Un amore in vacanza: Harmony Jolly
Di Donna Alward
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Info su questo ebook
Il migliore modo per essere donne felici? Spuntare tutte le caselle della propria lista dei desideri!
Molly Quinn, avvocatessa di successo, acquista a un'asta di beneficenza un tour sulle isole canadesi, con lo scopo di rilassarsi e prendersi del tempo per sé. Non poteva immaginare che i suoi piani sarebbero stati sconvolti dall'incontro con Eric Chambault, imprenditore milionario reso guardingo da un passato difficile. Come unici single del gruppo vacanze, Molly ed Eric si avvicinano, diventano amici, e anche di più, cedendo all'innegabile attrazione che provano l'uno per l'altra. Ma il legame che li unisce sarà abbastanza solido da durare anche una volta tornati nel mondo reale?
Donna Alward
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Un amore in vacanza - Donna Alward
successivo.
1
L'ultimo posto in cui Molly Quinn avrebbe voluto essere quella sera, era il Merchant Seafearer Resort, pensò con irritazione, fermando la macchina davanti all'ingresso dell'albergo.
Per recarvisi era stata costretta a indossare un abito da cocktail e un paio di sandali a tacco alto che lasciavano scoperte le unghie dei piedi luccicanti di lustrini.
Un inserviente prese le chiavi della sua auto e lei, dopo avergli dato una mancia generosa, inspirò ed entrò nel lussuoso atrio. L'aria fresca che la investì non riuscì a diminuire la sua irritazione.
A parte il fatto che calzava quei sandali dalle sette del mattino, quando era andata in ufficio per preparare la sua deposizione, aveva trascorso la giornata a discutere con dei clienti capricciosi come bambini. Verso sera, stanca e nervosa, si era cambiata in ufficio, era salita in auto e aveva dovuto lottare con un traffico convulso per arrivare in tempo al resort di Nantucket.
Oltre a questo, il mattino seguente avrebbe dovuto trovarsi in tribunale alle dieci, perciò sarebbe stata obbligata a rientrare in città a tarda ora. Perché diavolo aveva accettato di recarsi in quel posto?
Perché, riconobbe, era unico e meraviglioso. Situato su una spiaggia bianca, circondata da dune che digradavano dolcemente verso l'oceano, il Seafearer era un'icona di Nantucket, un bastione della ricchezza e dell'opulenza, ma lei avrebbe preferito sedersi sul suo balcone, a piedi nudi, a sorseggiare un rosé ghiacciato, piuttosto che assistere a quell'evento.
«Molly, ce l'hai fatta!»
Ryan O' Neill si materializzò dal nulla e lei lo vide attraversare l'atrio come se fosse il proprietario del locale, sfoggiando un completo di Armani fatto su misura.
Alto, con scintillanti occhi azzurri e alcune sfumature rossicce nei capelli castani, attirava l'attenzione dovunque andasse. Ultimamente tale attenzione nei suoi confronti era ingigantita a causa del suo divorzio da un'attricetta semi sconosciuta. Ryan aveva un patrimonio immenso che aveva accumulato col sudore e Molly aveva ricevuto da lui l'incarico di vigilare perché perdesse meno soldi possibile.
A parte tutto, lui era intelligente e simpatico ed erano diventati amici. Al momento rappresentava per lei un peso ingombrante, ma era gentile e quando le aveva chiesto di partecipare alla cena di quella sera, non era stata capace di opporgli un rifiuto.
«Ryan» lo salutò, sorridendo e porgendogli le mani.
Lui le prese, poi si chinò e le diede un bacio sulla guancia.
«Grazie d'essere venuta. Non c'è niente di peggio che partecipare a queste serate da solo.»
«Non c'è di che» rispose Molly, sentendo che la tensione cominciava ad allentarsi. «Sono un po' in ritardo. Scusami.»
«L' asta sta cominciando adesso. Lascia che ti porti un bicchiere di vino. Lo bevi volentieri?»
«Solo uno» lo avvertì lei. «Tornando a casa dovrò guidare.»
