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Segreti e carezze: Harmony Collezione
Segreti e carezze: Harmony Collezione
Segreti e carezze: Harmony Collezione
E-book166 pagine2 ore

Segreti e carezze: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Salvatore Castellano è tormentato dal buco nero che si è aperto nella sua mente dopo il terribile incidente che ha cambiato la sua vita. L'unica luce in grado di rischiarare la sua buia esistenza è la figlia Rosa, per la quale è pronto a qualunque sacrificio. Come portare sotto il proprio tetto la più deliziosa delle tentazioni...



Darcey Rivers non può proprio rifiutare la proposta di Salvatore: rimasta senza lavoro, e con un traumatico divorzio da dimenticare, trascorrere un po' di tempo a Torre d'Aquila potrebbe rappresentare il perfetto balsamo per il suo spirito. La vicinanza dell'affascinante ed enigmatico Salvatore si rivelerà però più complicata del previsto.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2017
ISBN9788858963531
Segreti e carezze: Harmony Collezione
Autore

Chantelle Shaw

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Segreti e carezze - Chantelle Shaw

    successivo.

    1

    «C'è una persona che desidera vederti... Un uomo, per la precisione. E che uomo!»

    Darcey sollevò lo sguardo dalla scrivania, sorpresa nel vedere la sua abitualmente imperturbabile segretaria in uno stato di evidente agitazione.

    «Si chiama Salvatore Castellano» continuò Sue. «Ha avuto il tuo nome da James Forbes e vorrebbe fissare un ciclo di logopedia per la figlia.»

    «James sa che il reparto sta per chiudere» obiettò Darcey. James Forbes, primario del dipartimento di otorinolaringoiatria, specializzato in impianti cocleari, si era opposto con tutte le sue forze alla decisione di tagliare i fondi presa dall'amministrazione dell'ospedale, che aveva condotto alla chiusura dell'unità che si occupava dei problemi del linguaggio.

    Sue si strinse nelle spalle. «L'ho spiegato al signor Castellano, ma lui insiste. Sai, mi ha dato l'impressione di essere uno abituato a ottenere sempre quello che vuole, e ora pretende di vederti. È molto... mediterraneo, conosci il tipo, scuro e affascinante» aggiunse in tono cospiratorio. «Non dovrei dirlo, considerato che sono sposata con Brian da ventiquattro anni, ma è un tizio... bollente.»

    Pretendeva di vederla? Darcey aggrottò un sopracciglio in un'espressione contrariata, ma nello stesso tempo era incuriosita da quello sconosciuto che era stato capace di ridurre Sue in un'adolescente vittima di una tempesta ormonale. Fortunatamente non correva il rischio di reagire allo stesso modo, pensò. Lei aveva chiuso con i tizi bollenti. Ormai si sarebbe accontentata di un uomo tranquillo e affidabile, magari anche un po' noioso, insomma l'opposto di quel bellimbusto del suo ex marito.

    Si girò verso la finestra, e scorse una lussuosa berlina nera parcheggiata accanto alla sua Mini. Il suo contratto con l'ospedale era appena scaduto, di conseguenza nulla la costringeva a concedere un colloquio al signor Castellano, ragionò. D'altra parte, cosa aveva da perdere? C'era solo una casa deserta ad attenderla, e una cena solitaria, se mai avesse avuto voglia di cucinare.

    «Fallo entrare.»

    Sue uscì, e lei tornò a dedicarsi al compito di sgombrare i cassetti della scrivania. Gli schedari erano già stati svuotati, le restava solo da staccare dalle pareti i vari attestati che la qualificavano come una logopedista specializzata nel trattamento della sordità infantile.

    Peccato che essere un'esperta nel campo non fosse stato sufficiente a conservarle il posto di lavoro, pensò. Il sistema sanitario locale aveva imposto drastiche restrizioni economiche alle strutture ospedaliere, quindi la posizione che occupava era stata considerata non necessaria.

    Perdere l'impiego l'aveva costretta a riflettere sul suo futuro, ma anche a soffermarsi sulle conseguenze del suo passato; così aveva deciso di concedersi un paio di mesi di riposo per elaborare l'idea di aprire un ambulatorio privato, non solo, ma anche per cercare di dimenticare il divorzio e quel farabutto del suo ex marito una volta per tutte.

    Il suo sguardo cadde sulla targhetta posata sulla scrivania. Era diventata Darcey Rivers dopo le nozze con Marcus, e lo era ancora nonostante il divorzio, poiché aveva preferito non riprendere il suo troppo noto cognome da ragazza. Era stato molto umiliante per lei scoprire che Marcus, aspirante attore, l'aveva corteggiata solo per stabilire un legame con la famiglia Hart, leader nel campo teatrale.

    Sfortunatamente lei aveva perso del tutto la testa per il suo fascino e la sua innegabile bellezza, e con un'impulsività così poco tipica di lei aveva accettato di diventare sua moglie soltanto quattro mesi dopo il loro primo incontro.

