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La bella, la ladra e...: eLit
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E-book148 pagine2 ore

La bella, la ladra e...: eLit

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Info su questo ebook

CACCIA AL LADRO - Vol. 1. È difficile immaginare la timida Claire nei panni di una femme fatale. Eppure, quando Alec Mason, fingendosi il suo fidanzato, si reca insieme a lei nella tenuta di Miranda Craig, famosa attrice nonché ex migliore amica di Claire, assiste a un'incredibile metamorfosi. Il brutto anatroccolo si trasforma in cigno! Così, mentre da un lato Alec si ritrova a tenere a bada i molti corteggiatori di Claire, dall'altro viene concupito senza scrupoli da Miranda. Ma questa volta la dolce Claire ha deciso di sfoderare gli artigli!

I romanzi della serie:

1) La bella, la ladra e...

2) Ladro lui, ladra lei

3) Una pericolosa rubacuori

4) Il ladro di cuori

5) Una ladra tra le lenzuola

LinguaItaliano
Data di uscita29 gen 2016
ISBN9788858948934
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    Anteprima del libro

    La bella, la ladra e... - Tracy South

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Fiance Thief

    Harlequin Love and Laughter

    © 1996 Tracy Jones

    Traduzione di Elisabetta Pietrobon

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 1999 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-893-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Alec Mason aveva fiuto per le storie. Non si sarebbe mai azzardato a usare espressioni come sesto senso o preveggenza, che considerava degne di femmine esagitate, e la sua formazione squisitamente razionale gli impediva di richiamarsi a facoltà fumose e aleatorie come l’intuizione. Ma restava il fatto che in quel preciso istante, entro le mura di quell’edificio, si sentiva elettrizzare da un evento imminente.

    Si appoggiò al muro e sorvegliò i suoi tre giornalisti che non sembravano certo più ispirati del solito. Hank era chino sulla tastiera del computer con la sua tipica espressione serafica. Lissa faceva le solite buffe facce rivolta allo schermo, immedesimandosi nell’emozione che tentava di fissare con la parola scritta. Batté qualche tasto e poi appoggiò la fronte contro la mano scuotendo lievemente la testa. Alec giudicò che dovesse essere nel bel mezzo di uno dei suoi melodrammi.

    Spostò lo sguardo su Claire Morgan, la cui scrivania si trovava a qualche metro di distanza, scostata da quelle di Hank e Lissa. Niente melodrammi, in quell’angolo dell’ufficio. Claire era sempre mortalmente seria e il suo stile era preciso e asciutto. Le sue mani volavano sulla tastiera, mentre i suoi occhi correvano avanti e indietro sullo schermo inseguendo le parole dietro un paio di occhiali dalla leggera montatura blu. I capelli castani erano raccolti in una coda di cavallo che la faceva sembrare quasi una ragazzina.

    Alec continuava a chiedersi come fosse possibile che una persona così incolore potesse scrivere pagine così vibranti. Claire gli aveva mandato per posta alcuni suoi pezzi e lui, appena finito di leggerli, le aveva telefonato subito per offrirle un posto, senza nemmeno vederla, nel timore che se l’accaparrasse il giornale concorrente. Dallo spirito acuto e mordace che animava i suoi pezzi e dalla voce suadente e sicura che aveva sentito al telefono aveva immaginato di avere a che fare con una donna già navigata ed esperta delle cose del mondo, e invece si era ritrovato in ufficio un topolino tremante.

    Perciò aveva deciso di relegarla alla cronaca rosa. Persino una persona tranquilla come Claire poteva tirar fuori qualcosa di buono dalle chiacchiere delle matrone dell’alta società, ed effettivamente Alec doveva ammettere che i suoi articoli erano sempre interessanti... tuttavia, mai e poi mai l’avrebbe mandata a caccia di vere notizie.

    Hank e Lissa non si erano ancora accorti della sua presenza. Claire invece dovette percepire di essere osservata perché a un tratto voltò la testa, lo vide e sobbalzò violentemente. Il suo viso cambiò colore e lei riportò lo sguardo sul computer.

    «Mi sono rasato male, Claire?» La voce di Alec echeggiò divertita nella stanza troppo grande. «Di solito il mio aspetto non incute terrore in donne e bambini.»

    «Mi dispiace.» Claire non lo guardò. «Non ti avevo sentito arrivare.»

    «Ci stavi spiando, Alec?» indagò Lissa.

    «Volevo solo vedere quante parole saresti riuscita a scrivere prima di svenire per la troppa emozione» replicò lui.

    «Il sole è ancora alto» rispose Lissa, «e la mia storia è appena cominciata. Ho scritto appena settantacinque parole.»

    «Un record, direi» intervenne Hank.

    Claire ignorava la conversazione battendo furiosamente sui tasti.

    «Che cosa stai scrivendo, Claire?»

    Eccola che arrossiva di nuovo. Bastava che le rivolgesse la parola e Claire si trasformava in un pomodoro. Alec cominciava a trovarla irritante.

    «Sapete, quando sono entrato in ufficio, poco fa, ho avuto la sensazione che stesse per accadere qualcosa. È una sensazione che potrebbe avere a che fare con ciò che stai scrivendo, Claire?»

    «No, è impossibile.» Il tono della sua voce era sincero, ma i suoi occhi guizzarono con aria colpevole verso l’angolo della scrivania. Alec notò che anche gli sguardi di Hank e Lissa convergevano nello stesso punto e non perse tempo.

    Con uno scatto fulmineo si avventò sulla lettera che giaceva semiaperta sull’angolo della scrivania e la agitò in aria, mentre Claire faceva un balzo sulla sedia allungando la mano con un gesto disperato.

