Il frutto della verità: Harmony Collezione
Di Kara Lennox
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Il frutto della verità - Kara Lennox
successivo.
1
Rand Barclay stava inutilmente lottando per ridurre a due dimensioni un lettino per bambini. L'aveva portato giù dal solaio due anni prima quando sua sorella Alicia era tornata a casa dall'ospedale con il piccolo Doungy.
Ma adesso si rifiutava di richiudersi.
Stava imprecando ad alta voce quando Clark Best entrò nella stanza. Clark era il suo dipendente tuttofare, maggiordomo, amministratore, servitore e cuoco.
Era un compendio di efficienza e di competenza, e lavorava sodo. Inoltre era il suo migliore amico.
«Senti già la mancanza di quel birichino?» gli chiese gettandogli un'occhiata maliziosa.
«L'unica cosa di cui sento la mancanza» grugnì Rand, «è il mio ufficio e adesso ho intenzione di riprendermelo.»
«Allora lascia fare a me.» Clark si chinò, azionò una levetta invisibile e il lettino si richiuse immediatamente, poi se lo infilò sotto un braccio e uscì dalla stanza.
Alto e robusto, Clark frequentava l'ultimo anno dell'Istituto di Gastronomia di Savannah. Dormiva in una delle tante stanze libere di Rand e lo ripagava tenendogli in ordine la casa. Rand si chiedeva come avrebbe fatto quando, tra qualche mese, si sarebbe diplomato e avrebbe trovato un vero lavoro.
Sarebbe rimasto solo, in fondo era proprio così che desiderava vivere quando aveva comperato quella casa, subito dopo aver iniziato a praticare la sua professione.
In realtà era riuscito a liberarsi delle tre sorelle, che avevano intrapreso le loro carriere, e della madre, che aveva convinto ad andare a vivere nella più elegante casa di riposo della Carolina del Sud dopo ben otto anni.
Nella residenza per anziani, sua madre avrebbe potuto incontrare persone della sua età e interessarsi a qualcos'altro oltre che ai nipotini.
Rand contemplò le cataste di libri che erano cresciute in quegli ultimi sei mesi. Li aveva raccolti per consultarli prima di iniziare a scrivere un libro su alcune rare malattie della pelle, tuttavia non era ancora riuscito a scriverne neppure una parola.
Come avrebbe potuto farlo con dei bambini tra i piedi e un andirivieni di madri affaccendate che ridevano e chiacchieravano continuamente?
Su una delle sue riviste di medicina, notò, era rimasto appiccicato perfino un lecca-lecca.
Ma adesso era tutto finito.
Da quel giorno avrebbe iniziato una nuova vita, una vita completamente indipendente che gli avrebbe permesso di lavorare, mangiare e dormire quando voleva, in assoluta solitudine.
E il primo passo sarebbe stato quello di provvedersi di nuovi scaffali per i suoi libri e le sue ricerche. Clark aveva contattato un falegname e si era accordato sul prezzo e Rand aveva già messo la sua firma sui progetti che gli erano arrivati due giorni prima. Quel giorno il falegname avrebbe iniziato i lavori. Non vedeva l'ora di poter organizzare il materiale delle sue ricerche e smettere di dover rovistare in quelle cataste per trovare un'informazione.
Clark rientrò nell'ufficio con un piumino e incominciò a spolverare il ripiano della scrivania senza dire una parola.
«Allora a che ora arriva il falegname?» gli chiese Rand.
«Dovrebbe essere qui da un momento all'altro» rispose Clark con un sorriso misterioso. «Ma non capisco perché tu abbia deciso di fare le librerie proprio adesso. Non dovevi finire di scrivere il tuo libro?»
«Alla fine del prossimo mese» rispose Rand cercando di apparire disinvolto. Ma ogni volta che pensava al termine che gli era stato imposto, gli si stringeva lo stomaco.
«E quanto ne hai già scritto?»
Rand non rispose.
«Questi scaffali sono solo un altro espediente per prendere tempo» disse Clark. «Ti comporti proprio come uno studentello che teme l'avvicinarsi del giorno dell'esame.»