«Ah, sì. Ricordo che hai deciso di non restare in albergo per la notte e che ami seguire le regole» concluse, sospingendola in avanti.
«Sempre.» Molly ruotò il busto, allontanandosi dalla sua mano il cui tocco era eccessivamente familiare. «È per questo che ho accettato il tuo invito, dopo aver detto di no ad altri. Ufficialmente adesso non sei più un mio assistito, perciò non infrango le regole.»
«Tuttavia...»
«Non resto per la notte. Ma... grazie d'aver tentato» aggiunse, scherzando. Se avesse pensato che lui ci stava provando, non sarebbe andata a quella cena.
Ridendo, Ryan la guidò nella sala in cui stavano servendo la cena, mentre si teneva un'asta per un nuovo centro medico che praticava una terapia disintossicante a base di oppioidi, iniziativa che lo riguardava personalmente.
Era stato anche quel motivo a spingere Molly ad accettare il suo invito.
Il fratello di Ryan era entrato e uscito dai centri di riabilitazione da quando aveva ventidue anni e quando Ryan aveva trovato degli antidolorifici nella borsa di sua moglie, aveva cominciato a pensare di lasciarla. L'idea di dover ripercorrere quella strada l'aveva terrorizzato e alla fine aveva chiesto il divorzio.
Molly sospirò. La lotta feroce per il divorzio l'aveva sfinita al punto da farle dubitare che fosse valsa la pena di intascare una cifra esorbitante per patrocinare quel caso.
Ma ormai era acqua passata. Il salone era splendido. I tavoli coperti da tovaglie di lino di color oro e avorio erano adorni di fiori che emanavano un profumo intenso. Gli invitati si aggiravano con in mano dei calici colmi, sotto lo scintillio di numerosi lampadari adorni di gocce di cristallo, accompagnati da un sottofondo di musica sommessa.
Un cameriere si avvicinò e Molly scelse un bicchiere di vino bianco, freddo mentre Ryan optò per un whisky.
Molly soffocò uno sbadiglio. La serata era stata organizzata per favorire una buona causa. Il suo cavaliere era attraente e simpatico, ma avrebbe preferito essere a casa a piedi nudi e senza quell'abito e la guaina elasticizzata che faceva sembrare il suo corpo più magro di almeno una taglia.
Sua madre le ripeteva sempre che avendo sei chili di troppo, doveva scartare determinati modelli. Prima o poi avrebbe dato fuoco a tutti i suoi vestiti attillati e al diavolo tutto.
Dopo essersi mossi in mezzo alla folla, lei e Ryan si misero ad ascoltare quello che il banditore metteva all'asta e Molly rimase a bocca aperta, udendo parlare di viaggi favolosi, di safari in Africa, di visite ai castelli della Provenza, di agriturismo in Toscana, di gite in gondola a Venezia, di vacanze a Malta, di attraversamento della foresta fluviale in Costarica, di scalate in Nepal...
Chissà come sarebbe stato interessante un viaggio del genere, pensò, sorseggiando il vino, soprattutto per chi, come lei, o per il fratello di Ryan, non ne aveva mai fatto nemmeno uno.
Non hai il diritto di lamentarti, si rimproverò. Guadagnava molto bene, stava facendo una carriera invidiabile, eppure non era felice. A volte pensava che aver scelto quel ramo della legge fosse stato un errore, tuttavia non riusciva a capire che cosa l'avrebbe resa felice.
Ryan stava conversando con delle persone a pochi metri di distanza, ma lei non si mosse e continuò a guardare le immagini che sfilavano sul monitor finché apparve la scritta Island Outdoor Adventures con in piccolo una precisazione, Vancouver Island, Canada.
Il Canada. Era andata a Montreal e a Toronto per lavoro e il paese le era piaciuto. Molly prese dal tavolo l'opuscolo pubblicitario e lo sfogliò.
«Hai trovato qualcosa d'interessante?» domandò Ryan, comparendo al suo fianco e sbirciando l'opuscolo. «Kayak con le orche assassine? Sguazzare nelle foreste pluviali? Non mi sembra adatto a te, mia cara.»
