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Calda notte texana: Harmony Destiny
Calda notte texana: Harmony Destiny
Calda notte texana: Harmony Destiny
E-book185 pagine2 ore

Calda notte texana: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

L'immobiliarista milionario Brooks Newport ha finalmente scoperto che il suo vero padre vive in Texas. Lasciata Chicago si prepara a conoscerlo. Prima dell'agognato incontro, Brooks ne fa un altro decisamente più appassionante. trascorre una notte ardente con la bella ed esuberante Ruby. Se già dopo un solo incontro non riesce a togliersela dalla testa, le cose si complicano quando, una volta ricongiunto al genitore, scopre il legame tra Ruby e la famiglia appena ritrovata. Dopo essere tornato a Chicago per mettere ordine nella sua vita, Brooks è pronto a incontrare di nuovo Ruby, ma le sorprese per lui non sono finite...
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2017
ISBN9788858974605
Calda notte texana: Harmony Destiny
Autore

Charlene Sands

Risiede nel sud della California con il marito e i loro due figli. Scrittrice dotata di grande romanticismo, è affascinata dalle storie d'amore a lieto fine ambientate nel Far West.

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    Anteprima del libro

    Calda notte texana - Charlene Sands

    successivo.

    1

    Brooks Newport si voltò sullo sgabello del C'mon Inn e puntò lo sguardo sulla bellezza latina dai capelli corvini che, china sul tavolo da biliardo, sfidava il suo avversario con un bagliore negli occhi. Con un paio di jeans che le fasciavano i fianchi e una camicetta rossa che poneva in risalto l'incarnato olivastro, offriva uno spettacolo che gli fece seccare la bocca. Non era il solo. Sembrava che tutti i clienti presenti nel locale la stessero guardando.

    Stringendo la mano intorno alla bottiglia, Brooks bevve un sorso di birra e la deglutì a fatica. La donna si muoveva intorno al tavolo da biliardo con grazia sinuosa.

    «La cinque in buca d'angolo» annunciò, con un pizzico di impertinenza nella voce sensuale, come se fosse sicura che non avrebbe fallito. Eseguì il tiro. La palla bianca centrò il bersaglio e la cinque rotolò in buca.

    Lei si raddrizzò, e il suo petto si dilatò, rischiando di far saltare i bottoni della camicetta. Anche se non doveva essere alta più di un metro e cinquantasette, quel corpo snello era sufficiente per fargli sudare le mani. Ed era tutto dire, dal momento che si trovava in Texas per un unico motivo... Incontrare il padre biologico per la prima volta nella sua vita.

    Aveva dedicato gran parte della vita adulta a rintracciare l'uomo che aveva abbandonato lui e il fratello gemello, Graham. Con Sutton Winchester, acerrimo rivale e colui che Brooks aveva ritenuto potesse essere il padre biologico, non era risultato esserci alcun legame di sangue.

    Sutton, però, conosceva da sempre la verità. Gravemente malato e in preda a una crisi di coscienza – o così immaginava Brooks – aveva finalmente rivelato l'informazione che era servita a dare un nome e a localizzare il padre.

    In quel preciso momento, Brooks avrebbe dovuto trovarsi al Lookaway Ranch di Cool Springs, se non fosse stato colto da una spiacevole crisi di ansia. La posta in gioco era talmente alta. Il lungo percorso per risolvere il mistero della nascita dei gemelli Newport e del loro fratello più giovane, Carson, sarebbe finalmente stato risolto.

    Invece, adesso, il potente AD della Newport Corporation di Chicago era in preda al panico. Prima di allora, non era mai fuggito di fronte a una difficoltà ma, mentre attraversava quella cittadina polverosa, era stato attirato dall'insegna di benvenuto e dalle luci natalizie del C'mon Inn. Era entrato nel locale, avendo bisogno di rinfrancarsi con qualcosa di forte e di passare una notte riposante. Aveva molte cose su cui riflettere e gli sembrava un'idea migliore incontrare Beau Preston alla luce del giorno.

