Casa, dolce casa!: Harmony Collezione
Di Alison Kelly
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Info su questo ebook
Brett McAlpines ha deciso in maniera definitiva: dopo quattro lunghissimi anni in California, trascorsi a lavorare per una rete televisiva, è arrivato il momento di cambiare vita e tornare a casa. Con tutti i rischi del caso.
È rimasto tutto come allora?
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Anteprima del libro
Casa, dolce casa! - Alison Kelly
successivo.
Prologo
Il doganiere che aveva lasciato passare senza difficoltà il passeggero precedente nonostante i jeans sdruciti, il petto nudo e il gilet di cuoio malridotto, si faceva sempre più pedante nell'ispezionare la valigia firmata di Brett. E lui invece, dopo un lungo viaggio da Los Angeles, non vedeva l'ora che fosse tutto finito.
«Andiamo, amico» cominciò irritato. «Ho forse l'aria di uno spacciatore?»
«Non saprei» replicò l'uomo senza tradire la minima emozione, mentre faceva scorrere lo sguardo sul suo abito elegante ma sgualcito. «Il cane antidroga sembrava però convinto del contrario.»
Nonostante tutto, Brett fu costretto a sorridere. Quello spirito asciutto, quelle battute secche pronunciate con l'espressione più seria del mondo gli erano mancate nei quattro anni in cui era rimasto lontano. Quelle poche parole bastavano a ricordargli che era tornato a casa.
Dopo la vita frenetica di Los Angeles, dove aveva lavorato come produttore di uno show televisivo, in un ambiente che idolatra solo chi raggiunge il successo e i fanatici del lavoro, si sentiva pronto ad adottare l'atteggiamento più rilassato dei suoi connazionali. E nonostante l'industria televisiva e cinematografica australiana comportasse un movimento d'affari molto inferiore a quello nordamericano, l'impegno di chi ci lavorava sembrava addirittura più professionale. Una star australiana si sarebbe mai sognata di non presentarsi al lavoro solo per farsi raddoppiare il compenso, perché nessuno avrebbe tollerato quegli eccessi da primadonna.
D'accordo, tornare a casa significherà guadagnare meno, ma comporterà anche meno stress e mi darà la possibilità di rivedere la mia vita con calma. A trentaquattro anni è il momento di fare un bilancio, soprattutto visto che ho sprecato tre anni con Toni...
A quel ricordo scosse la testa irritato. Toni Tanner, una ex modella con ambizioni di presentatrice televisiva, teneva a lui più per quello che avrebbe potuto fare per la sua carriera che per affetto sincero...
Per fortuna è finita, da questo momento le uniche don ne della mia vita saranno la mia gemella Meaghan e mia nipote Karessa.
Quando il doganiere ebbe finalmente terminato la sua ispezione, lo salutò con un sorriso e un semplice: «Bentornato a casa, amico!».
Forse dipendeva dall'accento, ma a Brett quelle parole suonarono più sincere di tutti i buona giornata che gli erano stati rivolti negli ultimi quattro anni. Quante volte gli era capitato di doversi trattenere dal ribattere non dir mi che giornata sarà!, solo per il gusto di suscitare una reazione, di provocare una risposta finalmente sincera. Anche se questi pensieri mi sono venuti solo quando sono cominciati i problemi con Toni...
«Brett, siamo qui!»
Voltò la testa e all'uscita scorse i visi sorridenti della sorella e della nipote di quattordici anni.
1
Mentre attraversavano il parcheggio, Karessa non restò zitta neppure per un attimo, come se fosse indispensabile aggiornare Brett su tutto quello che era successo negli ultimi sei mesi, da quando cioè era tornato a casa per Natale. Una delle paure che lo avevano tormentato quando aveva deciso di trasferirsi negli Stati Uniti, era stata quella che la distanza raffreddasse il rapporto con la nipote o cancellasse la sua confidenza. Per fortuna invece Karessa si comportava con lui con la stessa apertura e la stessa spontaneità di quando aveva due, otto o dieci anni.
Dal giorno in cui era nata, in assenza di un padre o di un nonno, Brett si era assunto il ruolo di modello maschile. Non che avesse rinunciato all'idea di avere dei figli suoi, ma, dal momento che si innamorava sempre di donne con nessun desiderio di maternità, sospettava che il rapporto con Karessa sarebbe rimasto per lui l'esperienza più simile alla paternità.
