Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il matrimonio del principe: Harmony Collezione
Il matrimonio del principe: Harmony Collezione
Il matrimonio del principe: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

Il matrimonio del principe: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La splendida ed enigmatica Hannah Latimer si è la-sciata alle spalle la vita privilegiata cui era abituata per dimostrare il suo valore come operatrice umanitaria. In seguito a un'azzardata azione sul campo viene catturata dai seguaci di un regime oppressivo, e la sua unica salvezza prende le sembianze dall'arrogante Kamel, Principe di Surana.

Costretto a prendere in sposa Hannah per evitare un incidente diplomatico con il regno vicino, Kamel Al Safar sembra disprezzare la sua viziata promessa sposa, ma ogni giorno trascorso accanto a lei si rivelerà molto più piacevole del previsto.

LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2015
ISBN9788858931165
Il matrimonio del principe: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

Leggi altro di Kim Lawrence

Autori correlati

Correlato a Il matrimonio del principe

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il matrimonio del principe

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il matrimonio del principe - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Heartbreaker Prince

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2014 Kim Lawrence

    Traduzione di Alessandra Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-116-5

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Hannah non stava dormendo, quando la chiave girò nella serratura. Erano quarantotto ore filate che non dormiva, ma era sdraiata con gli occhi chiusi per proteggersi dal bagliore della luce fluorescente. Quel rumore la fece sedere di scatto sulla brandina di metallo.

    Fece un paio di tentativi frenetici di lisciare i capelli arruffati e strinse le mani in grembo. Era in grado di plasmare la propria espressione in una maschera di compostezza e voleva, per lo meno, mantenere un’illusione di dignità.

    Batté le palpebre per ricacciare le lacrime che le pizzicavano gli occhi e si morse il labbro. Quel dolore la aiutò a rimanere concentrata, mentre raddrizzava la schiena e sollevava il mento. Per il momento, non avrebbe dato a quei maledetti la soddisfazione di vederla piangere.

    Questo è ciò che succede quando si vuole dimostrare... che cosa? A chi? Ai giornalisti? A tuo padre? A te stessa...?

    Inspirò a fondo. Concentrati, Hannah. Il fatto è che sei finita in un grosso guaio! Avresti dovuto accettare ciò che pensano tutti: non sei fatta per pensieri profondi o lavori impegnativi. Avresti dovuto rimanere attaccata al tuo impiego sicuro dietro a una scrivania, alle tue unghie perfette...

    Ma era assurdo pensare a un lavoro d’ufficio in un ente benefico che si dedicava quasi esclusivamente ad azioni sul campo!

    Non vi deluderò, aveva promesso.

    Invece aveva fallito.

    Abbassò le palpebre come uno scudo e tese ogni fibra del corpo, un attimo prima che la porta si aprisse. Concentrandosi sul muro, pronunciò le parole che erano diventate quasi un mantra.

    «Non ho fame, ma avrei bisogno di uno spazzolino da denti e del dentifricio. Quando posso vedere il console britannico?»

    Non si aspettava una risposta diretta. Non ne aveva ricevuta alcuna, né a questa né alle altre domande che aveva posto, da quando era stata catturata dalla parte sbagliata del confine. La geografia non era mai stata un suo punto forte. Nessuna risposta, le avevano invece rivolto molte domande. Sempre le stesse. Domande seguite da silenzi increduli.

    Gli aiuti umanitari non si spingevano fino al Quagani, sostenevano i militari. Lei ribatteva di non essere una spia e di non essere mai appartenuta ad alcun partito politico. A quel punto, chi la interrogava confutava la sua risposta, mostrandole una foto che la ritraeva mentre agitava uno striscione di protesta per fermare la chiusura di una scuola elementare in un villaggio.

    Se non le davano della spia, la accusavano di essere un corriere della droga. Le prove che utilizzavano per supportare tale accusa erano le scatole di preziosi vaccini che le avevano sequestrato, ormai inutilizzabili perché non erano stati tenuti in frigorifero.

