Lo sceicco per collega (eLit): eLit
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Emily, appena ha incrociato lo sguardo del nuovo capo, ha capito di essere perduta. Il dottor Khalil non è solo brillante e capacissimo nel suo lavoro, ma è anche tremendamente conturbante e sensuale. Lavorare con lui si dimostrerà un piacevole tormento.
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Josie Metcalfe
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Anteprima del libro
Lo sceicco per collega (eLit) - Josie Metcalfe
successivo.
Prologo
Il dolore alla schiena non gli dava tregua, ma Zayed ormai ci aveva quasi fatto l'abitudine.
Ciò che feriva di più il suo orgoglio era il fatto che a quell'ora di sera gli risultava quasi impossibile mascherare la propria infermità, mentre si dirigeva verso la spiaggia di sabbia finissima ai confini di Penhally Bay.
A ogni modo, l'unica cosa che avrebbe potuto fare per porre fine alla sofferenza che sopraggiungeva al termine di una lunga giornata, era assumere forti dosi di analgesici, ma era una possibilità che aveva deciso di scartare. Fare uso di quelle sostanze infatti avrebbe potuto impedirgli di prendersi cura dei suoi piccoli, e in quel caso, la sua esistenza non avrebbe più avuto senso.
Imprecò a bassa voce quando urtò il piede contro gli scalini di granito e cercò di concentrarsi ancora di più. Almeno, ad agosto, a quell'ora, mentre il sole tramontava dietro l'oceano, non c'era molta gente in giro, in grado di notare il suo incedere malfermo, simile a quello di un ubriaco.
Sorrise amaramente a quel pensiero, non riuscendo a ricordare l'ultima volta in cui aveva bevuto alcolici. Doveva tornare indietro fino ai giorni in cui frequentava la facoltà di medicina, durante l'ultimo periodo della sua ribellione giovanile... prima che il mondo diventasse un luogo tanto pericoloso, prima che tutto precipitasse nel caos.
Tuttavia Penhally era un posto piacevole in cui vivere, rifletté fermandosi a dare un'occhiata intorno. Quel paesaggio di pescatori della Cornovaglia poteva sembrare un'immagine da cartolina. Solo di recente il flusso di turisti estivi aveva trasformato quella semplice spiaggia per surfisti in una fiorente cittadina. Aveva visitato quella zona per la prima volta un'estate, nella sua precedente vita, e la tranquillità di quel posto, dove quasi ogni casa si affacciava sulla vastità dell'oceano, aveva esercitato su di lui un forte fascino.
Forse perché quel luogo era tanto diverso dal suo paese. «A parte la sabbia, naturalmente» aggiunse con un mesto sorriso, felice che non ci fosse nessuno, in quell'estremità di spiaggia, che potesse sentirlo mentre parlava da solo.
Si chinò in avanti per stendere l'asciugamano sulla sabbia, e la fitta di dolore che avvertì di nuovo fu così forte da togliergli il respiro per alcuni secondi. «Stupido!» esclamò quando si sfilò la camicia e i pantaloni di cotone e cominciò gli esercizi di riscaldamento. Li eseguiva ogni volta che si recava alla spiaggia e, non importava quanta attenzione facesse, alla fine ogni nervo e ogni muscolo gli avrebbero implorato di smettere.
Era tentato di rinunciare: sarebbe stato molto più facile non costringersi a provare quella sofferenza. Ma in tal modo la sua mobilità e la sua forza non sarebbero mai migliorate, e non poteva permetterlo. Se non si fosse ripreso del tutto, non sarebbe stato in grado di aiutare tutti quei bambini che avevano tanto bisogno di lui.
In ogni caso, il dolore era una parte fondamentale della sua vita. Era come un promemoria, una penitenza... il pagamento di un debito per il fatto di essere sopravvissuto, mentre Leika, Kashif e tanti altri...
Zayed decise che era meglio interrompere quel corso di pensieri. I suoi incubi erano già abbastanza vividi, non aveva bisogno di richiamare alla memoria quegli eventi anche di giorno.
