Affascinante conquista: Harmony Collezione
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Per lei.
Mia Burton era certa che non avrebbe più rivisto Ethan Black, l'uomo che le ha rapito il cuore. Ha provato a dimenticarlo, ma è davvero possibile cancellare dalla propria mente l'uomo più affascinante sulla faccia della terra? Ethan è per lei un doloroso promemoria del suo passato, e per questo vorrebbe relegarlo fra i lontani ricordi, ma lui ora è di nuovo di fronte a lei, in tutto il suo splendore, ed è chiaro che farà qualunque cosa per riconquistarla.
Il punto, però, è capire il perché.
Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
Affascinante conquista - Carole Mortimer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Surrender to the Past
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Carole Mortimer
Traduzione di Laura Premarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-367-6
1
«Le dispiace se mi siedo qui?»
«Prego, io ho finito comunque» rispose cortesemente Mia prima di alzare lo sguardo. Subito il sorriso amichevole sulle sue labbra si raggelò nel riconoscere l’uomo in piedi accanto al suo séparé nell’affollata caffetteria. Come avrebbe potuto confondere Ethan Black? Alto, moro, forte, e incredibilmente attraente. Eppure... Mia trattenne un profondo sospiro, alzando il mento in segno di sfida mentre lo osservava. Erano passati cinque anni dall’ultima volta che aveva visto Ethan e i suoi capelli erano ancora scuri come la notte, sebbene molto più corti. Il suo viso maschio era bellissimo: fronte spaziosa e intelligente, occhi grigi penetranti, zigomi scolpiti ai lati di un naso lungo e dritto, bocca perfidamente seducente e mento risoluto.
Lui era lo stesso di un tempo, eppure qualcosa era cambiato. Ethan doveva avere trentuno anni ora, mentre Mia venticinque e quella maturità si vedeva nelle profondità dei suoi occhi che al momento avevano il colore di un fosco cielo invernale. Anche le sue guance erano più scavate e asciutte e, accanto a occhi e bocca, Mia scorse piccole rughe che prima non c’erano. Ethan indossava un abito grigio griffato, ovviamente molto costoso, con sopra un cappotto in cashmere che gli arrivava a metà polpaccio, attirando lo sguardo sulle scarpe italiane fatte a mano, in morbida pelle nera. Era più alto di una spanna rispetto a lei, che doveva slogarsi il collo per riuscire a guardarlo!
«Ethan...» annuì seccata. Sapeva che sarebbe stata una reazione troppo scontata comportarsi come se non lo avesse riconosciuto o credere che la sua presenza proprio lì, nella caffetteria che lei possedeva e gestiva, potesse essere semplicemente una coincidenza. Mentre Ethan la guardava, Mia si rese conto che in lui c’erano una durezza e una altera serietà, del tutto in linea con i cambiamenti che aveva notato nel suo aspetto. Una potente arroganza che le ricordava l’uomo per cui Ethan lavorava: William Burton, il padre di Mia.
«Prima di sederti, dovresti andare al bancone ad acquistare caffè e dolce» osservò lei.
«E se io non volessi né caffè, né dolce?»
«Allora logicamente hai commesso un errore a entrare in un locale chiamato Coffee and Cookies!»
«Non c’è nessun errore, Mia.»
«Naturalmente no» accettò lei. «L’onnipotente Ethan Black non commette mai errori.»
Lui la fissò gelido, ignorando il commento. «Potremmo andare a parlare in qualche posto un po’ più riservato?» Diede un’occhiata significativa alla stanza affollata di gente che rideva e chiacchierava, consumando dolci e bevande calde nel tepore del locale.
«Temo di no.» La concisa risposta di Mia non ammetteva repliche, mentre chiudeva il giornale che stava sfogliando prima del suo arrivo. «La mia pausa del pomeriggio è finita e, come vedi, ora siamo occupati.»
Lui non si mosse, bloccandola.
«Sono sicuro che puoi prenderti una pausa quando vuoi, visto che sei la padrona.»
«Allora è ovvio che non voglia.» Mia non si stupì che Ethan fosse così bene informato. Se era in grado di trovarla alle sedici e trenta di un giovedì pomeriggio, doveva anche avere scoperto che lei possedeva la caffetteria dove era possibile trovarla! Ethan si strinse nelle spalle. «Allora me ne starò seduto qui ad aspettare, finché non avrai finito.»
«Non senza consumare.»
«D’accordo» replicò lui. «Oppure, in alternativa, potremmo incontrarci da qualche parte quando avrai chiuso, cosa ne dici?»