    All’inizio si era aggrappata alla convinzione di non aver nulla di cui preoccuparsi, se avesse detto la verità. Ora non poteva credere di essere stata tanto ingenua.

    Erano trascorse trentasei ore, i telegiornali non avevano ancora trasmesso la notizia e gli ingranaggi diplomatici non si erano nemmeno messi in moto, quando il re di Surana sollevò il telefono e chiamò il suo omologo nel paese vicino, lo Sceicco Malek Sa’idi.

    Due uomini molto diversi erano davanti a lui, in attesa dell’esito di quella conversazione, ed entrambi erano coinvolti personalmente.

    Il più anziano aveva una sessantina d’anni, di altezza modesta e con i capelli sale e pepe. La giacca di tweed e le calze comicamente scompagnate gli conferivano l’aspetto di un professore distratto. Ma gli occhiali di corno nascondevano occhi taglienti e duri, e i capelli spettinati coprivano un cervello fuori dal comune che, unito all’inclinazione al rischio, lo aveva portato a guadagnare e perdere due fortune, prima dei cinquant’anni.

    Anche in quel momento si trovava in bilico tra un grande successo e una completa rovina finanziaria, ma la mente non era concentrata sulla sua situazione economica. C’era una cosa al mondo che a Charles Latimer importava più del denaro, ed era la sua unica figlia. In quella stanza, dietro le porte chiuse, la sua faccia da poker era svanita, lasciando il posto a quella di un genitore terrorizzato.

    L’altro uomo aveva i capelli corvini e la pelle olivastra. Era molto alto, con spalle ampie e gambe lunghe, che lo avevano reso perfettamente idoneo al canottaggio, ai tempi dell’università. Il canottaggio, però, non era una carriera appropriata, agli occhi dello zio, così le sue prime Olimpiadi erano state anche le ultime. La medaglia d’oro giaceva dimenticata in qualche cassetto. Gli piaceva spingersi fino al limite, voleva vincere, ma non dava valore ai premi.

    L’irrequietezza di Charles Latimer contrastava con la perfetta immobilità dell’uomo più giovane, il cui unico movimento era quello spasmodico di un muscolo della guancia.

    L’uomo più giovane era di una generazione diversa, rispetto a quella dell’angosciato genitore. In realtà, quel giorno era il suo trentesimo compleanno e non era certo questo il modo in cui aveva programmato di trascorrerlo, anche se nulla nei suoi modi lasciava intendere la frustrazione. Sapeva che i suoi sentimenti erano al secondo posto, rispetto ai doveri.

    Si alzò di scatto, tradendo la tensione. Alto ed elegante nei movimenti, aprì la finestra per combattere la sensazione di claustrofobia. Il suono dell’acqua che gorgogliava nel cortile sottostante attutì la voce di suo zio. L’aria era umida e il profumo di gelsomino molto intenso, ma non c’era traccia della tempesta di sabbia che si era alzata dopo che lui era atterrato.

    C’erano almeno venti gradi di più di quelli che c’erano ad Antibes. Socchiudendo gli occhi, vide Charlotte Denning, il suo corpo flessuoso e abbronzato steso sul bordo della piscina accanto a una bottiglia di champagne nel secchiello del ghiaccio, pronta a soddisfare la promessa di uno speciale regalo di compleanno.

    Recentemente divorziata, si stava godendo la libertà, dopo aver vissuto per un anno con un uomo che non condivideva i suoi appetiti sessuali.

    In breve, era praticamente la sua donna ideale.

    Charlotte si sarebbe arrabbiata, non vedendolo arrivare e, una volta scoperto il motivo dell’assenza, si sarebbe infuriata ancora di più. Non che il suo matrimonio l’avrebbe fermata, anzi. Conoscendola, Charlotte avrebbe anche potuto considerarlo un brivido di illecito supplementare.

    Lui non la pensava così. Il matrimonio avrebbe messo Charlotte fuori gioco. Si sarebbe scaldato con i ricordi. Si sarebbe sposato perché era suo dovere.

