L assistente del greco: Harmony Collezione
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Carol Marinelli
Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.
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Anteprima del libro
L assistente del greco - Carol Marinelli
successivo.
Prologo
Non avrebbe assunto Cecilia Andrews.
Luka Kargas, magnate nel settore turistico, aveva già deciso che la candidata numero due sarebbe diventata la sua nuova assistente personale.
«La signorina Andrews è qui per sostenere il colloquio» lo informò Hannah, l'attuale segretaria.
«Non è necessario che io la incontri» replicò Luka. «Ho scelto la candidata numero due.»
«Luka!» lo rimproverò la donna, un po' più audace adesso che il suo contratto si era concluso. «Almeno abbi la cortesia di riceverla. Ha già sostenuto due incontri con me, e poi diluvia. Ha dovuto attraversare Londra sotto una pioggia torrenziale.»
«Non mi interessa» tagliò corto Luka. «Sprecherei solo il mio tempo» concluse. Poi però ricordò che la Andrews gli era stata caldamente raccomandata da Justin, un contatto che non voleva perdere. «D'accordo, falla entrare» sbuffò, già intenzionato però a sbarazzarsi di lei al più presto.
Mentre tamburellava con le dita sulla scrivania, la candidata numero tre fece il suo ingresso nell'ufficio.
«Signorina Andrews» esordì. Si alzò e le strinse la mano destra, notando che alla sinistra le brillava un anello di fidanzamento. Un motivo in più per non assumerla, considerò, perché nemmeno il più paziente fidanzato del mondo avrebbe potuto tollerare l'orario di lavoro che lui imponeva ai dipendenti.
Di conseguenza, le avrebbe concesso qualche minuto, ma solo per poter dire a Justin di averla esaminata e di avere scelto comunque un'altra persona.
«Prego, si accomodi» la invitò.
Probabilmente Kargas l'aveva chiamata signorina Andrews aspettandosi di essere esortato a darle del tu, ragionò Cecilia. Il che non sarebbe accaduto. Le formalità andavano benissimo. Ovviamente aveva letto tutti gli articoli disponibili in rete sul suo conto, non solo, ma la segretaria l'aveva informata sulla sua ben meritata reputazione di playboy.
«Dovrai avere a che fare con le sue compagne, o meglio, con le sue ex amiche» l'aveva ammonita Hannah. «A volte sarai costretta a destreggiarti fra tante di loro... Luka si impegna duramente nel suo lavoro per tutta la settimana, e poi durante i weekend si appassiona altrettanto rigorosamente per lasciarsi alle spalle una scia di cuori infranti.»
Lei era stata già a contatto con quel tipo di comportamento, e non solo per lavoro. Aveva buoni motivi per detestare il tipo di vita dissoluto che conduceva Kargas. Sua madre, Harriet, era vissuta e morta nello stesso modo.
Tuttavia, la morale – o meglio, la mancanza di essa – di Luka Kargas non la riguardava. Era determinata ad arrivare al vertice, e lui era il primo passo in quella direzione. Tutto qui.
«Possiede uno yacht, al momento è ormeggiato a Xanero» l'aveva informata Hannah.
«È il posto dove è nato, giusto?» aveva replicato lei, pur avendo già acquisito quell'informazione durante le sue ricerche.
«Sì, ma tu non lo seguirai lì né sarai coinvolta con l'azienda di famiglia che ha sede sull'isola. Luka è molto riservato al proposito.»
Non avrebbe perso la testa per lui, aveva assicurato Cecilia a se stessa. L'unica cosa che voleva da Luka Kargas era una lettera di raccomandazioni, che sicuramente avrebbe ottenuto dopo un anno alle sue dipendenze.
Ma ora che finalmente era al suo cospetto, e che la sua forte mano abbronzata stringeva la sua, la sua determinazione in qualche modo stava già cominciando a vacillare.
«Hannah mi ha detto che è stata colta dal temporale» commentò Luka. Il cielo aveva iniziato a oscurarsi circa un'ora prima e lui, dal quarantesimo piano, aveva osservato le nuvole addensarsi sulla città. La candidata numero due era arrivata bagnata fradicia, e aveva chiesto la possibilità di posporre la sua intervista di dieci minuti. In linea generale questo sarebbe bastato per fargli tracciare una definitiva linea nera sul suo nome ma, avendo assistito in prima persona all'acquazzone, aveva accettato le scuse e accolto la richiesta dell'inzaccherata aspirante segretaria.