Una volta, in un’altra vita, Mia sarebbe stata elettrizzata all’idea di incontrarsi con Ethan, ovunque e a qualunque ora. Una volta... Sembrava l’inizio di una favola. Probabilmente perché la sua infatuazione per Ethan, non era stata altro che questo: un totale volo della fantasia!
Lei sospirò. «Come mi hai trovata?»
«Vuoi dire, visto che tuo padre ha fallito nonostante cinque anni di ricerche?» la schernì.
«Se è per quanto mi ha cercata lui, sì.»
Ethan fece una smorfia. «Dovremmo davvero andare in qualche posto tranquillo a discuterne, Mia.»
«Ho detto di no.»
«Noi dobbiamo parlare» replicò lui irritato.
«Che mi piaccia o no?»
«Sì.»
Questo era ciò che Mia aveva pensato! «Ti ha mandato mio padre?»
«Nessuno mai può mandarmi da qualche parte.»
«Vuoi dire che sei venuto tu spontaneamente per parlare con me, o che mio padre non sa nemmeno che sei qui?» Lo guardò scettica.
«Entrambe le cose.» Era ovviamente a disagio con l’ultima osservazione.
«Se non ti ha mandato mio padre, allora per quale motivo sei venuto?»
«Te l’ho già detto, perché voglio parlarti» mormorò lui deciso.
«E se io non volessi?»
«Ma che tu lo voglia o no, sembra lo stia facendo!»
Era così e Mia non aveva alcuna intenzione di continuare. «Sono molto occupata Ethan.» Si alzò.
Lui si diede un’occhiata attorno. La caffetteria era stata progettata per essere calda e accogliente come il salotto di una casa. C’erano comode poltrone raggruppate attorno a tavolini bassi e alle pareti s’intravedevano stampe, alternate a piante che pendevano da ganci fissati al soffitto. La gente seduta ai tavoli era un po’ di tutte le età, da una madre con il suo bambino, a numerosi studenti della vicina università, che studiavano sorseggiando i loro caffè, a una mezza dozzina di anziane signore che si erano ovviamente incontrate per una chiacchierata nel tardo pomeriggio.
Gli affari, notò Ethan assorto, prosperavano. Si voltò di nuovo a fissare la donna immobile, dal viso severo, in piedi accanto a lui nel séparé. Mia aveva vent’anni quando l’aveva vista l’ultima volta, la ricordava con un viso entusiasta dove spiccavano ridenti occhi verdi, un corpo morbido e lunghi capelli dritti, biondi come il grano maturo. Ora tutta quella dolcezza sembrava scomparsa. Aveva un viso scavato, mentre i jeans attillati e la felpa nera aderente evidenziavano un corpo snello e tonico. Anche i capelli, un tempo biondi e lunghi quasi fino ai fianchi, ora erano diversi. Tuttavia, doveva ammettere che quel taglio più corto e alla moda, si addiceva alla delicatezza del suo viso e faceva risaltare il colore smeraldo dei suoi occhi. Ethan scosse la testa incredulo al cambiamento avvenuto in lei. «Cosa ti è accaduto Mia?»
«In che senso?»
«In tutti i sensi!» esclamò. «Sei così cambiata nell’aspetto che...»
«Perfino mio padre non mi riconoscerebbe?» terminò lei seccata al suo posto.
Ethan tacque. «Presumo sia stato questo lo scopo?»
«Naturalmente.»
«William potrebbe non riconoscerti, ma io sì. Con o senza i vestiti!» aggiunse.
«Questa era davvero fuori luogo!» sibilò lei.
«Devo presumere non ti sia piaciuta la mia allusione al fatto che siamo stati nudi insieme?»
«Voglio che tu te ne vada immediatamente Ethan.» I suoi occhi sfavillavano di rabbia. «Ora!»
Lui la scrutò con sospetto. «Già non avrei mai immaginato che tu lavorassi in una caffetteria, figuriamoci possederne una...»
«E perché?» s’inalberò Mia. «Pensavi che la figlia di Kay Burton avrebbe avuto paura di spezzarsi un’unghia lavorando seriamente?»
«Non ti ho mai confusa nemmeno una volta con tua madre» rispose lui piano.
La madre di Mia era stata una bellissima ed elegante hostess. Una mondana farfallina, fino all’incidente di nove anni prima che non solo l’aveva privata della sua bellezza, ma anche dell’uso delle gambe.
Mia fissò Ethan furiosa. «Se non te ne vai volontariamente entro trenta secondi, chiamerò la polizia e ti farò buttare fuori a forza!»
«Su quali basi?»
«Cosa ne diresti di disturbo della quiete pubblica? E sono certa che se chiamassi qualche giornale, almeno uno di loro sarebbe ben felice di venire a fotografare Ethan Black, mentre viene gettato fuori da una caffetteria» lo derise lei.