    Tenne lo sguardo puntato sulla cosa più bella del locale. La donna. Brandendo la stecca come un'arma, cominciò a dimenare il grazioso fondoschiena nel tentativo di eseguire un tiro preciso. Brooks bevve un sorso di birra per darsi una calmata, tuttavia non riusciva a distogliere lo sguardo. Fantasticava di chinarsi sul tavolo da biliardo con lei e trascinare tutti e due in paradiso.

    Lunghe ciocche di capelli le sfioravano i seni e, quando si chinò ancora di più per prendere la mira, le ciocche sfiorarono il feltro verde. Annunciò il tiro successivo e, bam, la palla rimbalzò contro la sponda sinistra e deviò verso la buca al centro.

    L'uomo barbuto contro il quale stava giocando abbassò la testa. «Perdiana, Ruby, con te, uno non ha possibilità.»

    Lei ridacchiò. «È la mia regola di vita, Stan. Lo sai.»

    «Comunque, ogni tanto potresti sbagliare. Sarebbe tutto più interessante.»

    Dunque, si chiamava Ruby.

    A Brooks piaceva come suonava quel nome. Le calzava a pennello.

    Non doveva lasciarsi eccitare da lei. L'ultima cosa di cui aveva bisogno erano guai con le donne. Tuttavia, il suo cervello si rifiutava di collaborare.

    La partita proseguì fino a quando lei gettò in buca l'ultima palla. «Mi dispiace, Stan.»

    «Si direbbe che, dopo tutti questi anni, un uomo potrebbe fare di meglio contro una donna minuscola come te.»

    Lei sfoggiò un sorriso che illuminò tutto il locale, quindi gli mise una mano sulla spalla e si sollevò in punta di piedi per baciarlo sulla guancia.

    L'altro divenne rosso come un peperone. «Lo sai che è l'unico motivo per cui sopporto una tortura simile. Per questo bacio finale.»

    La risata di lei, profonda e provocante, risuonò nelle orecchie di Brooks. «Da parte tua, è dolce dirlo, Stan. Ora torna a casa da Betsy. E dai un bacio a tuo nipote per me.»

    Annuendo, Stan le sorrise.

    «Sarà fatto. Fai la brava, capito?»

    «Posso sempre provarci» rispose lei, riponendo la stecca accanto a una ghirlanda di agrifoglio.

    Stan si allontanò e Ruby eseguì un piccolo numero con la testa facendo ondeggiare la folta massa di capelli lucenti da una spalla all'altra. Una certa zona anatomica di Brooks si contrasse. Se lei era un indizio in base al quale farsi un'opinione di Cool Springs, stava rapidamente sviluppando un'affinità con quel luogo.

    La donna lo notò. Per un attimo, un paio di occhi color cioccolato fondente incontrarono i suoi, e sembrò che il tempo si fermasse. Il sangue gli ribollì nelle vene. Lei batté le palpebre una o due volte, quindi si disinteressò di lui, come se l'avesse identificato come forestiero.

    Brooks terminò la birra e si alzò, gettando alcune banconote sul banco.

    «Ehi, bambolina» gridò un tizio, emergendo dall'angolo più buio del locale. «Cosa ne dici di una partita?»

    Ruby alzò la testa. «No, grazie. Per stasera ho chiuso.»

    «Non avrai chiuso se prima non avrai visto come maneggio la stecca. Impressionante» disse quel buzzurro, spingendola contro il tavolo da biliardo.

    Ruby alzò gli occhi al cielo. «Per favore.»

    «Già, è esattamente quello che urlerai una volta che avremo finito di giocare

    «Spiacente, ma se questo è il tuo miglior metodo per rimorchiare, sei in pessima forma.»

    Si scostò lentamente, cercando di non entrare in contatto con quell'omone. Ma il bastardo le afferrò il braccio da dietro e le diede uno strattone. Ruby si divincolò per liberarsi. «Lasciami andare.»

    Brooks perlustrò il locale. Gli occhi di tutti erano ancora su Ruby, nessuno, però, accennava a muoversi. Anzi, avevano espressioni compiaciute sulle facce. Come non detto. In quella cittadina erano tutti dei bastardi.