Che cosa ne sapeva Ryan O'Neill di quello che poteva, o non poteva fare, sbuffò lei, indignata. A meno che non la giudicasse una donna noiosa e scontata, che non compiva mai un passo falso, che non correva mai un rischio. Spesso il rimpianto non riguardava solo le azioni di una persona, ma anche ciò che non aveva fatto.
«Cosa ti sembra adatto a me?»
Lui scrollò le spalle. «Non lo so. Il lavoro. Tu lavori molto.»
«Anche questa sera?» replicò lei, bruscamente.
«Non ti ho invitata come mio avvocato, bensì come amica.»
«Lo so» ammise lei, sospirando. «Scusa se sono stata troppo pungente.» In realtà non ce l'aveva con lui. Era scontenta di se stessa.
Dopo la morte di suo fratello in giovane età, era toccato a lei tenere alta la bandiera della famiglia e l'aveva fatto con orgoglio.
Dopo la laurea a Harvard era entrata nello studio legale della famiglia e adesso, a ventinove anni, era diventata socia della Quinn, Colton and Quinn, lo studio legale più importante della East Coast e aveva già patrocinato decine di divorzi, pur essendo nubile.
Una volta era andata vicino a impegnarsi, ma si era ritirata in tempo e dopo quella delusione si era dedicata a fare carriera.
«Stai pensando di fare un'offerta?»
Lei scosse la testa. «No, non lo so...» esitò e aggiunse. «Forse.»
«Puoi sempre cominciare e se la cifra sale, pensa che servirà per riabilitare qualche disgraziato.»
Giusto, si disse lei. Controllò di nuovo l'itinerario e fece un'offerta più alta di quanto il viaggio valesse. E che diamine!
Mezz'ora dopo si sedettero al loro tavolo. Ryan era un noto chirurgo vascolare, perciò riunì intorno a sé molti colleghi con le moglie, o le fidanzate.
Mentre la conversazione ferveva, Molly sorrise e disse qualche parola, ma la sua mente andava continuamente all'avventura sull'isola di Vancouver. Come sarebbe stato parteciparvi? Non era un tipo atletico e non aveva mai fatto una cosa del genere. Questo però non voleva dire che non potesse...
La cena era squisita, la conversazione interessante, la musica piacevole, ma lei si annoiava a morte. Ricordando le parole di sua madre, rinunciò al dolce ma quando i piatti furono portati via, si arrabbiò con se stessa. Perché si era privata del dessert se lo voleva? Perché si puniva sempre? Quei sacrifici non l'avrebbero resa una persona migliore, così come non l'aveva resa migliore seguire le regole e percorrere la strada che era stata tracciata per lei.
La sola persona che poteva cambiare quello stato di cose era lei. Doveva uscire dalla sua nicchia protetta e scoprire che cosa voleva davvero Molly Quinn.
Scusandosi, si avvicinò al banditore e fece la sua offerta, ma dovette alzarla molte volte fino a raggiungere una cifra che giudicò sproporzionata all'offerta.
Voleva scappare, fare delle cose che non aveva mai fatto e la sfida rappresentata da quel viaggio avventuroso poteva essere il modo per chiarirsi le idee, ma per riuscirci doveva misurarsi con un uomo che sembrava intenzionato a impedirle di vincere.
Si trattava di un tizio sui trentacinque anni, bello, bruno e con degli occhi color cioccolato che la fissavano con aria di sfida.
Molly gli rivolse un sorrisetto strafottente e attese. Al termine dell'asta mancavano cinque minuti, ma il tizio misterioso rialzò ancora l'offerta. Poi si voltò ridendo e se ne andò.
La curiosità di sapere che cifra avesse scritto la stava uccidendo, ma attese fino all'ultimo istante prima di tornare verso il tavolo del banditore e scrivere un numero più alto. Posata la penna, si guardò intorno. Lo sconosciuto stava per tornare indietro quando il banditore