«Io mi sono laureato in medicina senza perder tempo e tu non hai idea di quanto sia difficile scrivere questo testo. Se non si fa un lavoro preliminare, non si ottiene il risultato voluto.»
«Qualche volta ti comporti proprio come un somaro. Questo, forse, ti sembra il modo di ottenere un buon risultato?» gli chiese indicando con un gesto le cataste di libri impolverati.
«Su, mettiamoci una pietra sopra.»
Clark si limitò a sorridere.
Litigavano in continuazione ma nessuno dei due si offendeva. Eppure Clark aveva ragione, Rand stava perdendo tempo. Non poteva ingannarlo. Clark conosceva bene le sue abitudini dai tempi in cui erano compagni di scuola.
Comunque quel lavoro andava fatto e avrebbe iniziato a scrivere il trattato non appena avesse avuto gli scaffali adatti per lavorare senza preoccupazioni.
Susan Kilgore salì sul camioncino e aprì i finestrini, prima di accendere il motore. Il tempo era stranamente caldo per ottobre, perfino nella Carolina del Sud. Controllò lo specchietto, avviò il motore e fece marcia indietro nel passo carraio, salutando con la mano la sua padrona di casa.
Provava molta simpatia per Harriet Regis, ed era dispiaciuta di dover abbandonare l'appartamento che aveva affittato da lei. Il marito di Harriet, però, si era ammalato e aveva bisogno di un inquilino più tranquillo.
Susan si era data da fare e aveva trovato un altro appartamento. Non era carino come quello dei Regis ma aveva un garage in cui avrebbe potuto sistemare la sua bottega di falegnameria.
Passò davanti a un bar e sentì la nostalgia di un buon caffè. Quanto tempo era passato da quando ne aveva bevuto uno! Tuttavia non aveva senso avere nostalgia per le cose che non poteva permettersi più, si rimproverò.
Meglio focalizzarsi su quello che aveva: il primo lavoro pagato da quando era morto suo padre, ormai più di un anno prima.
Non c'era voluto molto per capire che gli eventuali clienti non credevano all'abilità di un falegname donna e il poco denaro che il suo ex-fidanzato le aveva lasciato se n'era andato insieme ai suoi scarsi risparmi. Se non avesse immediatamente trovato lavoro, avrebbe dovuto cercarsi un impiego, ma era sicura che in quelle condizioni nessuno l'avrebbe assunta.
Per fortuna era arrivata la telefonata di Clark Best che era ancora all'oscuro della morte di suo padre. Era stata sincera con lui e aveva dovuto insistere molto per ottenere il lavoro.
Grazie a Dio lui aveva deciso di metterla alla prova.
Ora toccava a lei convincere il dottor Rand Barclay che era in grado di costruirgli le librerie più maestose che avesse mai visto: solido mogano e maniglie d'ottone.
Santo cielo, chi stava prendendo in giro? Non appena avesse messo gli occhi su di lei, si sarebbe trovata fuori dalla porta, col sedere per terra.
Clark era affaccendato in cucina quando suonò il campanello, per cui toccò a Rand andare ad aprire la porta.
Si trovò di fronte una ragazza alta, con lunghi capelli neri, raccolti in una treccia, che si guardava intorno con aria imbarazzata. Teneva stretto davanti a sé un grande album per gli schizzi che le nascondeva la parte inferiore del corpo, ma, dalle spalle in su, era bella da togliere il fiato.
«Barclay?» chiese sbattendo le palpebre.
«Sì. Io sono Rand Barclay.»
«Salve, dottor Barclay, io sono Susan Kilgore.» Sempre tenendo l'album ben stretto davanti a sé con una mano, allungò l'altra per stringere quella di lui.
Aveva mani lunghe e forti, ma non belle specialmente perché avevano le unghie rosicchiate. Eppure Rand provò una strana sensazione quando lei lo toccò. Probabilmente perché non era abituato a dare la mano a donne che la stringevano come uomini.
Rimase in attesa di spiegazioni ma il silenzio si prolungò in modo imbarazzante come se lei si aspettasse di essere invitata a entrare.
Poi lui notò il furgone sul passo carraio con il logo Kilgore Woodworking sulla portiera.
