotata di pelle perfetta, ricci capelli neri, e anche di una rinomata lingua tagliente, la fissò con occhio critico. «Finalmente sei tornata» le sibilò. «A Bill è quasi venuto un infarto!»
«Veramente non sarei dovuta rientrare fino a...» esordì Mallory.
«Me lo dici dopo» la incalzò Cassie. «Ora corri nel suo ufficio.»
«Credo che sia...» tentò nuovamente di parlare Mallory, ma venne ignorata. In quel momento si avvicinò loro Ned Caldwell, un altro avvocato impiegato dal reparto legale della Sensuous Inc. Ned era per molti versi l’opposto di Cassie, un giovanotto occhialuto e dall’aria placida, che parlava sempre con studiata lentezza. Quando la vide, Ned assunse un’espressione lugubre e le si accostò come se fosse in procinto di farle le condoglianze.
«Se è una cosa seria come sembra» le mormorò, «fammi sapere se posso esserti d’aiuto.»
«Aiuto in che...» iniziò ancora Mallory, ma Ned si era già allontanato. Dovette impegnarsi a fondo per scacciare l’impulso di correre a casa e cacciarsi a letto, lamentando gli effetti deleteri dei morsi delle zanzare di Saint John. Ma invece di darsi alla fuga avanzò fino alla scrivania dell’impiegata che si occupava di sbrigare l’amministrazione sua, di Ned e di Cassie.
«Buongiorno, Hilda» la salutò, in tono di sfida. Che si azzardasse ad accoglierla in modo strano!
«Sei tornata» sospirò Hilda in tono alquanto teatrale, portandosi le mani al petto. «Bill Decker ti vuole vedere subito.»
«Come fa a sapere che sono qui?» bisbigliò Mallory, imitando istintivamente il tono furtivo di Hilda. «E perché stiamo tutti parlando a bassa voce?»
«In effetti non sa ancora che sei qui» le spiegò Hilda, alzando la voce di qualche ottava. «Ma venerdì non mi ha dato pace, chiedendomi ogni mezz’ora se ero riuscita a localizzarti, e ogni mezz’ora ho dovuto ricordargli che eri in vacanza. Insomma, per dirla tutta... Ho mentito!» Sollevò gli occhi al cielo come per chiedere perdono di quell’alto tradimento. «Gli ho detto che non mi avevi lasciato l’indirizzo del tuo albergo.»
«Hilda!» Ora si capiva perché Bill fosse fuori dalla grazia di Dio. «Sai che non lo farei mai.»
«Volevo solo che, una volta tanto, ti concedessi una vera vacanza...» Fu interrotta dallo squillo del telefono. «Scommetto che è di nuovo lui.» E infatti... «Pronto? Sì, signor Decker. Mallory? Lei è... Ecco...»
Mallory annuì per darle il permesso di rivelargli del suo ritorno. «Digli che sono in anticipo. Di due giorni» aggiunse.
«Sarà subito da lei» concluse Hilda prima di riattaccare. «Di qualunque cosa si tratti» annunciò poi con fermezza stoica, «sappi che sono dalla tua parte!»
Mallory recuperò il suo computer palmare dalla borsa, raddrizzò le spalle e si aggiustò l’orlo della giacca del sobrio tailleur nero che indossava. Prima di muovere il primo passo, stese davanti a sé una gamba e poi l’altra, per assicurarsi che le sue décolleté nere, dalla punta rotonda e con il comodo tacco quadrato, non si fossero impolverate durante l’esilio forzato nell’armadio di casa, mentre Mallory era via.
Uno dei libri di sua madre consigliava: Il successo nella carriera di una persona dipende anche da un guardaroba impeccabile. Abiti puliti e stirati e scarpe sempre lucide e conservate in sacchetti di flanella sono il primo passo verso qualsiasi promozione.
I suoi amici ridevano dei capolavori di Ellen Trent, una serie di manuali di gran successo che insegnavano alle donne, casalinghe o in carriera che fossero, a organizzare la casa e il lavoro con la massima efficienza. Mallory invece li seguiva alla lettera. Se mai le fosse capitato di dover deporre in un’aula di tribunale sarebbe stata tentata di chiedere di giurare su un libro di sua madre, invece che sulla Bibbia.
E sua madre sarebbe certo stata fiera di vederla incedere con portamento eretto e composto verso l’ufficio di Bill Decker, capo del reparto legale della Sensuous Inc. Forse si stava avviando verso la ghigliottina, ma anche se così fosse stato, la testa falciata dal boia avrebbe avuto capelli sani e spuntati di recente, e un trucco leggero ma impeccabile. Sarebbe morta con il suo computer palmare stretto in mano e le unghie curate alla perfezione.