    Alec provò un tenue, impercettibile, trascurabilissimo rimorso di coscienza, ma il suo istinto di giornalista ebbe il sopravvento. «Dimmi che in questa lettera non c’è nulla di interessante, Claire» la sfidò, «e te la restituirò subito.»

    «Non puoi leggerla!»

    «Dimmi che non è interessante» ripeté lui, osservando il viso di lei che si era colorito per la rabbia, gli occhi accesi dal dispetto. Notò anche che Claire aveva appoggiato le mani sui fianchi con aria bellicosa, e che quella posizione faceva emergere dal vestito informe la sagoma di un seno pieno e ben modellato.

    «Leggere la posta altrui è un reato federale» ammonì lei inviperita.

    «È un reato intercettarla, non leggerla» la corresse Alec aprendo la busta.

    «Be’, quello che ha fatto Lissa rientra senz’altro nella fattispecie» intervenne Hank. «Si è spacciata per Claire e ha firmato la ricevuta.»

    Alec si voltò a guardare Lissa con aria interrogativa. La giornalista spalancò gli occhi. «Non so come, ma mi è sembrato che il postino avesse detto che la lettera fosse per Lissa Barnard. Mi sono accorta dell’errore solo quando ero già arrivata a metà, ma proprio a quel punto cominciava la parte più interessante...» S’interruppe con un sorriso di scusa.

    Alec chiuse la busta e la porse a Claire con un gesto enfatico. Le mise una mano sulla spalla e quando la sentì tremare provò un malizioso piacere. «Claire, non avrei mai pensato che i miei dipendenti mi credessero capace di simili bassezze. Hai inferto una profonda ferita al mio cuore.» Guardò Lissa. «Allora?»

    «Lissa, non puoi» sbottò subito Claire.

    «Oh, Alec, non posso!» esclamò Lissa. Alec alzò un sopracciglio e la donna capitolò. «Claire, devo farlo... lui è il mio capo, capisci? E poi, anche se lavori qui solo da pochi mesi, sai bene cosa vorrebbe dire questo per lui.»

    La curiosità di Alec era alle stelle.

    «Hai letto la biografia di Miranda Craig?» gli domandò Lissa.

    Lui storse il naso. Il nome di Miranda Craig evocava solo sensazioni spiacevoli. L’attrice capace di far registrare ai botteghini gli incassi più alti dell’anno era originaria della loro città. Ci si sarebbe potuti aspettare che avesse un occhio di riguardo per i giornalisti suoi concittadini, no? E invece la grande Miranda li metteva regolarmente alla porta. La causa di tanto astio era stata una cattiva recensione di una sua interpretazione nella recita di fine anno del liceo, e Alec si sentiva vittima di una grave ingiustizia, perché ai tempi in cui Miranda aveva raccolto fischi in Zio Vania il suo settimanale doveva ancora nascere.

    «Nell’eventualità del tutto fantastica che Miranda decida di concedermi un’intervista la leggerò. Altrimenti non vedo il motivo di sottopormi a una simile tortura.»

    «Sai» riprese Lissa illuminandosi in volto, «si dà il caso che la nostra Claire abbia un ruolo molto importante nel libro di Miranda.»

    «Claire?» Alec si voltò a guardarla, stupito. Claire scuoteva la testa con vigore, si era tolta gli occhiali e per un attimo lui pensò che avrebbe potuto rivaleggiare con le più belle donne del pianeta. Poi lei inforcò nuovamente gli occhiali e l’incanto svanì.

    «Missy Craig, come la chiamavo io un tempo, era la mia migliore amica» spiegò Claire sottovoce.

    Alec emise un lieve fischio. «Miranda Craig, o come diavolo si chiama, era la tua migliore amica e tu non me l’hai mai detto?»

    Lei si strinse nelle spalle con fare indifferente.

    «Ti rendi conto di cosa vorrebbe dire, per il settimanale, pubblicare un’intervista con la famosa Miranda Craig?»

    Alec cominciò a misurare la stanza a grandi passi, in preda a una strana eccitazione. Era così che si sentiva ogni volta che fiutava una notizia. Una sensazione piacevole e corroborante, che aveva provato spesso all’inizio della carriera, ad Atlanta. Poi aveva ricevuto la proposta di Mick Regan, suo maestro di giornalismo, di divenire il direttore del settimanale che Mick voleva fondare nella loro città natale, Ridgeville, e aveva accettato convinto che la famosa sensazione avrebbe accompagnato tutti i suoi giorni. Invece aveva finito per scoprire che la vita di provincia è proprio come viene solitamente descritta... mortalmente tranquilla.

    Si fermò di colpo. Non doveva perdere la calma, non doveva lasciar trapelare i suoi sentimenti. Dopotutto era il capo, no? E i capi non si lasciano mai andare all’isterismo.

    «Non ti ho detto niente perché non era un fatto rilevante» spiegò lei serafica.

    «Non era un fatto rilevante?» Oh, insomma, anche i capi potevano concedersi una sfuriata, ogni tanto. «Da bambina giocavi con la Barbie insieme all’attrice più potente di Hollywood e pensi che non sia un fatto rilevante?» Alec agitò l’indice davanti al naso di Claire. «È proprio questo il tuo problema. Non sei capace di pensare come un vero giornalista.»

    «Io non ho difficoltà a pensare come un giornalista» ribatté lei arrossendo nuovamente, «sei tu che non pensi a me come a una giornalista!»

    Lissa alzò una mano. «Niente divagazioni inutili, ragazzi. Torniamo al nostro argomento. Quello che Claire sta cercando di dirti, Alec, è che non intende parlare con Miranda.»

    «Tu non intendi parlare con Miranda?» ripeté lui incredulo. «Non sarà vero il contrario, invece?»

    Lissa riprese a spiegare, con il tono che

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