Gli bastava sapere di essere stato colpevole della morte di tante persone. Il suo dolore non avrebbe mai potuto compensare la perdita di tutto ciò che una volta aveva amato di più.
«Ecco uno dei lati positivi di Penhally» mormorò Emily tra sé mentre guardava incantata le sfumature di colore delle nuvole all'orizzonte e il sole che tramontava dietro l'oceano, alla fine di un'altra splendida giornata estiva.
Ed ecco un altro vantaggio del tornare nella sua città natale, aggiunse fra sé quando un uomo affascinante apparve sulla spiaggia e iniziò a togliersi i vestiti.
Emise un sospiro mentre gli ultimi raggi del sole mettevano in evidenza ogni centimetro di quel corpo, dalle spalle larghe e l'ampio torace leggermente villoso, all'addome muscoloso e i fianchi snelli, cui la carnagione scura conferiva ulteriore fascino. Decisamente uno spettacolo gradevole, rifletté, lieta di abitare in una casa vicino alla spiaggia.
Mentre Emily lo guardava, lui iniziò degli esercizi di riscaldamento, a cui evidentemente era abituato, prima di cominciare un allenamento piuttosto impegnativo. Per un momento lei si chiese se quello sconosciuto non stesse cercando di mettersi in mostra, poi si rese conto che non poteva sapere che lei si trovava lì. Quell'angolo riparato alla base delle rocce era uno dei primi posti a venire avvolto dall'oscurità quando iniziava a imbrunire, ed era stato il rifugio preferito di Emily sin da quando, da adolescente, era andata a vivere con sua nonna.
Fu quando l'uomo si voltò per dirigersi verso il mare che notò che zoppicava in modo evidente, e ciò catturò il suo interesse da un punto di vista professionale. Si era fatto male in seguito ai faticosi esercizi che aveva appena eseguito, o forse era proprio tale disabilità la causa di quell'allenamento?
La luce era troppo fioca per permetterle di scorgere gli eventuali segni di una ferita. Un pensiero improvviso attraversò la mente di Emily: lui poteva anche aver deciso di recarsi in spiaggia a quell'ora per starsene in pace, tuttavia lei non poteva permettere che qualcuno nuotasse da solo, rischiando di mettersi nei guai.
Be', non è poi un gran sacrificio stare seduta qui ancora un po', si disse. La temperatura era ancora gradevole, e anche se iniziava a soffiare un leggero venticello, in quella posizione si trovava al riparo. Inoltre avrebbe avuto un'altra possibilità di guardare quel bellissimo corpo quando l'uomo, chiunque fosse, avesse deciso di uscire dall'acqua.
Nel frattempo Emily aveva molte cose cui pensare e un forte senso di colpa con cui fare i conti.
Era stata lontana per molto tempo durante il difficile tirocinio come medico, e si era accorta di essere stata via troppo a lungo quando, durante una visita, aveva scoperto il terribile segreto che sua nonna nascondeva.
«Non volevo che tornassi a casa solo per vedermi morire, soprattutto perché dovevi sostenere tutti quegli esami» aveva spiegato la donna quando la nipote era andata a trovarla un fine settimana per comunicarle di persona le ultime buone notizie.
Non vedeva l'ora di vedere l'espressione di Beabea quando le avrebbe detto che le avevano appena offerto il lavoro favoloso che sperava tanto di ottenere al St. Piran's Hospital. Certo, era un contratto per soli sei mesi, ma c'erano buone possibilità che, alla fine di quel periodo, potesse trasformarsi in un impiego a tempo indeterminato.
Tuttavia quella felicità era svanita quando Emily si era resa conto di quanto poco tempo le fosse rimasto da trascorrere con l'unica famiglia che ancora possedeva.
Con il permesso di sua nonna, il giorno dopo aveva parlato con l'oncologo del St. Piran's, con la speranza che, contro ogni pronostico, ci fosse ancora qualche speranza. Forse un'operazione, o la chemioterapia, avrebbero potuto salvare Beabea, aveva pensato, e invece la prognosi si era rivelata più grave di quanto si aspettasse.