A differenza di sua madre, che come Brett aveva occhi verdi e capelli biondi, Karessa aveva ereditato dal nonno capelli rossicci e occhi ambrati. Era alta come tutti i McAlpine, e probabilmente avrebbe superato Meaghan, che pure, a un metro e settantacinque, era solo dieci centimetri più bassa di Brett.
«E sai che cos'è davvero tosto, Brett? Meaghan dice che durante le vacanze potrò lavorare all'agenzia!»
Brett aggrottò la fronte e lanciò un'occhiata severa alla sorella. «Hai intenzione di farle fare la modella?»
«Niente affatto!» La risposta fu accompagnata da una occhiataccia a Karessa. «Invece spero di scoraggiare un'idea tanto sciocca, perciò sentiti pure libero di dirne tutto il male possibile, fratellino.»
Brett non poté fare a meno di ridere di fronte allo sguardo supplichevole della nipote, che chiedeva appoggio. «Pensate di potermi lasciare almeno qualche giorno prima di calarmi nella parte di Salomone?»
«Prenditi tutto il tempo che vuoi» sogghignò Karessa. «In ogni caso, qualunque cosa diciate, non cambierò idea.»
«Che sorpresa!» esclamò lui sarcastico. «Non c'è bisogno di test del DNA per sapere con certezza che sei proprio figlia di tua madre!»
Proprio allora le due donne si arrestarono accanto a una BMW nuova fiammante. L'unica cosa che non gli era mancata dell'Australia in quegli anni era la guida spericolata della sorella! «Possiamo sempre sperare che Karessa erediti da me la capacità di guidare» commentò, un'occhiata al parafango posteriore accartocciato. «Accidenti, questa macchina è praticamente pronta per il demolitore!»
«Lo so» replicò sua nipote in tono solenne. «Prego tutti i giorni perché la mamma si decida a farla portare via.»
«Chiudete il becco, voi due!» li apostrofò Meaghan, il tono burbero raddolcito appena da un sorriso. «Non è stata colpa mia! Stavo uscendo dal parcheggio per immettermi nel traffico e quello stupido ragazzino mi è finito addosso.»
«Dai venti ai trenta, un vero schianto» lo informò Karessa mentre saliva in macchina.
«Un vero idiota» insistette sua madre.
«Apri il bagagliaio, devo caricare la valigia» ordinò con calma Brett mentre rifletteva su come convincere la sorella a lasciarlo guidare. «Comunque, se ti stavi immettendo nel traffico, la colpa è tua.»
«Uh, figuriamoci! E allora perché lui non mi ha denunciata?»
«Magari ti sei offerta di fargli conoscere qualche modella» scherzò Brett.
Il viso irridente di Karessa si affacciò al finestrino. «È stato lui a non voler chiamare la polizia!»
«Perché sapeva di avere torto!» ribatté Meaghan esasperata. «Visto che non aveva subito neanche un graffio, la mamma e Joanna l'hanno convinto a prendere i dati dell'assicurazione.»
Brett richiuse il bagagliaio. «Joanna?»
«Joanna Ford. Lavora per l'agenzia.»
Adesso capisco tutto, concluse lui immaginandosi già la scena: sua sorella che protestava di non aver nessuna colpa, mentre una delle modelle dell'agenzia sbatteva gli occhioni e si metteva in mostra per tentare di confondere quel poveretto.
Vedendo Meaghan diretta al posto di guida, si affrettò a offrire: «Guido io, se vuoi».
Lei lo fissò perplessa. «Hai passato gli ultimi quattro anni in un paese dove si guida sulla corsia sbagliata... Perché dovrei far guidare te?»
«Senso civico?»
«Ah, molto spiritoso! Per tua informazione, questo è solo il secondo piccolo incidente in diciotto mesi. E in nessuno dei due casi è stata colpa mia, perciò... taglia le prediche e monta in macchina.»
Scosse la testa mentre si metteva al volante. «E pensare che non vedevo l'ora che arrivassi a casa, pur sapendo che mi avresti tenuto il fiato sul collo!»
Brett allacciò la cintura di sicurezza mentre il motore veniva riportato in vita con forse troppa energia.
«Non ho la minima intenzione di tenerti il fiato sul collo, sorellina.»
«Come no, questo è quello che dici adesso... Ma io ti conosco, Brett McAlpine. L'unica ragione per cui sei stato un socio particolarmente silenzioso, è perché ti trovavi in un altro continente! Una volta rientrato in ufficio, però, non potrai fare a meno di intervenire.»