Cecilia Andrews, dal canto suo, non avrebbe mai potuto essere descritta come inzaccherata.
Indossava un tailleur pantaloni grigio e immacolato, i capelli biondi legati in una coda di cavallo erano lisci e lucenti, il trucco del viso discreto e assolutamente adatto all'occasione.
«Vero» confermò lei, «ma non sono stata colta anche di sorpresa. Avevo ascoltato le previsioni meteo.» E magari quelle anticipazioni, oltre alla pioggia, l'avessero avvisata anche dell'impatto che Kargas stava avendo sui suoi sensi, pensò, perché non aveva mai visto un uomo tanto bello in tutta la sua vita.
La camicia bianca che portava sotto la giacca nera metteva in risalto il colorito olivastro della sua pelle. Aveva i folti capelli un po' arruffati e non si era rasato quella mattina.
Luka Kargas era esattamente il tipo di uomo contro cui sua zia l'aveva ammonita, e anche se si era detta che poteva gestirlo, e che mai sarebbe stata attratta da uno come lui, ora capiva di non avere considerato quale reazione avrebbe avuto trovandosi al suo cospetto.
«Hannah le avrà spiegato che l'orario di lavoro è più lungo, rispetto al solito.»
«Lo ha fatto.»
«Sedici ore al giorno.»
Cecilia annuì. «Sì.»
«E che dovrà viaggiare molto» aggiunse Luka. «Però, per quanto dura sia la settimana, avrà sempre il weekend libero.»
Un sorriso incredulo incurvò le labbra rosse di Cecilia.
«È così» confermò lui, interpretando correttamente i suoi pensieri. «A partire dal venerdì sera, sarà libera fino al lunedì mattina.»
«Anche se immagino che il venerdì non uscirò da quest'ufficio alle cinque?»
«Mai prima delle dieci di sera» confermò Luka. «Perché ha concluso il suo rapporto professionale con Justin?» si informò dopo avere dato uno sguardo al suo curriculum.
«Non volevo vivere a Dubai.»
«Io vado spesso a Dubai, il che significa naturalmente che dovrebbe farlo anche lei.»
«Non è un problema. Semplicemente, non voglio trasferirmi lì» affermò Cecilia, e capì che lui stava alludendo all'esistenza di un fidanzato le cui esigenze avrebbero avuto un peso nelle sue decisioni.
Non si sbagliava.
Gordon non avrebbe nemmeno preso in considerazione un'eventualità simile.
«Parla greco?»
«No» replicò Cecilia, sperando che quello fosse un requisito fondamentale, e che di conseguenza il supplizio a cui si stava sottoponendo sarebbe giunto a termine. Ed era una tortura davvero terribile, perché le sembrava che il suo stomaco si fosse ripiegato su se stesso, e che i seni fossero diventati all'improvviso pesanti. Non aveva mai reagito in quel modo alla presenza di un uomo, per quanto ovviamente si trattava di un'attrazione a senso unico.
In effetti, Luka Kargas aveva l'aria annoiata.
«Parla altre lingue?»
«Un po' di francese» minimizzò lei, perché dopo aver vissuto e lavorato in Francia per un anno, conosceva la lingua molto bene.
Comunque, apparentemente non gli interessava il suo francese, a qualsiasi livello fosse, perché arricciò il naso.
Perfetto, perché aveva appena deciso di non volere quel lavoro.
Sceglieva sempre la via più sicura, e per delle ottime ragioni.
Le piaceva che il suo mondo fosse sempre ordinato, ma dopo soli dieci minuti in compagnia del signor Kargas, il suo mondo era stato sconvolto da un terremoto.
Anche adesso la stava fissando con i suoi occhi scuri così intensamente da indurla ad accavallare le gambe.
Fino a quel momento, aveva giudicato il sesso come una piacevole esperienza, anche se forse a volte un po' troppo simile a un dovere.
Ora era seduta di fronte a un uomo che la spingeva a rivedere quella sua opinione.