«Potrebbero rimanerle ancora molti mesi, ma temo che sia difficile» aveva risposto il dottore mentre Emily sentiva il sangue defluirle dal viso. «In questi casi il paziente sta abbastanza bene, nonostante la devastazione che avviene nel suo organismo, fino all'ultimo paio di settimane. Sarà a quel punto che avrà bisogno del ricovero in ospedale o di essere trasferita in una struttura per malati terminali, dove il personale sarà in grado di monitorare il dosaggio degli antidolorifici.»
«Se dovrà servirsi di una pompa di infusione autocontrollata per la somministrazione di analgesici, non potrei occuparmene io?» aveva chiesto Emily, consapevole di quanto la nonna amasse la sua casa in riva al mare. Quel posto, infatti, custodiva tanti ricordi felici.
«Forse, all'inizio...» aveva risposto lui. «Ma sappiamo per esperienza che è troppo stressante per il paziente rimanere a casa proprio nell'ultimo periodo, sapendo che i suoi parenti dovranno impegnarsi nel prendersi cura di lui, costretti a vederlo spegnersi lentamente. Alla fine, entrambe vi renderete conto quando arriverà il momento di compiere questo passo, per il vostro bene.»
Nel frattempo Emily aveva cominciato l'incarico sotto la guida del dottor Breyley e aveva ottenuto il permesso di trascorrere il suo tempo libero a Penhally.
Emily aveva stabilito una perfetta routine. Si prendeva cura della nonna prima di rimettersi in macchina per l'ospedale, che si trovava a circa un'ora di distanza. Era felice che Beabea avesse ancora tanti amici a Penhally, di cui molti nell'ambito medico, disposti a fare un salto da lei qualora fosse stato necessario.
E quando sua nonna dormiva per ore durante il giorno, Emily andava a fare delle lunghe passeggiate sul molo, oltre il Penhally Arms e l'Hanchor Hotel. Ogni volta che si guardava intorno vedeva che i turisti e la gente del luogo si divertivano, e le sembrava che ci fosse qualcosa di sbagliato nel fatto che fossero del tutto ignari della battaglia tra la vita e la morte che si stava svolgendo proprio a un passo da loro.
Un paio di volte si era seduta a un bar in fondo alla strada, a sorseggiare un cappuccino mentre osservava i turisti che, appoggiati al parapetto del ponte, guardavano le acque del fiume Lanson.
Anche lei ogni tanto si era fermata lì, a contemplare le acque vorticose del fiume che si infrangevano contro le rocce e a riflettere sull'immutabilità di quello spettacolo. Ancora uguale all'ultima volta in cui si era affacciata a quel ponte da ragazzina. Era la sua vita, invece, a essere cambiata completamente.
Era una persona diversa, adesso, era un medico, e svolgeva il lavoro dei suoi sogni. E sua nonna, che Emily aveva sempre considerato immune al trascorrere del tempo, era una vecchia signora con i capelli grigi, la pelle incartapecorita e l'energia a malapena sufficiente per respirare.
In quel periodo, a parte il tempo che trascorreva lavorando per il dottor Breyley, l'unico momento felice della sua giornata era quando poteva correre liberamente sulla sabbia bagnata dal mare, prima che arrivasse l'uomo misterioso.
Era stata tentata molte volte di rivolgergli la parola, di fargli sapere che si trovava lì, e di guardarlo per la prima volta negli occhi. Tuttavia, in quel modo, tutte le fantasie che aveva fatto su di lui sarebbero svanite, specialmente se avesse scoperto che non era altro che un ex compagno di scuola.
Inoltre, quello sconosciuto avrebbe potuto pensare che lei fosse una sorta di voyeur, che si nascondeva tra le rocce per guardarlo ogni sera sottoporsi alla solita tortura. In tal caso, Emily avrebbe potuto replicare che si stava comportando semplicemente come una guardia del corpo in veste non ufficiale. Non che ritenesse facile rompere il ghiaccio