    Respirò a fondo l’aria profumata e chiuse la finestra, rifiutando di permettere al risentimento e all’autocommiserazione di prendere il sopravvento. Se pensava di essere sfortunato, doveva solo ricordarsi di essere vivo. A differenza della sua nipotina, Leila, per la quale le cose erano andate diversamente. Era morta quando l’aereo che trasportava lei e i suoi genitori si era schiantato contro il fianco di una montagna, uccidendo tutti quelli che erano a bordo. L’incidente aveva dato origine a una valanga di speculazioni e aveva cambiato per sempre il suo futuro.

    Lui aveva un futuro, quello che aveva ereditato dal padre di Leila. Da quando era diventato l’erede al trono, aveva pensato al matrimonio come a un qualcosa che sarebbe capitato abbastanza presto. Aveva così deciso di godersi al massimo il tempo limitato che gli rimaneva e questo gli aveva procurato una certa reputazione. A un buon punto, qualcuno lo aveva soprannominato il Principe Rubacuori, e il titolo era rimasto.

    Adesso, per uno scherzo del destino, le circostanze avevano cospirato per procurargli una sposa che aveva una reputazione abbinabile alla sua. Sarebbe stato legato per tutta la vita a Hannah Senza Cuore. Ai tabloid piaceva molto, quel soprannome.

    «È fatta.»

    Kamel si voltò e annuì lentamente. «Metterò tutto in moto.»

    Mentre il re posava il telefono, Charles Latimer sorprese se stesso e gli altri presenti scoppiando in lacrime.

    Kamel impiegò poco meno di un’ora ad approntare i meccanismi, poi tornò dai due uomini più anziani per spiegare come avrebbe agito. A titolo di cortesia, per procedere chiese l’autorizzazione dello zio, che annuì e si volse verso il suo vecchio compagno di college e attuale socio d’affari.

    «Dovremmo riaverla con noi stasera, Charlie.»

    Kamel avrebbe voluto sottolineare che sarebbe stata con lui, ma si astenne. Era tutta una questione di priorità: liberare la ragazza, poi affrontare le conseguenze. Si sentì in obbligo però di esternare una perplessità. Era certo di essere in grado di seguire il piano, ma... «Se lei dovesse avere una crisi isterica...»

    «Non ti preoccupare, Hannah è forte e intelligente, capisce al volo» lo rassicurò Charlie.

    Adesso era il momento di scoprire se la fiducia del genitore era giustificata.

    Ne dubitava.

    Riteneva molto più probabile che Charles avesse assecondato la ragazza per tutta la vita. Le probabilità che una marmocchia viziata dell’alta società inglese riuscisse a resistere più di mezza giornata in una cella prima di cadere a pezzi erano, per lo meno, limitate.

    Così, essendo preparato al peggio, avrebbe dovuto sentirsi sollevato scoprendo che l’oggetto della sua missione di salvataggio non era il relitto isterico che aveva previsto. Per qualche ragione, la vista di quella bellissima donna – seduta sulla brandina con le mani in grembo e la testa sollevata in un atteggiamento di sfida, che indossava un’uniforme da carcerato stropicciata con la signorilità con cui avrebbe indossato un abito di alta sartoria – non lo riempì di sollievo né di ammirazione, ma di rabbia.

    Incredibile! Per lei si stavano smuovendo montagne e quella rimaneva seduta, come se nella stanza fosse appena entrato il maggiordomo! Era semplicemente troppo stupida per comprendere la pericolosità della sua situazione o era così abituata ai salvataggi di papà da ritenere di essere invulnerabile?

    Poi la ragazza voltò il viso e sollevò le ciglia scure, e Kamel comprese che, sotto l’atteggiamento da bionda eroina di Hitchcock, era spaventata a morte. Si avvicinò di un passo e poté quasi sentire la tensione dei muscoli della mascella e il velo sottile di sudore che le imperlava la pelle pallida.

    L’uomo aggrottò la fronte. Avrebbe provato compassione per persone che lo meritavano. Paura o no, Hannah Latimer non rientrava nella categoria. Era stata lei a cacciarsi in quel guaio.

    Osservandola, capiva come gli

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1