    Si alzò, camminò fino alla finestra e prese la piantina appoggiata sul davanzale che aveva ereditato, quasi del tutto secca, due anni prima insieme allo studio. Sue era stata sul punto di gettarla via, ma a lei piacevano le sfide, così la piccola felce era rifiorita e le sue foglie adesso erano verdi e lucide.

    «Non preoccuparti, ti porto a casa con me» mormorò. Aveva letto da qualche parte che le piante erano in grado di sentire, e in effetti le parole d'incoraggiamento che le aveva sussurrato nel tempo avevano funzionato. Ovvio, nessuno sapeva che tipo di rapporto avesse instaurato con la felce. Dopotutto era una seria professionista, e praticità era il suo secondo nome. I suoi familiari e i suoi amici sarebbero rimasti sconcertati se avessero saputo che discuteva con una pianta.

    Si girò sentendo la porta aprirsi e vide Sue in compagnia di uomo. Un uomo drasticamente diverso da Marcus, notò, ma anche dal suo nuovo ideale di maschio tranquillo e affidabile. Ora capiva perché la segretaria lo aveva definito bollente!

    Salvatore Castellano sembrava appartenere a un altro secolo, quando cavalieri armati di scudo e di spada combattevano per salvare le damigelle in pericolo. Costringendosi a tenere sotto controllo la fantasia, cercò di osservarlo alla luce della razionalità. L'immagine del guerriero però non accennò a sbiadire, forse a causa dei jeans neri che indossava e del giubbotto di pelle che enfatizzava l'ampiezza delle sue spalle. Era alto, anzi, altissimo. A occhio e croce doveva superare il metro e novanta. Il viso non era bello nel senso convenzionale del termine: lineamenti duri, mascella quadrata, naso dritto e un paio di occhi scuri e penetranti che non rivelavano nulla dei suoi pensieri, ma non per questo risultava meno affascinante. Le labbra erano serrate in una linea sottile, quasi sorridesse solo di rado. I folti capelli neri come l'ala di un corvo gli arrivavano alle spalle, inducendola a pensare che fosse una persona poco incline a curarsi del suo aspetto e a frequentare il salone del barbiere.

    Una strana emozione la aggredì, un qualcosa che aveva a che fare con l'erotismo. Una sensazione del tutto inaspettata, poiché, da quando aveva scoperto che Marcus l'aveva tradita con una fotomodella dal seno gigantesco, era come morta dentro. La scossa di desiderio che la attraversò invece era così violenta da toglierle il respiro.

    Rendendosi conto che lo stava fissando, cercò di fare arrivare aria ai polmoni e di incollare sul viso un'espressione professionale.

    «Buongiorno, signor Castellano» esordì. «Come posso esserle di aiuto?»

    «È lei Darcey Rivers?» replicò Salvatore, una ruga di perplessità che gli solcava la fronte.

    La sua voce rivelava un marcato accento italiano, e soprattutto un'arroganza che la spinse sulla difensiva. «In persona» confermò Darcey.

    «La immaginavo più anziana» commentò Salvatore. James Forbes gli aveva caldamente raccomandato quella logopedista descrivendola come una professionista di lunga e vasta esperienza, pensò. Di conseguenza si era aspettato un'anziana signora dai capelli grigi e dall'aspetto severo, con gli occhiali e un antiquato tailleur a quadri indosso. Invece aveva davanti una graziosa e giovane ragazza, il viso a forma di cuore incorniciato da capelli castani tagliati a caschetto che rilucevano sotto la carezza dei raggi del sole. Portava un tailleur, vero, ma la giacca le aderiva al corpo evidenziando la vita sottile e la curva gentile dei fianchi. Le scarpe dal tacco alto slanciavano le gambe già lunghe e snelle. Non era bella nel senso classico del termine, forse gli occhi erano troppo grandi e le labbra troppo piene per un volto dai lineamenti tanto delicati. La camicetta sotto la giacca era abbottonata fino al collo, dando un suggerimento di modestia.

    «Sono spiacente di averla delusa...» borbottò Darcey, a disagio per l'attento scrutinio cui lui la stava sottoponendo.

    «Non sono deluso, signorina Rivers» precisò Salvatore, «ma semplicemente sorpreso. Sembra troppo giovane per essere così qualificata.»

    In effetti sapeva di dimostrare qualche anno in meno della sua effettiva età. Da cinquantenne sarebbe stata lieta di quella qualità, ma all'università e durante i colloqui di lavoro tutti avevano stentato a prenderla sul serio, rifletté Darcey. Naturalmente il suo cognome non l'aveva aiutata al riguardo. Una volta che le persone capivano la sua appartenenza alla famiglia Hart, si sorprendevano che non avesse deciso di seguire la strada più facile, cioè calcare il palcoscenico come i suoi genitori. Salvatore Castellano almeno non sapeva di chi lei fosse figlia, ma con il commento sulla sua età era riuscito a irritarla lo stesso. «Ho ventotto anni» dichiarò, «e Rivers è il mio cognome da sposata.»

    L'espressione del viso di Salvatore non mutò. «In questo caso, le porgo le mie più sentite scuse, signora Rivers.»