Infatti, stava pensando a un incontro di sesso bollente alle due del pomeriggio di un lunedì, e questo non andava bene.
Non andava bene per niente.
«Signorina Andrews...»
«Cecilia» lo corresse lei, ma solo perché non voleva dargli l'impressione di essere una zitella acida.
Cosa che lei non era.
Era fidanzata e presto si sarebbe sposata, e in quel preciso momento si ritrovò ad aggrapparsi mentalmente a quel concetto con tutte le sue forze.
No, decisamente questo non andava bene.
«Cecilia.» Luka annuì. «Leggo sul tuo curriculum che non hai una vera esperienza professionale nel settore alberghiero.»
«Infatti» confermò lei. «Nemmeno un briciolo.»
«Un briciolo?»
Il signor Kargas puntò gli occhi neri nei suoi occhi verdi, e così si rese conto che in realtà non erano scuri, ma di un caldo color cioccolata. «Non ho alcuna esperienza professionale nel settore alberghiero» elaborò lei.
«E noto che porti un anello di fidanzamento.»
«Mi scusi, ma non credo che sia di sua pertinenza commentare questo fatto.»
Luka agitò una mano in aria. Sul curriculum era scritto che la persona da contattare in caso di emergenza non era il fidanzato, ma la zia. Quella donna lo intrigava sempre di più. «Ma sei fidanzata?» insisté.
«Sì, però continuo a credere che non sia una faccenda che la riguarda.»
«Cecilia, se intendi davvero lavorare per me, allora sarà meglio che tu sappia sin dal principio che non sono famoso per la mia correttezza, dunque andrò subito al punto. Non voglio una segretaria che è impegnata con l'organizzazione di un grande matrimonio, né voglio una segretaria che scappa dall'ufficio alle sei precise del pomeriggio perché il suo fidanzato la sta aspettando.»
In effetti, Gordon protestava sempre se lei faceva tardi al lavoro. «Signor Kargas, la mia vita privata non è una sua preoccupazione adesso, e non lo sarà nel futuro» dichiarò Cecilia, per il semplice fatto che non avrebbe accettato il lavoro.
Non gli era sfuggito il significato sotteso a quelle parole, ragionò Luka, e quasi sorrise. «Vieni» la invitò. Si alzò e si avvicinò a una delle grandi finestre.
Quel colloquio era diverso da tutti gli altri che aveva sostenuto, pensò Cecilia, ma obbedì comunque e lo raggiunse.
Certo che era alto. Anzi, altissimo.
E aveva un profumo particolare, come di bergamotto e sesso.
«Guarda il panorama.»
«È fantastico» replicò Cecilia, ammirando la scintillante Londra che si estendeva a perdita d'occhio.
«La città è tutta tua» affermò Luka, meritandosi così un'occhiata interrogativa. «Dal venerdì sera al lunedì mattina il mondo lì fuori sarà il tuo scenario, ma quando sei qui...»
Aveva lasciato la frase in sospeso, ma il messaggio era chiaro, rifletté Cecilia. In ufficio si aspettava una dedizione totale.
«Quando puoi iniziare?»
Prima di rifiutare, Cecilia si concesse un istante per ragionare sui pro di quell'impiego, cioè un salario almeno il doppio di quello che percepiva attualmente, viaggi all'estero e il nome di Kargas sul suo curriculum per sempre.
E poi si soffermò sui contro, tipo sessanta ore alla settimana da trascorrere al fianco di quell'uomo bellissimo che trasudava sesso da ogni poro.
L'attrazione che provava per lui era imprevista così come inquietante. Davvero non sapeva cosa fare.
«Vorrei un po' di tempo per pensarci.»
«Bene, io sto cercando una persona che si fidi del proprio istinto, e che sia in grado di prendere decisioni al volo» sottolineò Luka, perché adesso voleva assumerla.
Era rimasto colpito da quella donna pur non volendo restare colpito, e ora qualcosa gli suggeriva che se Cecilia Andrews fosse uscita dal suo ufficio, non vi sarebbe più tornata.
Percepiva la sua esitazione.
E poiché lui era Luka Kargas, sapeva quando era il momento di fare pressioni, e come farle. «Dunque te lo chiedo di nuovo. Quando puoi iniziare?»
Mai!, urlò una voce