«Ah, gli scaffali» disse, sentendosi un idiota. «Venga dentro.» Rivolse un altro sguardo al passo carraio aspettandosi di vedere avvicinarsi qualcun altro, un padre o un fratello, ma, a quanto pareva, la ragazza era sola.
Una volta nell'ingresso, Susan si guardò intorno. «Una gran bella casa» commentò quasi con nostalgia. «Immagino che sia stata sempre della sua famiglia.»
«No, l'ho acquistata io otto anni fa. A dire la verità è un gran peso. C'è sempre qualcosa che non funziona.»
Susan sospirò. «Le vecchie case richiedono molta manutenzione» convenne.
«Anche lei ha una vecchia casa?»
«No, ma un giorno o l'altro...»
«Gli scaffali sono qui» disse lui facendola entrare nel suo studio.
«Oh, mio Dio!» esclamò lei seguendolo, «capisco perché Clark mi abbia chiamato.»
Rand cercò di guardare il suo ufficio con gli occhi di lei. La stanza era grande, con due portafinestre che davano sul patio, una scrivania con un computer su un lato, un caminetto fuori uso e, sull'altro, un'unica piccola biblioteca di quercia, traboccante di libri, periodici e giornali.
Il resto della stanza era ingombro di cataste di libri e di appunti.
«Voglio che questa stanza diventi un vero ufficio» le spiegò lui. «I progetti che mi ha mandato sono perfetti. Lei può farmi anche una di quelle scale circolari, vero?»
«Non c'è dubbio. Quando avrò finito, avrà lo studio più elegante di tutta la città.»
«Elegante va bene, ma a me occorre un ufficio funzionale. Lo userò per svolgere delle ricerche e scrivere un testo di medicina.»
«Capisco.»
Lui si azzardò a guardarla. Si era avvicinata alla parete, dietro alla scrivania, e la esaminava battendovi sopra le nocche delle dita. Poi si tolse di tasca un piccolo aggeggio elettronico e lo passò sulla parete, facendo delle pause e tracciando dei segni con la matita.
«Che cos'è» le chiese lui.
«Un monitor.»
Rand la guardava incantato. Era così graziosa, anche senza trucco, senza gioielli... Non vedeva l'ora che uscisse da dietro la scrivania per vedere il resto della sua persona.
«Ha un padre o un fratello che si occupano delle costruzioni?» chiese lui.
I suoi begli occhi azzurri si velarono, come un cielo estivo che si rannuvolava. «Mio padre è morto. Sono rimasta solo io. Sono l'unica Kilgore della Kilgore Woodworking» precisò.
«Ma...»
«Sì?»
Rand pensò che non c'era bisogno di farle notare che era una donna. E sarebbe sembrato un cavernicolo se avesse espresso dubbi sulla sua abilità solo perché era di sesso femminile.
«Mmh... mi vuol scusare?»
«Certo.»
Rand si avviò verso la cucina dove trovò Clark che stava versando della salsa in una terrina.
«Trippa con funghi cotti nel vino bianco...»
«Trippa?» chiese Rand, allarmato. «No, grazie.»
«Non è per te. È un compito per la scuola. Dovevamo prendere una ricetta familiare e trasformarla in un manicaretto francese. Vuoi assaggiarla?»
«No, grazie. Lo sai che hai assunto una donna per costruire i miei scaffali?»
«Ah è già qui?» Evidentemente imbarazzato, Clark prese la terrina e l'avvolse in un tovagliolo.
«Sì, è qui e non capisco come sia in grado di portare a termine questo lavoro. Il mestiere di falegname è molto pesante.»
«Senti, Rand, anch'io ho avuto dei dubbi quando mi ha parlato delle sue... condizioni. Ma conosce bene il mestiere ed era così disperata... A quanto pare pochi clienti le hanno offerto l'opportunità di dimostrare le sue capacità.»
«Ma si tratta del mio ufficio, delle mie librerie...»
«Non puoi licenziarla adesso. Hai firmato il contratto.»
«Tu mi hai ingannato! Le pagherò quanto le devo e la manderò via...»
«Riuscirai a guardarla in quei bei occhi blu e dirle che la licenzi?»
Rand lo guardò sorpreso. «Come fai a sapere che ha