    Perché mai avesse avvertito l'esigenza di fare una precisazione simile non ne aveva idea, ammise Darcey con se stessa. Magari sottolineando di essere sposata aveva replicato istintivamente al riferimento alla sua giovane età.

    «D'accordo, questo lo abbiamo stabilito. Ora forse vogliamo sederci così potrò spiegarle il perché della mia visita?» riprese Salvatore, chiudendo la porta dalla quale Sue era appena uscita.

    Tanta altezzosità era davvero troppo... Sul punto di mandarlo al diavolo, Darcey notò la sua andatura claudicante ed esitò.

    «Un femore fratturato» spiegò Salvatore, seguendo con lo sguardo quello di lei. «La mia gamba si tiene insieme grazie a tante simpatiche viti di acciaio.»

    Darcey chinò la testa, mortificata per essere stata scoperta mentre lo osservava. Quell'uomo la faceva sentire come se fosse di nuovo una sedicenne insicura, priva di quell'autostima che invece era una caratteristica comune a tutti i componenti della sua famiglia.

    «Non comportarti come un topolino, tesoro» aveva l'abitudine di ripeterle suo padre. «Devi credere in te stessa, perché se non lo fai tu per quale ragione dovrebbero farlo gli altri?»

    Lei di contro aveva sempre pensato che per suo padre fosse facile parlare così. Joshua Hart era uno fra i più talentuosi interpreti shakespeariani.

    Carismatico, furbo e imprevedibile, era stato però anche un padre distante, dedito completamente al suo lavoro di attore e di drammaturgo.

    «Hai il teatro nel sangue» le aveva detto spesso Joshua in passato. «Non potrebbe essere diversamente, considerato i geni che hai ereditato da tua madre e da me.»

    Claudia, sua madre, era una famosa attrice che si alternava fra cinema e teatro, e suo fratello e le sue sorelle avevano seguito le orme dei genitori. Lei andava fiera in particolare dei risultati che Mina, la più piccola delle sue sorelle, aveva raggiunto nonostante la sua disabilità.

    Solo lei aveva scelto una strada diversa, una decisione che Joshua aveva interpretato come un affronto personale. Non era mai stato facile interagire con lui, e specialmente negli ultimi anni si era creata una distanza fra loro che lei avrebbe tanto voluto colmare.

    «Signora Rivers?»

    La voce di Salvatore Castellano la strappò al filo delle sue riflessioni. Darcey sollevò la testa e lo vide scostare una sedia dalla scrivania e accomodarsi senza aspettare di essere invitato a farlo, il che significava che lei doveva riassumere immediatamente il controllo della situazione. «Temo di poterle dedicare solo pochi minuti» precisò. «Sono molto impegnata.»

    «Cioè, ha degli appuntamenti?» s'informò lui. «Eppure James Forbes mi ha detto che il reparto di logopedia non è più operativo.»

    Con il viso in fiamme, perché in realtà non aveva proprio nulla da fare per tutto il pomeriggio, Darcey prese posto dietro la scrivania e appoggiò la felce sul ripiano, quasi fosse una barriera difensiva. «È così» confermò. «Sono qui solo per liberare l'ufficio, e quando avrò finito ho delle faccende personali da sbrigare.»

    Che tipo di faccende?, si chiese Salvatore. Magari il marito l'aspettava a casa, pronto a portarla subito a letto... Però non aveva la fede nuziale al dito, notò, lanciando un'occhiata alla sua mano sinistra. In ogni caso la vita privata della signora o signorina Rivers che fosse non era affar suo, si disse. A lui interessava solo la sua attitudine professionale. «Sono qui perché ho bisogno di un logopedista specializzato nel campo della sordità infantile, in grado di lavorare con bambini portatori di impianti cocleari» spiegò. «Mia figlia, cinque anni, è affetta da sordità profonda. Da due mesi ha un impianto bilaterale, comunica con il linguaggio dei segni, ma non ha alcuna abilità verbale.»

    Un soffio di colonia al sandalo le solleticò le narici, facendole correre un brivido di consapevolezza lungo la schiena. Avrebbe dovuto restare in piedi, ragionò Darcey, perché adesso, seduta davanti a lui, i loro visi sullo stesso livello, riusciva solo a pensare a quanto fosse sexy... Mentalmente scosse la testa e cercò di concentrarsi su quanto l'uomo le stava dicendo. «L'intervento è stato eseguito in Inghilterra?»

    «Sì. James Forbes è l'otorino di mia figlia.»

    «Dunque, come James le ha riferito, il reparto di logopedia è chiuso» ribadì Darcey. «L'attività continuerà presso il dipartimento di otorinolaringoiatria, ma con un numero molto limitato di terapisti. Ciò significa che le liste di attesa saranno molto lunghe.»

    «Mia figlia Rosa è una paziente privata di James. Non può rientrare nel programma post chirurgico di logopedia fornito dalla Sanità Pubblica.»

    «Capisco. In questo caso perché James l'ha indirizzata a me? Anche se il reparto non fosse stato chiuso, comunque non potrei trattare sua figlia in quanto sono... ero una dipendente della Sanità Pubblica.»

    «James mi ha detto che lei ha intenzione di aprire un ambulatorio privato.»

    «È

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