La bocca dell’uomo si serrò e i suoi occhi divennero simili a ghiaccio grigio. «Mi stai minacciando?»
«Suona come se lo stessi facendo?»
«Sì!»
«Allora probabilmente è così» confermò Mia.
«Ti rendi conto che anche se ora acconsento ad andarmene, tornerò più tardi?»
Lei se ne rendeva perfettamente conto.
Era ovvio che, essendo finalmente riuscito a trovarla, adesso Ethan non se ne sarebbe mai andato senza dirle esattamente quello per cui era arrivato fin lì.
Erano passati cinque anni, per amore del cielo! Cinque anni in cui, come lui aveva appena rimarcato in modo così duro, Mia era cambiata quasi fino a essere irriconoscibile e non solo fisicamente.
Cinque anni prima, era stata infatuata e innamorata di Ethan. All’inizio lui sembrava ricambiare, ma quel reciproco interesse era arrivato a un brusco arresto, quando la madre di Mia era morta improvvisamente e lei era divenuta consapevole della fragilità su cui il suo mondo era stato costruito. Quel mondo che lei aveva pensato così luminoso, di colpo era sembrato buio e incerto.
«Fai come vuoi» lo respinse seccata.
«È quello che faccio di solito.»
«Perché non sono sorpresa?» Mia gli lanciò un’occhiata penetrante. «Lavorare per mio padre tutti questi anni non ti ha solo portato a vestire come lui e ad assomigliargli, ma anche a parlare nello stesso modo, come se tu fossi Dio onnipotente!»
«Insultami finché vuoi, ma lasciamo tuo padre fuori da tutto questo.»
«Per me va bene. Hai dieci secondi dei trenta rimasti, Ethan.» La sua espressione rimase inesorabile.
La sua bocca divenne una linea sottile e lui sembrò voler aggiungere altro, prima di annuire bruscamente.
«Come ho già detto, tornerò.» Suonava più come un avvertimento che una promessa.
Un avvertimento che Mia non aveva intenzione di ascoltare. «Non ti dirò che mi farà piacere.»
«Ricordo un tempo quando non stavi nella pelle per rivedermi.» I suoi occhi si soffermarono su di lei in una lenta valutazione. «Rivedere tutto di me.»
Il colore salì alle guance di Mia, mentre bruscamente le veniva ricordato come un tempo avesse conosciuto bene quell’uomo. «Vattene e basta, d’accordo Ethan?»
«Per il momento» accettò lui, con aria ironica.
Mia lo osservò frustrata avviarsi sicuro verso l’uscita voltandosi un attimo in modo che lo sfavillante sguardo dei suoi occhi grigi la investisse ancora una volta con aria di sfida, prima di uscire e richiudersi la porta alle spalle. A quel punto tutta la sua apparente spavalderia sparì come l’aria da un pallone sgonfio e dovette appoggiarsi con le mani a un tavolo, mentre sentiva le ginocchia piegarsi.
«Va tutto bene Mia?» Dee, la ragazza diciannovenne che l’aiutava a servire le consumazioni, le lanciò uno sguardo preoccupato, mentre puliva nel vicino séparé.
Si sentiva bene? No, proprio per niente! Erano stati cinque lunghi anni dannazione! Ed Ethan era appena ritornato nella sua vita, come se non l’avesse mai lasciata. Peggio ancora, quell’ultima minaccia confermava che non aveva alcuna intenzione di lasciarla, finché non le avesse detto quello che voleva.
«Credo che uscirò a prendere un po’ d’aria.» Rivolse a Dee un sorriso tremante. «Tu e Matt ce la fate a cavarvela per un po’?»
«Nessun problema» le assicurò Dee prontamente.
Mia si alzò e attraversò il locale verso la cucina. Afferrò il giubbino di pelle e si affrettò a uscire dalla porta posteriore, inspirando a grandi boccate l’aria fresca di settembre, prima di fuggire via dalla caffetteria come se le fossero alle calcagna dei cani rabbiosi. Oppure Ethan Black...
Ethan.
L’uomo su cui Mia aveva fantasticato per anni, finché lui finalmente l’aveva invitata fuori e le sue fantasie erano divenute realtà. L’uomo di cui un tempo si era creduta profondamente innamorata. Lo stesso uomo che purtroppo aveva appena scoperto ancora capace di renderla consapevole di ogni suo particolare, soltanto stando nella stessa stanza con lei!
2
«Pensavo avessi fretta di riprendere il lavoro?»
Mia non si era nemmeno accorta di essere