Bill Decker l’accolse con un brusco: «Finalmente!». E Mallory che sull’aereo aveva fantasticato di sentirsi lodare per essere tornata con due giorni d’anticipo!
«Non sarei dovuta tornare fino a mercoledì» puntualizzò.
Bill accolse la sua protesta con un cenno spazientito. «La Sensuous è nei guai» annunciò. «Il caso Verdi è troppo importante perché ce ne si possa occupare da soli, quindi ho ingaggiato uno studio legale specializzato, Rendell & Renfro, che ci ha subito inviato un giovane avvocato di nome...» Si interruppe per sollevare il telefono. «Nancy, è già arrivato Compton?»
Un brivido gelido si arrampicò su per la schiena di Mallory, senza che il suo solito sorriso di circostanza le si staccasse dalle labbra.
«Chiedigli di venire qui da me» ordinò Decker.
Esisteva anche solo una remota possibilità che ci fosse più di un avvocato di nome Compton che lavorava da Rendell & Renfro?
«Come stavo dicendo» proseguì Bill, «Carter Compton si occuperà del caso. Credo che tu lo conosca. È un bravo avvocato, con una certa fama di donnaiolo, mi dicono.» Seguì una risata bonaria che indispettì Mallory ancora di più. «Sta per andare a New York a raccogliere le testimonianze dei querelanti. Ho pensato che sarebbe una buona idea avere lì anche uno dei nostri, una donna. E mi sei subito venuta in mente tu. Ah, eccolo qui.»
Per quanto avesse cercato di recuperare la calma nei pochi minuti precedenti al suo arrivo, Mallory si scoprì comunque impreparata all’ingresso di Carter. Il cuore le batteva follemente, aveva la bocca secca. Lo sforzo di sorridere le parve sovrumano.
«Mallory! Sono così contento che lavoreremo insieme!» Con un sorriso smagliante Carter avanzò verso di lei e, invece di stringerle la mano, per un breve istante intrecciò le dita con le sue. Fu un contatto sufficientemente intimo a trasmetterle una scossa d’eccitazione in tutto il corpo. Era un uomo alto e atletico, la cui presenza in una stanza era sufficiente a catalizzare l’attenzione di tutti. Nello sfiorargli la mano, Mallory avvertì l’escrescenza di un piccolo callo tra il suo dito indice e quello medio, causato dalla sua abitudine di impugnare la penna come se fosse una sigaretta. Aveva preso quel vizio ai tempi dell’università, e gli era servito per combattere la voglia di fumare dopo che l’allenatore della squadra di football gli aveva imposto di smettere.
Assieme a quel ricordo, centinaia di altri la assalirono. Erano stati compagni di corso alla facoltà di legge, avevano studiato insieme, avevano addirittura...
Quel particolare evento, che si era per anni sforzata di dimenticare, le si bloccò nella mente proprio come un boccone indigesto. Prima degli esami del secondo semestre lei e Carter avevano trascorso una notte intera studiando e lui non aveva mostrato la benché minima inclinazione a provarci.
«Dove ti sei nascosta per tutto questo tempo?» le stava domandando lui. «Non ti si vede mai in giro.»
Mallory si riscosse, sperando di non essere rimasta a fissarlo con gli occhi sbarrati troppo a lungo. «Ero qui» gli spiegò, liberando la mano da quella di lui. «Sono molto presa.»
Ai tempi dell’università i capelli scuri di lui erano stati lunghi e ribelli. Ora sfoggiava un taglio corto e ordinato. Mallory si domandò se a toccarli sarebbero sembrati morbidi o un po’ pungenti. Vestiva con eleganza impeccabile. Quel giorno era in gessato grigio, con una camicia dal motivo a quadrettini tanto fine da risultare quasi invisibile a occhio nudo, ma di sicuro effetto. Una cravatta a tinta unita e un fazzoletto candido nel taschino completavano quel look patinato. Ne aveva fatta di strada dai jeans strappati e dai giubbotti logori che indossava quando era uno studente! Certo che quei jeans così aderenti gli avevano sempre donato parecchio...
Ma non era cambiato il blu profondo e magnetico del suo sguardo, ombreggiato da lunghe ciglia scure. In quel momento, con quegli occhi color indaco fissi su di sé, Mallory riconobbe subito un’altra cosa che non era cambiata. Era ancora pazza di lui, proprio come lo era stata all’università, e lo desiderava con l’intensità spudorata di una matricola alla prima cotta.
Si accorse che lo stava fissando di nuovo e arrossì. «E credo proprio che presto sarò ancora più presa» aggiunse, imponendosi un tono di voce freddo