    I muscoli delle braccia di Brooks si contrassero e le mani si strinsero a pugno mentre si dirigeva verso i due. Non poteva assistere alla scena senza reagire, non quando il piccolo fenomeno del biliardo era nei guai. «Togli le tue manacce...»

    Prima ancora di terminare la frase, Ruby aveva sferrato una gomitata nella pancia dell'omaccione. «Oof» si lamentò lui, premendosi le mani sullo stomaco e investendola di insulti osceni.

    Accidenti. Adesso sì che era nei guai. Il tizio alzò la testa; la furia che gli ardeva negli occhi era diretta a lei. Brooks si apprestò a sferrare un pugno, tuttavia, prima che potesse piazzarlo, Ruby afferrò il tizio per l'avambraccio. La sua mossa fu così rapida che Brooks non ebbe il tempo di capire cosa stava succedendo mentre lei si era già scaraventata l'omaccione al di sopra della spalla, stile Wonder Woman, e l'aveva messo KO.

    Qualcuno nel locale borbottò: «Nessuno s'impiccia con Ruby a meno che non sia lei a volerlo».

    A quanto pareva, l'omaccione non lo sapeva. Non lo sapeva nemmeno Brooks, a differenza di tutti i presenti.

    Ruby scavalcò il tizio a terra e si mise di fronte a Brooks, con lo sguardo sul pugno che era pronto a sferrare. «Grazie comunque» disse, a corto di fiato. A quanto pareva, non era Wonder Woman. Lo sforzo l'aveva messa a dura prova e lui si scoprì ad ammirare il modo in cui il suo respiro affannoso faceva tendere il tessuto della camicetta.

    Rimase a guardarla incantato, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. «Non mi hai permesso di esibirmi nella parte del gladiatore.»

    «Spiacente. Magari la prossima volta» replicò lei.

    Alle sue spalle, il barista, aiutato da un altro avventore, stava trascinando via il malcapitato.

    «Succede spesso?» chiese Brooks.

    «Abbastanza, ma non con quelli che mi conoscono.»

    Brooks si strofinò il mento. «Già, immagino di no.»

    Tenne lo sguardo puntato su di lei, sbalordito per la scena alla quale aveva appena assistito, mentre Ruby lo fissava divertita dalla sua espressione attonita. In quel momento, qualcuno alzò il volume di una canzone country, e il cervello di Brooks entrò in ebollizione. Era troppo incuriosito per dichiarare conclusa la serata. Quella donna non era la tipica reginetta di bellezza texana. Aveva fegato e grinta. Diamine, era da molto, molto tempo che non si eccitava in quel modo.

    Dagli altoparlanti usciva la musica di una ballata natalizia. «Ti andrebbe di ballare?»

    Ruby gli rivolse un sorriso dolce, del genere che suggeriva gentilezza. E lui le avrebbe creduto se non l'avesse appena vista atterrare un uomo. Uno grande e grosso.

    Lei reclinò la testa, valutandolo con aria pensierosa.

    «Certo. Mi farebbe piacere, mio Galahad.»

    «Mi chiamo Brooks.»

    «Ruby.»

    Lo condusse sulla pista da ballo e Brooks le mise una mano sulle reni e strinse l'altra nella propria. Piccola e delicata una, grande e ruvida l'altra. Ma funzionava. Eccome, se funzionava.

    Cominciò a muoversi, tenendola a debita distanza, aspirandone il profumo mentre scivolavano sulla pista.

    «Poco fa, ho creduto che fossi nei guai.»

    «L'avevo capito.»

    «Sei cintura nera o qualcosa del genere?»

    «No, ma sono cresciuta circondata da uomini e ho imparato presto a badare a me stessa. Cosa mi dici di te? Hai il complesso del cavaliere senza macchia e senza paura?»

    Lui scoppiò a ridere. «Da dove vengo, un uomo non resta a guardare mentre malmenano una donna.»

    «Oh, capisco.»

    «A quanto pare, ero l'unico altro individuo a ignorare che tu sapessi cavartela da sola.»