«Non ho nessuna intenzione di lavorare all'agenzia.»
«Che cosa?» Meaghan si voltò di scatto a guardarlo, torcendo il volante nella stessa direzione.
«Attenta!» gridò Brett puntellando le braccia sul cruscotto per reggersi.
Pur avendo evitato per un pelo di finire contro un cartello, sua sorella non si scompose.
«Devi lavorare con me, sei mio socio!»
«Tanto per cominciare, non hai affatto bisogno di me.» Era vero, perché nonostante le difficoltà di guida Meaghan aveva la stoffa per condurre gli affari. «Finora te la sei cavata magnificamente da sola.»
«Già, ma io non vedevo l'ora di lavorare con te, Brett» si lamentò Karessa, infilando la testa tra i due sedili anteriori e lanciandogli un'occhiata lacrimevole. «Pensavo proprio che mi avresti preso come assistente o qualcosa del genere. Senza di te sarò costretta a curare l'archivio di Meggie...»
«Non avrai tempo di curare l'archivio, figlia mia» intervenne Meaghan, fissando la ragazza dallo specchietto retrovisore. «Sarai troppo impegnata a temperarmi le matite!» Quindi si rivolse nuovamente a Brett. «Vuoi spiegarmi questa storia? Quando hai detto che saresti tornato a casa per sempre, immaginavo che avremmo seguito insieme gli affari. Era quello il piano, quando sei partito quattro anni fa.»
In realtà, quando aveva proposto a Meaghan di entrare come socio al cinquanta per cento nell'agenzia di moda, l'aveva fatto solo perché sapeva come desiderasse comprare quell'attività, senza poterselo permettere. Se allora si fosse limitato a offrirle del denaro, l'avrebbe certamente rifiutato, mentre gli aveva creduto quando le aveva confessato di volere un'attività in cui reinserirsi una volta lasciata la strada della televisione. Ma Brett non aveva avuto intenzione di gestire un'agenzia di modelle allora, e adesso ne aveva ancora meno. L'ultima cosa di cui ho bisogno è trovarmi di fronte un sacco di cloni di Toni che si farebbero in quattro pur di piacere al capo e fare carriera.
«Sì, ma ho cambiato idea. Ho ricevuto delle offerte vantaggiose da alcuni network locali e ho in mente un altro progetto. A proposito, la mamma ti ha detto quando ha intenzione di ritornare?»
Meaghan scosse la testa.
«La conosci. Ha detto solo che, sapendo che ci sei tu a badare ai suoi affari, non si sentirà in obbligo di tornare subito.»
Quel commento non fece che confermare i sospetti di Brett. Anche in quell'occasione sua madre aveva tentato di spingere almeno uno dei suoi figli ad affiancarla nell'attività di arredatrice d'interni. Infatti la più profonda ambizione di Kathleen McAlpine era da sempre quella di creare in quel campo una dinastia familiare, fino a quel momento delusa dai figli che, pur avendo ereditato la sua tenacia e l'occhio per i colori, non provavano alcun interesse per la materia.
Meaghan aveva seguito le orme del padre, un ex disegnatore di moda, prima di vivere una breve stagione come modella e finalmente aprire una propria agenzia. Brett, dopo essersi laureato in storia dell'arte e in comunicazione, aveva lentamente salito i gradini all'interno del mondo televisivo, fino ad arrivare, più per caso che per volontà, a lavorare come assistente di produzione, utilizzando in quel campo le proprie doti comunicative e la propria creatività.
Oltre a lavorare in campo televisivo, aveva pensato di aprire una piccola catena di negozi di mobili di qualità, riuscendo così in qualche modo anche a soddisfare le aspettative della madre o almeno a non deluderla troppo!
Brett e Karessa imprecarono nel medesimo istante. Meaghan tirò i freni con troppa forza, pur senza apparire preoccupata per aver corso il rischio di tamponare l'automobile che li precedeva, il cui guidatore aveva ingenuamente immaginato che bastasse utilizzare la freccia per segnalare in sicurezza l'intenzione di cambiare corsia.
«Tra parentesi, fratellino, avrai bisogno di una macchina» dichiarò Meaghan con la massima calma. «Ho un amico che lavora in un concessionario BMW e che potrebbe farti un buon prezzo.»
Considerando il numero incredibile di automobili che ha cambiato negli ultimi anni,