    Adesso lei lo fissava, perforandolo con quegli occhi color cioccolato e rivolgendogli un sorriso da mille megawatt. «È stato gentile da parte tua venirmi in soccorso.» Stava forse flirtando? Accidenti, oh, accidenti. Se era così, non sarebbe stato lui a fermarla.

    «Ti stavo osservando, come chiunque altro.»

    «Mi piace giocare a biliardo. Sono brava.» Ruby scrollò le spalle. «È un modo fantastico per scaricare i nervi.»

    «È esattamente il motivo per cui sono entrato qui.»

    «Guadagni dei punti per non aver detto un'ovvietà.»

    «Che sarebbe?»

    Lei storse le labbra ed esitò un secondo, come se cercasse di decidere se dirglielo oppure no. «Che tu conosci un modo migliore per scaricare i nervi.»

    Inarcò le sopracciglia corvine e Brooks smise di ballare per studiarla. «Devi fare impazzire gli uomini con la tua bocca.»

    Ruby scosse la testa, sorridendo. «Stai affondando, Brooks. Molto in fretta.»

    «Stavo parlando della tua impertinenza.»

    Lei lo sapeva. Lo stava provocando. «La maggior parte degli uomini la detesta.»

    «Non io. È rinfrescante.»

    Brooks l'attirò più vicino, così che le punte dei suoi seni gli sfiorarono la camicia e il suo profumo gli solleticò le narici. Lei non lo fece volare al di sopra della spalla. Anzi, gli si strinse contro. «Finora, ho guadagnato due punti» disse Brooks. «Cosa posso fare per guadagnarne un altro?»

    Lo sguardo di Ruby si spostò sulla sua bocca. L'aria abbandonò i polmoni di Brooks. Era roso da un desiderio intenso, come non gli era mai capitato prima di allora.

    «Ti verrà in mente qualcosa, Galahad.»

    Le labbra del forestiero sfiorarono le sue, una fugace esplorazione che la riscaldò e la indusse a interrogarsi su tutto quello che aveva fatto da quando aveva messo gli occhi sullo sconosciuto.

    Di solito, non era così sfacciata con gli uomini. Non flirtava e non metteva idee in testa. Tuttavia, in Brooks c'era qualcosa che l'attirava. Era educato, e sapeva come parlare a una donna. In un certo senso, aveva un'aria familiare e affidabile, anche se non si erano mai incontrati prima. Era anche di aspetto gradevole, con quei capelli ondulati che gli sfioravano il colletto della costosa camicia.

    Era un cittadino dalla testa ai piedi, anche se calzava stivali e a quell'ora del pomeriggio un velo di barba gli copriva la mascella. Appena l'aveva scorto, aveva capito che non era uno del posto. Non di quella cittadina polverosa, sperduta in mezzo al nulla. Cool Springs non era esattamente una mecca dell'alta società, e quel tipo, invece, ne faceva parte. Il fatto che si fosse precipitato in suo soccorso, tutto muscoli di granito e pronto a sferrare pugni, era la cosa più bella che un uomo avesse fatto per lei da molto tempo.

    Le venne in mente Trace, e ne cancellò immediatamente l'immagine dalla testa. Non intendeva pensare alla fine della loro storia. Se n'era andato da sei mesi, e lei aveva sprecato già abbastanza tempo per lui.

    Invece, cinse il collo di Brooks e gli si aggrappò, con il corpo accaldato perché nel locale faceva caldo.

    Lui riprese a muoversi, più lentamente, più vicino.

    Quello di lui era un profumo costoso e di buon gusto.

    Ruby aveva i nervi tesi. Le stava succedendo qualcosa. Qualcosa di imprevisto ed elettrizzante. Di recente, la sua vita era troppo prevedibile, ed era ora di cambiare.

    La bocca di lui trovò di nuovo la sua, e questa volta il bacio fu abbastanza ardente da poter marchiare il bestiame. Un miscuglio di passione e brama sessuale, tale da farle scordare che lei non baciava sconosciuti, su una pista da ballo, sotto

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